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Ermanno Olmi: il mestiere del regista

Con Centochiodi Ermanno Olmi si congeda dal cinema narrativo per tornare al primo amore: il documentario
di Marzia Gandolfi

lunedì 26 marzo 2007 - News
Risalendo il Po fino alle origini del suo cinema, Ermanno Olmi, recupera l'impegno e l'eredità del ragazzo che fu. Impiegato alla Edisonvolta di Milano, fondò nell'azienda una sezione cinematografica, per la quale tra il '53 e il '61 realizzò una trentina di documentari industriali. E in quelle stesse zone del milanese confessa di volere tornare per testimoniare il progetto di riqualificazione dell'Area Falck a Sesto San Giovanni. Il suo cinema umile si propone di riempire il "vuoto urbano" lasciato dallo smantellamento industriale, di testimoniare ancora una volta la piccola borghesia "come luogo sociale dove fioriscono gli ammirevoli sentimenti semplici delle anime ammirevolmente semplici". Il suo commiato mette in scena invece la civiltà contadina, quella che nel '78 gli valse la Palma d'oro a Cannes con L'albero degli zoccoli. Un giovane professore dell'Università di Bologna abbandona il mondo accademico per cercare parole di vita sulle rive del Po. Inchiodata (letteralmente) la sapienza dei manoscritti, sarà la luminosa campagna mantovana e il calore bucolico dei suoi abitanti a rigenerarlo. Il cinema di Olmi, contro la dottrina, esprime la sacralità attraverso l'uomo, un eroe mistico che ha il volto di un inedito Raz Degan. Arrivederci, Maestro.

Ci spiega meglio l'affermazione riportata sulla locandina del suo film: "Le religioni non hanno mai salvato il mondo"?
Non c'è conflitto tra cultura e religione. A volte è religione una cultura alla quale ci sottomettiamo. C'è una grande differenza tra la parola "disciplina" e la parola "educazione". La disciplina è quando ci assoggettiamo a una data cultura, alle sue imposizioni, a una religione che non è solo quella spirituale, ma riguarda anche realtà materiali, come la religione dell'economia o del territorio. La disciplina è il rispetto delle regole di una forma di religione che noi sottoscriviamo. L'educazione, invece, è il rispetto per gli uomini. Nessuna religione mi vieterà mai di rispettare un uomo per onorare una regola fissata. Gli uomini devono imparare a derogare quando il rispetto lo impone. Il dogma non deve essere più importante dell'uomo. Io sono per la libertà e non per la sudditanza.

Ci parla del suo Cristo, quello interpretato da Raz Degan?
In questo periodo si parla spesso della figura di Cristo come uomo. Ogni qualvolta un uomo si comporta secondo le modalità di relazione umana che somigliano a quelle dell'uomo Cristo, è in un certo senso Cristo. Ogni qualvolta aderiamo a una proposta di vita che lo richiama, quella è la continuazione di Cristo. Non c'è bisogno di andare in croce per esserlo. Tutte le religioni che si basano sull'occhio per occhio dente per dente sono state messe in crisi da Cristo, il quale ha dimostrato che la vera vittoria è il perdono. Questo è il suo insegnamento. Nella situazione tragica in cui versiamo, se trovassimo ogni tanto un segno di perdono molti problemi si risolverebbero. Questa è stata la vera e grande intuizione di Cristo. Oggi si è raggiunto il limite della decenza e la religione ha prodotto tutta una serie di equivoci, come la giustificazione del martirio. Cristo non ha mai evocato il martirio di fede, si è ribellato, ha abbattuto il tempio delle regole, dei libri scritti e si è posto in qualche misura contro Dio stesso, quello che pretende il sacrificio umano. Gesù è vissuto in allegria, il primo miracolo che ha fatto è stato proprio quello di trasformare l'acqua in vino. Credo che quando si sta insieme allegramente l'acqua possa davvero diventare vino.

Nel suo film cita un pensiero del filosofo Karl Jaspers, secondo il quale la follia è l'unico viatico per la salvezza…
Il pensiero di Jaspers risale alla fine degli anni '40 e appartiene al movimento esistenzialista. I grandi movimenti innovatori creano scandalo perché scuotono credenze granitiche. Persino la spiritualità è diventata una forma di profitto e l'arte è la mascherata della vita che stiamo vivendo. Per superare tutto questo è necessario compiere un atto di follia, che non è la bomba dell'eversivo. San Francesco con la sua spoliazione ha compiuto un atto di follia, necessario a superare la sua condizione di privilegiato. Il suo è stato un gesto simbolico: svestirsi del superfluo per abbracciare la povertà che poi è libertà. Per liberarci dalla schiavitù ci vuole un atto di follia, di ribellione. Tutte le società esercitano forme di potere per plasmare le masse. Parliamo per esempio dell'obesità infantile. Noi viviamo in un mondo in cui si idolatra la merendina. Bisogna darsi una regolata e trovare una via d'uscita. Non dico di vietare le merendine ma almeno diamo al consumatore tutte le informazioni per compiere una scelta. Il profitto fa diventare merce ogni cosa. Oggi anche l'amore è diventato una merce, come ci conferma tutto questo gran parlare che si fa sul matrimonio e sulla necessità di un rapporto giuridico per ottenere dei diritti. Ma l'amore va oltre. Nei ragazzi è così forte il bisogno di testimoniare il proprio sentimento che non c'è bisogno di andare davanti a un prete o a un pubblico ufficiale per sancirlo, è sufficiente un lampione e un lucchetto per attestare un sentimento forte. Nessuno di noi dovrebbe sottovalutare questo gesto.

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