g. romagna
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domenica 1 agosto 2010
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mine vaganti
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Tommaso (Riccardo Scamarcio), giovane figlio di una ricca famiglia di industriali salentini, decide che è giunta l'ora di confessare ai suoi genitori (conservatori fino al midollo) la sua omosessualità. Il suo sogno è quello di fare lo scrittore, e durante i suoi studi a Roma ha conseguito la laurea in lettere invece che in economia e commercio, come aveva millantato alla famiglia. La sera in cui aveva in programma di confessare il tutto incappa però in un tremendo colpo di scena: il fratello Antonio (Alessandro Preziosi) lo anticipa e confessa di essere a sua volta omosessuale. Il padre Vincenzo (Ennio Fantastichini) a questo punto lo caccia di casa, lo licenzia dall'azienda (in cui occupava una posizione di vertice) e poi viene colto da malore.
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Tommaso (Riccardo Scamarcio), giovane figlio di una ricca famiglia di industriali salentini, decide che è giunta l'ora di confessare ai suoi genitori (conservatori fino al midollo) la sua omosessualità. Il suo sogno è quello di fare lo scrittore, e durante i suoi studi a Roma ha conseguito la laurea in lettere invece che in economia e commercio, come aveva millantato alla famiglia. La sera in cui aveva in programma di confessare il tutto incappa però in un tremendo colpo di scena: il fratello Antonio (Alessandro Preziosi) lo anticipa e confessa di essere a sua volta omosessuale. Il padre Vincenzo (Ennio Fantastichini) a questo punto lo caccia di casa, lo licenzia dall'azienda (in cui occupava una posizione di vertice) e poi viene colto da malore. Tommaso non è più in grado di rivelargli nulla e decide di occupare il suo posto al lavoro. L'impegno profuso è tanto, e la collaborazione con Alba (Nicole Grimaudo) sfocia in una bella amicizia: ella pare essersi innamorata di lui, ma non ci sono ripensamenti all'orizzonte. Anche la professione non è quanto fa per lui: il suo sogno è scrivere, solamente scrivere, per sfogare tutto quello che ha dentro e che non può, per ovvi motivi, comunicare alla sua famiglia. Alcuni però - esclusi i genitori - hanno già capito ed accettato, in primis la nonna, la "mina vagante", la cui sensibilità, frutto di una giovinezza fatta di sofferenze, ha una forza dirompente nello scombinare le ipocrite apparenze di un quieto vivere in lento ma inesorabile disfacimento. Solamente con la sua morte tutti i membri della famiglia potranno aprire gli occhi e guardarsi, finalmente, almeno per una volta, con franchezza, affetto e serenità. Anche se la natura di Tommaso... Una storia semplice e sincera sull'omosessualità e sul radicamento del pregiudizio, che, pur languendo a tratti su alcune immagini un po' troppo stereotipate, riesce a cogliere a fondo l'essenza dei personaggi e dei loro travagli. Bravi Scamarcio e Fantastichini, mentre un po' troppo sospeso risulta il personaggio interpretato da Elena Sofia Ricci (comunque non certo per demerito suo), mai incisivo e come incastonato un po' a forza nella narrazione. Resta un Ozpetek decisamente monotematico, ma finora sembra essere riuscito a trovare la sua cifra stilistica senza aver esaurito le cose da dire sul tema, e, soprattutto, le diverse angolazioni da cui trattarlo. Finchè dura, andiamo bene.
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doni64
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lunedì 2 agosto 2010
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film......intenso
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Film intenso come lo sono quasi tutti i film di Ozpetek ma interpretato questa volta da attori diversi ma sempre preparati al ruolo.La trama e' drammaticaironica e prende il pubblico poiche' gradevole.Il film nel complesso e' piu' che simpatico.Voto 7+
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olgadik
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mercoledì 17 marzo 2010
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incontaminata natura e naturali persone
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E’ probabile che il fascino delle pietre color oro morbido e dei tronchi espressivi e secolari degli olivi pugliesi, nonché lo smeraldo del mare, mi abbiano disposto a una visione da spettatrice emozionata e partecipe. Ma ciò non toglie che, secondo me, quest’ultimo, sia insieme al primo (Le fate ignoranti) uno dei film migliori del regista turco. Perché esso sembra autentico, scritto con naturalezza, anche con alcune pecche di sceneggiatura, magnifico nell’uso degli attori, commosso in quanto l’autore mostra anch’egli di aver ritrovato, nel farlo, qualcosa di profondamente suo. Tutto questo ce l’ha trasmesso con chiarezza e divertita ispirazione. Pur con qualche punta retorica, con qualche stonatura (la figura del padre simpaticissima è di un maschilismo anacronistico nel sud dei benestanti attuali), la narrazione svolge con disinvoltura e piena libertà mentale un tema impegnativo al di là dei momenti farseschi o volutamente scorretti sessualmente e sociologicamente.
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E’ probabile che il fascino delle pietre color oro morbido e dei tronchi espressivi e secolari degli olivi pugliesi, nonché lo smeraldo del mare, mi abbiano disposto a una visione da spettatrice emozionata e partecipe. Ma ciò non toglie che, secondo me, quest’ultimo, sia insieme al primo (Le fate ignoranti) uno dei film migliori del regista turco. Perché esso sembra autentico, scritto con naturalezza, anche con alcune pecche di sceneggiatura, magnifico nell’uso degli attori, commosso in quanto l’autore mostra anch’egli di aver ritrovato, nel farlo, qualcosa di profondamente suo. Tutto questo ce l’ha trasmesso con chiarezza e divertita ispirazione. Pur con qualche punta retorica, con qualche stonatura (la figura del padre simpaticissima è di un maschilismo anacronistico nel sud dei benestanti attuali), la narrazione svolge con disinvoltura e piena libertà mentale un tema impegnativo al di là dei momenti farseschi o volutamente scorretti sessualmente e sociologicamente. La tesi è semplice: nessuno può imporci o stabilire per noi che cosa vogliamo essere nella vita. Nostra la scelta, nostra la responsabilità. Tutto è legittimo, niente è anomale nell’essere se stessi, perché anche i disagi che i nostri desideri o comportamenti possono creare in altri a noi cari, non valgono l’amarezza, l’ipocrisia, la slealtà sostanziale dell’aver abdicato alla propria identità. La realtà, a cominciare da quella familiare, come Ozpetek ce la presenta, è sfaccettata, le storie di ognuno diverse, le pulsioni più autentiche spesso insondabili. Dietro apparenze e regole e perbenismo si celano drammi che possono portare ad eccessi che incrinano la facciata (la zia alcolista), a una saggia rassegnazione (la nonna che custodisce l’anima della famiglia), a un furore nascosto che corrode i sentimenti e rende difficili le relazioni (la giovane e bellissima Alba). Accanto a queste riflessioni c’è poi quella abituale per il regista sulle scelte omosessuali. Questa volta però, accanto ai dolori e alle tensioni generate dalla non accettazione dei genitori, l’autore non disdegna di dipingere anche il gruppetto “frocio”, preda di stereotipi come quello sulla lite per la maglietta da indossare, quello sulle competenze modaiole o sull’istinto al ballo sculettante. Egli dimostra così di essersi liberato, lui per primo, dalla paura di rappresentare un quadretto fuori regole, che ostenta le sue preferenze sessuali anche esagerando fino alla macchietta. Ma come negare che nella realtà esista anche questo? Della trama non anticipo nulla, visto che da uno svelamento iniziale prende il via tutta l’azione. Dico solo che questa volta si parte da una tavolata a famiglia riunita più il nuovo socio che amplierà il business del pastificio, visto che il padre vuole lasciarne la guida ai figli maschi che peraltro conosce molto poco. Chi ama questo regista sa che, posta in genere nel mezzo del racconto, una tavola apparecchiata non manca mai ed è un grumo di socialità attorno al quale si condensano o si sciolgono nodi di ogni genere. Le Mine vaganti non fa eccezione, poiché tutto comincia da una mina che sta per essere disinnescata. Per concludere, 8 alla musica e alla fotografia, 10 al cast interpretativo e alla sensibilità nel guidarlo di Ozpetek.
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mon56
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venerdì 11 marzo 2011
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un'ora e cinquanta di nulla assoluto
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Film che, in quasi due ore, riesce a non raccontare nulla, non fa riflettere, non diverte. Regia incerta che non sa decidere se adeguarsi alle strategie della commedia leggera, piuttosto che a quelle del realismo descrittivo o del linguaggio simbolico. Uno spreco di buoni attori, palesemente a disagio (Fantastichini, Occhini) nel dar vita a figure che non sanno liberarsi mai dell'immagine di macchietta o caricatura per divenire personaggi, né realistici, né simbolici. Dialoghi e situazioni che ricalcano canovacci triti e ritriti, senza attinenze con la realtà che sia minimamente credibile (il gruppo di amici omosessuali perennemente impegnato a fare gaffes, mostrando tutti i clichés tipici solo in presenza di altri, mai se sono da soli; oppure, protagonista di esibizioni al limite di un ridicolo - scontato e irrispettoso, oltre che surrettizio - secondo canoni già visti trentacinque anni fa nel "Vizietto").
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Film che, in quasi due ore, riesce a non raccontare nulla, non fa riflettere, non diverte. Regia incerta che non sa decidere se adeguarsi alle strategie della commedia leggera, piuttosto che a quelle del realismo descrittivo o del linguaggio simbolico. Uno spreco di buoni attori, palesemente a disagio (Fantastichini, Occhini) nel dar vita a figure che non sanno liberarsi mai dell'immagine di macchietta o caricatura per divenire personaggi, né realistici, né simbolici. Dialoghi e situazioni che ricalcano canovacci triti e ritriti, senza attinenze con la realtà che sia minimamente credibile (il gruppo di amici omosessuali perennemente impegnato a fare gaffes, mostrando tutti i clichés tipici solo in presenza di altri, mai se sono da soli; oppure, protagonista di esibizioni al limite di un ridicolo - scontato e irrispettoso, oltre che surrettizio - secondo canoni già visti trentacinque anni fa nel "Vizietto"). Vuoto e pretenzioso.
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dano25
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mercoledì 28 settembre 2011
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un argomento scottante trattato benissimo
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Antonio e Tommaso Catone sono gli eredi di un importante pastificio nel salento, aperto dalla nonna segretamente innamorata del cognato, diretto con competenza e autorità dal padre ed in cui Antonio ha pestato per anni fedele servizio. Tommaso invece vive a Roma dove ,segretamente, si divide tra l’amore per un altro uomo e il tentativo di diventare scrittore. Tornato nel salento e messo a conoscenza dei cambiamenti voluti dal padre (tra cui l’ingresso in società di una famiglia del nord), confidando la propria omosessualità al fratello maggiore, Tommaso decide di vuotare il sacco durante la cena organizzata per sancire i cambiamenti societari. I suoi piani sono però sconvolti da Antonio che lo anticipa confessando la propria omosessualità causando un infarto al padre.
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Antonio e Tommaso Catone sono gli eredi di un importante pastificio nel salento, aperto dalla nonna segretamente innamorata del cognato, diretto con competenza e autorità dal padre ed in cui Antonio ha pestato per anni fedele servizio. Tommaso invece vive a Roma dove ,segretamente, si divide tra l’amore per un altro uomo e il tentativo di diventare scrittore. Tornato nel salento e messo a conoscenza dei cambiamenti voluti dal padre (tra cui l’ingresso in società di una famiglia del nord), confidando la propria omosessualità al fratello maggiore, Tommaso decide di vuotare il sacco durante la cena organizzata per sancire i cambiamenti societari. I suoi piani sono però sconvolti da Antonio che lo anticipa confessando la propria omosessualità causando un infarto al padre. Messo alle strette dalla situazione creatasi, Tommaso deve fare buon viso a cattivo gioco cercando di compiacere il padre ed il fidanzato giunto con gli amici a casa.
Maestro delle sfumature e dei sentimenti, Ozpetek tocca un tema scottante giocando sulla moralità e il senso della famiglia al sud, sia questa benestante oppure operaia. Con le splendidi cornici del salento e il sole del sud, il regista italo-turco amalgama un ottimo cast dando ad ogni personaggio il giusto peso e la giusta collocazione nella storia. Si passa quindi da Ilaria Occhini, splendida nonna e vera “mina vagante” ad Ennio Fantastichini, stressato padre, ottuso e attento più all’opinione pubblica che al bene della famiglia, da Lunetta Savino, mamma in crisi per non aver capito i figli, a Elena Sofia Ricci, alcolizzata e depressa zia, da Nicole Grimaudo, spensierata figlia borghese e nuova socia dell’azienda, a Bianca Nappi, unica figlia messa sempre in disparte e con un marito che è una cima, ma di rapa, fino a Alessandro Preziosi nella parte di Antonio e Riccardo Scamarcio nella parte di Tommaso.
Questo è il cinema italiano di cui andare fieri.
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tiberiano
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lunedì 9 aprile 2012
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divertente, ma senza l'impegno di una volta
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Personaggio controverso Ozpetek, a mio avviso un tantino sopravvalutato dai più.
Bisogna riconoscergli di aver sdoganato (e umanizzato) l'omosessualità nel cinema italiano del XXI secolo.
Hammam-Il Bagno Turco e Le Fate Ignoranti rimangono i suoi film di svolta in questo senso. E i migliori.
Troviamo qui, non tanto il tema -più appariscente- del coming-out in famiglia, quanto con quello, assai più comune di quanto si immagini, dei sentimenti negati a se stessi.
Diviene 'mina vagante' chi non realizza i propri sentimenti e non vive le proprie emozioni.
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Personaggio controverso Ozpetek, a mio avviso un tantino sopravvalutato dai più.
Bisogna riconoscergli di aver sdoganato (e umanizzato) l'omosessualità nel cinema italiano del XXI secolo.
Hammam-Il Bagno Turco e Le Fate Ignoranti rimangono i suoi film di svolta in questo senso. E i migliori.
Troviamo qui, non tanto il tema -più appariscente- del coming-out in famiglia, quanto con quello, assai più comune di quanto si immagini, dei sentimenti negati a se stessi.
Diviene 'mina vagante' chi non realizza i propri sentimenti e non vive le proprie emozioni.
La contropartita è la rispettabilità sociale, la 'buona reputazione' (valore borghese fondamentale:'che dirà la gente di noi ?'), ma il prezzo da pagare si rivela sempre salato: dal rimpianto al risentimento verso se stessi.
E nel film, molte sono le "mine vaganti": non soltanto la nonna-Occhini (che da giovane, innamorata di un ragazzo, dopo un tentato siucidio fu costretta a sposarne il fratello) e un suo nipote-Preziosi (omosessuale innamorato di un operaio dell'impresa di famiglia, che poi lascerà lui e l'impresa stessa), ma anche il capofamiglia-Fantastichini (che ha un'amante, pur essendo sposato e conosciuto in tutta la comunità), la zia-Ricci (che alza il gomito ed ha incontri erotici clandestini nella stessa villa di famiglia) e il giovane Tommaso-Scamarcio (che ufficialmente studia economia per prendere le redini dell'impresa di famiglia, ma in realtà si laurea in lettere, perchè vorrebbe scrivere; omosessuale in incognito pure lui).
Ci sono tutti gli ingredienti per un drammone alla Visconti; invece ne viene fuori una commedia con risvolti tra il comico e il ridicolo, una fiction a metà strada tra Camilleri e i Vanzina.
Il cast è incoraggiante, ma guardando meglio tra i nomi, figurano troppi attori da fiction TV. E quella è, a conti fatti. il regista vuole intrattenere e divertire, fa un leggero affresco sociale e familiare, ma non fa vera denuncia sociale, non fa vera satira ad un patriarcato meridionale e maschilista che non sa adeguarsi ai tempi che cambiano, i gay di contorno poi ... sono macchiette da cinepanettone.
Del resto, la rappresentazione dell'omosessualità qui sembra avere un carattere politically correct che non è piaciuto al pubblico gay-friendly: oltre alla caratterizzazione dei personaggi gay, la visione del coming out non pare poi tanto liberatoria.
Il gay dichiarato si rivelerà perdente (dopo aver provocato un terremoto in famiglia, erediterà l'impresa di famiglia, che in realtà non voleva), il gay non dichiarato invece si trasferirà a Roma con il suo compagno, sostanzialmente libero dal vincolo e dal controllo familiare, ma con un futuro di incertezze e incognite a livello professionale.
Una delle mine vaganti alla fine "deflagra", con un suicidio che ha del grottesco. E quindi, puntualmente, anche in questo film la Morte fa la sua comparsa, con un funerale che sa di espiazione collettiva.
A mio avviso, è uno dei film migliori, ma rivela una involuzione furbetta e commerciale, destinata a deludere i fans del regista in futuro.
E in questo senso, sembra che 'Magnifica Presenza', uscito lo scorso mese, ne sia già una prima conferma.
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jordan daniel
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martedì 2 giugno 2015
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troppo forte! si ride e si medita con ozpetek
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un bel film, veloce, divertente, soprattutto ironico, con un cast di bravissimi attori, scelti perfettamente nel ruolo che devono interpretare. Finalmente un film italiano intelligente, non ovvio, anzi attuale, contro i pregiudizi. L'ambientazione è intrigante, i dialoghi serrati e arguti - c'è la mano di Cotroneo, questo è evidente - la fotografia un capolavoro. Bello anche questo sovrapporsi di epoche, di storie, di un vissuto altamente emotivo. E poi il lato comico, grottesco. Un film da vedere, anche istruttivo, un inno alla libertà di essere e alla bellezza. Bravo il regista che finalmente esce da certi tentennamenti come in harem suarè, magnifiche presenze, cuore sacro.
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un bel film, veloce, divertente, soprattutto ironico, con un cast di bravissimi attori, scelti perfettamente nel ruolo che devono interpretare. Finalmente un film italiano intelligente, non ovvio, anzi attuale, contro i pregiudizi. L'ambientazione è intrigante, i dialoghi serrati e arguti - c'è la mano di Cotroneo, questo è evidente - la fotografia un capolavoro. Bello anche questo sovrapporsi di epoche, di storie, di un vissuto altamente emotivo. E poi il lato comico, grottesco. Un film da vedere, anche istruttivo, un inno alla libertà di essere e alla bellezza. Bravo il regista che finalmente esce da certi tentennamenti come in harem suarè, magnifiche presenze, cuore sacro... insomma molto molto meglio!
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tumau
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lunedì 7 marzo 2011
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amore trattenuto
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Storia di amore trattenuto . Di bocconi di tenerezza deglutiti a forza. Non solo il protagonista ,Tommaso (Scamarcio), gay non dichiarato che vuole,ma teme di dichiararsi alla sua famiglia , soprattutto a suo Padre. In realtà si scopre nel film che è condizione di tutti Ognuno ha un amore ,un palpito, che deve tenere per sé
Mi riferisco in particolare ad uno che forse potrebbe essere sottovalutato e mal compreso nella storia; il padre adora suo figlio (altro coprotagonista Antonio - Preziosi ) , anch’esso omosessuale che invece si è dichiarato alla famiglia inaspettatamente . In quanto padre vuole ,vorrebbe accettarlo , ma soprattutto lo vuole amare .
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Storia di amore trattenuto . Di bocconi di tenerezza deglutiti a forza. Non solo il protagonista ,Tommaso (Scamarcio), gay non dichiarato che vuole,ma teme di dichiararsi alla sua famiglia , soprattutto a suo Padre. In realtà si scopre nel film che è condizione di tutti Ognuno ha un amore ,un palpito, che deve tenere per sé
Mi riferisco in particolare ad uno che forse potrebbe essere sottovalutato e mal compreso nella storia; il padre adora suo figlio (altro coprotagonista Antonio - Preziosi ) , anch’esso omosessuale che invece si è dichiarato alla famiglia inaspettatamente . In quanto padre vuole ,vorrebbe accettarlo , ma soprattutto lo vuole amare . Le condizioni , lo status sociale ed i pregiudizi lo legano come catena ad una reazione che gli è talmente insopportabile da portarlo ad un passo dalla morte per infarto. Antonio lo dichiara , dichiara il peso insopportabile del suo voler amare anche chi forse non lo ricambia più. Libero , dice “finalmente ho detto tutto “. E come lui, tutti hanno un segreto amoroso da nascondere nel segreto dell’anima.
Un film corale . Il regista indaga i volti in modo magistrale . Induce nelle sofferenze e nelle gabbie sociali.
Da vedere , credo che ognuno di noi possa trovare un po’ di se stesso .
Vi segnalo una inquadratura a metà film : Scamarcio cena a casa della ragazza ( Grimaudo ) . Un minuto ,forse meno, di primi piani di lui, ma soprattutto di lei . Silenzi . Eppure si colgono tutti i sentimenti che attraversano i cuori .
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tiziana89
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sabato 10 settembre 2011
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la vera puglia
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Inutile difendersi: siamo noi. Pugliesi, viscerali e insieme permeati di apparenza. Avvinghiati strenuamente a radici vetuste ma ormai secche,concentrati e ipertesi in un presente vorticante, disillusi su un futuro che non vogliamo ci preoccupi.
Meravigliosa la nonna, coerente fino all'irrazionale con i valori in cui crede. Si sforza di trasmetterli, di coltivare nei suoi discendenti la sensibilità per un mondo che ormai si sgretola nei contenuti e resta saldo solo nelle apparenze.
Commovente Tommaso, un nipote nel quale rivedo i timori di una generazione sospesa tra due mondi: tra l'integerrima, coriacea dignità dei nonni e la spesso eccessiva disinvoltura morale dei genitori, figlia, quest'ultima, di un progresso che ha fatto dimenticare gli insegnamenti della terra.
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Inutile difendersi: siamo noi. Pugliesi, viscerali e insieme permeati di apparenza. Avvinghiati strenuamente a radici vetuste ma ormai secche,concentrati e ipertesi in un presente vorticante, disillusi su un futuro che non vogliamo ci preoccupi.
Meravigliosa la nonna, coerente fino all'irrazionale con i valori in cui crede. Si sforza di trasmetterli, di coltivare nei suoi discendenti la sensibilità per un mondo che ormai si sgretola nei contenuti e resta saldo solo nelle apparenze.
Commovente Tommaso, un nipote nel quale rivedo i timori di una generazione sospesa tra due mondi: tra l'integerrima, coriacea dignità dei nonni e la spesso eccessiva disinvoltura morale dei genitori, figlia, quest'ultima, di un progresso che ha fatto dimenticare gli insegnamenti della terra.
Un viaggio incantato sotto la superficie, oltre la bellezza rassicurante del ricco Salento e la routine di un vivere semplice e disincantato.. un viaggio alla riscoperta di quei punti di riferimento morale che spesso smarriamo, pur avendoli metabolizzati.. o peggio tradiamo, pur continuando a professarli.
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marzaghetti
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giovedì 3 gennaio 2013
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divertente, spassoso e profondamente emozionante
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Divertenti, spassose ma anche profondamente emozionanti, le mine vaganti di Ozpetek lasciano nello spettatore una insolita ed esplosiva miscela di buonumore e malinconia, legata soprattutto ai magnifici personaggi, tanto caricaturali quanto azzeccati. Cast di alto livello (Fantastichini su tutti, ma anche Scamarcio, Ricci, Occhini...) e sapiente mix di brio e riflessione. ½ punto in più per il sorriso di Nicole Grimaudo. Valutazione: 4,0.
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