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American Monsters

Vampiri e licantropi di Twilight specchio di una nazione?
di Roy Menarini

In foto Robert Pattinson e Kristen Stewart in una scena del film The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte I di Bill Condon.
Robert Pattinson (38 anni) 13 maggio 1986, Londra (Gran Bretagna) - Toro. Interpreta Edward Cullen nel film di Bill Condon The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte 1.

lunedì 21 novembre 2011 - Approfondimenti

Man mano che si susseguono i capitoli della Twilight Saga si comincia a scontornare una interessante cartografia dei rapporti politici interni agli Usa. Sappiamo bene che con i vampiri c'è il rischio di non inventarsi nulla di nuovo: nella storia del cinema il vampirismo ha assunto una tale serie di significati – pur partendo sempre da una dimensione sfacciatamente erotica – che sfidiamo chiunque a trovare un'idea veramente nuova di sfruttamento allegorico. Pur tuttavia in questi anni, per esempio, True Blood ha deciso di invertire la tendenza: non più il morso sul collo come allusione all'irrazionalità del sesso, bensì il sesso – e molto abbondante – come terreno d'attrazione per vampiri e altri freaks, tutti impantanati in Louisiana, terra della sensualità, del jazz, del razzismo e della stregoneria.

Dell'impareggiabile sfrenatezza della serie ideata da Alan Ball, pur sviluppata tra alti e bassi narrativi, non si ha traccia in Twilight, che punta tutto su una sorta di versione hollywoodiana del neorealismo rosa (potremmo definirlo il "teen fantasy"), dove si vola ad altezza di diario di una liceale, e in cui cuoricini e lucchetti sono sostituiti da una intensificazione dei "pericoli" legati alla sessualità. I due protagonisti non possono fare l'amore per evitare che lui si lasci troppo andare. Questa volta invece accade, e ovviamente le conseguenze sono irreparabili, almeno in un mondo che non contempla né contraccezione né successivi, più drammatici rimedi.

Ora, si potrebbe liquidare l'intera vicenda come un aspetto del normale percorso moralista del teen movie contemporaneo, con più di una strizzata d'occhio ai movimenti cristiani statunitensi. Eppure, la Twilight Saga cinematografica – meno in quella letteraria, a dire la verità – ha sempre offerto un bilanciamento. Se i Cullen sono ricchi, familisti, di nobile lignaggio, patriarcali e conservatori, i licantropi che li combattono appaiono molto più simpatici. Non amano il latifondismo storico dei vampiri, incarnano lo spirito americano più sincero, legato alla wilderness in chiave ottimistica, sono reietti e soffrono del rifiuto dei più blasonati succhiasangue. Distratti dagli addominali a tartaruga di Taylor Lautner, non ci eravamo accorti che la sua mestizia da sfortunato in amore – forse il più esatto corrispettivo del "servo della gleba" immortalato a suo tempo da Elio e le Storie Tese – potrebbe assumere anche una valenza politica. Con un po' di ironia, il suo rispetto, la sua fame di giustizia, il suo schierarsi sempre e comunque con i più deboli, la capacità di sacrificio, un certo qual individualismo a stelle e strisce, lo rendono un perfetto esempio di americano democratico. I Cullen, invece, accettano la "diversa" solamente se uno di loro la porta in famiglia, purché di quella famiglia poi faccia parte anch'essa, tanto per chiarire chi è che comanda. Sia detto – tutto il ragionamento – con ironia ma anche con un pizzico di verità.

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