claudiofedele93
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sabato 16 maggio 2015
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il capolavoro di miller tra follia e spettacolo.
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La distanza tra la Follia e la Genialità a volte è talmente ravvicinata che solo una sottile linea rossa separa l’una dall’altra, e al Cinema le regole sono le stesse, come nel mondo reale, sebbene ciò che vediamo proiettato su uno schermo di 7 metri sia solo una vana illusione ed opera di finzione narrativa. Considerevoli sono il numero di volte in cui siamo messi di fronte ad un mondo immaginario o ad una realtà parallela dove i cardini della logica e del reale stridono così tanto da farci credere che quel che vediamo sia vero o che un giorno, magari, potrebbe accadere.
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La distanza tra la Follia e la Genialità a volte è talmente ravvicinata che solo una sottile linea rossa separa l’una dall’altra, e al Cinema le regole sono le stesse, come nel mondo reale, sebbene ciò che vediamo proiettato su uno schermo di 7 metri sia solo una vana illusione ed opera di finzione narrativa. Considerevoli sono il numero di volte in cui siamo messi di fronte ad un mondo immaginario o ad una realtà parallela dove i cardini della logica e del reale stridono così tanto da farci credere che quel che vediamo sia vero o che un giorno, magari, potrebbe accadere. Sotto certi punti di vista, la pellicola che ci apprestiamo a recensire, presentata al Festival di Cannes 2015 fuori concorso, ed accolta da ovazioni ed elogi, rappresenta esattamente l’anello di congiunzione tra noi e la settima arte, quel patto che lo spettatore stringe con il regista, il quale non si fa scrupoli a portarlo ad esplorare storie ignote e ricche di fascino.
Tutti ricordiamo Mad Max - Interceptor, il primo capitolo della celebre saga, che lanciò il giovane Mel Gibson che di lì a poco sarebbe divenuto una star internazionale, e gran parte di noi è cosciente del debito che la cultura pop deve a George Miller per la creazione di quel suo mondo distopico, il quale prende le forme della sua Australia incastonata in un universo post-apocalittico. L’eredità della saga di Mad Max è quel tipo di lascito davvero considerevole, potente nonché dotato di quella profondità tale da insinuarsi in molti ambiti dell’intrattenimento moderno.
Gli autori che hanno preso spunto dalla trilogia cult di Miller sono tanti, troppi da contare sulle dita di una mano, ma mai tanto bravi da saper rinnovare una formula che nel suo genere ha dettato costantemente legge. Prendiamo, ad esempio, il caso del cartone animato giapponese Kenshiro, colui che più di tutti deve qualcosa a questo franchising, opera in cui si ricalcano non solo le tante sfumature dei personaggi della trasposizione cinematografica, ma dove è possibile scorgere forti richiami per le scenografie ed alcune tematiche. Eppure questo non è che l’inizio, la punta di un iceberg che con il passare degli anni non ha fatto che dimostrare il valore della nota serie di lungometraggi. The Road, 28 Giorni Dopo, Io Sono Leggenda, The Stand di Stephen King, sono tutti lavori che vivono di una luce riflessa dei lavori del regista australiano, e con l’avvento delle console casalinghe quali Playstation e X-Box anche il mondo videoludico ha ripreso scenari vari ed ambienti post-apocalittici di Milleriana memoria, non a caso capolavori del settore come Fall-out, Borderlines, The Last of Us mostrano una società ed un grado di pazzia al loro interno che strizza l’occhio al mondo di Max Rockatansky, ed in alcuni casi gli omaggi non sono solo nell’estetica, ma anche nei contenuti.
Per i motivi sopra elencati, oggigiorno, scrivere della nuova fatica di George Miller, Mad Max Fury Road, è un’impresa titanica quasi quanto quella che coinvolge i protagonisti della pellicola. Inizialmente concepito come re-boot, ma poi trasformatosi in un sequel alternativo alle avventure narrate più di trent’anni fa dall’ultimo, nonché terzo, capitolo della serie, Mad Max - Oltre la Sfera del Tuono, il nuovo progetto che vede Tom Hardy nelle vesti dell’antieroe per eccellenza accompagnato, sulla scena da Charlize Theron, gode di una potenza visiva senza pari e su cui, già è chiaro, si spenderanno fiumi di parole.
Scrivere della trama di Mad Max potrebbe essere non solo un torto verso i lettori, ma anche un processo particolarmente difficile da rendere nero su bianco, poiché al di là di una struttura narrativa semplice, poiché in fondo il film è un inseguimento (quasi) perenne ed una conseguente fuga da parte della Imperatrice Furiosa (Theron), assieme a delle ancelle, da un dittatore che sfrutta le persone come oggetti, le tematiche sono talmente profonde, attuali ed innovative che sarebbero davvero irrispettoso abbozzarle. Vi basterà sapere che per capire la storia di questo nuovo capitolo non importa aver visto i precedenti, sebbene in tal caso non sarete in grado di cogliere sottili citazioni, e che il tutto prende inizio, in un futuro prossimo distopico post-apocalittivo, proprio con la cattura di Max da parte dei Figli della Guerra, un'armata di guerrieri dal colore della pelle pallido, comandati dal temibile “Immortal Joel”, colui che tiene il potere ed il controllo assoluto di un governo totalitario lungo la Fury Road, sottomettendo il popolo con le riserve d’acqua. In seguito alla fuga della imperatrice Furiosa e delle spose del dittatore, questi decide di inseguirle lungo tutto il deserto con il proprio esercito a bordo di veicoli d’assalto. I destini di Max e di Furiosa sono destinati, proprio a causa di questo evento, ad incontrarsi e la missione, portare in salvo le mogli di “Immortal Joel”, porterà i due a conoscersi meglio, in un mondo dove nulla è semplice, niente è gratuito, ma sopratutto dove la follia e la morte alimentano i cuori della gente.
Sembra strano dirlo, ma il cuore pulsante della produzione non è il personaggio di Max, che in alcuni casi assume quasi una sfumatura di contorno nei confronti della vicenda, ma il personaggio di Charlize Theron, Furiosa, e le concubine stanche di essere trattate come oggetti, utilizzate unicamente in una società in cui vede in loro donatrici di bambini e di “vita”. L’imperatrice ruba la scena in ogni momento, porta su un piano inedito ed innovativo il valore e l’importanza delle donne sullo schermo, portando, dunque, a fare un parallelismo tra questa pellicola e tante altre in cui l’eroina di turno faceva vivere nell’ombra i tanti comprimari del sesso opposto. La Theron ricorda vagamente, per la forza e l’audacia, la Sigourney Weaver di Aliens di James Cameron, ma qui l’attrice Sud Africana vive in un tale stato di grazia che supera la collega in bravura, fa mangiare la polvere a tante altre bellissime interpreti e si cala in un ruolo che la porta a fare l’interpretazione migliore della sua vita o come poche altre, perché Furiosa vive di forza, ma anche di sguardi e gli occhi di Charlize esprimono tutto il necessario, sono lo specchio della sua anima e delle sue paure, parlano di rabbia, furore, dolore, ribellione e sacrificio, parlano dell’importanza in questo mondo della donna, sono uno specchio in cui ogni essere umano può scorgere l’orrore che si annida in determinate società nei confronti del sesso femminile ed in essi c’è la bellezza, una classe ed eleganza che anche nei momenti peggiori fuori esce sempre, perché Charlize Theron oltre ad essere brava, e qui si meriterebbe una sincera lode, è sempre dannatamente bella.
Mad Max Fury Road è un film che parla di un mondo legato al fanatismo, dove l’acqua ed il petrolio sono risorse ormai esaurite ed i rimandi alla realtà di oggi sono molti e da tenere in grande considerazione, qui vi è un allegoria di quello che è il nostro mondo, o di quello che probabilmente diverrà, ma ciò, al di là della sfumatura socio-politica di considerevole rilievo, resta sopratutto un lavoro legato alla femminilità, perché Tom Hardy non è mai padrone di una scena, ad eccezione del finale e delle prime sequenze, e viene costantemente sminuito da Furiosa, non in modo dispregiativo, tenete a mente, ma resta comunque un piccolo umano dinnanzi alla potenza titanica della comprimaria quando ella appare sulla scena.
Il mondo di Miller è marcio, povero e folle, dove non è possibile lasciarsi andare ai sentimenti o nei dolori degli altri, non vi è compassione, né umanità, è un universo ricco di disagio, orrore e morte, vista attraverso gli occhi di un regista che a 70 anni ha la voglia di una giovane promessa nel mostrare il proprio potenziale e talento. Raramente ci troviamo davanti a cineasti che ad una certa età vogliono mettersi in gioco come da giovani, magari un giorno ti ritrovi tra le fila uno Scorsese che dirige DiCaprio ne Il Lupo di Wall Street, in un altro trovi un Eastwood od un Woody Allen che continuano a sfornare lavori carichi di quella voglia di Cinema che nemmeno i nuovi talenti hanno, ma oggi quel che si ha tra le mani è un George Miller che sembra volerci dire che finalmente ha realizzato un sogno, ha preso il suo gioiello degli anni ‘80, quello che fu il suo esordio visivamente potente all’epoca e l’ha distrutto per creare un lungometraggio ancora più devastante, esplosivo e ricco di adrenalina, capace di rompere gli schermi visivi degli ultimi anni, saperli rinnovare e donare alla settima arte un nuovo modo di realizzare pellicole di azione. Anche questa nuova avventura del film-maker australiano detterà legge negli anni avvenire, saprà essere un punto di riferimento per le nuove produzione, c’è da scommetterci.
Tecnicamente il film è eccellente, esso non è altro che un lungo inseguimento sulle dune di un deserto luminoso e capace di offrire sequenze spettacolari, come quella della tempesta di sabbia, sia nelle ore notturne che diurne, sempre ritratto con una padronanza della macchina da presa invidiabile ed incapace di scendere di tono. Scene di guerra, combattimenti, inseguimenti e quant’altro richiami il genere action, qui vengono tutte servite su un piatto d’oro, realizzate con una eleganza estetica e visiva senza pari che raramente si è vista negli ultimi 20 anni di Cinema condite da una colonna sonora accattivante, effetti speciali al passo con i tempi e da un reparto scenografico ispirato.
Mad Max Fury Road è nel suo genere un capolavoro, una pellicola importante e rivoluzionaria, capace di prendere il meglio del cinema degli ultimi decenni, annientarlo e riprodurlo sotto una nuova luce, una nuova potenza visiva capace di mettere in ombra una qualsiasi altra produzione recente. Equilibrato nella sua follia, profondo e intriso di tematiche importanti e delicate, critico verso un determinato tipo di atteggiamento e società, la pellicola di Miller è una luce in un mare di tenebra, un barlume di bellezza accompagnato dai rombi dei motori e dalle esplosioni che prendono animo nella sala come mai prima d’ora. E’ un progetto immenso, curato sotto ogni dettaglio, devastante, ma con i piedi per terra, privo di quelle iperboli roboanti diventate purtroppo sempre più presenti nei film di questo stampo.
Il cast, per quanto ben assortito, dove tra le cui fila si scorge una affascinante quarantenne Megan Gale e Rosie Huntington-Whiteley, la co-protagonista del misogino Transfomers 4 diretto da Michael Bay, viene costantemente sminuito dalla performance di Charlize Theron, che cattura l’attenzione dello spettatore e buca costantemente lo schermo, una gioia per gli occhi e la mente la sua Imperatrice Furiosa non vi sono altre parole per descriverla meglio. E’ buffo pensare che tra tutti i personaggi sia proprio Max, il protagonista, ad essere quello di minor interesse, non a causa della prova di Hardy che continua a dimostrare la propria bravura ed impegno, ma per la sua poco incisiva profondità (o originalità) che non riesce ad emergere appieno rispetto a quella di altri.
Stiamo parlando di un’opera che sarà destinata a fare Storia, uno dei migliori film dell’anno, ed in questi 365 il Cinema ha regalato molte perle di cui dobbiamo tener conto; quello che abbiamo tra le mani è forse il primo pezzo di una nuova trilogia, capace di mandare un messaggio forte anche a coloro i quali vorranno imitarla o omaggiarla, che si apre con il volto di Max e si chiude, come era doveroso fare, con il viso di Furiosa. Giù il cappello per il maestro George Miller, la lode è tua!
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(di giuliuslxxx)
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xxseldonxx
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domenica 17 maggio 2015
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pigiando l'acceleratore si sfonda ogni aspettativa
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Non so cosa pensiate voi, ma secondo me, da una decina d'anni a questa parte, l'action occidentale ha perso decisamente la strada, monopolizzato dall'imbarazzante Michael Bay, dai simpatici ma finti supereroi Marvel e da vagonate di filmetti troppo spesso simili tra loro e dimenticabili. Eppure c'era un tempo in cui l'Action aveva la "A" maiuscola; in cui si riusciva anche a trattare tematiche importanti, oltre che a divertire; in cui registi, star e troupe erano davvero interessati a creare spettacolo. Ed è da questo tempo ormai perduto che è riemerso George Miller, si è scrollato di dosso pelle di maiale e piume di pinguino e ha riacceso i motori: "Ammira, Hollywood! Ammira!"
La trama è semplice: l'imperatrice Furiosa, compagna del tiranno Immortan Joe, scappa portandogli via il suo harem di giovani fanciulle; il despota la insegue alla testa di un esercito di folli adepti e Max Rockatansky si trova nel mezzo.
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Non so cosa pensiate voi, ma secondo me, da una decina d'anni a questa parte, l'action occidentale ha perso decisamente la strada, monopolizzato dall'imbarazzante Michael Bay, dai simpatici ma finti supereroi Marvel e da vagonate di filmetti troppo spesso simili tra loro e dimenticabili. Eppure c'era un tempo in cui l'Action aveva la "A" maiuscola; in cui si riusciva anche a trattare tematiche importanti, oltre che a divertire; in cui registi, star e troupe erano davvero interessati a creare spettacolo. Ed è da questo tempo ormai perduto che è riemerso George Miller, si è scrollato di dosso pelle di maiale e piume di pinguino e ha riacceso i motori: "Ammira, Hollywood! Ammira!"
La trama è semplice: l'imperatrice Furiosa, compagna del tiranno Immortan Joe, scappa portandogli via il suo harem di giovani fanciulle; il despota la insegue alla testa di un esercito di folli adepti e Max Rockatansky si trova nel mezzo. Un punto di partenza, (forse) un punto di arrivo, benzina e follia nel mezzo: è tutto quello che serve. Lasciate i twist-ending a Nolan, i viaggi intorno al mondo a Michael Bay e le battutine ironiche a Joss Whedon; qui siamo in un mondo di fuoco e sangue.
In questa sua ultima opera, Miller estende e modernizza l'universo post-apocalittico che aveva creato più di trent'anni fa, riuscendo magistralmente ad esprimere un mondo caotico e complesso attraverso i suoi grotteschi abitanti e le loro assurde abitudini: ogni singolo dettaglio, ogni singolo volto racconta una storia, con una coerenza di fondo tale da rendere credibile qualsiasi pazzia il regista abbia concepito. A ciò contribuisce fortemente un utilizzo minimo della computer grafica, a favore di paesaggi e stunt reali: esplosioni, schianti di metallo e ruggine, salti e lotte sono di una credibilità che nessun computer potrà creare.
Ma non è solo il modo in cui l'azione viene filmata ad essere rivoluzionario (e lo è davvero, ma non ci sono parole per esprimerlo), ma è anche la presenza femminile: sono le donne le vere protagoniste del film, donne che al grido "Non siamo cose!" si liberano con decisione dalle regole di una società (e di un genere cinematografico) maschilista, che troppo spesso le ha trattate come semplici oggetti da salvare e da possedere; il fatto poi che una di loro sia Rosie Huntington-Witheley, velina del terzo Transformers, conferisce al film un significato critico non indifferente.
Con Mad Max Fury Road, George Miller non ha solo creato un rivoluzionario capolavoro tecnico di montaggio e composizione scenica, ma ha dato vita a due ore di follia come non se ne sono mai viste al cinema, dimostrando che, se si pigia a fondo l'acceleratore, si può sfondare ogni regola e passare oltre, verso un cinema migliore.
P.S.: Scrivere una recensione composta e ordinata invece di lanciare adrenaliniche grida di gioia è stata una grande fatica.
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parieaa
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martedì 26 maggio 2015
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ode alla follia!
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Questo è un film d' Azione! e con la A stramaiuscola! Non come quelle ridicole e roboanti boiate che si spacciano come tali, Fast and Furious in primis, nelle quali pur di mantenere viva l'attenzione degli spettatori e la saga in vita a qualunque costo inscenano le più tremende e improbabili scene (insomma si è arrivati a far volare una macchina tra dei palazzi....) facendoli assomigliare più a film di fantascienza che d'azione. Certo anche la maggior parte delle scene di questo film sono almeno improbabili, ma hanno Classe e sono quasi tutte girate in vivo con degli Stunts, visto che la computer grafica è stata usate molto poco (e per fortuna perchè tali spezzoni non erano di certo all'altezza del resto.
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Questo è un film d' Azione! e con la A stramaiuscola! Non come quelle ridicole e roboanti boiate che si spacciano come tali, Fast and Furious in primis, nelle quali pur di mantenere viva l'attenzione degli spettatori e la saga in vita a qualunque costo inscenano le più tremende e improbabili scene (insomma si è arrivati a far volare una macchina tra dei palazzi....) facendoli assomigliare più a film di fantascienza che d'azione. Certo anche la maggior parte delle scene di questo film sono almeno improbabili, ma hanno Classe e sono quasi tutte girate in vivo con degli Stunts, visto che la computer grafica è stata usate molto poco (e per fortuna perchè tali spezzoni non erano di certo all'altezza del resto...esclusa la tempesta), indizio che gli effetti speciali non sono del tutto indispensabili nemmeno in questo genere, quando invece ne sembra sempre più dipendente. Miller ci regala una vera e propria perla, che è già un cult (non sono tanti i film d'azione con pareri così unanimi di critica e pubblico in fondo), ma soprattutto che non tradisce la filosofia e le tematiche della vecchia trilogia, cosa che invece fanno quasi tutti i registi che riprendono i loro vecchi lavori, quindi altro punto decisamente a suo favore. La fotografia (con i continui giochi chiaro-scuro, rosso-blu che incantano), le scenografie (maestose e minuziosamente curate) i costumi (semplicemente perfetti per lo scopo) e il trucco (inquietante e d'effetto) sono semplicemente fantastici e totalmente in sintonia con la follia del regista e usati sapientemente per rendere più veritiero e credibile possibile uno dei mondi più distopici mai visti. Da notare comunque anche la sceneggiatura, perchè se è vero che da una parte la trama è assente (inutile negarlo), il resto è curato e strutturato in modo coerente e "credibile", a fornire un ritratto caricaturale di un umanità poi non così diversa da quella reale: in fondo una moltitudine di straccioni e affamati, sulla quale poggia una classe elitaria, protetta da un corpo pseudomilitare, e paradossalmente osannata da coloro che dovrebbero odiarla, il tutto tenuto assieme dalla paura dello straniero, dalla fame, dalla sete e soprattutto dalla fede, rappresentata qui da un mix di Valhalla e Immortan Joe come dio supremo e immortale, per i quali vale la pena sacrificare la propria vita (ovviamente in modo spettacolare e non mediocre). Ditemi se non è poi così diverso dal mondo di tutti i giorni. Il cast non delude, anche se non è che abbia avuto poi tanto peso, visto che il trucco e i costumi fanno gran parte del lavoro. Però credo sia da ricordare la performance della Theron (molto credibile) e di Max in persona (anche se spiccica due parole in croce e nemmeno doppiate bene). Invece non ho capito il bisogno dei vari flashback, visto che non sono nemmeno spiegati e poco utili. Infine si arriva al vero cuore del film: i veicoli! Sporchi, luridi, pazzi, rumorosi, arrugginiti, spacconi, fumosi, divinizzati e....ammiriamoli! Punto. C'è addirittura Megan Gale rediviva! Difficile avere di più.
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(di ellistor)
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lucaba
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venerdì 15 maggio 2015
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il futuro è dei folli
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Dopo il terzo, a mio avviso deludente, capitolo della saga di Mad Max, intitolato "Oltre la sfera del tuono" che di mad aveva proprio poco e a seguito di un inizio promettente poi si trasforma gradualmente in una fusione tra Hook - Capitan Uncino, Il Barone di Munchausen e i Goonies, Miller ha avuto tempo per pensare. Un lunghissimo lasso di tempo, nel quale me lo immagino intento a fondersi le meningi nel tentativo di ridare vigore e dignità alla sua opera più emblematica e dopo, più o meno, trent'anni eccoci qua, al cinema. In un 3D aggressivo per usare un eufemismo, si sviluppa la nuova avventura di Max e lo fa nel modo più roboante e scoppiettante possibile.
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Dopo il terzo, a mio avviso deludente, capitolo della saga di Mad Max, intitolato "Oltre la sfera del tuono" che di mad aveva proprio poco e a seguito di un inizio promettente poi si trasforma gradualmente in una fusione tra Hook - Capitan Uncino, Il Barone di Munchausen e i Goonies, Miller ha avuto tempo per pensare. Un lunghissimo lasso di tempo, nel quale me lo immagino intento a fondersi le meningi nel tentativo di ridare vigore e dignità alla sua opera più emblematica e dopo, più o meno, trent'anni eccoci qua, al cinema. In un 3D aggressivo per usare un eufemismo, si sviluppa la nuova avventura di Max e lo fa nel modo più roboante e scoppiettante possibile. Perché subito lo spettatore si trova catapultato in un mondo frenetico, nel quale non è consigliabile abbassare la guardia, tra tempeste di sabbia e attacchi in massa di tribù motorizzate. L'asticella del adrenalinometro non si abbassa un attimo per tutto il film, non c'è pausa - al cinema, almeno in quello dove sono stato io, nemmeno l'intervallo - dall'inizio alla fine i motori rombano, i pugni volano e i cannoni sparano. L'eccesso è la norma nell'immaginario di Miller, basti pensare che le lance, intese come armi, non trafiggono, ma esplodono. Un po' forzata come cosa? No, nemmeno minimamente perché Mad Max Fury Road è estremo e l'estremizzazione in questo film ci sta dannatamente bene, come il cacio su maccheroni o il pallone tra i piedi di Leo Messi. Nel tripudio di azione che accompagna la folle corsa del film, i pochi che non saranno colti da infarto, potranno accorgersi che tra una esplosione e l'altra c'è anche una storia che, oltretutto, funziona ed è ben solida. Una trama sviluppata in trent'anni e che aggiunge molto alla mitologia dell'universo milleriano, nel quale ritroviamo un Max un po' meno belloccio del precedente, ma molto più complesso con fantasmi personali a tormentarlo, ma che non scalfiscono il suo inestinguibile impulso vitale, grande plauso ad Hardy per l'interpretazione straordinariamente espressiva. Un tiranno terribile come Immortan Joe, autoproclamatosi dio, con al seguito una popolazione guerriera, i figli di guerra, pronti all'ultimo sacrificio pur di seguirlo. Le cinque ragazze soavi come ninfee, che oltre essere un bel vedere - figlia di Kravitz in primis - cozzano in maniera sublime con l'atmosfera maschia del film. Poi, c'è lei, bella anche se sporca di fango, Charlize Theron, l'imperatrice Furiosa, disperata e ostinata nella sua ribellione.
Quest'ultimo - forse solo in ordine cronologico - capitolo della epica saga di Miller è esaltazione pura, equiparabile solo ad un lancio nel vuoto attaccati ad un paracadute in fiamme e, se non mi sento di consigliare a nessuno di provare un'esperienza simile, date le ovvie conseguenze, invito chiunque anche i non appassionati del genere, invece, a viversi il film perché il futuro è dei folli e George Miller ne è il nuovo re.
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rukahs
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venerdì 15 maggio 2015
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ammirate! cinema d'azione allo stato puro
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George Miller prende la sua vecchia trilogia e la riaccende con ancora più esplosioni e pallottole.
e non sbaglia un colpo. è riuscito a rivitalizzare un mito anni 70 mantenendo il personaggio intatto con un Tom Hardy come sempre all'altezza della situazione.
recitazione più fisica che altro, come il primo Max, le sue battute sono asciugate al massimo. eccolo il senso del cinema: mostra, non raccontare. ecco cosa fa Max, ci mostra chi è, e George Miller sa come enfatizzarlo.
trama semplice e lineare, nulla di eccelso, o per meglio dire nulla di nuovo rispetto a chi conosce già bene la trilogia, ma non ha importanza, il mondo di Max è quello e solo quello ci serviva.
solo eccezionalmente moderno: regia, montaggio e sonoro si abbracciano in un ritmo turbinante senza dare sosta allo spettatore.
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George Miller prende la sua vecchia trilogia e la riaccende con ancora più esplosioni e pallottole.
e non sbaglia un colpo. è riuscito a rivitalizzare un mito anni 70 mantenendo il personaggio intatto con un Tom Hardy come sempre all'altezza della situazione.
recitazione più fisica che altro, come il primo Max, le sue battute sono asciugate al massimo. eccolo il senso del cinema: mostra, non raccontare. ecco cosa fa Max, ci mostra chi è, e George Miller sa come enfatizzarlo.
trama semplice e lineare, nulla di eccelso, o per meglio dire nulla di nuovo rispetto a chi conosce già bene la trilogia, ma non ha importanza, il mondo di Max è quello e solo quello ci serviva.
solo eccezionalmente moderno: regia, montaggio e sonoro si abbracciano in un ritmo turbinante senza dare sosta allo spettatore. 2 ore di pure immagini in movimento senza mai fermarsi.
ecco cos'è Mad Max
unica pecca forse qualche effetto grafico poco curato.
per il resto è un film praticamente perfetto.
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giorpost
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giovedì 21 maggio 2015
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tra road warrior e buronson,gran ritorno di miller
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Per parlare di Mad Max: Fury Road (Australia, 2015), occorre conoscere approfonditamente l’ universo che ruota attorno al personaggio creato dalla mente intuitiva e geniale di George Miller, il grande regista di culto australiano di origini greche. Quella che è certamente una delle 3 saghe più amate della storia cinematografica (insieme a Star Wars e Rocky) nacque alla fine dei prolifici anni ’70 con il capolavoro Mad Max (in Italia arrivato come Interceptor) e si chiuse momentaneamente nell’ 85 allorquando, con Beyond Thunderdome, Miller passò da un’ ambientazione dark e tipicamente on the road ad una più fantasy.
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Per parlare di Mad Max: Fury Road (Australia, 2015), occorre conoscere approfonditamente l’ universo che ruota attorno al personaggio creato dalla mente intuitiva e geniale di George Miller, il grande regista di culto australiano di origini greche. Quella che è certamente una delle 3 saghe più amate della storia cinematografica (insieme a Star Wars e Rocky) nacque alla fine dei prolifici anni ’70 con il capolavoro Mad Max (in Italia arrivato come Interceptor) e si chiuse momentaneamente nell’ 85 allorquando, con Beyond Thunderdome, Miller passò da un’ ambientazione dark e tipicamente on the road ad una più fantasy. Nacquero in quegli anni una serie di icone senza tempo, a partire da Mel Gibson, che ha legato indissolubilmente la sua carriera all’ ex poliziotto post-atomico, passando per la mitica Ford Mustang V8, macchina super veloce passata alla storia, fino alle terre desolate dell’ outback australiano, diventate in quegli anni terreno fertile per disegnatori e sceneggiatori di manga e film in tutto il mondo. Miller creò, in pratica, un pozzo senza fondo dal quale attingere idee e riformulazioni di quella originale di sua paternità.
Siamo in un futuro non meglio precisato in una terra sconosciuta (presumibilmente l’ Australia, ma non è dato saperlo) ove l’ uomo è ridotto alla fame, senza punti di riferimento a noi noti come case, strade, istituzioni. La civiltà è scomparsa e la razza umana è tornata indietro di 1000 anni, in un medioevo post apocalittico causato da una serie di catastrofi socio-economiche-ambientali. Gli unici che hanno la meglio sulla massa sono energumeni super motorizzati capitanati da Immortan Joe, signore delle terre desolate che tiene in ostaggio la gente con l’ unica riserva d’ acqua ancora esistente. In quest’ epoca si uccide per avere benzina o un’ auto da inseguimento; in questo futuro distopico la maggioranza delle persone è malata a causa di una terra inquinata ed avvelenata. I Figli di Guerra, fisicamente simili ad un ragazzo della tribù di ragazzini del terzo capitolo, sono l’ esercito di Immortan Joe, ma si tratta di soldati completamente invasati con il culto del volante e delle cromature, guerrieri in procinto di morire ai quali importa solo piacere al signore supremo per meritarsi la sua ammirazione. L’ ambientazione cupa del luogo ci mostra auto corazzate, camion rinforzati (denominati blindo-cisterne), strutture a carrucola dove esseri umani fungono da forza motrice in un complesso meccanismo autoritario ove l’ autoproclamato sovrano si mostra alla folla con maschera e corazza da un balcone a forma di teschio scavato in una montagna altissima. Da un lato c’è lui con i suoi uomini, dall’ altro la povera gente affamata ed assetata, ma assurdamente attratta dall’ ego di questo dittatore.
Fuoriosa (Charlize Theron) è la sua più fidata luogotenente, una guerriera tenebrosa e determinata che col passare degli anni, a causa delle condizioni di schiavitù e per le ferite incancellabili sul suo corpo procurate per assecondare il volere del tiranno, prende la difficile decisione di scappare con una blindo-cisterna portando con se un prezioso carico, le riproduttrici: cinque bellissime ragazze sane che avrebbero dovuto garantire eredi a Joe per generare una nuova stirpe. Inizia così un’ inseguimento nel deserto a tutta velocità tra veicoli modificati muniti di nitro, armi di ogni sorta, fionde umane, gomme giganti e costumi pazzeschi. Nella carovana che si crea appare anche il redivivo Max Rockatansky, imprigionato dagli uomini di Joe i quali, dopo avergli distrutto la sua fedele V8 Interceptor che appare solo in un “cameo”, lo scelgono come “sacca” di sangue in quanto portatore di plasma universale, utile al soldato Nux, pronto alla scalata nelle gerarchie dei Figli di Guerra ma bisognoso di trasfusioni continue per non rischiare di morire anzitempo. La corsa è infinita, tra nemici che spuntano da ogni dove, sabbia, sangue e la presenza di un chitarrista rock obbligato a fare da colonna sonora metal per aizzare i soldati in stile Apocalipse Now. Max il Pazzo avrà modo ed occasione di rendersi utile alla causa, come già successo nei precedenti capitoli, pur tra reciproche diffidenze che facilmente possono nascere tra due guerrieri di strada dal passato burrascoso ed alla ricerca di una redenzione che risulta sempre più difficile da raggiungere. L’ obiettivo di Furiosa è quello di tornare, attraversando le Terre Perdute, nel suo luogo d’ origine con la speranza di ricominciare una nuova vita, ma le cose andranno in maniera diversa.
Parliamoci chiaro: Mad Max è un’ icona legata al volto ed al fisico di Mel Gibson ma per George Miller richiamare l’ attore australiano sarebbe stato impossibile vuoi per ragioni anagrafiche, vuoi per inopportunità legate ai suoi guai giudiziari ed alle sue ultime uscite razziste. L’ appassionato della saga, come me, ha inizialmente storto il naso nel vedere questo Tom Hardy vestire quei panni, ma col passare dei minuti si capisce che Miller ha voluto effettuare una sorta di refresh della storia, partendo però non dall’ ultimo capitolo del 1985 (come poteva sembrare dalla scelta del cast), ma dal secondo, da quel The Road Warrior del 1981, film iconografico che generò un tumulto di imitazioni o semplici ispirazioni tra le quali va ricordata quella più celebre, ovvero la storia di Ken il Guerriero di Buronson e Tetsuo Hara, leggendario manga ispirato quasi in tutto al franchise di cui stiamo parlando. E Miller in questo reboot ricambia il favore omaggiando e quasi citando a sua volta Buronson e la sua serie a fumetti, in particolare nella creazione dell’ immaginario della Cittadella e dello stesso tiranno, simili se non identici a quelli presenti ne La città stregata, primo capitolo della trilogia cinematografica di Ken, ove Sanga è un dittatore spietato a capo del Villaggio di Libertà, cittadina nella quale il popolo è schiavo della riserva acquifera gestita dall’ esercito.
Le sequenze adrenaliniche, i costumi, i dialoghi surreali e minimalisti, la tensione costante e gli effetti speciali vecchia maniera fanno di quest’ opera qualcosa di cui poter parlare positivamente. Resteranno impresse anche delle sequenze a sfondo quasi erotico, come quella delle 5 concubine che si lavano dopo la tempesta di sabbia, una vera novità nella saga fin qui proiettata quasi esclusivamente sulla muscolatura al maschile.
Hardy ha un fisico tarchiato, dunque in parte simile a Gibson, ed il suo volto a metà strada tra disillusione e follia, tra incubi che lo perseguitano e una voglia di redimersi non si sa fino a che punto reale, ci portano a pensare che, forse, è il volto giusto per il Max del nuovo millennio. Un Mad Max che si fa in due, che divide la scena con la co-protagonista femminile, che si fa da parte quando occorre ma che rientra in scena alla grande quando il bene ha bisogno di lui. Il cuore di chi ama questa saga si divide inizialmente tra quella parte ancora innamorata del fuoco sacro che ne fece nascere il mito e quell’ altra, più razionale, che apprezza il ritorno sulle scene di un regista fantastico che non conosce rivali al mondo nell’ azione pura.
Thanks, George.
Voto: 8.5
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filippotognoli
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sabato 23 maggio 2015
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epico!
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Confesso che prima di vederlo ero molto scettico e pessimista.Abituato ai tanti/troppi remake/reboot degli ultimi anni, mi aspettavo una delusione cocente.Non era certo facile rilanciare una saga storica e nel suo genere magistrale dopo tanti anni.E invece, mi sono completamente ricreduto!Merito in primis dello stesso regista australiano George Miller, che meglio di chiunque altro e' riuscito a ricreare lo spirito e l'essenza dei primi suoi tre suoi lungometraggi.In particolare la struttura ricorda molto da vicino il secondo film dei tre precedenti, a mio avviso di gran lunga il migliore.Il futuro post atomico del pianeta terra e il genere umano disperato e senza speranza, temi trattati in migliaia di salse trite e ritrite, qui rivive alla grande con un pathos e un ritmo grandiosi.
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Confesso che prima di vederlo ero molto scettico e pessimista.Abituato ai tanti/troppi remake/reboot degli ultimi anni, mi aspettavo una delusione cocente.Non era certo facile rilanciare una saga storica e nel suo genere magistrale dopo tanti anni.E invece, mi sono completamente ricreduto!Merito in primis dello stesso regista australiano George Miller, che meglio di chiunque altro e' riuscito a ricreare lo spirito e l'essenza dei primi suoi tre suoi lungometraggi.In particolare la struttura ricorda molto da vicino il secondo film dei tre precedenti, a mio avviso di gran lunga il migliore.Il futuro post atomico del pianeta terra e il genere umano disperato e senza speranza, temi trattati in migliaia di salse trite e ritrite, qui rivive alla grande con un pathos e un ritmo grandiosi.Unica nota dolente, a mio parere e' il confronto tra Tom Hardy e Mel Gibson.A cui pero' la sceneggiatura, scritta dallo stesso Miller, pone rimedio, mettendo in primissimo piano una eroina/protagonista donna che ruba letteralmente la scena a Max.Come al solito una perfetta Charlize Theron calata nel ruolo a 360 gradi.La battuta migliore e' proprio la sua.Alla domanda di Max:"e tu che cosa cerchi?", lei risponde:"Redenzione".Nel suo genere assolutamente epico!
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aristoteles
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mercoledì 5 agosto 2015
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la furiosa fury road
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Un bel film di azione,sopratutto la prima parte ,dove la trama sembra far sperare in un prodotto piu' completo,invece il finale si riduce a immense sparatorie e botte da orbi,corpi squarciati e piogge di sangue.
Quasi tutta l'azione poi si svolge a bordo di vetture e mezzi blindati insomma un vero e proprio action road.
Il tutto comunque funziona discretamente bene e l'ambientazione e' un punto di forza del film ,nonostante la presenza di deserti sconfinati.
Il tema principale della pellicola e' la redenzione e la voglia di ricominciare creando un mondo migliore.
Alcuni personaggi sono meravigliosi come Furiosa e il cattivissimo Immortan e il chitarrista che accompagna gli inseguimenti.
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Un bel film di azione,sopratutto la prima parte ,dove la trama sembra far sperare in un prodotto piu' completo,invece il finale si riduce a immense sparatorie e botte da orbi,corpi squarciati e piogge di sangue.
Quasi tutta l'azione poi si svolge a bordo di vetture e mezzi blindati insomma un vero e proprio action road.
Il tutto comunque funziona discretamente bene e l'ambientazione e' un punto di forza del film ,nonostante la presenza di deserti sconfinati.
Il tema principale della pellicola e' la redenzione e la voglia di ricominciare creando un mondo migliore.
Alcuni personaggi sono meravigliosi come Furiosa e il cattivissimo Immortan e il chitarrista che accompagna gli inseguimenti.
FOrse un poco troppo sotto tono proprio Max nel senso che fa lui da spalla a Charlize Theron.
Da vedere perche' in fondo ad attendere lo spettatore ci sono 120 minuti di adrenalina Ed energia.
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iuriv
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domenica 16 agosto 2015
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il gusto dell'eccesso.
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Miller riprende in mano la sua creatura e nei primi minuti sembra che questi trent'anni non siano mai passati. L'introduzione di questo quarto capitolo riporta alla memoria il vecchio Guerriero Della Strada, con tanto di V8 Interceptor nelle disposizioni di Max (anche se non avrebbe dovuto esserci...) e inseguimento selvaggio, giusto per scaldarsi un po'.
Certo, Mel Gibson non è più della partita e a Tom Hardy tocca lo scomodo ruolo di sostituto. Miller però è furbo e, prima con una barba e poi con una maschera, copre parzialmente il volto dell'energumeno, consentendo a chi ha amato i primi tre capitoli della saga di adattarsi.
I tratti somatici di base del film sono gli stessi di sempre: trama semplice e Max che ci si ritrova invischiato senza aver nessuna voglia di essere li.
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Miller riprende in mano la sua creatura e nei primi minuti sembra che questi trent'anni non siano mai passati. L'introduzione di questo quarto capitolo riporta alla memoria il vecchio Guerriero Della Strada, con tanto di V8 Interceptor nelle disposizioni di Max (anche se non avrebbe dovuto esserci...) e inseguimento selvaggio, giusto per scaldarsi un po'.
Certo, Mel Gibson non è più della partita e a Tom Hardy tocca lo scomodo ruolo di sostituto. Miller però è furbo e, prima con una barba e poi con una maschera, copre parzialmente il volto dell'energumeno, consentendo a chi ha amato i primi tre capitoli della saga di adattarsi.
I tratti somatici di base del film sono gli stessi di sempre: trama semplice e Max che ci si ritrova invischiato senza aver nessuna voglia di essere li. L'imperatrice furiosa accetta di far scappare le mogli del grande capo verso il deserto alla ricerca del Posto Verde. Max che si è ritrovato catturato dai tirapiedi invasati del boss, si allea con le ragazze allo scopo di salvarsi la ghirba.
Se l'essenza narrativa della pellicola è di nuovo davvero essenziale, a cambiare è l'aspetto scenografico che Miller può sfoggiare. Enormi costruzioni incastrate tra le rocce, tempeste di sabbia apocalittiche, mari prosciugati, tutto concorre a rendere questa pellicola gonfissima. Del resto, ora il regista australiano ha il budlget, le conoscenze tecniche e l'esperienza per costruire il film che, probabilmente, ha sempre sognato. Un Mad Max ultra testosteronico in cui bruciare ettolitri di benzina e far esplodere un sacco di vetture, abbandonando lo stile kids di Thunderdome per tornare alla violenza esplicita dei primi due. E se nei precedenti episodi, l'inseguimento fungeva da sfogo finale (o tutt'al più da introduzione), qui diventa il protagonista assoluto.
Tutta la sceneggiatura si regge su un'unica corsa in macchina della durata di due ore, con pochissimi momenti per tirare il fiato. Dal punto di vista estetico è qualcosa di talmente ricco da risultare indescrivibile. Stunt, acrobazie, esplosioni e un chitarrista fuori di testa, sono li per stordire lo spettatore e per esaltarlo fino alla punta dei capelli.
Certo che forse si è esagerato un po'. Lo spettacolo è fin troppo lungo e l'unica scena d'azione, prolungata per tutta la durata, finisce per stancare un po'. Al di la di tutto, la meraviglia che riempie lo schermo (e le casse dell'impianto) sembra quasi opprimere con la sua magnificenza, costringendo chi guarda a sentire il bisogno fisico di una pausa dai ritmi forsennati che la pellicola tiene dal minuto uno.
Forse la differenza più grossa rispetto ai predecessori, che mi fa amare di più i primi due capitoli rispetto a questo, è proprio nella gestione dei ritmi. Una scelta priva di compromessi quella di Miller, ma per essere apprezzata bisogna arrivarci allenati.
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markwillis
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venerdì 15 maggio 2015
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non tutto è perduto...
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Chi è Max? Qualcuno risponderà "Come chi è, Mad Max è Tom Hardy, il protagonista!" La vera risposta è che Max "Il Matto" in realtà rappresenta tutti i personaggi coinvolti nella storia, un universo in preda alla follia e devastato dai conflitti causati dal controllo delle poche risorse in mano al solito tiranno (Hugh Keays-Byrne) che, stabilisce le regole e gli equilibri della sua roccaforte, al di là della quale, l'unico appello di speranza e di libertà rimangono confinati nell'abnegazione di se. Ed è proprio così che vengono trattati i protagonisti del film, ovvero l'Imperatrice Furiosa (un'impeccabile Charlize Theron) in cerca di redenzione e il giovane Nux (Nicholas Hoult), malato terminale e schiavo di un sistema all'interno del quale vorrebbe essere accettato ma, dal quale trarrà forza per ristabilire il giusto equilibrio del gruppo in fuga, pagandone il relativo prezzo.
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Chi è Max? Qualcuno risponderà "Come chi è, Mad Max è Tom Hardy, il protagonista!" La vera risposta è che Max "Il Matto" in realtà rappresenta tutti i personaggi coinvolti nella storia, un universo in preda alla follia e devastato dai conflitti causati dal controllo delle poche risorse in mano al solito tiranno (Hugh Keays-Byrne) che, stabilisce le regole e gli equilibri della sua roccaforte, al di là della quale, l'unico appello di speranza e di libertà rimangono confinati nell'abnegazione di se. Ed è proprio così che vengono trattati i protagonisti del film, ovvero l'Imperatrice Furiosa (un'impeccabile Charlize Theron) in cerca di redenzione e il giovane Nux (Nicholas Hoult), malato terminale e schiavo di un sistema all'interno del quale vorrebbe essere accettato ma, dal quale trarrà forza per ristabilire il giusto equilibrio del gruppo in fuga, pagandone il relativo prezzo.
Max è solo l'ingranaggio di un meccanismo ad orologeria dove è il tempo a dettare le regole della scelta di ognuno. Il tempo che ognuno di noi si lascia alle spalle e tenta disperatamente di recuperare, all'interno di un avvincente concatenarsi di sequenze spettacolari dove il genere della vicenda non risparmia quel carattere romantico ed emotivo dei personaggi, seppur intrisi di quel taglio cinico e disperato che li caratterizza. Il risultato è una perfetta simbiosi tra l'uomo e un design meccanico che ne traccia la poetica narrativa all'interno di un mondo i cui confini devono essere ritracciati, in modo da poter ridare il giusto senso all'artigianalità di un'anima ormai perduta e che i protagonisti tentano di restituire alla propria comunità a costo di sacrificare se stessi. Un ottimo film, non privo di difetti narrativi ma di sicuro un inizio avvincente per una nuova trilogia.
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