Mad Max: Fury Road

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Un film di George Miller (II). Con Zoë Kravitz, Nicholas Hoult, Melissa Jaffer, Courtney Eaton, Megan Gale.
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Titolo originale Mad Max: Fury Road. Azione, Ratings: Kids+16, durata 120 min. - USA, Australia 2015. - Warner Bros Italia uscita giovedì 14 maggio 2015. MYMONETRO Mad Max: Fury Road * * * 1/2 - valutazione media: 3,66 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Tra Road Warrior e Buronson,gran ritorno di Miller Valutazione 4 stelle su cinque

di Giorpost


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giovedì 21 maggio 2015

Per parlare di Mad Max: Fury Road (Australia, 2015), occorre conoscere approfonditamente l’ universo che ruota attorno al personaggio creato dalla mente intuitiva e geniale di George Miller, il grande regista di culto australiano di origini greche. Quella che è certamente una delle 3 saghe più amate della storia cinematografica (insieme a Star Wars e Rocky) nacque alla fine dei prolifici anni ’70 con il capolavoro Mad Max (in Italia arrivato come Interceptor) e si chiuse momentaneamente nell’ 85 allorquando, con Beyond Thunderdome, Miller passò da un’ ambientazione dark e tipicamente on the road ad una più fantasy. Nacquero in quegli anni una serie di icone senza tempo, a partire da Mel Gibson, che ha legato indissolubilmente la sua carriera all’ ex poliziotto post-atomico, passando per la mitica Ford Mustang V8, macchina super veloce passata alla storia, fino alle terre desolate dell’ outback australiano, diventate in quegli anni terreno fertile per disegnatori e sceneggiatori di manga e film in tutto il mondo. Miller creò, in pratica, un pozzo senza fondo dal quale attingere idee e riformulazioni di quella originale di sua paternità.
 
Siamo in un futuro non meglio precisato in una terra sconosciuta (presumibilmente l’ Australia, ma non è dato saperlo) ove l’ uomo è ridotto alla fame, senza punti di riferimento a noi noti come case, strade, istituzioni. La civiltà è scomparsa e la razza umana è tornata indietro di 1000 anni, in un medioevo post apocalittico causato da una serie di catastrofi socio-economiche-ambientali. Gli unici che hanno la meglio sulla massa sono energumeni super motorizzati capitanati da Immortan Joe, signore delle terre desolate che tiene in ostaggio la gente con l’ unica riserva d’ acqua ancora esistente. In quest’ epoca si uccide per avere benzina o un’ auto da inseguimento; in questo futuro distopico la maggioranza delle persone è malata a causa di una terra inquinata ed avvelenata. I Figli di Guerra, fisicamente simili ad un ragazzo della tribù di ragazzini del terzo capitolo, sono l’ esercito di Immortan Joe, ma si tratta di soldati completamente invasati con il culto del volante e delle cromature, guerrieri in procinto di morire ai quali importa solo piacere al signore supremo per meritarsi la sua ammirazione. L’ ambientazione cupa del luogo ci mostra auto corazzate, camion rinforzati (denominati blindo-cisterne), strutture a carrucola dove esseri umani fungono da forza motrice in un complesso meccanismo autoritario ove l’ autoproclamato sovrano si mostra alla folla con maschera e corazza da un balcone a forma di teschio scavato in una montagna altissima. Da un lato c’è lui con i suoi uomini, dall’ altro la povera gente affamata ed assetata, ma assurdamente attratta dall’ ego di questo dittatore.
Fuoriosa (Charlize Theron) è la sua più fidata luogotenente, una guerriera tenebrosa e determinata che col passare degli anni, a causa delle condizioni di schiavitù e per le ferite incancellabili sul suo corpo procurate per assecondare il volere del tiranno, prende la difficile decisione di scappare con una blindo-cisterna portando con se un prezioso carico, le riproduttrici: cinque bellissime ragazze sane che avrebbero dovuto garantire eredi a Joe per generare una nuova stirpe. Inizia così un’ inseguimento nel deserto a tutta velocità tra veicoli modificati muniti di nitro, armi di ogni sorta, fionde umane, gomme giganti e costumi pazzeschi. Nella carovana che si crea appare anche il redivivo Max Rockatansky, imprigionato dagli uomini di Joe i quali, dopo avergli distrutto la sua fedele V8 Interceptor che appare solo in un “cameo”, lo scelgono come “sacca” di sangue in quanto portatore di plasma universale, utile al soldato Nux, pronto alla scalata nelle gerarchie dei Figli di Guerra ma bisognoso di trasfusioni continue per non rischiare di morire anzitempo. La corsa è infinita, tra nemici che spuntano da ogni dove, sabbia, sangue e la presenza di un chitarrista rock obbligato a fare da colonna sonora metal per aizzare i soldati in stile Apocalipse Now. Max il Pazzo avrà modo ed occasione di rendersi utile alla causa, come già successo nei precedenti capitoli, pur tra reciproche diffidenze che facilmente possono nascere tra due guerrieri di strada dal passato burrascoso ed alla ricerca di una redenzione che risulta sempre più difficile da raggiungere. L’ obiettivo di Furiosa è quello di tornare, attraversando le Terre Perdute, nel suo luogo d’ origine con la speranza di ricominciare una nuova vita, ma le cose andranno in maniera diversa.
 
Parliamoci chiaro: Mad Max è un’ icona legata al volto ed al fisico di Mel Gibson ma per George Miller richiamare l’ attore australiano sarebbe stato impossibile vuoi per ragioni anagrafiche, vuoi per inopportunità legate ai suoi guai giudiziari ed alle sue ultime uscite razziste. L’ appassionato della saga, come me, ha inizialmente storto il naso nel vedere questo Tom Hardy vestire quei panni, ma col passare dei minuti si capisce che Miller ha voluto effettuare una sorta di refresh della storia, partendo però non dall’ ultimo capitolo del 1985 (come poteva sembrare dalla scelta del cast), ma dal secondo, da quel The Road Warrior del 1981, film iconografico che generò un tumulto di imitazioni o semplici ispirazioni tra le quali va ricordata quella più celebre, ovvero la storia di Ken il Guerriero di Buronson e Tetsuo Hara, leggendario manga ispirato quasi in tutto al franchise di cui stiamo parlando. E Miller in questo reboot ricambia il favore omaggiando e quasi citando a sua volta Buronson e la sua serie a fumetti, in particolare nella creazione dell’ immaginario della Cittadella e dello stesso tiranno, simili se non identici a quelli presenti ne La città stregata, primo capitolo della trilogia cinematografica di Ken, ove Sanga è un dittatore spietato a capo del Villaggio di Libertà, cittadina nella quale il popolo è schiavo della riserva acquifera gestita dall’ esercito.
Le sequenze adrenaliniche, i costumi, i dialoghi surreali e minimalisti, la tensione costante e gli effetti speciali vecchia maniera fanno di quest’ opera qualcosa di cui poter parlare positivamente. Resteranno impresse anche delle sequenze a sfondo quasi erotico, come quella delle 5 concubine che si lavano dopo la tempesta di sabbia, una vera novità nella saga fin qui proiettata quasi esclusivamente sulla muscolatura al maschile.
Hardy ha un fisico tarchiato, dunque in parte simile a Gibson, ed il suo volto a metà strada tra disillusione e follia, tra incubi che lo perseguitano e una voglia di redimersi non si sa fino a che punto reale, ci portano a pensare che, forse, è il volto giusto per il Max del nuovo millennio. Un Mad Max che si fa in due, che divide la scena con la co-protagonista femminile, che si fa da parte quando occorre ma che rientra in scena alla grande quando il bene ha bisogno di lui. Il cuore di chi ama questa saga si divide inizialmente tra quella parte ancora innamorata del fuoco sacro che ne fece nascere il mito e quell’ altra, più razionale, che apprezza il ritorno sulle scene di un regista fantastico che non conosce rivali al mondo nell’ azione pura.
Thanks, George.
 
Voto: 8.5

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