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Forse macchiette, sì. Anzi, senz'altro: stereotipi di un Meridione venuto su a orecchiette fatte in casa, con l'imbuto per doccia, alla ricerca di un'assurda e inconcepibile felicità immersa in un'acqua che non c'è (o si concede, essa pura, ai puri di spirito e mente). Mai viste, però, macchiette così leggiadre, lievi come un solo rivolo del liquido sognato. Premesso che la Osvart, già vista in molteplici imbalsamature sul palco dell'Ariston, nell'Italia 'civile', farebbe innamorare un totem, un maso, un trullo barese (diciamolo: un sasso di Matera), lo Zullino schizofrenico con raziocinio (e azione quando serve, e se serve..) è una reale epifania. Un attore dai mezzi toni fiabeschi e impauriti, e un personaggio spaventato dalla vita ma che alla vita dà sostanza, e ai suoi simili l'acqua che dà vita (il cerchio può chiudersi). Film leggero, trasognato, trasandato, vero come le solitudini della tardona allupata da una testa calva e vuota purchè straniera (ma innamorata dell'impossibile) e del boss di paese che coniuga male i verbi e non coosce altre parole ostiche che quelle sussurrate dalla sua pistola-sindaco. la scena del quiz videoregistrato è realmente fenomenale. Non so da quanto non ridevo tanto. Sarà il sole delle Murge?
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