samanta
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martedì 21 settembre 2021
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una storia avvincente
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Finalmente è arrivato! E' uscito in Italia in questi giorni il remake (parziale) del film tratto dal romanzo Dune (il primo di una saga di 10) scritto da Frank Herbert. Questo nuovo film smentisce la caratteristica che spesso i remake hanno, di essere una versione sbiadita dell'originale che uscì nel 1984 con regia di David Linch e prodotto da Dino De Laurentis. Il film aveva incontrato non solo una critica negativa ma era stato un insuccesso commerciale perché gli incassi avevano permesso a stento il ripiano dei costi elevati, la trama era troppo complesa e confusa, il cast non adeguato, la regia si era mostrata insicura, Lynch era un bravo direttore ma evidentemente non era in empatia con il soggetto.
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Finalmente è arrivato! E' uscito in Italia in questi giorni il remake (parziale) del film tratto dal romanzo Dune (il primo di una saga di 10) scritto da Frank Herbert. Questo nuovo film smentisce la caratteristica che spesso i remake hanno, di essere una versione sbiadita dell'originale che uscì nel 1984 con regia di David Linch e prodotto da Dino De Laurentis. Il film aveva incontrato non solo una critica negativa ma era stato un insuccesso commerciale perché gli incassi avevano permesso a stento il ripiano dei costi elevati, la trama era troppo complesa e confusa, il cast non adeguato, la regia si era mostrata insicura, Lynch era un bravo direttore ma evidentemente non era in empatia con il soggetto.
Come si evince dal titolo originale (Dune part one) questo film riguarda solo la prima parte del romanzo di Herbert, quindi è previsto un sequel la cui realizzazione dipenderà dal box office di una pellicola costosa che ha richiesto un budget di 165 milioni di $.
In un futuro che si colloca tra 8000 anni la galassia è governata da un Imperatore crudele, la merce più preziosa è la "spezia", una sostanza che oltre ad incrementare la capacità naturale del cervello, permette i viaggi interstellari, si trova sul pianeta Arrakis, desertico popolato da enormi vermi (lunghi 300 metri) e da una stirpe di uomini liberi i Fremen nascosti tra le rocce e le caverne, perseguitati dai soldati dell'impero. Il pianeta è governato dalla casata degli Harkonnen feroce e crudele che abitano in un lontano pianeta con a capo l'inquietante barone Vladimir. L'imperatore decide di affidare la gestione del pianeta alla casat degli Atreides il cui capo è il duca Leto (Oscar Isaac: Suburbicon Star wars VII, VIII, IX) vive con figlio Paul (Timothèe Chalamet: Hostiles, Chiamami con il tuo nome) e con la sua madre e concubina la maga Lady Jessica (Rebecca Ferguson: La ragazza del treno, L'uomo di neve), l'incarico in realtà è una trappola per distruggere il suo casato, appena arrivato nel pianeta Leto tradito è ucciso e i suoi uomini massacrati dai soldati di Harkonnen e dell'Impero. Paul e L. Jessica riescono a fuggire e trovano rifugio presso i Fremen.
Il regista e sceneggiatore Denis Villeneuve (Sicario, Arrival; Blade Runner 2049) ha centrato l'obiettivo, realizzando un ottimo film da un romanzo che ritengo sia un buon racconto di fantascienza. Innanzitutto gli effetti speciali computerizzati non sono prorompenti travolgendo il racconto e impoverendo la trama e i dialoghi, ma sono assorbiti naturalmente nello sviluppo della vicenda che è coinolgente nel raccontare lo scontro tra la concezione del potere esercitato brutalmente da quella del potere amministrato con giustizia, intelligente la raffigurazione quasi simbolica del verme gigante che non diventa un mostro ridicolo. Accurata la direzione dei protagonisti che recitano in modo adeguato alle varie personalità: L. Rebecca una maga Bene Gesserit che ha trasmesso a suo figlio con sofferenza i suoi poteri, Paul che prevedendo il futuro si domanda (eterno quesito umano) se sarà all'altezza dei compiti affidati o sia meglio abbandonare l'eredità paterna, appropriata la recitazione degli altri attori compresa Chani (Zendaya giovane attrice e cantante) la ragazza Fremen che appare nei sogni di Paul. Una qualche criticità del film è la lentezza in certi momenti di alcune scene (difetto ravvisabile anche in altri film di Villeneuve) che non impedisce allo spettatore di essere avvinto dal racconto. Certamente finito il film che s'interrompe bruscamente, rimane un pò di amaro in bocca sperando nel sequel che dovrà raccontare lo sviluppo del personaggio di Paul.
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elfoscuro75
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lunedì 20 settembre 2021
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un film bellissimo. parola di muad dib
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Il Dune di Villeneuve non è semplicemente il remake del film di Lynch; è la trasposizione perfetta della prima metà del primo romanzo di Herbert. (si, ci sarà almeno un sequel...il viaggio è appena iniziato)
È quasi impossibile che un appassionato di libri resti contento di una trasposizione cinematografica dato che niente può scenografare come la tua fantasia.
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Il Dune di Villeneuve non è semplicemente il remake del film di Lynch; è la trasposizione perfetta della prima metà del primo romanzo di Herbert. (si, ci sarà almeno un sequel...il viaggio è appena iniziato)
È quasi impossibile che un appassionato di libri resti contento di una trasposizione cinematografica dato che niente può scenografare come la tua fantasia.
Dune è l'eccezione. Chalamet è Paul Atreydes, Rebecca Fergusson è semplicemente perfetta, il ritmo ha un respiro epico e maestoso, fuori dal cinema frenetico di azione dei cinecomics, senza dialoghi idioti.
La scenografia, senza cadere nell'errore di Lynch di condensare centinaia di pagine per poi zeppare spiegoni, sceglie di andare adagio, traducendo in immagini ogni singola pagina.
i combattimenti ci sono ma sono brevi, appassionanti e brutali, al termine di scene di tensione, senza indugiare nelle ore di inseguimenti e acrobazie dei vari star wars, avengers o Hobbit.
La colonna sonora mette in sintonia col battito del deserto ed è integrata alla narrazione come rare volte: capolavoro di Zimmer.
Insomma questo è IL CINEMA, di quello che ti toglie il respiro, che ti riempie gli occhi e che rende completamente solo al cinema: perche nessun salotto, per quanto attrezzato, vi saprà portare su Arrakis nello stesso modo.
Andate a vederlo: è un film bellissimo.
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ammazzaombra
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lunedì 20 settembre 2021
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fantastico
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Perfetta trasposizione del mondo di Herbert, musiche, fotografia, scenari perfetti, manca forse una voce dei personaggi che spieghi cosa stanno pensando nei momenti di riflessione, ma questo non ha importanza per chi ha letto il libro. Aspetto la seconda parte della storia
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eichi
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lunedì 20 settembre 2021
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abominio (per dirla alle bene gesserit)
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Ancora una volta si dimostra come Dune non sia adattabile allo schermo. Chi non conosce la storia lo troverà lento ed avrà difficoltà a capire le complicazioni sottostanti alla trama. Chi conosce l'opera vedrà come sullo schermo sia riproducibile tuttalpiù solo la trama (o parte di essa) tralasciando tutte le considerazioni sui rapporti personali e sociali riportati da Herbert. Discutibili le scelte di alcuni attori (Jessica, Duncan), decisamente buoni altri (Chani, Stilgar), inspiegabili e insensate altre (Liet Kynes: perchè il cambio di sesso? a che pro? problemi di quote rosa?).
Sconsigliato.
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laurandro
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domenica 19 settembre 2021
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se non hai letto il libro...
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Come immaginavo. Sono andato al cinema a vederlo con un'amica che non aveva mai letto il libro e non sapeva nulla della saga di Frank Herbert. (S)fortunatamente, io si. Ho passato le due ore sucessive all'uscita dal cinema a cercare di spiegare Dune alla mia amica, cercando di non andare oltre l'interruzione imposta dal regista che avrebbe rovinato la visione di un eventuale sequel. Chi sono le Bene Gesserit, cos'è la spezia, cosa c'entra il Barone col Duca... Più lei mi incalzava con le sue domande, più le mie risposte si discostavano dal film e necessariamente percorrevano la trama narrativa del romanzo originale. Fino a che le mie parole non ci portarono inevitabilmente alla conclusione che stavo parlando di quacosa di completamente diverso da ciò che aveva appena visto, di un mondo che sulla pellicola non c'era e di un intero universo culturale e filosofico del quale lei non aveva percepito nulla in quella sala cinematografica.
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Come immaginavo. Sono andato al cinema a vederlo con un'amica che non aveva mai letto il libro e non sapeva nulla della saga di Frank Herbert. (S)fortunatamente, io si. Ho passato le due ore sucessive all'uscita dal cinema a cercare di spiegare Dune alla mia amica, cercando di non andare oltre l'interruzione imposta dal regista che avrebbe rovinato la visione di un eventuale sequel. Chi sono le Bene Gesserit, cos'è la spezia, cosa c'entra il Barone col Duca... Più lei mi incalzava con le sue domande, più le mie risposte si discostavano dal film e necessariamente percorrevano la trama narrativa del romanzo originale. Fino a che le mie parole non ci portarono inevitabilmente alla conclusione che stavo parlando di quacosa di completamente diverso da ciò che aveva appena visto, di un mondo che sulla pellicola non c'era e di un intero universo culturale e filosofico del quale lei non aveva percepito nulla in quella sala cinematografica. A quel punto, parlammo d'altro. Perchè, lo ripeto, questo film non è Dune, è "altro".
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jaylee
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domenica 19 settembre 2021
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villeneuve alla riscoperta del pianeta di sabbia
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Rassicuriamo i fan di Sting: nel nuovo Dune di Dennis Villeneuve, l’ex cantante dei Police NON appare in mutande di metallo.
Scherzi a parte, è probabile che abbiate visto il primo tentativo di portare l’opera magna di Frank Herbert sul grande schermo con la regia di (nientepocodimeno che) David Lynch, film maledetto e idolatrato allo stesso momento, kitsch e immaginifico, confusionario ma visionario allo stesso tempo. Il libro ispirò Star Wars, Ridley Scott ne rifiutò la regia (per dedicarsi a Blade Runner), Jodorowsky tentò un remake svariati anni fa (ne hanno fatto un documentario). Ci ha pensato il Villeneuve di Arrival e Blade Runner 2049 (sempre Blade Runner!)a portarlo sullo schermo, anzi, lo stesso regista canadese che i suoi primi due film di fantascienza erano volutamente accettati per arrivare a questo, uno dei suoi sogni, il Dune di Frank Herbert sul grande schermo.
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Rassicuriamo i fan di Sting: nel nuovo Dune di Dennis Villeneuve, l’ex cantante dei Police NON appare in mutande di metallo.
Scherzi a parte, è probabile che abbiate visto il primo tentativo di portare l’opera magna di Frank Herbert sul grande schermo con la regia di (nientepocodimeno che) David Lynch, film maledetto e idolatrato allo stesso momento, kitsch e immaginifico, confusionario ma visionario allo stesso tempo. Il libro ispirò Star Wars, Ridley Scott ne rifiutò la regia (per dedicarsi a Blade Runner), Jodorowsky tentò un remake svariati anni fa (ne hanno fatto un documentario). Ci ha pensato il Villeneuve di Arrival e Blade Runner 2049 (sempre Blade Runner!)a portarlo sullo schermo, anzi, lo stesso regista canadese che i suoi primi due film di fantascienza erano volutamente accettati per arrivare a questo, uno dei suoi sogni, il Dune di Frank Herbert sul grande schermo.
Trama arcinota ai fan di fantascienza, ma per sintetizzare (per quanto possibile): nel 10129, l’Universo si presenta come un nuovo sistema Feudale, dove l’Imperatore governa i propri feudatari che godono di relativa libertà (purchè assoggettati al vassallaggio nei suoi confronti); la casa Atreides, una delle più potenti, viene inviata a governare il pianeta Arrakis, un deserto mortale, ma che contiene la sostanza più preziosa del mondo, la Spezia Melange, che permette di ottenere poter telepatici e telecinetici inimmaginabili. Ad opporli, la casa di Harkonnen, sostituiti proprio dagli Atreides come padroni di Arrakis. Ma il pianeta non è disabitato: i Fremen sono emarginati a casa loro da invasori da molte generazioni, e attendono con ansia il loro messia. Per caso che sia arrivato sul pianeta nelle sembianze del giovane erede, Paul Atreides?
Se per tanti versi vi ricorda Star Wars, avete proprio ragione: come già detto, di fatto Dune ne è una delle ispirazioni, con un universo pervaso da misticismo, tirannia e messianismo liberatore (e c’è pure il pianeta desertico!). In realtà, Dune si presenta come uno Star Wars per adulti, ancora di più rispetto alla saga originale di Luke Skywalker (lasciamo stare quelle successive): qui di battute non ne troviamo, e la trama sembra quasi un intervallarsi tra realtà e sogni, tra profezie ed esplorazioni, battaglie spettacolari e fughe avventurose. Chiaramente ispirato al mondo arabo sia da un punto di vista linguistico e culturale (costumi e tradizioni sono palesemente di ispirazione islamica e pre-islamica), sia da un punto di vista sociologico ed economico (sostituite la Spezia con Il Petrolio, L’impero con L’Occidente e siamo dalle parti di Lawrence D’Arabia!), Dune però è molto più fedele dei suoi predecessori al testo originale. Arrakis, con i suoi costumi tecnologici eppure tradizionali, sembra un mondo perfettamente coerente, e molto meno “fantastico” di quanto lo fosse l’Universo di Star Wars. Certo, non manca l’elemento mistico, (stavolta i Jedi sono una sorellanza di streghe/maghe/sacerdotesse), ma come si cerca di spiegare la sopravvivenza in un mondo arido con le tute autoalimentate, la fauna del pianeta (tipo il topolino con le orecchie che raccolgono la rugiada o il colossale verme della sabbia) rende Dune un’esperienza immersiva. Scenografie e fotografia super, veramente siamo alla versione fantscientifica di Lawrence D’Arabia, con i toni polverosi che sembrano perfetti per questo film, e naturalmente contribuiscono alla grande le musiche di Hans Zimmer.
Interpreti: sembra un all-star game, tra i vari Oscar Isaac, Stellan Skarsgaars, Dave Bautista, Jason Momoa, Rebecca Ferguson, Josh Brolin, persino Charlotte Rampling, e tutti in palla. Il protagonista è il mega-pubblicizzato Timothee Chalamet, ancora non ci ha convinto fino in fondo (anche in questo film), c’è sempre qualcosa di acquoso e artificiale nel suo sguardo, ma almeno come phsyque du role qui va bene (Dovrebbe essere un adolescente). Idem la multietnica e politicamente corretta Zendaya; però è evidente che qui il regista ha sopperito alle debolezze degli attori protagonisti (vedi nuova saga di Star Wars).
Tutto perfetto: no. Dune appare come un mezzo film, o il primo tempo di un film (e dire che dura 2h35’), e il finale lascerà più di uno spettatore con l’amaro in bocca. Già in cantiere il secondo film, ma per ora nessuna data di uscita. CI sarebbe da dire che il giudizio su questo film è in sospeso fino al seguito (che ne sarà la conclusione – niente trilogia!). Per ora, Blade Runner 2049 ci è piaciuto (parecchio) di più, ma attendiamo fiduciosi. Diciamo che se finisce così è 5, se mantiene le aspettative è 9 (www.versionekowalski.it)
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alberto perinot
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domenica 19 settembre 2021
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un'esperienza memorabile
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Il film è visivamente sublime (ma qualunque sinonimo di questa parola vogliate usare va bene!): è d'obbligo vederlo nello schermo più grande che si possa trovare. Azzeccato il cast, ottima la colonna sonora, accattivante la trama. Alcuni hanno ravvisato freddezza, ma io sono in disaccordo: ho, al contrario, percepito grande amore per un universo narrativo che il regista dimostra di avere a cuore. Il ritmo del film diventa altalenante nel terzo atto, ma non inficia sulla sua godibilità (molto alta). Trattasi di un'operazione commerciale atipica e ben gradita, con anche molti sottotesti non scontati in opere di questo genere. Consigliatissimo!
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paolo middei
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domenica 19 settembre 2021
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bohhhh
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premetto subito che il film è fatto bene!a me personalmente non è piaciuto perche i film fatti di scene lunghe di sguardi e poche parole e con musica forte mi fa venire sonno!in poche parole a chi non è piaciuto blade runner questo è addirittura peggio
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lorenzo perrucci
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sabato 18 settembre 2021
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dune: film maestoso
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Dune di Denis Villeneuve è un film denso. Partendo solo dalle premesse, Villeneuve aveva l'arduo compito di adattare la storia di Dune nel miglior modo possibile, dopo il tentativo (fallimentare) di Lynch e il mancato film di Jodorowski. Villeneuve ci riesce con un film visivamente maestoso, che rapisce scena dopo scena, anche grazie alla colonna sonora (Hans Zimmer) perfetta come accompagnamento alla vicende narrate, diventando una colonna portante del film che permette allo spettatore di immedesimarsi ancora di più nell'epica narrata dal regista. Se per questi due punti il film sembra già riuscito, occorre parlare della trama. Villeneuve decide di adattare la prima parte del primo romanzo, in quanto l'opera scritta da Herbert è complessa da riassumere, tanto che la regia dilata la trama e le scene, dando maggior respiro alle vicende, così da rendere tutto più fruibile e maestoso.
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Dune di Denis Villeneuve è un film denso. Partendo solo dalle premesse, Villeneuve aveva l'arduo compito di adattare la storia di Dune nel miglior modo possibile, dopo il tentativo (fallimentare) di Lynch e il mancato film di Jodorowski. Villeneuve ci riesce con un film visivamente maestoso, che rapisce scena dopo scena, anche grazie alla colonna sonora (Hans Zimmer) perfetta come accompagnamento alla vicende narrate, diventando una colonna portante del film che permette allo spettatore di immedesimarsi ancora di più nell'epica narrata dal regista. Se per questi due punti il film sembra già riuscito, occorre parlare della trama. Villeneuve decide di adattare la prima parte del primo romanzo, in quanto l'opera scritta da Herbert è complessa da riassumere, tanto che la regia dilata la trama e le scene, dando maggior respiro alle vicende, così da rendere tutto più fruibile e maestoso. Infatti il film non punta all'intrattenimento veloce e adrenalinico che sempre di più sta prendendo piede nel cinema, ma decide di fare il contrario, soffermarsi sui volti, i gesti dei personaggi, i dettagli, le scenografie (veramente impeccabili), i dialoghi, le emozioni. Un tipo di narrazione che potrebbe annoiare, ma che è un po' il tratto distintivo di Villeneuve che prende sempre tempo per narrare al meglio i temi che vuole portare sul grande schermo e che in questo film è davvero perfetto per "iniziarci" a questo universo narrativo e cinematografico. Gli attori sono perfetti nel ruolo, a partire da Timotée Chalamet che permette di immedesimarsi in Paul Atreides, un ragazzo con un destino forse predestinato e dal cuore nobile. Gli altri personaggi sono caratterizzati il giusto per renderli accattivanti e col giusto spessore, anche se rimangono secondari al protagonista principale, cosa che non è un un punto a sfavore del film perché sono comunque funzionali alla crescita del protagonista e della trama. Il villain (il Barone Arkonnen) è visivamente cupo e genera in chi guarda un senso di disturbo e malessere che fa presagire subito il pericolo, oltre alle sue azioni che lo definiscono ancora di più nella crudeltà del suo personaggio.
La sensazione che si ha alla fine del film è quella di trovarsi di fronte a una grandiosa e perfetta introduzione a qualcosa di epico che verrà nella seguente parte (o comunque nei film a venire) che potrebbero costituire una possibile saga che farà la storia del cinema. Un film visivamente impressionante, sonoramente perfetto come accompagnamento alle immagini e che lascia una spasmodica voglia di vedere un seguito.
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samuele rossoni
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venerdì 17 settembre 2021
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aspettiamo la seconda parte
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Villeneuve fa un film di fantascienza alla Villeneuve, perciò si prende molto sul serio e lascia poco spazio all'ironia, come i precedenti Arrival, Enemy e Blade Runner 2049. La differenza dagli ultimi due è che Dune è visivamente incredibile e non annoia perdendosi nella descrizione di personaggi antipatici. Bravo Denis, ma aspettiamo la seconda parte, ci sono troppi elementi non sviluppati per ora.
PS Quanto è bello tutto il sonoro!
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