mike86
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lunedì 18 maggio 2015
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ammiratelo!!!
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Sì, ca*zo. Sì, caz*o. Sì, ca*zo. Sì, ca*zo. Sì, ca*zo. Sì, ca*zo. Sì, ca*zo. Sì, ca*zo. Sì, ca*zo. Sì, ca*zo. Sì, ca*zo. E così via. Prendete un tamburo taiko e percuotetelo selvaggiamente, perché Max Rockatansky è tornato[+]
Sì, ca*zo. Sì, caz*o. Sì, ca*zo. Sì, ca*zo. Sì, ca*zo. Sì, ca*zo. Sì, ca*zo. Sì, ca*zo. Sì, ca*zo. Sì, ca*zo. Sì, ca*zo. E così via. Prendete un tamburo taiko e percuotetelo selvaggiamente, perché Max Rockatansky è tornato. Film malato, pazzo, con una cura dei dettagli maniacale. Un film unico, quasi perfetto!!!
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thief
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lunedì 18 maggio 2015
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ammiratemi !!!
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Ambientato in futuro apocalittico dove le regole ed il credo vengono determinati solo dal proprio spirito di sopravvivenza, gli umani si sono ridotti a vivere ispirati da dei raccapriccianti ma essenziali principi . Dove il capo è colui che possiede l'acqua, Immortan Joe, che regna sulla cittadella col il pugno di ferro inculcando il culto creato da lui stesso per poter controllare i suoi soldati come fossero marionette, pronte a morire per arrivare al valhalla promessogli da Immortan. Il suo regime totalitario piega tutti alla sua volontà. Finché la sua compagna e "Imperatrice", Furiosa, lo tradisce, portando con sé le schiave e concubine. Facendo iniziare una caccia all' uomo che coinvolge anche Max, colui che scappa sia morti che fai vivi.
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Ambientato in futuro apocalittico dove le regole ed il credo vengono determinati solo dal proprio spirito di sopravvivenza, gli umani si sono ridotti a vivere ispirati da dei raccapriccianti ma essenziali principi . Dove il capo è colui che possiede l'acqua, Immortan Joe, che regna sulla cittadella col il pugno di ferro inculcando il culto creato da lui stesso per poter controllare i suoi soldati come fossero marionette, pronte a morire per arrivare al valhalla promessogli da Immortan. Il suo regime totalitario piega tutti alla sua volontà. Finché la sua compagna e "Imperatrice", Furiosa, lo tradisce, portando con sé le schiave e concubine. Facendo iniziare una caccia all' uomo che coinvolge anche Max, colui che scappa sia morti che fai vivi. George Miller rievoca la sua vecchia trilogia degli anni 70 caricandola di esplosioni e pallottole. Portandoci In una società resettata, in cui benzina e cromature assumono sostanza quasi divina: un tema ripreso in Mad Max: Fury Road, con il coraggioso accostamento tra la mistica da kamikaze del terrorismo contemporaneo e un'estetica neo-ariana che inneggia al Valhalla, in una crasi impossibile tra filosofie opposte di un'ideale crociata. George Miller sa come enfatizzarlo. trama semplice e lineare, nulla di eccelso, o per meglio dire nulla di nuovo rispetto a chi conosce già bene la trilogia, ma non ha importanza, il mondo di Max è quello e solo quello ci serviva. solo eccezionalmente moderno: regia, montaggio e sonoro si abbracciano in un ritmo turbinante senza dare sosta allo spettatore. 2 ore di pure immagini in movimento senza mai fermarsi. ecco cos'è Mad Max unica pecca forse qualche effetto grafico poco curato. per il resto è un film praticamente perfetto.
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albymarat
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domenica 17 maggio 2015
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no, non ti ammiro.
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Le aspettative nei confronti di questo film erano alte e pompate dai soliti trailer al nandrolone, ma soprattutto dalla speranza di gustare un ottimo prodotto, interamente gestito da un regista che la creatura l'ha vista nascere e crescere.
La trilogia aveva lasciato dietro di sè, un inizio interessantissimo e un finale dal retrogusto amaro. La scelta di sfornare il quarto figlio è andata, a mio parere, a cozzare con un risultato deludente. Miller copula con una vergine affascinante ( cast di prim'ordine, un budget faraonico, John Seale per la fotografia ottima e montaggio accattivante e coerente con l'impostazione delle sequenze ) ma perde il suo quartogenito in un parto travagliato,spettacolare,allucinato.
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Le aspettative nei confronti di questo film erano alte e pompate dai soliti trailer al nandrolone, ma soprattutto dalla speranza di gustare un ottimo prodotto, interamente gestito da un regista che la creatura l'ha vista nascere e crescere.
La trilogia aveva lasciato dietro di sè, un inizio interessantissimo e un finale dal retrogusto amaro. La scelta di sfornare il quarto figlio è andata, a mio parere, a cozzare con un risultato deludente. Miller copula con una vergine affascinante ( cast di prim'ordine, un budget faraonico, John Seale per la fotografia ottima e montaggio accattivante e coerente con l'impostazione delle sequenze ) ma perde il suo quartogenito in un parto travagliato,spettacolare,allucinato. L'occhio è sazio, le viscere anche. Ma a livello qualitativo e di sostanza l'animo è deluso. Deluso nel sentire osannare questa (presunta) discesa nei ricordi di Max Rockatansky; lotta nei ricordi che si rende visibile solo in flashback sparsi, con poco criterio, ogni dieci/quindici minuti. Il max di questo capitolo è muscolare, valido, salvato dall'espressività di hardy ma non trasmette nulla a livello di pensiero e a livello di scoperta del personaggio.
In quest'ottica, Furiosa poteva rappresentare una ottima possibilità di spaziare in sensibilità diverse e più sfumate in virtù di un mondo in cui la vita, il seme, è quasi meno importante della terra, del ventre
pronto a generare un'esistenza. Così non è stato. Miller ci ha mostrato una carrellata di inseguimenti ( ben fatti e ripeto visivamente incalzanti e montati in modo superlativo ) ma sterili. Il contesto post apocalittico è invece stimolante e meritevole in quanto offre una tabula rasa visiva e un potenziale palcoscenico da riempire con maestria, sempre con intelligenza, ma soprattutto con idee. Alcuni hanno fornito una risposta riuscita in termini tragicomici ( vedi ad esempio film come benvenuti a zombieland ), interiori e spirituali ( codice genesi per citare un buon prodotto ), sociali e affettivi ( The road ), psicologici e cerebrali ( l'esercito delle 12 scimmie ).
George Miller, al contrario, non è in grado di sviluppare il tema post-apocalittico, il concetto post-apocalisse, con mad max fury road. Mi sembra molto stridente questo contrasto tra l'abbuffata visiva ed effettistica e la voglia di raccontarci veramente il "futuro" che ha creato. Non ho percepito la disperazione di questa società nè nelle carrellate di deformi in stile 300, nè in quelle riguardanti individui che rendono nota, la loro personale speranza.
Unica nota positiva: il villain immortan joe, eccentrico e divino nella sua pettinatura. Un amico padovano è stato consacrato appunto "nuovo Immortan Joe". Attendo, a breve, lo stesso taglio di capelli. Nel mentre ci siamo salutati con un "Ammiratemi".
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(di capitano nemo)
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xxseldonxx
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domenica 17 maggio 2015
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pigiando l'acceleratore si sfonda ogni aspettativa
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Non so cosa pensiate voi, ma secondo me, da una decina d'anni a questa parte, l'action occidentale ha perso decisamente la strada, monopolizzato dall'imbarazzante Michael Bay, dai simpatici ma finti supereroi Marvel e da vagonate di filmetti troppo spesso simili tra loro e dimenticabili. Eppure c'era un tempo in cui l'Action aveva la "A" maiuscola; in cui si riusciva anche a trattare tematiche importanti, oltre che a divertire; in cui registi, star e troupe erano davvero interessati a creare spettacolo. Ed è da questo tempo ormai perduto che è riemerso George Miller, si è scrollato di dosso pelle di maiale e piume di pinguino e ha riacceso i motori: "Ammira, Hollywood! Ammira!"
La trama è semplice: l'imperatrice Furiosa, compagna del tiranno Immortan Joe, scappa portandogli via il suo harem di giovani fanciulle; il despota la insegue alla testa di un esercito di folli adepti e Max Rockatansky si trova nel mezzo.
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Non so cosa pensiate voi, ma secondo me, da una decina d'anni a questa parte, l'action occidentale ha perso decisamente la strada, monopolizzato dall'imbarazzante Michael Bay, dai simpatici ma finti supereroi Marvel e da vagonate di filmetti troppo spesso simili tra loro e dimenticabili. Eppure c'era un tempo in cui l'Action aveva la "A" maiuscola; in cui si riusciva anche a trattare tematiche importanti, oltre che a divertire; in cui registi, star e troupe erano davvero interessati a creare spettacolo. Ed è da questo tempo ormai perduto che è riemerso George Miller, si è scrollato di dosso pelle di maiale e piume di pinguino e ha riacceso i motori: "Ammira, Hollywood! Ammira!"
La trama è semplice: l'imperatrice Furiosa, compagna del tiranno Immortan Joe, scappa portandogli via il suo harem di giovani fanciulle; il despota la insegue alla testa di un esercito di folli adepti e Max Rockatansky si trova nel mezzo. Un punto di partenza, (forse) un punto di arrivo, benzina e follia nel mezzo: è tutto quello che serve. Lasciate i twist-ending a Nolan, i viaggi intorno al mondo a Michael Bay e le battutine ironiche a Joss Whedon; qui siamo in un mondo di fuoco e sangue.
In questa sua ultima opera, Miller estende e modernizza l'universo post-apocalittico che aveva creato più di trent'anni fa, riuscendo magistralmente ad esprimere un mondo caotico e complesso attraverso i suoi grotteschi abitanti e le loro assurde abitudini: ogni singolo dettaglio, ogni singolo volto racconta una storia, con una coerenza di fondo tale da rendere credibile qualsiasi pazzia il regista abbia concepito. A ciò contribuisce fortemente un utilizzo minimo della computer grafica, a favore di paesaggi e stunt reali: esplosioni, schianti di metallo e ruggine, salti e lotte sono di una credibilità che nessun computer potrà creare.
Ma non è solo il modo in cui l'azione viene filmata ad essere rivoluzionario (e lo è davvero, ma non ci sono parole per esprimerlo), ma è anche la presenza femminile: sono le donne le vere protagoniste del film, donne che al grido "Non siamo cose!" si liberano con decisione dalle regole di una società (e di un genere cinematografico) maschilista, che troppo spesso le ha trattate come semplici oggetti da salvare e da possedere; il fatto poi che una di loro sia Rosie Huntington-Witheley, velina del terzo Transformers, conferisce al film un significato critico non indifferente.
Con Mad Max Fury Road, George Miller non ha solo creato un rivoluzionario capolavoro tecnico di montaggio e composizione scenica, ma ha dato vita a due ore di follia come non se ne sono mai viste al cinema, dimostrando che, se si pigia a fondo l'acceleratore, si può sfondare ogni regola e passare oltre, verso un cinema migliore.
P.S.: Scrivere una recensione composta e ordinata invece di lanciare adrenaliniche grida di gioia è stata una grande fatica.
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jaylee
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domenica 17 maggio 2015
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il futuro è una follia chiamata speranza
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Inutile stare a chiedersi se i remake o i reboot (come si usa dire adesso) non siano altro che scorciatoie di marketing o siano semplicemente mortificanti per la creatività. Il cinema non è forse più ricco per avere sia il Batman di Nolan che quello di Burton?
Allora, e vi domanderete, a quale categoria appartiene Mad Max: Fury Road, trilogia cult degli anni 70-80, peraltro diretto dallo stesso regista, ovvero George Miller 36 anni dopo l’originale?
In effetti, MM:FR, è a tutti gli effetti un reboot, anche se, per i fan della serie, sembra più riprendere le fila del secondo della serie originale: Il protagonista che svelerà il suo nome praticamente dopo 1h30 l’inizio del film, è un solitario avventuriero in un mondo post-apocalittico e desertico del quale non sappiamo nulla, se non che ha perso un gruppo di persone evidentemente sotto la sua protezione(familiari? Disperati come lui?) attraverso dei feedback.
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Inutile stare a chiedersi se i remake o i reboot (come si usa dire adesso) non siano altro che scorciatoie di marketing o siano semplicemente mortificanti per la creatività. Il cinema non è forse più ricco per avere sia il Batman di Nolan che quello di Burton?
Allora, e vi domanderete, a quale categoria appartiene Mad Max: Fury Road, trilogia cult degli anni 70-80, peraltro diretto dallo stesso regista, ovvero George Miller 36 anni dopo l’originale?
In effetti, MM:FR, è a tutti gli effetti un reboot, anche se, per i fan della serie, sembra più riprendere le fila del secondo della serie originale: Il protagonista che svelerà il suo nome praticamente dopo 1h30 l’inizio del film, è un solitario avventuriero in un mondo post-apocalittico e desertico del quale non sappiamo nulla, se non che ha perso un gruppo di persone evidentemente sotto la sua protezione(familiari? Disperati come lui?) attraverso dei feedback. Viene Catturato da una delle gang della Cittadella, governato da Immortal Joe che possiede gli unici due beni che contano (il carburante e l’acqua), in una società distopica dove gli uomini sono mera forza lavoro o guerrieri, le donne riproduttrici o produttrici di latte, i vecchi spazzatura, tranne quelli che comandano (tra cui Immortal Joe). Se vi ricorda vagamente la nostra avanzata civiltà, probabilmente il regista è riuscito nel suo intento, dove spesso emerge la domanda: chi ha ucciso il Mondo?
Il nostro Max avrebbe un destino molto breve, essendo destinato a divenire una banca mobile del sangue, se non che una serie di corcostanze fortunate,lo porta alla guida di un nuovo gruppo di disperati, composto da donne incinte disperate e l’Imperatrice Furiosa, traditrice di Immortal Joe. È una nuova speranza per Max? Un redentore in un mondo di pazzi?
MM:FR è un film di poche parole e di azione pura come non si vedeva da tempo. Delle due ore di film, il 90% risultano essere inseguimenti di auto (o meglio di veicoli, visto che si tratta di accozzaglie fantasiose di carcasse di auto, camion, cisterne, ecc), con scene peraltro non in computer graphics, ma vecchia scuola stuntmen. Il tutto trasportato nella dimensione che sarà familiare ai fan della vecchia serie, un deserto meraviglioso e terribile a metà tra Dune e Ken il Guerriero, con personaggi cyber/steam punk a volte davvero immaginifici e tocchi molto kitsch (il chitarrista fiammeggiante come un tamburino di guerra, ad esempio). Proprio come il Dune di Herbert, Miller ha (ebbe) il pregio di realizzare un futuro distopico complesso e con una società perfettamente disegnata nel suo essersi ridotto a mera sopravvivenza del più forte ed intorno al più forte.
La novità non sta tanto in Max (comunque buona l’interpretazione di Tom Hardy), ma nell’affiancargli un personaggio femminile tostissimo, l’Imperatrice Furiosa, che di sicuro sarà protagonista in un più che probabile sequel. Pellicola dicevamo distopica nel miglior senso fantascientifico, dove la società di pochi vecchi col potere concede lo stretto ai sudditi per sopravvivere e promette ai giovani nient’altro che una morte gloriosa (vedi sopra se la cosa vi fa fischiare le orecchie).
quindi? MM:FR all’inizio è elettrizzante, poi piacevole, alla fine ripetitivo. Forse 2 ore di inseguimenti e combattimenti, per quanto spettacolari, sono un po’ troppi, soprattutto se si tratta di qualcosa già visto tutto sommato più di 30 anni fa. Una gloriosa e folle Fiammata di azione ed energia, e come tale si spegne. (www.versionekowalski.it)
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[+] tra remake e reboot c'è differenza
(di asdrubale03)
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xtremepredator
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domenica 17 maggio 2015
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che serata fantastica
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Raramente ho vissuto una serata del genere al cinema , senza mai annoiarmi , fare sbadigli o distrarmi dallo schermo. 2 ore di puro kaos , rombo di motori assordanti ma che al mio timpano non da fastidio , esplosioni , sparatorie ed immagini grafiche fantastiche tutto condito con una meravigliosa ed emozionante colonna sonora e la grande recitazione da parte di tutto il cast. Capolavoro del cinema action del maestro GEORGE MILLER.
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johnny1988
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sabato 16 maggio 2015
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roboante
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Vi voglio spronare ad andare a vedere Mad Max the Fury Road. NON scaricatelo, perché non è un film da vedere su un minischermo e nemmeno comprate i pop corn a meno che non mangiate silenziosamente in sala. Mad Max è proprio uno di quei (rari) casi (Cameron in primis) in cui è lo spettacolo a essere la carta vincente. Al diavolo quanto è elaborato (poco) il testo, al diavolo la filosofia spicciola di tanti polpettoni supereroistici di questi ultimi anni. Qui rombano gli anni '80 dei primi apocalittici Mad Max, di tanto Conan il Barbaro, di 1997 Fuga da New York e gli anni '90 di Terminator, Waterworld, quando il cinema, prima ancora di lanciare i suoi messaggi politici ed ecologici, si divertiva ingegnosamente a sperimentare la tecnica! Il cinema, è il caso di dirlo, è come un'orchestra, dove ogni strumento ha un suo ruolo specifico che si deve armonizzare con gli altri.
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Vi voglio spronare ad andare a vedere Mad Max the Fury Road. NON scaricatelo, perché non è un film da vedere su un minischermo e nemmeno comprate i pop corn a meno che non mangiate silenziosamente in sala. Mad Max è proprio uno di quei (rari) casi (Cameron in primis) in cui è lo spettacolo a essere la carta vincente. Al diavolo quanto è elaborato (poco) il testo, al diavolo la filosofia spicciola di tanti polpettoni supereroistici di questi ultimi anni. Qui rombano gli anni '80 dei primi apocalittici Mad Max, di tanto Conan il Barbaro, di 1997 Fuga da New York e gli anni '90 di Terminator, Waterworld, quando il cinema, prima ancora di lanciare i suoi messaggi politici ed ecologici, si divertiva ingegnosamente a sperimentare la tecnica! Il cinema, è il caso di dirlo, è come un'orchestra, dove ogni strumento ha un suo ruolo specifico che si deve armonizzare con gli altri. George Miller, coi suoi 70 anni tondi tondi, lo sa bene, e insieme a John Seale (fotografia), Ballantine e Sixel (montaggio), Beavan (trucco), Junkie Xl (musiche), è un artigiano di mondi e personaggi, di geniali parchi di divertimento, dove per una volta, viene voglia di chiedersi "come c'è riuscito?". Bando agli entusiasmi di primo acchito, CORRETE al Cinema, che di roba buona, anche con TANTI SOLDI, la si fa ancora bene!
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claudiofedele93
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sabato 16 maggio 2015
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il capolavoro di miller tra follia e spettacolo.
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La distanza tra la Follia e la Genialità a volte è talmente ravvicinata che solo una sottile linea rossa separa l’una dall’altra, e al Cinema le regole sono le stesse, come nel mondo reale, sebbene ciò che vediamo proiettato su uno schermo di 7 metri sia solo una vana illusione ed opera di finzione narrativa. Considerevoli sono il numero di volte in cui siamo messi di fronte ad un mondo immaginario o ad una realtà parallela dove i cardini della logica e del reale stridono così tanto da farci credere che quel che vediamo sia vero o che un giorno, magari, potrebbe accadere.
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La distanza tra la Follia e la Genialità a volte è talmente ravvicinata che solo una sottile linea rossa separa l’una dall’altra, e al Cinema le regole sono le stesse, come nel mondo reale, sebbene ciò che vediamo proiettato su uno schermo di 7 metri sia solo una vana illusione ed opera di finzione narrativa. Considerevoli sono il numero di volte in cui siamo messi di fronte ad un mondo immaginario o ad una realtà parallela dove i cardini della logica e del reale stridono così tanto da farci credere che quel che vediamo sia vero o che un giorno, magari, potrebbe accadere. Sotto certi punti di vista, la pellicola che ci apprestiamo a recensire, presentata al Festival di Cannes 2015 fuori concorso, ed accolta da ovazioni ed elogi, rappresenta esattamente l’anello di congiunzione tra noi e la settima arte, quel patto che lo spettatore stringe con il regista, il quale non si fa scrupoli a portarlo ad esplorare storie ignote e ricche di fascino.
Tutti ricordiamo Mad Max - Interceptor, il primo capitolo della celebre saga, che lanciò il giovane Mel Gibson che di lì a poco sarebbe divenuto una star internazionale, e gran parte di noi è cosciente del debito che la cultura pop deve a George Miller per la creazione di quel suo mondo distopico, il quale prende le forme della sua Australia incastonata in un universo post-apocalittico. L’eredità della saga di Mad Max è quel tipo di lascito davvero considerevole, potente nonché dotato di quella profondità tale da insinuarsi in molti ambiti dell’intrattenimento moderno.
Gli autori che hanno preso spunto dalla trilogia cult di Miller sono tanti, troppi da contare sulle dita di una mano, ma mai tanto bravi da saper rinnovare una formula che nel suo genere ha dettato costantemente legge. Prendiamo, ad esempio, il caso del cartone animato giapponese Kenshiro, colui che più di tutti deve qualcosa a questo franchising, opera in cui si ricalcano non solo le tante sfumature dei personaggi della trasposizione cinematografica, ma dove è possibile scorgere forti richiami per le scenografie ed alcune tematiche. Eppure questo non è che l’inizio, la punta di un iceberg che con il passare degli anni non ha fatto che dimostrare il valore della nota serie di lungometraggi. The Road, 28 Giorni Dopo, Io Sono Leggenda, The Stand di Stephen King, sono tutti lavori che vivono di una luce riflessa dei lavori del regista australiano, e con l’avvento delle console casalinghe quali Playstation e X-Box anche il mondo videoludico ha ripreso scenari vari ed ambienti post-apocalittici di Milleriana memoria, non a caso capolavori del settore come Fall-out, Borderlines, The Last of Us mostrano una società ed un grado di pazzia al loro interno che strizza l’occhio al mondo di Max Rockatansky, ed in alcuni casi gli omaggi non sono solo nell’estetica, ma anche nei contenuti.
Per i motivi sopra elencati, oggigiorno, scrivere della nuova fatica di George Miller, Mad Max Fury Road, è un’impresa titanica quasi quanto quella che coinvolge i protagonisti della pellicola. Inizialmente concepito come re-boot, ma poi trasformatosi in un sequel alternativo alle avventure narrate più di trent’anni fa dall’ultimo, nonché terzo, capitolo della serie, Mad Max - Oltre la Sfera del Tuono, il nuovo progetto che vede Tom Hardy nelle vesti dell’antieroe per eccellenza accompagnato, sulla scena da Charlize Theron, gode di una potenza visiva senza pari e su cui, già è chiaro, si spenderanno fiumi di parole.
Scrivere della trama di Mad Max potrebbe essere non solo un torto verso i lettori, ma anche un processo particolarmente difficile da rendere nero su bianco, poiché al di là di una struttura narrativa semplice, poiché in fondo il film è un inseguimento (quasi) perenne ed una conseguente fuga da parte della Imperatrice Furiosa (Theron), assieme a delle ancelle, da un dittatore che sfrutta le persone come oggetti, le tematiche sono talmente profonde, attuali ed innovative che sarebbero davvero irrispettoso abbozzarle. Vi basterà sapere che per capire la storia di questo nuovo capitolo non importa aver visto i precedenti, sebbene in tal caso non sarete in grado di cogliere sottili citazioni, e che il tutto prende inizio, in un futuro prossimo distopico post-apocalittivo, proprio con la cattura di Max da parte dei Figli della Guerra, un'armata di guerrieri dal colore della pelle pallido, comandati dal temibile “Immortal Joel”, colui che tiene il potere ed il controllo assoluto di un governo totalitario lungo la Fury Road, sottomettendo il popolo con le riserve d’acqua. In seguito alla fuga della imperatrice Furiosa e delle spose del dittatore, questi decide di inseguirle lungo tutto il deserto con il proprio esercito a bordo di veicoli d’assalto. I destini di Max e di Furiosa sono destinati, proprio a causa di questo evento, ad incontrarsi e la missione, portare in salvo le mogli di “Immortal Joel”, porterà i due a conoscersi meglio, in un mondo dove nulla è semplice, niente è gratuito, ma sopratutto dove la follia e la morte alimentano i cuori della gente.
Sembra strano dirlo, ma il cuore pulsante della produzione non è il personaggio di Max, che in alcuni casi assume quasi una sfumatura di contorno nei confronti della vicenda, ma il personaggio di Charlize Theron, Furiosa, e le concubine stanche di essere trattate come oggetti, utilizzate unicamente in una società in cui vede in loro donatrici di bambini e di “vita”. L’imperatrice ruba la scena in ogni momento, porta su un piano inedito ed innovativo il valore e l’importanza delle donne sullo schermo, portando, dunque, a fare un parallelismo tra questa pellicola e tante altre in cui l’eroina di turno faceva vivere nell’ombra i tanti comprimari del sesso opposto. La Theron ricorda vagamente, per la forza e l’audacia, la Sigourney Weaver di Aliens di James Cameron, ma qui l’attrice Sud Africana vive in un tale stato di grazia che supera la collega in bravura, fa mangiare la polvere a tante altre bellissime interpreti e si cala in un ruolo che la porta a fare l’interpretazione migliore della sua vita o come poche altre, perché Furiosa vive di forza, ma anche di sguardi e gli occhi di Charlize esprimono tutto il necessario, sono lo specchio della sua anima e delle sue paure, parlano di rabbia, furore, dolore, ribellione e sacrificio, parlano dell’importanza in questo mondo della donna, sono uno specchio in cui ogni essere umano può scorgere l’orrore che si annida in determinate società nei confronti del sesso femminile ed in essi c’è la bellezza, una classe ed eleganza che anche nei momenti peggiori fuori esce sempre, perché Charlize Theron oltre ad essere brava, e qui si meriterebbe una sincera lode, è sempre dannatamente bella.
Mad Max Fury Road è un film che parla di un mondo legato al fanatismo, dove l’acqua ed il petrolio sono risorse ormai esaurite ed i rimandi alla realtà di oggi sono molti e da tenere in grande considerazione, qui vi è un allegoria di quello che è il nostro mondo, o di quello che probabilmente diverrà, ma ciò, al di là della sfumatura socio-politica di considerevole rilievo, resta sopratutto un lavoro legato alla femminilità, perché Tom Hardy non è mai padrone di una scena, ad eccezione del finale e delle prime sequenze, e viene costantemente sminuito da Furiosa, non in modo dispregiativo, tenete a mente, ma resta comunque un piccolo umano dinnanzi alla potenza titanica della comprimaria quando ella appare sulla scena.
Il mondo di Miller è marcio, povero e folle, dove non è possibile lasciarsi andare ai sentimenti o nei dolori degli altri, non vi è compassione, né umanità, è un universo ricco di disagio, orrore e morte, vista attraverso gli occhi di un regista che a 70 anni ha la voglia di una giovane promessa nel mostrare il proprio potenziale e talento. Raramente ci troviamo davanti a cineasti che ad una certa età vogliono mettersi in gioco come da giovani, magari un giorno ti ritrovi tra le fila uno Scorsese che dirige DiCaprio ne Il Lupo di Wall Street, in un altro trovi un Eastwood od un Woody Allen che continuano a sfornare lavori carichi di quella voglia di Cinema che nemmeno i nuovi talenti hanno, ma oggi quel che si ha tra le mani è un George Miller che sembra volerci dire che finalmente ha realizzato un sogno, ha preso il suo gioiello degli anni ‘80, quello che fu il suo esordio visivamente potente all’epoca e l’ha distrutto per creare un lungometraggio ancora più devastante, esplosivo e ricco di adrenalina, capace di rompere gli schermi visivi degli ultimi anni, saperli rinnovare e donare alla settima arte un nuovo modo di realizzare pellicole di azione. Anche questa nuova avventura del film-maker australiano detterà legge negli anni avvenire, saprà essere un punto di riferimento per le nuove produzione, c’è da scommetterci.
Tecnicamente il film è eccellente, esso non è altro che un lungo inseguimento sulle dune di un deserto luminoso e capace di offrire sequenze spettacolari, come quella della tempesta di sabbia, sia nelle ore notturne che diurne, sempre ritratto con una padronanza della macchina da presa invidiabile ed incapace di scendere di tono. Scene di guerra, combattimenti, inseguimenti e quant’altro richiami il genere action, qui vengono tutte servite su un piatto d’oro, realizzate con una eleganza estetica e visiva senza pari che raramente si è vista negli ultimi 20 anni di Cinema condite da una colonna sonora accattivante, effetti speciali al passo con i tempi e da un reparto scenografico ispirato.
Mad Max Fury Road è nel suo genere un capolavoro, una pellicola importante e rivoluzionaria, capace di prendere il meglio del cinema degli ultimi decenni, annientarlo e riprodurlo sotto una nuova luce, una nuova potenza visiva capace di mettere in ombra una qualsiasi altra produzione recente. Equilibrato nella sua follia, profondo e intriso di tematiche importanti e delicate, critico verso un determinato tipo di atteggiamento e società, la pellicola di Miller è una luce in un mare di tenebra, un barlume di bellezza accompagnato dai rombi dei motori e dalle esplosioni che prendono animo nella sala come mai prima d’ora. E’ un progetto immenso, curato sotto ogni dettaglio, devastante, ma con i piedi per terra, privo di quelle iperboli roboanti diventate purtroppo sempre più presenti nei film di questo stampo.
Il cast, per quanto ben assortito, dove tra le cui fila si scorge una affascinante quarantenne Megan Gale e Rosie Huntington-Whiteley, la co-protagonista del misogino Transfomers 4 diretto da Michael Bay, viene costantemente sminuito dalla performance di Charlize Theron, che cattura l’attenzione dello spettatore e buca costantemente lo schermo, una gioia per gli occhi e la mente la sua Imperatrice Furiosa non vi sono altre parole per descriverla meglio. E’ buffo pensare che tra tutti i personaggi sia proprio Max, il protagonista, ad essere quello di minor interesse, non a causa della prova di Hardy che continua a dimostrare la propria bravura ed impegno, ma per la sua poco incisiva profondità (o originalità) che non riesce ad emergere appieno rispetto a quella di altri.
Stiamo parlando di un’opera che sarà destinata a fare Storia, uno dei migliori film dell’anno, ed in questi 365 il Cinema ha regalato molte perle di cui dobbiamo tener conto; quello che abbiamo tra le mani è forse il primo pezzo di una nuova trilogia, capace di mandare un messaggio forte anche a coloro i quali vorranno imitarla o omaggiarla, che si apre con il volto di Max e si chiude, come era doveroso fare, con il viso di Furiosa. Giù il cappello per il maestro George Miller, la lode è tua!
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(di giuliuslxxx)
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markwillis
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venerdì 15 maggio 2015
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non tutto è perduto...
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Chi è Max? Qualcuno risponderà "Come chi è, Mad Max è Tom Hardy, il protagonista!" La vera risposta è che Max "Il Matto" in realtà rappresenta tutti i personaggi coinvolti nella storia, un universo in preda alla follia e devastato dai conflitti causati dal controllo delle poche risorse in mano al solito tiranno (Hugh Keays-Byrne) che, stabilisce le regole e gli equilibri della sua roccaforte, al di là della quale, l'unico appello di speranza e di libertà rimangono confinati nell'abnegazione di se. Ed è proprio così che vengono trattati i protagonisti del film, ovvero l'Imperatrice Furiosa (un'impeccabile Charlize Theron) in cerca di redenzione e il giovane Nux (Nicholas Hoult), malato terminale e schiavo di un sistema all'interno del quale vorrebbe essere accettato ma, dal quale trarrà forza per ristabilire il giusto equilibrio del gruppo in fuga, pagandone il relativo prezzo.
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Chi è Max? Qualcuno risponderà "Come chi è, Mad Max è Tom Hardy, il protagonista!" La vera risposta è che Max "Il Matto" in realtà rappresenta tutti i personaggi coinvolti nella storia, un universo in preda alla follia e devastato dai conflitti causati dal controllo delle poche risorse in mano al solito tiranno (Hugh Keays-Byrne) che, stabilisce le regole e gli equilibri della sua roccaforte, al di là della quale, l'unico appello di speranza e di libertà rimangono confinati nell'abnegazione di se. Ed è proprio così che vengono trattati i protagonisti del film, ovvero l'Imperatrice Furiosa (un'impeccabile Charlize Theron) in cerca di redenzione e il giovane Nux (Nicholas Hoult), malato terminale e schiavo di un sistema all'interno del quale vorrebbe essere accettato ma, dal quale trarrà forza per ristabilire il giusto equilibrio del gruppo in fuga, pagandone il relativo prezzo.
Max è solo l'ingranaggio di un meccanismo ad orologeria dove è il tempo a dettare le regole della scelta di ognuno. Il tempo che ognuno di noi si lascia alle spalle e tenta disperatamente di recuperare, all'interno di un avvincente concatenarsi di sequenze spettacolari dove il genere della vicenda non risparmia quel carattere romantico ed emotivo dei personaggi, seppur intrisi di quel taglio cinico e disperato che li caratterizza. Il risultato è una perfetta simbiosi tra l'uomo e un design meccanico che ne traccia la poetica narrativa all'interno di un mondo i cui confini devono essere ritracciati, in modo da poter ridare il giusto senso all'artigianalità di un'anima ormai perduta e che i protagonisti tentano di restituire alla propria comunità a costo di sacrificare se stessi. Un ottimo film, non privo di difetti narrativi ma di sicuro un inizio avvincente per una nuova trilogia.
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lucaba
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venerdì 15 maggio 2015
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il futuro è dei folli
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Dopo il terzo, a mio avviso deludente, capitolo della saga di Mad Max, intitolato "Oltre la sfera del tuono" che di mad aveva proprio poco e a seguito di un inizio promettente poi si trasforma gradualmente in una fusione tra Hook - Capitan Uncino, Il Barone di Munchausen e i Goonies, Miller ha avuto tempo per pensare. Un lunghissimo lasso di tempo, nel quale me lo immagino intento a fondersi le meningi nel tentativo di ridare vigore e dignità alla sua opera più emblematica e dopo, più o meno, trent'anni eccoci qua, al cinema. In un 3D aggressivo per usare un eufemismo, si sviluppa la nuova avventura di Max e lo fa nel modo più roboante e scoppiettante possibile.
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Dopo il terzo, a mio avviso deludente, capitolo della saga di Mad Max, intitolato "Oltre la sfera del tuono" che di mad aveva proprio poco e a seguito di un inizio promettente poi si trasforma gradualmente in una fusione tra Hook - Capitan Uncino, Il Barone di Munchausen e i Goonies, Miller ha avuto tempo per pensare. Un lunghissimo lasso di tempo, nel quale me lo immagino intento a fondersi le meningi nel tentativo di ridare vigore e dignità alla sua opera più emblematica e dopo, più o meno, trent'anni eccoci qua, al cinema. In un 3D aggressivo per usare un eufemismo, si sviluppa la nuova avventura di Max e lo fa nel modo più roboante e scoppiettante possibile. Perché subito lo spettatore si trova catapultato in un mondo frenetico, nel quale non è consigliabile abbassare la guardia, tra tempeste di sabbia e attacchi in massa di tribù motorizzate. L'asticella del adrenalinometro non si abbassa un attimo per tutto il film, non c'è pausa - al cinema, almeno in quello dove sono stato io, nemmeno l'intervallo - dall'inizio alla fine i motori rombano, i pugni volano e i cannoni sparano. L'eccesso è la norma nell'immaginario di Miller, basti pensare che le lance, intese come armi, non trafiggono, ma esplodono. Un po' forzata come cosa? No, nemmeno minimamente perché Mad Max Fury Road è estremo e l'estremizzazione in questo film ci sta dannatamente bene, come il cacio su maccheroni o il pallone tra i piedi di Leo Messi. Nel tripudio di azione che accompagna la folle corsa del film, i pochi che non saranno colti da infarto, potranno accorgersi che tra una esplosione e l'altra c'è anche una storia che, oltretutto, funziona ed è ben solida. Una trama sviluppata in trent'anni e che aggiunge molto alla mitologia dell'universo milleriano, nel quale ritroviamo un Max un po' meno belloccio del precedente, ma molto più complesso con fantasmi personali a tormentarlo, ma che non scalfiscono il suo inestinguibile impulso vitale, grande plauso ad Hardy per l'interpretazione straordinariamente espressiva. Un tiranno terribile come Immortan Joe, autoproclamatosi dio, con al seguito una popolazione guerriera, i figli di guerra, pronti all'ultimo sacrificio pur di seguirlo. Le cinque ragazze soavi come ninfee, che oltre essere un bel vedere - figlia di Kravitz in primis - cozzano in maniera sublime con l'atmosfera maschia del film. Poi, c'è lei, bella anche se sporca di fango, Charlize Theron, l'imperatrice Furiosa, disperata e ostinata nella sua ribellione.
Quest'ultimo - forse solo in ordine cronologico - capitolo della epica saga di Miller è esaltazione pura, equiparabile solo ad un lancio nel vuoto attaccati ad un paracadute in fiamme e, se non mi sento di consigliare a nessuno di provare un'esperienza simile, date le ovvie conseguenze, invito chiunque anche i non appassionati del genere, invece, a viversi il film perché il futuro è dei folli e George Miller ne è il nuovo re.
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