National Security

Film 2012 | Drammatico 110 min.

Regia di Ji-yeong Jeong. Un film Da vedere 2012 con Weon-sang Park, Lee Kyeong-yeong, Gye-nam Myung, Eui-seong Kim, Cheon-hee Lee. Cast completo Genere Drammatico - Corea del sud, 2012, durata 110 minuti. - MYmonetro 3,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento lunedì 15 ottobre 2012

La storia di Kim Geuntae, politico coreano, catturato e torturato dai servizi segreti del suo paese.

Consigliato sì!
3,50/5
MYMOVIES 4,00
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO SÌ
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Cinema
Trailer
Un'opera di fortissimo impatto che si interroga sulla nozione di perdono.
Recensione di Paolo Bertolin
Recensione di Paolo Bertolin

Dalle memorie dell'ex Ministro della Salute coreano Kim Geun-tae. Settembre 1985, a meno di un anno dalle Olimpiadi di Seoul - evento che lanciò sulla ribalta mondiale una Corea del Sud ancora dominata dalla dittatura militare, l'attivista Kim Jong-tae viene prelevato e imprigionato dalla polizia politica e trasferito nel famigerato centro di tortura di Namyeongdong (il titolo originale del film è difatti Namyeongdong 1985). Trattenuto per 22 giorni, Kim subisce torture fisiche e psicologiche terrificanti, mirate ad estorcergli una confessione di collaborazionismo con il regime comunista nordcoreano di Kim Sung-il e alla delazione contro altri attivisti del movimento per la democrazia.
Chung Ji-young è uno dei rari registi coreani appartenenti alla generazione precedente all'esplosione fine anni Novanta dell'hallyu (la 'nuova onda' coreana che ha interessato cinema, musica pop, televisione) ad essere tornati alla ribalta del successo commerciale e di critica - peraltro con un encomiabile ritorno di forma. Cineasta impegnato e politico negli anni Ottanta e primi Novanta, Chung aveva conosciuto una battuta d'arresto proprio al momento dell'insorgere della nuova generazione di registi che hanno dato lustro globale al cinema coreano (all'epoca era però stato alfiere della lotta per il mantenimento del sistema di quote che garantiva la programmazione di film nazionali in tutte le sale della Corea del Sud). L'anno scorso, Chung ha sorpreso l'industria locale con un solido courtroom drama, Unbowed, che ha inaspettatamente incontrato un grande successo di pubblico. Risvegliato il sopito interesse per il cinema politico, Chung alza la barra dell'ambizione, contenutistica e formale, e a meno di un anno dalle elezioni presidenziali coreane - che vedranno probabilmente eletta Park Geun-hye, figlia del Generale Park Chung-hee, Presidente/dittatore della Corea dal 1963 al 1979 - piomba lo spettatore nelle più buie e agghiaccianti segrete del regime militare. National Security è un atto di denuncia doloroso, toccante e senza compromessi di un passato da non dimenticare ("Non si possono e devono rimpiangere quei giorni", dichiara uno degli attivisti torturati intervistati sui titoli di coda) che il regista dedica chiaramente a tutti coloro che hanno conosciuto quei giorni, ma anche alle giovani generazioni che non hanno memoria del traumatico passato del paese. Proprio per questo, National Security è anche un film disturbante ed estremo, che documenta con minuzia clinica e frontalità senza remore le pratiche di tortura in atto in quei giorni. La natura pressoché sado-masochistica, talvolta insostenibile, soffocante, delle sevizie è temperata dalla cronaca del quotidiano assurdo, patetico, sfiancante del vivere in una cella, per torturato e perpetratori e da alcune folgoranti sequenze oniriche. Il finale, straziante, di quest'opera di fortissimo impatto s'interroga sulla nozione di perdono; un quesito rivolto a qualsiasi latitudine, a ogni spettatore - mentre ancora si riprende dai brividi dell'incubo in cui Chung l'ha confinato per due tesissime, indimenticabili ore.

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