Anno | 2010 |
Genere | Avventura |
Produzione | Spagna, Brasile |
Durata | 106 minuti |
Regia di | Andrucha Waddington |
Attori | Alberto Ammann, Leonor Watling, Luis Tosar, Miguel Ángel Munoz, Sonia Braga Selton Mello, Pilar López de Ayala, Antonio de la Torre, Juan Diego, Félix Cubero, Carla Nieto, Antonio Dechent, Ramon Pujol, Jon Koldo Vázquez. |
MYmonetro | 2,48 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 27 aprile 2011
Kolossal storico sul drammaturgo spagnolo Lope de Vega, considerato uno dei più famosi autori di teatro del mondo.
CONSIGLIATO NÌ
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Nella Spagna della fine del XVI secolo, il giovane poeta Lope de Vega fa ritorno a Madrid da una campagna militare per dare l'estremo saluto alla madre in fin di vita. Dopo essersi impegnato a darle una degna sepoltura, Lope decide di non seguire il fratello nelle imprese commerciali e di restare a Madrid fingendosi un ricco uomo di cultura per vendere i propri componimenti. Quando offre il suo aiuto al più importante drammaturgo e impresario teatrale della città, Jerónimo Velázquez, riesce a diventare suo assistente solo passando attraverso il cuore della figlia Elena. Ma, a dispetto del grande successo dei suoi scritti, la sua ardita ambizione e i tormenti amorosi divisi fra Elena e la bella amica d'infanzia Isabel lo porteranno a scontrarsi con l'intera aristocrazia di Madrid.
Di Lope de Vega non si contano né il numero dei figli concepiti né quello delle opere composte, ma si conosce con certezza la passione di grafomane, la prosa licenziosa e i sonetti amorosi con i quali conquistò il cuore di molte donne e gli allori nella storia della letteratura. Concentrandosi solo sui focosi anni giovanili della sua formazione sentimentale e letteraria, Lope mette in rima melodramma passionale e cappa e spada, biopic romanzato e kolossal d'antan. L'intento non è elaborare un gioco di rimandi teatrali e sottigliezze intertestuali attorno alle galanterie del personaggio storico come in Shakespeare in Love o Le avventure galanti del giovane Molière, ma solo sfruttare le leggendarie imprese amorose per fare di Lope de Vega un eroe costretto a dividersi tanto fra il cuore di due donne già promesse, quanto fra l'incarnazione giovanile di uno spirito guascone e romantico e gli anacronismi di un cantore tormentato e passionale in abiti seicenteschi.
All'interno di questa cornice vetusta ma sontuosa, il bardo iberico interpretato da Alberto Ammann (il protagonista di Cella 211) rimane in balia di un cortocircuito temporale che lo costringe a essere al tempo stesso l'incarnazione moderna e giovanile di un poeta maledetto e il fantasma di un vecchio paladino dotato della destrezza di Zorro. Neanche al suo compagno di "cella" Luis Tosar va molto meglio, costretto a portare la pelata francescana e a interpretare una sorta di Padre Cristoforo dei tempi dell'Inquisizione. Ma, più che l'anima dei personaggi, al kolossal del regista brasiliano Andrucha Waddington manca il respiro epico delle grande biografie e l'impeto della grande visione del romanticismo storico.
E a muovere le pagine del più prolifico dei drammaturghi della storia della letteratura non è il vento della passione né il turbinio dell'avventura picaresca, ma solo l'afflato incerto di un sonetto improvvisato.
Siamo nel XVI secolo. Un giovane soldato torna dalla guerra a Madrid, ma come centinaia di giovani non sa ancora bene quale strada intende percorrere. Mentre lotta con le sue preoccupazioni e le sue ambizioni, il suo cammino si incrocia con quello di due donne: una liberale, imprenditrice di successo, l'altra una nobile sognatrice. Mentre impara cosa significa veramente amare, viene perseguitato, imprigionato, minacciato da uomini armati e costretto a nascondersi nel porto di Lisbona, dove si sta preparando il più grande esercito navale che il mare abbia mai visto. Una storia di amore e di avventura di grande attualità, su Lope de Vega, un uomo che sapeva amare e raccontare le storie meglio di chiunque altro.