The Artist |
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Un film di Michel Hazanavicius.
Con Jean Dujardin, Bérénice Bejo, John Goodman, James Cromwell, Penelope Ann Miller.
continua»
Drammatico,
durata 100 min.
- Francia 2011.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 9 dicembre 2011.
MYMONETRO
The Artist
valutazione media:
4,19
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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la magia del mutodi pepito1948Feedback: 125 | altri commenti e recensioni di pepito1948 |
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giovedì 29 dicembre 2011 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un’attempata passante incontra per strada George Valentin (cognome non proprio casuale), ex divo del cinema muto in piena crisi professionale ed umana, e commenta la vivace reattività del cagnolino che lo sfortunato attore tiene in braccio con un “gli manca la parola”. Ecco riassunto il tema di fondo del film di Hazanavicius: con l’avvento del sonoro (siamo alla fine degli anni ’20), il cinema muto acquista la parola e fa un balzo irreversibile verso il futuro, i produttori si buttano a capofitto nella nuovo business, ma non tutti lo accettano; il bel George, memore del successo e delle folle osannanti che deliravano al suo passaggio ed alle sue mosse improvvisate e sognavano davanti alle sue gesta amorose o avventurose proiettate sullo schermo, rifiuta la svolta e si ritrova fuori dal giro, cadendo ben presto in miseria nonostante i tentativi di rianimare con alcune regie vecchia maniera un corpo ormai esangue. Nello stesso tempo vede crescere e trionfare un’attricetta conosciuta sul set di un film muto, che non ha esitato a fare il grande passo, conquistando masse di fan e locandine sempre più grandi. Dalle stelle alle stalle, è il caso di dire, e viceversa. L’orgoglio di George lo fa sprofondare sempre più giù e lo isola dal mondo, perfino il fedele maggiordomo, licenziato ma disposto a restare senza stipendio, è costretto ad abbandonarlo; solo il suo cagnolino gli rimane al fianco ed addirittura lo salva da sicura morte. Ma l’attricetta divenuta star interviene a sollevarne le sorti, grazie alla ricambiata attrazione amorosa che covava da tempo, e trova la soluzione idonea per piegare l’orgoglio smisurato di George, che, senza rinunciare al suo mutismo, intraprenderà una nuova carriera a fianco della sua salvatrice. Straordinario omaggio al cinema muto ed alle sue atmosfere, entusiasmi, divismi, puro esempio di metacinema che dimostra come anche oggi una storia semplice, simile alle tante che a quei tempi si potevano seguire in sala accompagnate da musiche eseguite in diretta, può coinvolgere ed emozionare esattamente come 80 anni fa, anche se girata in bianco e nero e senza parlato. Il che dimostra che la funzione ed il richiamo del cinema, muto o sonoro, restano gli stessi, pur se le tecnologie utilizzate si sono evolute nel tempo. Ma la rivoluzione del sonoro ha sconvolto quel mondo ben più che il cinemascope o il 3D, incidendo sul modo di recitare e richiedendo uno sforzo di adattamento agli attori, non tutti disposti ad allinearsi, come appunto George Valentin, vittima del suo ostinato rifiuto del progresso. Splendida la rappresentazione di quel momento di trasformazione, della partecipazione del pubblico ridente o piangente, del consolidarsi dello star system, dei produttori imperiosi e sensibili alle nuove prospettive di guadagno. Altrettando splendida la regia, che ci regala alcune immagini da antologia (George che si specchia ad una vetrina sovrapponendosi ad un manichino con il frac o la tenera esitazione del maggiordomo autista a staccarsi dal "padrone", per citarne alcune). Speciale menzione merita il cast, dai due protagonisti al grande J. Goodman, perfetta personificazione del prototipo di produttore allora in voga. Ed al cagnolino tuttofare, che ricorda il barboncino della serie dell'Uomo Ombra, film giallo-rosa dei anni '30; anche questo un atto d'amore verso il cinema glorioso di quei tempi, che Hazanavicius ha il merito di rievocare e rivalutare, ricostruendone fedelmente le atmosfere senza nostalgica retorica.
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