Mad Max: Fury Road |
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Un film di George Miller (II).
Con Zoë Kravitz, Nicholas Hoult, Melissa Jaffer, Courtney Eaton, Megan Gale.
continua»
Titolo originale Mad Max: Fury Road.
Azione,
Ratings: Kids+16,
durata 120 min.
- USA, Australia 2015.
- Warner Bros Italia
uscita giovedì 14 maggio 2015.
MYMONETRO
Mad Max: Fury Road
valutazione media:
3,66
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il Capolavoro di Miller tra follia e spettacolo.di ClaudioFedele93Feedback: 9200 | altri commenti e recensioni di ClaudioFedele93 |
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sabato 16 maggio 2015 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La distanza tra la Follia e la Genialità a volte è talmente ravvicinata che solo una sottile linea rossa separa l’una dall’altra, e al Cinema le regole sono le stesse, come nel mondo reale, sebbene ciò che vediamo proiettato su uno schermo di 7 metri sia solo una vana illusione ed opera di finzione narrativa. Considerevoli sono il numero di volte in cui siamo messi di fronte ad un mondo immaginario o ad una realtà parallela dove i cardini della logica e del reale stridono così tanto da farci credere che quel che vediamo sia vero o che un giorno, magari, potrebbe accadere. Sotto certi punti di vista, la pellicola che ci apprestiamo a recensire, presentata al Festival di Cannes 2015 fuori concorso, ed accolta da ovazioni ed elogi, rappresenta esattamente l’anello di congiunzione tra noi e la settima arte, quel patto che lo spettatore stringe con il regista, il quale non si fa scrupoli a portarlo ad esplorare storie ignote e ricche di fascino. Tutti ricordiamo Mad Max - Interceptor, il primo capitolo della celebre saga, che lanciò il giovane Mel Gibson che di lì a poco sarebbe divenuto una star internazionale, e gran parte di noi è cosciente del debito che la cultura pop deve a George Miller per la creazione di quel suo mondo distopico, il quale prende le forme della sua Australia incastonata in un universo post-apocalittico. L’eredità della saga di Mad Max è quel tipo di lascito davvero considerevole, potente nonché dotato di quella profondità tale da insinuarsi in molti ambiti dell’intrattenimento moderno. Gli autori che hanno preso spunto dalla trilogia cult di Miller sono tanti, troppi da contare sulle dita di una mano, ma mai tanto bravi da saper rinnovare una formula che nel suo genere ha dettato costantemente legge. Prendiamo, ad esempio, il caso del cartone animato giapponese Kenshiro, colui che più di tutti deve qualcosa a questo franchising, opera in cui si ricalcano non solo le tante sfumature dei personaggi della trasposizione cinematografica, ma dove è possibile scorgere forti richiami per le scenografie ed alcune tematiche. Eppure questo non è che l’inizio, la punta di un iceberg che con il passare degli anni non ha fatto che dimostrare il valore della nota serie di lungometraggi. The Road, 28 Giorni Dopo, Io Sono Leggenda, The Stand di Stephen King, sono tutti lavori che vivono di una luce riflessa dei lavori del regista australiano, e con l’avvento delle console casalinghe quali Playstation e X-Box anche il mondo videoludico ha ripreso scenari vari ed ambienti post-apocalittici di Milleriana memoria, non a caso capolavori del settore come Fall-out, Borderlines, The Last of Us mostrano una società ed un grado di pazzia al loro interno che strizza l’occhio al mondo di Max Rockatansky, ed in alcuni casi gli omaggi non sono solo nell’estetica, ma anche nei contenuti. Per i motivi sopra elencati, oggigiorno, scrivere della nuova fatica di George Miller, Mad Max Fury Road, è un’impresa titanica quasi quanto quella che coinvolge i protagonisti della pellicola. Inizialmente concepito come re-boot, ma poi trasformatosi in un sequel alternativo alle avventure narrate più di trent’anni fa dall’ultimo, nonché terzo, capitolo della serie, Mad Max - Oltre la Sfera del Tuono, il nuovo progetto che vede Tom Hardy nelle vesti dell’antieroe per eccellenza accompagnato, sulla scena da Charlize Theron, gode di una potenza visiva senza pari e su cui, già è chiaro, si spenderanno fiumi di parole. Scrivere della trama di Mad Max potrebbe essere non solo un torto verso i lettori, ma anche un processo particolarmente difficile da rendere nero su bianco, poiché al di là di una struttura narrativa semplice, poiché in fondo il film è un inseguimento (quasi) perenne ed una conseguente fuga da parte della Imperatrice Furiosa (Theron), assieme a delle ancelle, da un dittatore che sfrutta le persone come oggetti, le tematiche sono talmente profonde, attuali ed innovative che sarebbero davvero irrispettoso abbozzarle. Vi basterà sapere che per capire la storia di questo nuovo capitolo non importa aver visto i precedenti, sebbene in tal caso non sarete in grado di cogliere sottili citazioni, e che il tutto prende inizio, in un futuro prossimo distopico post-apocalittivo, proprio con la cattura di Max da parte dei Figli della Guerra, un'armata di guerrieri dal colore della pelle pallido, comandati dal temibile “Immortal Joel”, colui che tiene il potere ed il controllo assoluto di un governo totalitario lungo la Fury Road, sottomettendo il popolo con le riserve d’acqua. In seguito alla fuga della imperatrice Furiosa e delle spose del dittatore, questi decide di inseguirle lungo tutto il deserto con il proprio esercito a bordo di veicoli d’assalto. I destini di Max e di Furiosa sono destinati, proprio a causa di questo evento, ad incontrarsi e la missione, portare in salvo le mogli di “Immortal Joel”, porterà i due a conoscersi meglio, in un mondo dove nulla è semplice, niente è gratuito, ma sopratutto dove la follia e la morte alimentano i cuori della gente. Sembra strano dirlo, ma il cuore pulsante della produzione non è il personaggio di Max, che in alcuni casi assume quasi una sfumatura di contorno nei confronti della vicenda, ma il personaggio di Charlize Theron, Furiosa, e le concubine stanche di essere trattate come oggetti, utilizzate unicamente in una società in cui vede in loro donatrici di bambini e di “vita”. L’imperatrice ruba la scena in ogni momento, porta su un piano inedito ed innovativo il valore e l’importanza delle donne sullo schermo, portando, dunque, a fare un parallelismo tra questa pellicola e tante altre in cui l’eroina di turno faceva vivere nell’ombra i tanti comprimari del sesso opposto. La Theron ricorda vagamente, per la forza e l’audacia, la Sigourney Weaver di Aliens di James Cameron, ma qui l’attrice Sud Africana vive in un tale stato di grazia che supera la collega in bravura, fa mangiare la polvere a tante altre bellissime interpreti e si cala in un ruolo che la porta a fare l’interpretazione migliore della sua vita o come poche altre, perché Furiosa vive di forza, ma anche di sguardi e gli occhi di Charlize esprimono tutto il necessario, sono lo specchio della sua anima e delle sue paure, parlano di rabbia, furore, dolore, ribellione e sacrificio, parlano dell’importanza in questo mondo della donna, sono uno specchio in cui ogni essere umano può scorgere l’orrore che si annida in determinate società nei confronti del sesso femminile ed in essi c’è la bellezza, una classe ed eleganza che anche nei momenti peggiori fuori esce sempre, perché Charlize Theron oltre ad essere brava, e qui si meriterebbe una sincera lode, è sempre dannatamente bella. Mad Max Fury Road è un film che parla di un mondo legato al fanatismo, dove l’acqua ed il petrolio sono risorse ormai esaurite ed i rimandi alla realtà di oggi sono molti e da tenere in grande considerazione, qui vi è un allegoria di quello che è il nostro mondo, o di quello che probabilmente diverrà, ma ciò, al di là della sfumatura socio-politica di considerevole rilievo, resta sopratutto un lavoro legato alla femminilità, perché Tom Hardy non è mai padrone di una scena, ad eccezione del finale e delle prime sequenze, e viene costantemente sminuito da Furiosa, non in modo dispregiativo, tenete a mente, ma resta comunque un piccolo umano dinnanzi alla potenza titanica della comprimaria quando ella appare sulla scena. Il mondo di Miller è marcio, povero e folle, dove non è possibile lasciarsi andare ai sentimenti o nei dolori degli altri, non vi è compassione, né umanità, è un universo ricco di disagio, orrore e morte, vista attraverso gli occhi di un regista che a 70 anni ha la voglia di una giovane promessa nel mostrare il proprio potenziale e talento. Raramente ci troviamo davanti a cineasti che ad una certa età vogliono mettersi in gioco come da giovani, magari un giorno ti ritrovi tra le fila uno Scorsese che dirige DiCaprio ne Il Lupo di Wall Street, in un altro trovi un Eastwood od un Woody Allen che continuano a sfornare lavori carichi di quella voglia di Cinema che nemmeno i nuovi talenti hanno, ma oggi quel che si ha tra le mani è un George Miller che sembra volerci dire che finalmente ha realizzato un sogno, ha preso il suo gioiello degli anni ‘80, quello che fu il suo esordio visivamente potente all’epoca e l’ha distrutto per creare un lungometraggio ancora più devastante, esplosivo e ricco di adrenalina, capace di rompere gli schermi visivi degli ultimi anni, saperli rinnovare e donare alla settima arte un nuovo modo di realizzare pellicole di azione. Anche questa nuova avventura del film-maker australiano detterà legge negli anni avvenire, saprà essere un punto di riferimento per le nuove produzione, c’è da scommetterci. Tecnicamente il film è eccellente, esso non è altro che un lungo inseguimento sulle dune di un deserto luminoso e capace di offrire sequenze spettacolari, come quella della tempesta di sabbia, sia nelle ore notturne che diurne, sempre ritratto con una padronanza della macchina da presa invidiabile ed incapace di scendere di tono. Scene di guerra, combattimenti, inseguimenti e quant’altro richiami il genere action, qui vengono tutte servite su un piatto d’oro, realizzate con una eleganza estetica e visiva senza pari che raramente si è vista negli ultimi 20 anni di Cinema condite da una colonna sonora accattivante, effetti speciali al passo con i tempi e da un reparto scenografico ispirato. Mad Max Fury Road è nel suo genere un capolavoro, una pellicola importante e rivoluzionaria, capace di prendere il meglio del cinema degli ultimi decenni, annientarlo e riprodurlo sotto una nuova luce, una nuova potenza visiva capace di mettere in ombra una qualsiasi altra produzione recente. Equilibrato nella sua follia, profondo e intriso di tematiche importanti e delicate, critico verso un determinato tipo di atteggiamento e società, la pellicola di Miller è una luce in un mare di tenebra, un barlume di bellezza accompagnato dai rombi dei motori e dalle esplosioni che prendono animo nella sala come mai prima d’ora. E’ un progetto immenso, curato sotto ogni dettaglio, devastante, ma con i piedi per terra, privo di quelle iperboli roboanti diventate purtroppo sempre più presenti nei film di questo stampo. Il cast, per quanto ben assortito, dove tra le cui fila si scorge una affascinante quarantenne Megan Gale e Rosie Huntington-Whiteley, la co-protagonista del misogino Transfomers 4 diretto da Michael Bay, viene costantemente sminuito dalla performance di Charlize Theron, che cattura l’attenzione dello spettatore e buca costantemente lo schermo, una gioia per gli occhi e la mente la sua Imperatrice Furiosa non vi sono altre parole per descriverla meglio. E’ buffo pensare che tra tutti i personaggi sia proprio Max, il protagonista, ad essere quello di minor interesse, non a causa della prova di Hardy che continua a dimostrare la propria bravura ed impegno, ma per la sua poco incisiva profondità (o originalità) che non riesce ad emergere appieno rispetto a quella di altri. Stiamo parlando di un’opera che sarà destinata a fare Storia, uno dei migliori film dell’anno, ed in questi 365 il Cinema ha regalato molte perle di cui dobbiamo tener conto; quello che abbiamo tra le mani è forse il primo pezzo di una nuova trilogia, capace di mandare un messaggio forte anche a coloro i quali vorranno imitarla o omaggiarla, che si apre con il volto di Max e si chiude, come era doveroso fare, con il viso di Furiosa. Giù il cappello per il maestro George Miller, la lode è tua!
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