Anno | 2020 |
Genere | Docu-fiction, |
Produzione | Italia |
Durata | 64 minuti |
Regia di | Fabrizio Ferraro |
Attori | Alessandro Carlini, Marcello Fagiani, Fabio Fusco . |
Uscita | martedì 15 settembre 2020 |
Distribuzione | Boudu |
MYmonetro | 4,00 su 3 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 9 settembre 2020
Una riflessione sul Muro di Berlino e sull'esperienza leggendaria di un uomo mai più ritrovato, dissennato per amore e divenuto da quel momento passeur tra le due zone della Germania divisa.
ASSOLUTAMENTE SÌ
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L'edificazione del muro di Berlino ripensata facendo riferimento a un parente di un regista che, in seguito a un trauma affettivo, si trasformò in una persona decisa a sfidare i pericoli per far passare le persone dall'Est all'Ovest.
Di fronte al lavoro di Fabrizio Ferraro anche il recensore meno incline alla valutazione favorevole deve arrendersi: il suo è uno stile che sfida l'ostilità dei più per affidarsi al favore di una nicchia di estimatori che lo sostiene con quel buon diritto che ogni spettatore ha di apprezzare o meno un'opera dell'ingegno.
Questo suo lavoro finisce però con l'essere penalizzato, considerata la chiusura delle sale, da un passaggio momentaneamente solo televisivo che non fornirà, a chi ne ama la ricerca in campo visivo e di struttura di montaggio, la giusta dimensione. Perché i livelli narrativi che vi si intersecano abbisognano del buio 'vero' di una sala e non di quello incerto di un salotto di casa. A Ferraro interessa lavorare, ancora una volta, sul movimento e segue a più riprese lo zio che fa da passeur al di là del Muro fino a una lunga sequenza finale in cui seguiamo direttamente la via verso la libertà in un'oscurità anche simbolica che solo al cinema se ne potrà apprezzare compiutamente. A Ferraro interessa lavorare, ancora una volta, sul movimento e segue a più riprese lo zio che fa da passeur al di là del Muro fino a una lunga sequenza finale in cui seguiamo direttamente la via verso la libertà in un'oscurità anche simbolica che solo al cinema si può apprezzare compiutamente. Nonostante una voce narrante monocorde che espone uno dopo l'altro concetti e immagini verbali che meriterebbero l'approfondimento della pagina scritta, restano impresse nella memoria visiva le immagini di uno dei 'mostri' che l'uomo ha saputo costruire nel corso della propria Storia. Speriamo che servano come monito affinché non ne vengano eretti di nuovi.
Un altro oggetto imprendibile, un altro tracciato di (anti)narrazione che non vuole rappresentare le cose, il dato, il mondo, ma esprimerli. Un viaggio vero e impossibile nella memoria. Checkpoint Berlin di Fabrizio Ferraro (in streaming su piattaforma RaiPlay insieme ad altre opere del regista: Wenn aus dem Himmel - Quando dal cielo, Colossale sentimento, Gli indesiderati d'Europa) è, di nuovo, cinema [...] Vai alla recensione »
Chissà se camminare oggi per una Berlino senza checkpoint sia davvero passeggiare liberi in un mondo più colorato e senza confini. Non ci sarà qualcosa in comune, invece, tra il primo fuggiasco ucciso nella Sprea dai soldati DDR e il cartografo militare che per Pankow disegnò con la calce la lunga linea bianca fatale (ispirando Piero Manzoni) che avrebbe separato il mondo per tanto tempo? Non erano [...] Vai alla recensione »