francesco2
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sabato 1 gennaio 2022
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non funziona
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Per il belga van dormael, rwgista di toto le heros -opera comunque di pregio- quei tempi appaiono lontani. e non solo cronologicamente, purtroppo.
Dio, che abita a Bruxelles, viene raffigurato come un vecchio, fumatore, che controlla gli esseri umani con atteggiamento astioso. Ha una figlia simil Amelie Poulain, che punta a raddrizzare i torti- magari provocati dal padre stesso. Per farlo, sceglie una serie di personaggi,nella migliore delle ipotesi figurine eleganti illustrate tramite una sensibilita franceseggiante. Altre, come quelle interpretata dalla Deneuve, scadono nella pura caricatura.
Non svelo il finale, che si risolve in una giustizia restituita al mondo, senza che il racconto -sic- vada oltre un generico unamitarismo con tocchi surrealisti illuminati -nelle intenzioni - dal taglio del citato film di Jeunet.
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Per il belga van dormael, rwgista di toto le heros -opera comunque di pregio- quei tempi appaiono lontani. e non solo cronologicamente, purtroppo.
Dio, che abita a Bruxelles, viene raffigurato come un vecchio, fumatore, che controlla gli esseri umani con atteggiamento astioso. Ha una figlia simil Amelie Poulain, che punta a raddrizzare i torti- magari provocati dal padre stesso. Per farlo, sceglie una serie di personaggi,nella migliore delle ipotesi figurine eleganti illustrate tramite una sensibilita franceseggiante. Altre, come quelle interpretata dalla Deneuve, scadono nella pura caricatura.
Non svelo il finale, che si risolve in una giustizia restituita al mondo, senza che il racconto -sic- vada oltre un generico unamitarismo con tocchi surrealisti illuminati -nelle intenzioni - dal taglio del citato film di Jeunet. Tutto molto modesto.
PS Un illustre critico ha parlato di umorismo difficile da comprendere fuori dal Belgio. Da italiano trapiantato in Belgio, sono d accordo con lui.
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francesco2
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domenica 21 giugno 2020
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poco convincente
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In questo film, uscito –successivamente- anche in Italia, il regista di
“Toto le hèros” presenta Dio come un vecchio iracondo, desideroso di punire sadicamente gli esseri umani .
In base alle conoscenze di chi scrive, saremmodalle parti del Dio ebraico, non di quello
cristiano. Ma siamo lontanucci da “A Serious Man”, curioso film dei Coen.Piuttosto, riflettendoci –neanche
tanto- bene, colpiscono le affinità tra quest’opera ed il mondo di Jeunet, inteso anche – e forse
soprattutto- con riferimento al “buonista” mondo di Amélie.
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In questo film, uscito –successivamente- anche in Italia, il regista di
“Toto le hèros” presenta Dio come un vecchio iracondo, desideroso di punire sadicamente gli esseri umani .
In base alle conoscenze di chi scrive, saremmodalle parti del Dio ebraico, non di quello
cristiano. Ma siamo lontanucci da “A Serious Man”, curioso film dei Coen.Piuttosto, riflettendoci –neanche
tanto- bene, colpiscono le affinità tra quest’opera ed il mondo di Jeunet, inteso anche – e forse
soprattutto- con riferimento al “buonista” mondo di Amélie. La “figlia di Dio”, presumibilmente
provocatoria nelle intenzioni, è un ‘altra giovane che si dedica –lei si- alla salvezza del genere umano, quasi
volesse espiare –stavolta si, cristianamente- l’atteggiamento del Padre.
Qualora sia questa, tuttavia, l’intenzione del regista, non mi appare offensivo definirlo un pistolotto che
predica, con una “sensibilità” franceseggiante e tocchi di surrealismo –sic- , la possibilità di una
“redenzione laica” mutuata dalla trascendenza, senza didatticismi né scene madri.
Ma appurato – auspicabilmente- quello cheNON vuole essere, bisognerebbe capire quello cosa VOGLIA
essere il film, che attinge al già citato Jeunet anche nella costruzione di alcuni personaggi e, forse, nella
costruzione “iconografica” complessiva. Tali personaggi, tuttavia, si risolvono alle volte in pure figurine –
vedi la Deneuve ed il gorilla, per esempio. Tutti hanno in comune dei percorsi di vita sbagliati o comunque
“discutibili”; ma, senza spoilerare nulla, per ciascuno di loro esiste una possibilità di riscatto, ben diversa dal
sadismo visto nei primi minuti da parte di chi regge le sorti del mondo.
(Quasi) tutto modesto, davvero modesto.
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marins
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lunedì 11 novembre 2019
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poetico e spassoso
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Poetico e divertente. Cosa si cerca di più da un film?
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aggiò
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venerdì 21 dicembre 2018
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retro significato
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Ho letto rapidamente tutti i giudizi cercandone almeno uno che abbia rilevato un "retro significato", cioè il parallelismo tra il dio di Bruxelles e quello dell'Antico Testamento. Ma, già, tutti conoscono la Bibbia però pochi l'hanno letta! E quei pochi l'hanno letta col paraocchi della fede.
A me pare che il "retro significato" di questo film sia fortemente critico e antireligioso: 1) il Dio dell'Antico Testamemento è crudele, rabbioso, vendicativo; 2) il Dio del Nuovo Testamento (J.C.) fu buono, misericordioso, amorevole e perciò finì crocifisso; 3) il Dio (o la Dea ovvero Ea) del Nuovo Nuovo Testamento è una bambina pronta a ribellarsi in forza della sua ingenua fede nella bontà e nella giustizia.
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Ho letto rapidamente tutti i giudizi cercandone almeno uno che abbia rilevato un "retro significato", cioè il parallelismo tra il dio di Bruxelles e quello dell'Antico Testamento. Ma, già, tutti conoscono la Bibbia però pochi l'hanno letta! E quei pochi l'hanno letta col paraocchi della fede.
A me pare che il "retro significato" di questo film sia fortemente critico e antireligioso: 1) il Dio dell'Antico Testamemento è crudele, rabbioso, vendicativo; 2) il Dio del Nuovo Testamento (J.C.) fu buono, misericordioso, amorevole e perciò finì crocifisso; 3) il Dio (o la Dea ovvero Ea) del Nuovo Nuovo Testamento è una bambina pronta a ribellarsi in forza della sua ingenua fede nella bontà e nella giustizia. Ea riesce a compiere quella redenzione che J.C. ha tentato, ma senza riuscirci, 2000 nni fa.
Ingenuo ottimismo o eterna illusione?
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inesperto
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giovedì 20 dicembre 2018
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tra computer e lavatrici
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Una produzione franco-belga che merita un encomio. Questo film dedicato alla mitologia cristiana è permeato di un delicatissimo surrealismo e di una soffice ironia. La protagonista è la sorellina di Gesù (JC), la quale si propone di porre rimedio alla deliberata crudeltà del padre (Dio) nei confronti dell'umanità. Nel tentativo di scrivere un nuovo Nuovo Testamento, s'imbatte nelle disastrate vite di sei persone (sette, se comprendiamo lo scriba) che diverranno i suoi apostoli. Davvero una piacevolissima commedia. Chapeau.
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greatsteven
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venerdì 6 aprile 2018
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riscriver il nuovo testamento con 6 nuovi apostoli
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DIO ESISTE E VIVE A BRUXELLES (BELG, FR, LUX, 2015) diretto da JACO VAN DORMAEL. Interpretato da BENOîT POELVOORDE, PILI GROYNE, YOLANDE MOREAU, CATHERINE DENEUVE, FRANçOIS DAMIENS, LAURA VERLINDEN, SERGE LARIVIèRE, DAVID MURGIA, JOHAN LEYSEN, PASCAL DUSQUENNE, DIDIER DE NECK, MARCO LORENZINI, ROMAIN GELIN
Dio è un ometto antipatico e odioso che vive a Bruxelles, e dal suo PC ha inventato il mondo, ma soprattutto s’è ingegnato per inventare le disgrazie che affliggono l’umanità, catalogandole in un immenso archivio custodito gelosamente in una stanza alla quale solo egli stesso ha accesso. È sposato con una dea che nessuno suppone tale, ha una figlia decenne, Ea, e ovviamente il figlio J.
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DIO ESISTE E VIVE A BRUXELLES (BELG, FR, LUX, 2015) diretto da JACO VAN DORMAEL. Interpretato da BENOîT POELVOORDE, PILI GROYNE, YOLANDE MOREAU, CATHERINE DENEUVE, FRANçOIS DAMIENS, LAURA VERLINDEN, SERGE LARIVIèRE, DAVID MURGIA, JOHAN LEYSEN, PASCAL DUSQUENNE, DIDIER DE NECK, MARCO LORENZINI, ROMAIN GELIN
Dio è un ometto antipatico e odioso che vive a Bruxelles, e dal suo PC ha inventato il mondo, ma soprattutto s’è ingegnato per inventare le disgrazie che affliggono l’umanità, catalogandole in un immenso archivio custodito gelosamente in una stanza alla quale solo egli stesso ha accesso. È sposato con una dea che nessuno suppone tale, ha una figlia decenne, Ea, e ovviamente il figlio J.C., confinato nella camera della sorella sottoforma di statuetta. La madre dei due, oppressa dal marito, non fa che ricamare e collezionare le figurine del baseball, con l’ossessione per il numero diciotto. Sarà proprio questo numero a suggerire ad Ea, per tramite di J.C., l’idea di scrivere un nuovo Nuovo Testamento scendendo sulla Terra (perché nella casa di Dio ci sono esclusivamente una cucina ammobiliata, camere da letto, una lavanderia e nessuna porta d’entrata od uscita) non senza aver prima spedito a tutte le persone esistenti la rispettiva data di morte, permettendo così a ciascuno di decidere cosa fare dei propri giorni rimanenti. A Ea occorrono altri sei apostoli, e li trova in: 1.) Aurélie, ragazza triste e sola con un braccio di silicone residuo di un incidente ferroviario; 2.) Jean-Claude, assistente capo insoddisfatto di un negozio di assicurazioni sulla vita; 3.) Marc, l’erotomane, innamorato di una tedesca conosciuta sulla spiaggia da bambino e che reincontra quando divengono entrambi doppiatori; 4.) François, l’assassino, sposato e con un figlio, che intende uccidere con un fucile a precisione le persone asserendo che, se il tentativo riesce, significa che era il loro momento, altrimenti la loro ora giungerà in altra occasione; 5.) Martine, signora matura infelicemente sposata che scopre di dover vivere moltissimi anni in meno del marito e che, grazie alla musica da circo insita nel suo cuore (perché Ea possiede il dono di sentire la musica nell’animo di ogni essere umano), riscopre l’amore in un gorilla; 6.) Willy, il più giovane dei sei apostoli e quello con meno giorni da vivere a causa di un tumore all’epidermide, che impiega gli ultimi momenti della sua vita per cambiare sesso. Il nuovo Nuovo Testamento è redatto da un barbone capace a malapena di leggere e scrivere, Victor, ovvero la prima persona che Ea incontra appena fuoriuscita dalla lavatrice che, dalla casa di Dio, conduce a Bruxelles. Quest’ultimo, nel frattempo, è infuriato per la scappatella tutt’altro che innocente della figlia, che fra l’altro teme di aver combinato un guaio irreparabile, e ripercorre lo stesso sentiero, ma va solo incontro a brutte avventure, finché ci pensa la madre di Ea a rimettere le cose a posto: accede con la password all’archivio del consorte, cancella dalla mente degli umani il pensiero della fissazione alla morte e dipinge il cielo di fiori. Tutti sono più contenti: Aurélie e François si dichiarano amore, Marc e la tedesca fanno l’amore per la prima volta, Martine vive il suo amore impossibile ma sereno col gorilla, Jean-Claude raggiunge, com’era suo sogno, il Circolo Polare Artico, Willy è contento dell’amicizia con la coetanea Ea e Victor fa soldi a palate con la vendita del libro da lui stesso scritto. L’unico ad essere infelice è Dio, umiliato da tutti coloro che per tutta la vita lui stesso ha perseguitato, e confinato ai lavori forzati in Uzbekistan. Candidatura all’Oscar come miglior film straniero nel 2016, il che ha permesso al Belgio, paese non solitamente rappresentato nella sequela degli Academy Awards per le premiazioni estere, di entrare nella short-list di dicembre. Van Dormael realizza una commedia accattivante che fa molto meglio de L’ottavo giorno (1996), riproponendo sempre il tema religioso ma con quella punta di sagacia e di divertimento rivolto agli spettatori che nell’altro film mancava. Il merito si divide in tre principali cantieri: 1.) un cast di attori tutti straordinari che imbastiscono una recitazione corale molto efficace che scava a fondo nei dubbi, nei timori e nelle ansietà dell’animo umano conferendo veridicità alla messinscena; 2.) una sceneggiatura aperta alle intensità della parola quanto alla non volgarità dell’uso ricorrente del turpiloquio, entrambi funzionali a costruire dialoghi che emozionano, divertono, commuovono e fanno riflettere al tempo stesso, senza bisogno di ricorrere a forzature o moralismi; 3.) un’accoglienza di critica che ha saputo andare al di là delle apparenze di blasfemia per riconoscere all’opera il titolo di panegirico non indiscriminato che attinge linfa vitale dal superamento dei pregiudizi, dall’abbattimento delle barriere morali, dalla vittoria sulla cecità del sadismo, sulla necessità di riscrivere le storie umane (per quanto piccole possano sembrare, non difettano mai d’importanza) per far sì che meritino di essere vissute appieno e sulla speranza incrollabile che il mondo ha bisogno di uomini e donne come vale anche l’inverso. È anche una parabola intelligente sulla stupidità della violenza psicologica e della guerra dell’uomo contro l’uomo, palliativo che muove in direzione opposta alla cattiveria fine a sé stessa e sposa in tutto e per tutto la causa della carità e della benignità verso chi riversa in una condizione di bisogno di sostegno. E il film insegna che nessuno è esente dal merito di venire aiutato.
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enzo70
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martedì 24 gennaio 2017
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una nuova bibbia apocrifa. ma poi si perde
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Jaco Van Dormael propone un vangelo apocrifo; anzi una bibbia; se del figlio di Dio ne hanno scritto tanti, pochi autori si sono occupati dell’autorevole padre. E, invece, in questo film, molto particolare, Dio esercita il suo mestiere di fabbro del mondo su un vecchio pc, da una polverosa stanza in una delle tante periferie della capitale belga. Il figlio Jc se ne è già andato per dissidi con il vecchio padre, ma anche la figlia protesta che è una bellezza.
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Jaco Van Dormael propone un vangelo apocrifo; anzi una bibbia; se del figlio di Dio ne hanno scritto tanti, pochi autori si sono occupati dell’autorevole padre. E, invece, in questo film, molto particolare, Dio esercita il suo mestiere di fabbro del mondo su un vecchio pc, da una polverosa stanza in una delle tante periferie della capitale belga. Il figlio Jc se ne è già andato per dissidi con il vecchio padre, ma anche la figlia protesta che è una bellezza. E anzi boicotta il padre, manomettendo il pc ed inviando a tutti un sms con l’ora della morte. Un film geniale sotto il profilo dell’idea e del progetto; molto incompleto sotto quello della realizzazione, perché il film gira troppo spesso intorno a sé stesso e non riesce mai a prendere quel passo di linearità, per quanto singolare, di cui un film del genere necessita.
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rampante
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giovedì 29 dicembre 2016
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una simpatica ztramberia filosofica cinematografic
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Il regista, Jaco Van Dormael si conferma il re delle stramberie con questo nuovo testamento che fa ridere senza alcun retrogusto moralistico
Dio esiste, vive a Bruxelles chiuso in casa , in vestaglia, con la timorosa moglie e l'irrequieta figlia Ea che non ne può più dell'angherie del padre.
Dio è un'antipatica canaglia, un tipo meschino ed arrogante, capriccioso e maligno che provoca sciagure e sadicamente se ne compiace, genera, con il suo operato, rabbia e inimicizie e si diverte a veder soffrire le sue creature.
Ea decide di scappare ma prima fa partire l'sms dal computer del padre che arriva all'improvviso e comunica a tutti, chiaro e definitivo, data e ora della morte
Come reagireste a una simile notizia? Come usereste il tempo che vi resta?
Ea, con l'aiuto del barbone Victor scrive the Brand New Testament che ruota tutto attorno a questo interrogativo.
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Il regista, Jaco Van Dormael si conferma il re delle stramberie con questo nuovo testamento che fa ridere senza alcun retrogusto moralistico
Dio esiste, vive a Bruxelles chiuso in casa , in vestaglia, con la timorosa moglie e l'irrequieta figlia Ea che non ne può più dell'angherie del padre.
Dio è un'antipatica canaglia, un tipo meschino ed arrogante, capriccioso e maligno che provoca sciagure e sadicamente se ne compiace, genera, con il suo operato, rabbia e inimicizie e si diverte a veder soffrire le sue creature.
Ea decide di scappare ma prima fa partire l'sms dal computer del padre che arriva all'improvviso e comunica a tutti, chiaro e definitivo, data e ora della morte
Come reagireste a una simile notizia? Come usereste il tempo che vi resta?
Ea, con l'aiuto del barbone Victor scrive the Brand New Testament che ruota tutto attorno a questo interrogativo.
Il regista manovra con divertimento questa strana combricola
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mrfranktodd
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mercoledì 21 settembre 2016
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la sana parodia della bibbia in tinta franco-belga
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Io e questo film ci siamo conosciuti grazie a mio fratello, che aveva registrato il film tramite Sky On Demand. Definendolo come un "trip", mio fratello mi convinse a guardare il film, anche se non ne sapevo praticamente nulla. Passati i 113 minuti di film, ovviamente, non avevo capito il film al volo. Poi, lo riguardai una seconda volta.
Il film mi ha riservato qualche sorpresa all'inizio per la surrealità del tutto, ma poi ti mette a tuo agio in un mondo completamente delirante in cui gli apostoli sono persone comuni che, una volta saputo la loro data di morte, o smettono di vivere o si godono la vita che resta a loro in modi pressoché assurdi. La trama non è molto difficile da seguire, forse il problema sta nella fluidità della narrazione, che si può comparare a una crocchetta di patate stopposa.
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Io e questo film ci siamo conosciuti grazie a mio fratello, che aveva registrato il film tramite Sky On Demand. Definendolo come un "trip", mio fratello mi convinse a guardare il film, anche se non ne sapevo praticamente nulla. Passati i 113 minuti di film, ovviamente, non avevo capito il film al volo. Poi, lo riguardai una seconda volta.
Il film mi ha riservato qualche sorpresa all'inizio per la surrealità del tutto, ma poi ti mette a tuo agio in un mondo completamente delirante in cui gli apostoli sono persone comuni che, una volta saputo la loro data di morte, o smettono di vivere o si godono la vita che resta a loro in modi pressoché assurdi. La trama non è molto difficile da seguire, forse il problema sta nella fluidità della narrazione, che si può comparare a una crocchetta di patate stopposa. La recitazione è a ottimi livelli, con un doppiaggio che lo adatta bene, ma con all'interno dei doppiatori non troppo azzeccati. Sul piano tecnico non vi è molto da dire, ma è la sceneggiatura il punto di forza dell'intero lungometraggio, una sana parodia della Bibbia con piccoli accorgimenti che, se gli scrittori della Bibbia avessero visto il film secoli fa, avrebbero reso più umano il "testo divino". Tra giochi di emozioni e follia organizzata, tutto quello che ho da dire è solo questo: guardate il film.
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no_data
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martedì 26 luglio 2016
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grandissima delusione
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Film da grandi pretese ma di scarsissimo risultato.
Veramente mediocre, da non rivedere. Una presunzione di originalità fondata sul vuoto.
Si salva solo qualche flash e qualche battuta.
Altro che Il magico mondo di Amelie, film al quale qualcuno lo ha associato, quello sì un capolavoro.
Avevo deciso di andarlo a vedere visto il punteggio su mymovies, che però questa volta, a differenza della maggior parte delle volte, mi pare assolutamente immeritato e fuorviante.
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