Quando si pensa a James Bond, all’ideale che incarna, subito ci figuriamo una distinta e raffinata spia inglese, arguta, tenace, deliziosamente spavalda, affascinante come pochi, capace sempre e comunque di trarsi d’impaccio e di sconfiggere qualsiasi avversario, in un modo o nell’altro.
Questo è lo 007 che noi tutti siamo abituati a vedere in azione, questo è l’agente segreto che ben 22 film hanno contribuito a formare, creando un personaggio che può e forse deve essere definito di culto. Casino Royale e Quantum of Solace segnano il reboot con Daniel Craig che conferisce al nostro una personalità più cupa e aggressiva, più umana, più realista, meno invincibile pur senza perdere il consueto, tradizionale smalto. Da Skyfall ci si aspetterebbe lo stesso, ma invece no: con Skyfall cambia tutto.
Il titolo, letteralmente “la caduta del cielo”, era già abbastanza allusivo e la visione del film ne dà pienamente conto. Parte con sembianze classicheggianti: inseguimento, sparatoria, lotta a mani nude, elementi chiave della tradizione bondiana; ma qualcosa non va. Le luci sono spente, le ombre molto più dense, il sole è fiacco e 007 ancora di più, è spompato, scarico: ha grosse difficoltà a concludere l’inseguimento e la sua impacciata aiutante non è di alcun aiuto, anzi sono proprio le sue azioni a stravolgere sin dall’inizio le nostre aspettative. L’incipit è tutt’altro che classico e così risulta tutto questo film(in particolare la Bondgirl, nemmeno da parlarne!), come suggerisce Adele nel testo della sua meravigliosa canzone, soffusa di una calda e avvinghiante oscurità che ci rapisce e determina il mood del film in versi come:
“Questa è la fine”/ “Lascia che il cielo cada giù”/ “Rimarremo fermi”.
Già, perché di questo parla Skyfall: non solo di un mondo di ombre , delle tenebre alle nostre spalle e di coloro che le popolano, di nuove forme di male, sempre più tecnologiche, di morte, di fine ineluttabile, ma anche di inevitabile rinnovamento, rinascita, presenze che si tramutano per rimanere costanti, di sacrificio, di mani che si sporcano per una lotta senza eguali, quella per la nostra sicurezza.
Bond è invecchiato, è quasi un antieroe, rimane fermo ai vecchi metodi, agisce col fisico e quindi risulta antiquato mentre i cattivi sfruttano al massimo i computer, reclutano squadroni della morte e partono all’assalto con elicotteroni che sono una citazione di Apocalypse Now e Q è un supernerd.
Silva, l’antagonista, è uno 007 distorto, tradito dalla patria, ossessionato da una vendetta comprensibile ma dissennata, straziato dal dolore.
M e compagni, pur lavorando continuamente in segreto per il bene pubblico, vengono linciati dai media e dallo stato.
Ogni cosa è meravigliosamente atipica in Skyfall e tutto volge a un termine per poi ripartire, ricrearsi, risorgere dalle ceneri in maniera inaspettata, sorprendentemente piacevole. Panta Rei insomma. Di una cosa rimaniamo però sicuri: James Bond tornerà;
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