Titolo internazionale | Marco Ferreri: Dangerous But Necessary |
Anno | 2017 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 77 minuti |
Regia di | Selma Dell'Olio |
Attori | Roberto Benigni, Marco Ferreri, Dante Ferretti, Andréa Ferréol, Isabelle Huppert Marcello Mastroianni, Radu Mihaileanu, Ornella Muti, Philippe Noiret, Michel Piccoli, Philippe Sarde, Hanna Schygulla, Ugo Tognazzi, Serge Toubiana. |
Tag | Da vedere 2017 |
Distribuzione | Cinecittà Luce |
MYmonetro | 3,31 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento martedì 1 agosto 2017
Il film è stato premiato a David di Donatello,
CONSIGLIATO SÌ
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È in corso una rimozione collettiva intorno alla figura di Marco Ferreri, di cui si dovrebbe invece ricordare il ventennale della morte. La lucida follia di Marco Ferreri compie quell'atto prezioso di ricostruzione, e in qualche modo di "rimessa al mondo", che era necessario per portare il regista all'attenzione di chi non lo conosce ma anche di chi crede di conoscerlo, stimolando nuove riflessioni.
Un atto non dissimile da quello che Ferreri compiva con ogni suo film, imperniato sulla rinascita di un universo a partire dalle sue radici fondanti, seguendo una necessità che lui stesso definiva "ecologica".
Così come il regista aveva bisogno di "oracoli" per raccontare le sue storie, Anselma Dell'Olio, che di Ferreri è stata aiuto regista, dialoghista, adattatrice e anche attrice (in Ciao Maschio), fa parlare oggi, e per la prima volta così in profondità, alcuni dei protagonisti dei suoi film: da Isabelle Huppert, straordinariamente lucida e generosa nel rivelare l'artista e l'uomo che l'ha diretta in Storia di Piera, ad Hanna Schygulla, da Roberto Benigni, autore di una poesia che fotografa Ferreri più di qualsiasi riflessione intellettuale, a Sergio Castellitto, dal regista Radu Mihaileanu al musicista Philippe Sarde, dallo scenografo Dante Ferretti al critico francese Serge Toubiana.
La documentarista non dimentica di inserire qua e là un tocco di quell'ironia derisoria che caratterizzava tutto il lavoro del regista, senza per questo togliergli empatia verso se stesso e il mondo che ha abitato (e contribuito a definire) e aderisce al "tempo poetico" del suo soggetto che non ammetteva orpelli estetici ma apriva continuamente spiragli, in continua e appassionata ricerca di senso. Così come i film di Ferreri, nelle parole di Michel Piccoli, erano fatti "per risvegliarci", questo documentario stimola la necessità "fisiologica" di riscoprire un visionario allo stesso tempo onirico e reale, immanente e trascendente, profondamente "libero dentro una gabbia" e pieno di rabbia (ma anche pietas) verso l'universo umano: così com'è, non come lo vorremmo.
Un viaggio nel cosmo unico - insieme sovrannaturale e terragno - dell'autore. Un uomo che abbandona gli studi di veterinaria ma mai gli animali, scegliendo di occuparsi principalmente dell'essere umano nella sua essenzialità corporea e desiderante. Per avvicinare al mondo frastagliato e organico, per alcuni ostico di Ferreri, il film offre clip dei suoi film spagnoli, italiani e francesi, tra cui El cochecito, La cagna, L'ultima donna, Dillinger è morto, La grande abbuffata, Chiedo Asilo, Ciao maschio, Storia di Piera, La donna scimmia. Ascoltiamo il controverso regista riflettere sulla nomea di "provocatore" che l'ha sempre seguito, perennemente accompagnato da censure, scandali, contestazioni, accuse velenose.
Vi sono le risposte ironiche e taglienti, sue e dei suoi sostenitori più celebri e affezionati: Marcello Mastroianni, Ugo Tognazzi, Michel Piccoli, Philippe Noiret, e Ferreri stesso. Li ritroviamo in pieno vigore nei materiali d'epoca e backstage dell'Istituto Luce, Raiteche e archivi francesi, alcuni inediti in Italia.
Ci sono testimonianze nuove, illuminanti sul suo modo di dirigere gli attori, offerte dai protagonisti che hanno dato il soffio della vita ai suoi personaggi (Roberto Benigni, Hanna Schygulla, Isabelle Huppert, Andréa Ferreol, Ornella Muti), i collaboratori più stretti (il musicista Philippe Sarde, il regista Radu Mihaileanu) lo scenografo Dante Ferretti, un forbito luminare del mitico Cahiers du cinéma (Serge Toubiana). Arguto, mirabile, penetrante è la poesia che fa da prologo al film, dedicata a Ferreri, scritta e recitata da Benigni. Il film compone, come in un mosaico, l'arte, il carattere, la poesia, il pensiero e la visionarietà di un autore inclassificabile.