rinogaetanoforever
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venerdì 7 dicembre 2012
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gioia per gli occhi
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L'emblema del cinema moderno,in chiave retrò,ma che più moderno non si può.Gioia per gli occhi,sublime armonia per l'anima,dolce fuga dal mondo ormai arido,per la mente.Tutto perfetto,e lo è acor di più se poi,questa Meraviglia, oltre a deliziarci, sa farci divertire.Come infatti accade.Da non perdere
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angelo umana
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martedì 27 dicembre 2011
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emozioni senza parole
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Se il cinema è emozione il cinema muto è emozione pura, senza interferenze o distrazioni. Si vedono in bianco e nero solo “facce che parlano” e, come dice il protagonista George Valentin, gli spettatori “non hanno mai avuto bisogno di sentirmi”, le parole non occorrevano. Il senso dell’udito dello spettatore non è quasi per niente impegnato nel cinema muto e và da sé che si impegni di più il senso della vista, ci si concentra sulle emozioni che le facce esprimono. Era un cinema in qualche modo epidermico.
Il divo George che nel 1927 era sempre (esageratamente, troppo da copertina) di buon umore e compiaciuto di sé, comincia ad essere dimenticato nel 1929, all’avvento del cinema sonoro, giusto l’anno che aggiunse la rovina finanziaria a quella professionale, al punto da mettere tutti i suoi beni e oggetti all’asta nel 1932.
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Se il cinema è emozione il cinema muto è emozione pura, senza interferenze o distrazioni. Si vedono in bianco e nero solo “facce che parlano” e, come dice il protagonista George Valentin, gli spettatori “non hanno mai avuto bisogno di sentirmi”, le parole non occorrevano. Il senso dell’udito dello spettatore non è quasi per niente impegnato nel cinema muto e và da sé che si impegni di più il senso della vista, ci si concentra sulle emozioni che le facce esprimono. Era un cinema in qualche modo epidermico.
Il divo George che nel 1927 era sempre (esageratamente, troppo da copertina) di buon umore e compiaciuto di sé, comincia ad essere dimenticato nel 1929, all’avvento del cinema sonoro, giusto l’anno che aggiunse la rovina finanziaria a quella professionale, al punto da mettere tutti i suoi beni e oggetti all’asta nel 1932. L’anonimo compratore dei suoi tesori e ricordi fu l’attrice Peppy Miller che, lanciata nel muto proprio da George, divenne diva anche nel sonoro ed aiutò a risorgere il suo mecenate, tutti e due insieme nella danza, precursori di Rogers e Astaire.
Tutte le crisi, così l’ideogramma cinese, significano anche opportunità ed ecco perché oggi il cinema è così ricco, di colori e di parole, a beneficio di tutti i nostri sensi dal bacino alla testa. E pensare che a quell’epoca il cinema era insieme teatro (calava il sipario e i protagonisti uscivano nel proscenio), era orchestra per la colonna sonora che lo accompagnava ed era applausi degli spettatori. Il film stesso e la Palma di Cannes 2011 sono verosimilmente un tributo appassionato al cinema e alle sue origini, magari anche un suggerimento a quello d’oggi di tornare alle origini, togliere un po’ di parole – Woody Allen ad esempio ne potrebbe prendere nota – e aggiungere emozioni lasciando solo parlare le immagini e le facce (quella di Kristin Scott Thomas?).
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noodles76
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sabato 25 febbraio 2012
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tra i migliori film degli anni venti...
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Avete un nonno o un parente 90enne? Allora prendetelo e accompagnatelo a vedere questo film. Ma non raccontategli niente. Non si accorgerà che quello che sta vedendo è un film fatto e pensato nel 2000... Ma penserà che quello che sta apprezzando è un film dei suoi indimenticabili anni...e di essere magicamente tornato indietro nel tempo. Il più grande pregio del film è proprio questo.Sotto questo punto di vista il film è perfetto. L'atmosfera ricreata,i costumi,il trucco,il montaggio,la musica,la scenografia,la sceneggiatura,e la scelta degli attori... Il regista ha studiato e creato film nei minimi dettagli.Uno studio quasi maniacale.Basterebbe questo per meritarsi un Oscar.
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Avete un nonno o un parente 90enne? Allora prendetelo e accompagnatelo a vedere questo film. Ma non raccontategli niente. Non si accorgerà che quello che sta vedendo è un film fatto e pensato nel 2000... Ma penserà che quello che sta apprezzando è un film dei suoi indimenticabili anni...e di essere magicamente tornato indietro nel tempo. Il più grande pregio del film è proprio questo.Sotto questo punto di vista il film è perfetto. L'atmosfera ricreata,i costumi,il trucco,il montaggio,la musica,la scenografia,la sceneggiatura,e la scelta degli attori... Il regista ha studiato e creato film nei minimi dettagli.Uno studio quasi maniacale.Basterebbe questo per meritarsi un Oscar.In un modo esemplare e onorevole ha reso omaggio al cinema di un tempo... Nei primi 5 minuti -non essendo abituato- mi è mancato il respiro,la voce...e la musica era invadente.Ma è stata una sensazione assolutamente effimera.La storia e l'atmosfera mi hanno avvolto in men che si dica.E la musica si è trasformata in melodia,in parola...dando voce agli attori.The Artist farà incetta di Oscar...e se li merita tutti.E non perchè sia il miglior film del 2012 -ce ne sono di più belli- ma perchè è tra i migliori film del cinema muto....ma realizzato e pensato ai giorni nostri. Un giustissimo riconoscimento,con quasi 100 anni di ritardo.
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cristiana narducci
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sabato 17 marzo 2012
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una tavolozza di colori
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In 100 minuti, l'intera gamma di evoluzioni e involuzioni di un percorso umano: l'illusione, la speranza, l'ambizione, la vanità, la salita, la gloria, l'esaltazione, la disillusione, il fallimento, la caduta, la miseria morale, lo straniamento, il possesso, la perdita, l'annientamento, il riscatto, la catarsi per opera dell'Amore, quello con la A maiuscola, potente e salvifico. Ricco di colori più di un film a colori, un vortice nel quale ciascuno potrà ritrovare un frammento del proprio vissuto. E' il cinema che celebra sé stesso, in un'alternanza di continui rimandi, quasi un gioco di specchi: il film nel film nel film. Un déjà vu attualissimo, brillantemente interpretato, sapientemente curato in ogni dettaglio ma non patinato, irresistibile, coinvolgente, francesemente americano e americanamente francese.
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In 100 minuti, l'intera gamma di evoluzioni e involuzioni di un percorso umano: l'illusione, la speranza, l'ambizione, la vanità, la salita, la gloria, l'esaltazione, la disillusione, il fallimento, la caduta, la miseria morale, lo straniamento, il possesso, la perdita, l'annientamento, il riscatto, la catarsi per opera dell'Amore, quello con la A maiuscola, potente e salvifico. Ricco di colori più di un film a colori, un vortice nel quale ciascuno potrà ritrovare un frammento del proprio vissuto. E' il cinema che celebra sé stesso, in un'alternanza di continui rimandi, quasi un gioco di specchi: il film nel film nel film. Un déjà vu attualissimo, brillantemente interpretato, sapientemente curato in ogni dettaglio ma non patinato, irresistibile, coinvolgente, francesemente americano e americanamente francese. Omaggio ad un'epoca dorata che non c'è più, ma talmente vicina a noi quanto non avremmo osato immaginare.
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gabriella
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venerdì 27 aprile 2012
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senza parole
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“Anche noi abitiamo in un cinema e siamo in bilico ogni minuto tra la gloria il successo, un amore frenetico e il ricordo del cinema muto, e dalle panchine vediamo passare delle folle accaldate di gioia per il futuro mondo fantascientifico e il suo meccanismo che uccide la noia e il corteo è annunciato da angeli che buttano fiato dentro una tromba, questo futuro, si dice, farà l’effetto di una bomba”, diceva una canzone di Claudio Lolli degli anni 80. e sembrerebbe che Azanavicius si sia ispirato al brano del cantautore ( ipotesi molto fantasiosa), per la scena della piuma che cade a terra con l’esplosione di una granata, però a me è venuto in mente il brano del defilato cantautore bolognese.
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“Anche noi abitiamo in un cinema e siamo in bilico ogni minuto tra la gloria il successo, un amore frenetico e il ricordo del cinema muto, e dalle panchine vediamo passare delle folle accaldate di gioia per il futuro mondo fantascientifico e il suo meccanismo che uccide la noia e il corteo è annunciato da angeli che buttano fiato dentro una tromba, questo futuro, si dice, farà l’effetto di una bomba”, diceva una canzone di Claudio Lolli degli anni 80. e sembrerebbe che Azanavicius si sia ispirato al brano del cantautore ( ipotesi molto fantasiosa), per la scena della piuma che cade a terra con l’esplosione di una granata, però a me è venuto in mente il brano del defilato cantautore bolognese.
George Valentin è un divo del muto, attore assai poco fonogenico anche nella vita, si esprime con la moglie più con una gestualità enfatizzata, come recita, che non con le parole, la silenti art è la sua esistenza. Narcisista e orgoglioso, non accetta la metamorfosi del cinema, anzi, la schernisce, gli si potrebbe mettere in bocca la famosa frase di Norma Desmond nel “Viale del tramonto”_ Io sono ancora grande, è il cinema che è diventato piccolo_,… solo l’amore di una giovane attrice riuscirà a strapparlo dall’oblio e dal baratro della disperazione.
In sintesi, la storia è questa, molto semplice, ma efficace, si perché non dev’essere stato facile per gli artisti dell’epoca metterci la voce, ascoltarsi e farla sentire agli altri; è un po’ come mettersi a nudo, e se la voce fosse sgradevole? Oppure per chi l’ascolta diversa da come era nell’immaginario?
E’ un esporsi, sostanzialmente, come inserire uno strumento nuovo in un’orchestra, per cui le perplessità del protagonista in un certo senso sono motivate.
Il risultato è un buon film, non sono d’accordo con chi afferma che il cinema muto era un’altra cosa, certo che lo era, ma non è questo lo scopo del film, nessun ritorno al passato, solo un omaggio , ancora una volta al cinema, dalla sua nascita ai giorni nostri. La colonna sonora parla da sola, i suoni avvolgono la scena, gli stati d’animo dei protagonisti, il ritmo sonoro accompagna lo spettatore nel percorso interiore degli stessi.
Personalmente mi ha colpito John Goodman, più che Dujardin col sorriso che ricorda troppo Gene Kelly.
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domenico maria
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domenica 4 marzo 2012
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c'era una volta...(forse?).
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"I am big!....is the pictures that became small":IO SONO GRANDE...SONO I FILMS CHE SONO DIVENUTI PICCOLI.Scolpita nel marmo,e nella mente,questa epigafre cimiteriale sulla pellicola di Gloria Swanson in VIALE DEL TRAMONTO(1951 in Italia).Nel 1953 LA TUNICA("The Robe"),inaugura il Cinemascope.E' un inizio?E' una fine?E' una nuova creatura?E' la pietra tombale su una genìa di giganti?Con alcuni anni di anticipo Wilder lancia la sua profezia.Non starò a magnificare il messaggio educativo,che,con tutte le coccie hollywoodiane tanti kolossal esercitarono su generazioni.Mi continua a piacere molto il Ben Hur del 59 quasi rinato in Blu-ray.Come i "Dieci Comandamenti" del '56 di De Mille,che continuo a considerare comunque geniale:con tutte le cocce e le sovrastrutture in cinemascope di gusto dubbio e opinabile,io vedo in ogni scena attori e comparse magnetizzate.
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"I am big!....is the pictures that became small":IO SONO GRANDE...SONO I FILMS CHE SONO DIVENUTI PICCOLI.Scolpita nel marmo,e nella mente,questa epigafre cimiteriale sulla pellicola di Gloria Swanson in VIALE DEL TRAMONTO(1951 in Italia).Nel 1953 LA TUNICA("The Robe"),inaugura il Cinemascope.E' un inizio?E' una fine?E' una nuova creatura?E' la pietra tombale su una genìa di giganti?Con alcuni anni di anticipo Wilder lancia la sua profezia.Non starò a magnificare il messaggio educativo,che,con tutte le coccie hollywoodiane tanti kolossal esercitarono su generazioni.Mi continua a piacere molto il Ben Hur del 59 quasi rinato in Blu-ray.Come i "Dieci Comandamenti" del '56 di De Mille,che continuo a considerare comunque geniale:con tutte le cocce e le sovrastrutture in cinemascope di gusto dubbio e opinabile,io vedo in ogni scena attori e comparse magnetizzate.Si sta facendo,comunque,storia del cinema:si sta celebrando un grandioso rituale al quale o partecipi all'iperbole delle tue capacità,o non esisti,sei polverizzato.Eppure il Ben Hur anni Venti,come i Dieci Comandamenti muto,hanno una magìa,di altra caratura.Alla faccia del sonoro e del Bianco e Nero.Queste quasi due ore del film in questione,non posso,in sincerità dire che sono state una passeggiata.E' inutile negarsi l'evidenza.Siamo assai disabituati al muto e al bianco e nero.Molti grandi capolavori del muto vanno a 60 minuti,raramente superando i 75/80.Sono stato molto assorbito dalla pellicola,ironica,sarcastica,divertente e divertita della prima parte.Che bello vedere importanti attori contemporanei calarsi con vero gusto e piacere in un passato che li prende,e a volte quasi li trasfigura!Nella seconda parte,dall'anno 1929(l'inizio della fine)tanti passaggi mi rimbombavano Norma Desmond e il suo Autista/Demiurgo,l'inarrivabile Von Stroheim.Quel colpo tremendo che coincide con il mega crack dello stesso anno.Un mondo intero che sembra andare nei sepolcri.Alcuni amici mi avevano avvisato che c'erano passaggi molto malinconici e quasi rabbiosamente drammatici.E' verissimo.Ci sono oltre 30 minuti di pellicola,nella seconda parte,che sembrano quasi un calvario di questo neo-Fairbanks.Poi,ecco la magìa finale,il tocco d'ala,che ti porta all'entusiasmo e alla commozione insieme."Vertigo",la donna che visse due volte,con quella melodia a metà tra il delirio onirico e la disperazione dissociante della psico-labile.Solo che quì non è James Stewart ipnotizzato da Kim Novak,ma i ruoli si ribaltano.E' la neo-diva del sonoro,ipnotizzata dal maturo divo del muto.Amore?Grandissima passione?Riconoscenza e Gratitudine?O forse quella frase,ancora,di Norma Desmond. La presa di coscienza di un codice di valori e di sentimenti,magari semplici e trasparenti,ma senza i quali la vita diviene la desolazione dell'inettitudine,della prestazione,della cifra e della statistica.Roba da robot!Se questo è solo un epigono...evviva gli epigoni!
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roger99
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domenica 11 marzo 2012
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imperdibile!
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Film strepitoso e di qualità elevatissima in tutto: musiche, fotografia, regia e recitazione. Persino nel… colore.
Tiene incollati fino all'ultimo istante grazie anche a colpi di scena ed alla suspance davvero eccezionali pur nella loro semplicità "d'epoca".
Intenso e ricco di inquadrature da classico del noir (da qui anche l'azzeccata scelta dei caratteri di inizio film).
Delicatamente poetico ed equilibrato, forse alle volte un po' di maniera, riporta persino in auge l'epopea di gene Kelly grazie all'ottimo protagonista, benché questi non possa reggere il confronto cercato in modo smaccatamente diretto così come avviene per la storia con "Singin' in the rain".
Raffinato ed intelligente senza essere sofisticato è alla portata di tutti.
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Film strepitoso e di qualità elevatissima in tutto: musiche, fotografia, regia e recitazione. Persino nel… colore.
Tiene incollati fino all'ultimo istante grazie anche a colpi di scena ed alla suspance davvero eccezionali pur nella loro semplicità "d'epoca".
Intenso e ricco di inquadrature da classico del noir (da qui anche l'azzeccata scelta dei caratteri di inizio film).
Delicatamente poetico ed equilibrato, forse alle volte un po' di maniera, riporta persino in auge l'epopea di gene Kelly grazie all'ottimo protagonista, benché questi non possa reggere il confronto cercato in modo smaccatamente diretto così come avviene per la storia con "Singin' in the rain".
Raffinato ed intelligente senza essere sofisticato è alla portata di tutti.
Ricco di idee e scene che ricordano tutti i più grandi a partire da Orson Welles.
All'uscita dal cinema penso che in questo momento storico solo l'arte possa lavarci.,
Ma attraversando il centro, di ritorno a casa, mischiandomi ad orde di cavernicoli, detti comunemente 'italiano medio', sprofondo nello sconforto di questa realtà.
Ripenso al film e sorrido di nuovo.
Chi lascia una stellina a voto ritorni nella caverna che nessuno lo biasimerà. C'è sempre un cinepanettone o un 'Benvenuti al nord' dietro l'angolo o mal che vada Juve-Milan in tv.
Pregasi non disturbare.
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alessandra a.
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domenica 29 aprile 2012
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che bello il muto!
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Ammettendo che forse la trama non è proprio il massimo dell'originalità, tanti i film hanno avuto il compito di raccontare il dramma provocato dal passaggio dal cinema muto al sonoro (Viale del tramonto, Cantando sotto la pioggia...), non si può negare che il film sia un vero colpo di genio! L'originalità poi non è da ricercare nel contenuto, una volta tanto, ma nella forma il che ogni tanto ci ricorda che il cinema non è solo trama. Il fatto poi che il film stesso sia un film muto racconta da tutto un altro punto di vista la trama già vista aprendo nuovi orizzonti al tema. Il coraggio del regista nel fare un muto nel 2012,la giustissima scelta degli attori sconosciuti ai più, e una colonna sonora perfetta vanno più che premiati.
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Ammettendo che forse la trama non è proprio il massimo dell'originalità, tanti i film hanno avuto il compito di raccontare il dramma provocato dal passaggio dal cinema muto al sonoro (Viale del tramonto, Cantando sotto la pioggia...), non si può negare che il film sia un vero colpo di genio! L'originalità poi non è da ricercare nel contenuto, una volta tanto, ma nella forma il che ogni tanto ci ricorda che il cinema non è solo trama. Il fatto poi che il film stesso sia un film muto racconta da tutto un altro punto di vista la trama già vista aprendo nuovi orizzonti al tema. Il coraggio del regista nel fare un muto nel 2012,la giustissima scelta degli attori sconosciuti ai più, e una colonna sonora perfetta vanno più che premiati. Se i protagonisti fossero stati già molto noti il pubblico avrebbe fatto fatica ad immaginarseli in un muto abituato a vederli dotati di voce. Invece così è stata tutta una scoperta. Gli attori incarnano icone ben precise:lui il vecchio che affonda nelle sabbie mobili (che è anche una scena che il protagonista dovrà girare per un suo film, chiara metafora) e lei il nuovo che avanza; nuovo anche in un senso più ampio ovvero la donna che si emancipa arrivando adirittura a chiamare "toys" i ragazzi che la seguono. Che dire poi del cane che nella vita come nella fiction salva il suo padrone - collega mescolando così realtà e finzione. Che il bianco e nero creasse atmosfere più suggestive si sapeva e registi del nostro tempo se ne sono già accorti da anni. Ma che il muto potesse risultare così piacevole nell'eliminare quelli che spesso sono dialoghi vuoti e rindondanti spesso messi lì per riempire degli spazi è stata una vera scoperta. Dà sollievo non sentirli, talvota. Certo quello che con comodità si può esprimere a parole e difficile esprimerlo senza ma certe scene come quella del balletto a due fatto dai protagonisti separati da un paravento in modo che si vedessero solo le gambe di lei è uno stratagemma che al regista non sarebbe mai venuto in mente se avesse avuto la comodità delle parole. Alcune scene poetiche come il sogno del protagonista, i momenti di vero silenzio e il finale poi valgono il film. Un film bello ma malinconico perchè fa rimpiangere questo genere. Sarebbe bello che di film muti se ne facessero di più e se l'orchestra al cinema ce l'avessimo anche noi nel mondo moderno sarebbe una piacevole innovazione.
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audreyandgeorge
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mercoledì 12 settembre 2012
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the artist il successo del 2012
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Un film sul cinema muto? No.. un film muto. Questo è The Artist, la scommessa vinta di Michel Azanavicius che ha sbancato gli Oscar 2012 e si attesta come uno dei film francesi più premiati di tutti i tempi.
Il film racconta la vita di un attore di successo, la cui carriera viene bruscamente interrotta a causa del grande cambiamento che nel 1929 sconvolge il cinema con l'introduzione del sonoro.
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Un film sul cinema muto? No.. un film muto. Questo è The Artist, la scommessa vinta di Michel Azanavicius che ha sbancato gli Oscar 2012 e si attesta come uno dei film francesi più premiati di tutti i tempi.
Il film racconta la vita di un attore di successo, la cui carriera viene bruscamente interrotta a causa del grande cambiamento che nel 1929 sconvolge il cinema con l'introduzione del sonoro. Superato dai giovani attori e dimenticato dal pubblico, George Valentin dovrà fare i conti con il suo orgoglio e con l'irresistibile ascesa di una sua 'pupilla', la bellissima Peppy Miller, prima di riuscire a ri-trovare la sua strada.
La storia e l'attore di The Artist ricordano la vita del grande attore di cinema muto John Gilbert scomparso tragicamente all'età di 36 anni dopo i clamorosi successi nel cinema muto e le sue innumerevoli storie d'amore. Lo vediamo in questa illustrazione, che abbandona la sala nell'ilarità del pubblico, in occasione del suo primo film sonoro. The Artist è comunque molto più di una bella sceneggiatura, è un film delicato che utilizza tutte le 'arti' del cinema (la fotografia, l'intensità della recitazione, la costruzione) per sedurre il pubblico anche in assenza di sonoro, anzi soprattutto in assenza di sonoro. Grande assente ma mai così presente, il suono è in questo film solo musica, per diventare 'rumore' solo in alcune scene topiche del film. Lo spettatore è immerso totalmente nel film e costretto a seguirlo 'veramente' perchè non può farsi aiutare dai dialoghi. Stavolta non assoceremo una ricetta al film, perchè preferiamo segnalare a tutti coloro che hanno amato The Artist la possibilità di approfondire la conoscenza del 'vero' cinema muto attraverso il Gran Festival del Cinema Muto di Milano (progetto del Gruppo da Camera I Solisti Lombardi e di Fondazione Cineteca Italiana), in programma fino al 20 Ottobre. Scopri i dettagli su nonsolopizzaecinema.com
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shiningeyes
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lunedì 6 maggio 2013
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il muto ha ancora qualcosa da dire
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Può ancora appassionarci un film muto prodotto e girato nel 2011? Se parliamo di “The Artist”,si.
L'opera di Hazanavicius è in grado di divertire e commuovere in pieno stile anni 20, tempi in cui i visi degli spettatori si contraevano cacciando fiumi di lacrime, non sentendo le parole degli attori e, soffermandosi sulle gestualità che dicevano tutto. “The Artist” mira proprio a questo: ci fa capire che il muto sa emozionare e divertire come un film di oggi ed anche con più classe e bellezza della maggior parte delle pellicole che si vedono oggi; si incarica anche di trattare quello storico passaggio dal muto al sonoro, di come abbia rovinato e smembrato gli attori muti che non si sono mai riusciti ad adattarcisi.
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Può ancora appassionarci un film muto prodotto e girato nel 2011? Se parliamo di “The Artist”,si.
L'opera di Hazanavicius è in grado di divertire e commuovere in pieno stile anni 20, tempi in cui i visi degli spettatori si contraevano cacciando fiumi di lacrime, non sentendo le parole degli attori e, soffermandosi sulle gestualità che dicevano tutto. “The Artist” mira proprio a questo: ci fa capire che il muto sa emozionare e divertire come un film di oggi ed anche con più classe e bellezza della maggior parte delle pellicole che si vedono oggi; si incarica anche di trattare quello storico passaggio dal muto al sonoro, di come abbia rovinato e smembrato gli attori muti che non si sono mai riusciti ad adattarcisi.
Il personaggio di George Valentin è adatto allo scopo ed è risultato di un bello studio del personaggio, che ci esprime tutto il suo orgoglio mandato a pezzi e il suo fallimento dopo gli anni d'oro della celebrità dell'epoca d'oro del muto, grazie anche ad una grandissima prova di Dujàrdin. Ma anche gli altri personaggi sono al quanto azzeccati, come la dolce e sensibile Peppy Miller o il fedelissimo Clifton (un Cromwell da manuale).
Poi c'è quella meravigliosa fotografia d'altri tempi, che vista ai giorni d'oggi, acquista ancor più fascino e meraviglia, accompagnata poi, dalle struggenti e spassosissime musiche che, hanno meritato ampiamente il Globe; ho apprezzato moltissimo l'uso della colonna sonora di “Vertigo”. La regia è un gioiello in bella mostra che non si smette mai di osservare, difficile girare scene di muto così in linea a ciò che si girava una volta ed ogni fotogramma è un piccolo capolavoro.
Forse si, la critica lo ha un poco sopravvalutato, anche perché il film soffre di una sceneggiatura non esaltante, ma non si può negare che sia un balsamo per gli amanti di cinema, soprattutto di quello vecchio stile.
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