Il profumo del tempo delle favole

Film 2016 | Drammatico, +13 65 min.

Anno2016
GenereDrammatico,
ProduzioneItalia
Durata65 minuti
Regia diMauro Caputo
AttoriAntonio Cacace, Giorgio Pressburger, Daniele Tenze .
Uscitamercoledì 23 novembre 2016
DistribuzioneCinecittà Luce
RatingConsigli per la visione di bambini e ragazzi: +13
MYmonetro 2,97 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

Regia di Mauro Caputo. Un film con Antonio Cacace, Giorgio Pressburger, Daniele Tenze. Genere Drammatico, - Italia, 2016, durata 65 minuti. Uscita cinema mercoledì 23 novembre 2016 distribuito da Cinecittà Luce. Consigli per la visione di bambini e ragazzi: +13 - MYmonetro 2,97 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento martedì 22 novembre 2016

Un viaggio nella mente umana attraverso i cimiteri di Trieste, città multietnica dove si incontrano culture molto diverse tra loro.

Consigliato sì!
2,97/5
MYMOVIES 3,00
CRITICA
PUBBLICO 2,93
CONSIGLIATO SÌ
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Oggetto filmico misterioso almeno quanto il senso della fede, il testamento spirituale di un artista che sa lasciare traccia nelle coscienze.
Recensione di Anna Maria Pasetti
Recensione di Anna Maria Pasetti

Un viaggio nella vita spirituale di Giorgio Pressburger raccontato in prima persona dallo stesso artista. Ma anche un personalissimo trattato di teologia e filosofia teoretica costruito attraverso l'esperienza del dolore, del pensiero e della Bellezza nella cornice cosmopolita di Trieste.
Anni fa, quando "tutto non era diventato così feroce come oggi", ha preso forma nella testa di Pressburger l'intenzione di riflettere a 360° sul senso ultimo dell'esistenza. Ne è nato il romanzo "Sulla fede" (Einaudi, 2004) ridotto poi a sceneggiatura insieme a Mauro Caputo, veterano collaboratore del grande autore ebreo ungherese naturalizzato triestino. Dopo Messaggio per il secolo (2013) e L'orologio di Monaco (2014) ha preso dunque materia Il profumo del tempo delle favole, diretto come i precedenti dallo stesso Caputo.
La ricerca - o meglio, la quest - di Pressburger parte da lontano, nella rievocazione di un'infanzia vissuta fra i rischi delle leggi razziali naziste evitati grazie alla fuga in Italia intrapresa dalla famiglia. Prosegue poi con gli studi e l'assunzione di Dostoevskij e Kafka a ideali compagni di viaggio dentro a una coscienza che andava formandosi tra "dubbi e tormenti". I gesti piccoli ma solo apparentemente semplici sembrano costituire l'ossatura attorno al quale il monologo peripatetico di Pressburger diventa muscoli e carne. Cammina infatti lo scrittore/regista/drammaturgo ungherese mentre genera il suo pensiero fatto di parole sulle "cose ultime" che riguardano l'essere umano: destino, fede, Dio, paura, vita e morte, Bene e Male, natura, amore, eternità e coscienza.
Accanto agli elementi primordiali mostrati in paesaggi naturali mozzafiato, lo sfondo del racconto si anima della Bellezza edificata dall'uomo. E allora ecco sfilare alcune delle "grandi opere dell'ingegno umano create in nome di Dio": cattedrali, sinagoghe, moschee, templi buddisti per ricordare al piccolo uomo quanto è importante "tentare di aderire la forma al contenuto", dove questo è l'onnipotente. Ma è indubbio che i monumenti non abbiano risolto ne mai risolveranno i dubbi relativi alla fede e le contraddizioni delle religioni. "Complesso è il rapporto con la religione, un qualcosa di non meno ammirabile di una scienza, attorno ad essa gli uomini si sono sfiancati in costruzioni mentali immense" teorizza Pressburger. Nonostante questo, e qui s'illumina il paradosso teoretico di cui l'autore sembra andare fiero, "io credo che il pensiero religioso sia annidato tra i vermi e i germi, nelle viscere dell'uomo".
È sul chiudersi del film che lo scrittore snoda la Domanda sul presente ("Dove stiamo andando?") prendendo ad esempio di novello Esodo biblico "il tragitto di quei profughi disgraziati alla ricerca di una Terra Promessa, al posto della quale trovano spesso solo il fondo del mare". Per Pressburger non ci sono alternative "Siamo condannati ad avere fede se vogliamo vivere". Oggetto filmico misterioso almeno quanto il senso della fede, Il profumo del tempo delle fiabe offre il valore di un ascolto visivo o di una visione ascoltata di struggente densità: il testamento spirituale di un artista e pensatore che sa lasciare traccia nelle coscienze.

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RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
mercoledì 29 novembre 2017
Barbyrosemarie

Nel film si ricerca il mistero della fede, ma come lo ricerca l'uomo e come arriva alla fede? Attraverso le emozioni della vita, la paura, la morte il dolore, il bene, il male, la bellezza della natura, l'impossibilità di risposta alle domande : da dove veniamo, dove andiamo? Allora la fede è una possibilità a cui l'uomo deve necessariamente pervenire, non può [...] Vai alla recensione »

venerdì 10 luglio 2020
attilio

la fede è confutabile non perchè da o non da risposte ma perchè cisono quelli ce ce l'hanno e quelli che non ce l'hanno e hanno entrambi diritto di disquisire

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