Shame |
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Un film di Steve McQueen (II).
Con Michael Fassbender, Carey Mulligan, James Badge Dale, Nicole Beharie, Hannah Ware.
continua»
Drammatico,
durata 99 min.
- Gran Bretagna 2011.
- Bim Distribuzione
uscita venerdì 13 gennaio 2012.
- VM 14 -
MYMONETRO
Shame
valutazione media:
3,46
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Ferisce, il sesso in testadi mario contiFeedback: 0 | altri commenti e recensioni di mario conti |
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giovedì 26 aprile 2012 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Perturbabilissime anime candide si concentrano sulla visione frontale del fallo di Fassbender. E' lo stupore un po' beota di chi guarda il dito (beh, non proprio) anziché la luna. Ma in "Shame" non c'è sesso. C'è una genitalità rituale eppur consapevole, c'è l'ostinata ricerca di un non senso all'interno di una vita che lo ha perso, dal primo vagito. Allora diciamola tutta: scopare con pezzi di carne senza anima e parole, masturbarsi all'ora del break, accendere distrattamente il computer e posizionarlo sulle chat erotiche mentre due bacchette violano l'ordine di un cartoccio di cibi precotti, equivale ad un qualsiasi nostro rituale, di noi che ci riteniamo normali. Corrisponde ai pomeriggi con la Venier, alle domeniche con Del Piero, alle feste comandate, alle torte, alle candeline, ai conati di felicità. Guardare, per credere, il lungo, spossante, meraviglioso, straniante (nel quieto e fastidioso candore del cameriere che snocciola i topoi della cena - della vita - "come deve essere") piano sequenza al ristorante. Ci sono due corpi, due menti che non si incontreranno mai. Il dramma è questo: la consapevolezza della propria unicità malata e dell'impossibilità di armonizzarla con chi sia disposto ad aprirsi ad essa, senza mai poterla capire fino in fondo. Come con i legami familiari. "Tu sei soltanto mia sorella. Io non ti ho messo al mondo". Non ci si può occupare e preoccupare dei corpi altrui, se non bruciarli in un uso reciprocamente (e ferinamente) snob. Fino alla fine, fino al sangue, che lacera vene e ferite dell'anima che si pensavano già cauterizzate. Da"Shame" esala un quasi inebriante odore di morte. E' facile capirlo. Meno facile, più doloroso, è capire che nei primi piani (facciali) del superbo Fassbender ci siamo noi e la nostra vita, e la ricerca di quel salto nell'infinito che solo una mezzora di oblio può (non) dare.
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