great steven
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lunedì 11 agosto 2014
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nolan edifica mondi soprannaturali usando il sogno
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INCEPTION (USA, 2010) diretto da CHRISTOPHER NOLAN. Interpretato da LEONARDO DICAPRIO – JOSEPH GORDON-LEVITT – ELLEN PAGE – TOM HARDY – KEN WATANABE – DILEEP RAO – CILLIAN MURPHY – TOM BERENGER – MARION COTILLARD – PETE POSTLETHWAITE – MICHAEL CAINE – LUKAS HAAS § Titolo indecifrabile (= innesto) come il film, il sesto e più costoso e mirabolante del britannico Nolan, il più pregno di rimandi e citazioni di altri film. Dedito allo spionaggio industriale, Dom Cobb è un mago dell’estrazione, nel penetrare nei cervelli (nel subconscio) dei dormienti e, tramite i loro sogni/ricordi, carpirne i segreti.
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INCEPTION (USA, 2010) diretto da CHRISTOPHER NOLAN. Interpretato da LEONARDO DICAPRIO – JOSEPH GORDON-LEVITT – ELLEN PAGE – TOM HARDY – KEN WATANABE – DILEEP RAO – CILLIAN MURPHY – TOM BERENGER – MARION COTILLARD – PETE POSTLETHWAITE – MICHAEL CAINE – LUKAS HAAS § Titolo indecifrabile (= innesto) come il film, il sesto e più costoso e mirabolante del britannico Nolan, il più pregno di rimandi e citazioni di altri film. Dedito allo spionaggio industriale, Dom Cobb è un mago dell’estrazione, nel penetrare nei cervelli (nel subconscio) dei dormienti e, tramite i loro sogni/ricordi, carpirne i segreti. Cobb e la sua squadra sono convocati a un compito opposto: innestare un’idea nella testa del giovane erede di un facoltoso imprenditore moribondo. Anche Cobb, tuttavia, è tormentato da un sogno: i figli bambini, e lo tartassa l’impossibilità di vederli, rientrando negli Stati Uniti, perché sospetto uxoricida. L’azione si snoda fra Inghilterra, Marocco, Canada, Parigi, Tokyo e Los Angeles. Benché sopravvalutato, Nolan è un inconfutabile costruttore di mondi: la fortezza nella neve (copiata dalla biblioteca Geisel dell’Università della California); le avveniristiche megalopoli ispirate a Cornelis Escher, immaginate dalla giovane architetta Ariadne (la mitologica Arianna dei labirinti). Risulta evidente l’ambizione di porre lo spettatore in uno stato di soggettiva identificazione con i personaggi, togliendogli ogni vantaggio rispetto a loro. Ma l’impresa di abbinare gli intenti di un cinema filosofico con la grandiosità tecno-ludica di un blockbuster è solo parzialmente riuscita a questo maestro di falsificazione e illusionismo, probabilmente per l’eccessivo assillo di infilare una sequenza onirica dentro all’altra fino a raggiungere cinque livelli narrativi. Qualche parola in più va spesa anche per denotare e declamare le splendide interpretazioni degli attori, vero e autentico fiore all’occhiello e ciliegia sulla torta di questo colosso che non lesina in effetti speciali ma brilla nonostante ciò anche per i caratteri che la sceneggiatura ben oliata e collaudata ha saputo mettere in piedi con maestria non perfetta ma comunque lodevole: DiCaprio è un ladro professionista e un asso delle rapine ipertecnologiche, ancora innamorato della moglie con la quale ha trascorso cinquant’anni in una dimensione sovra-reale dove tutto filava per il verso giusto e non c’erano preoccupazioni di nessun genere, figli compresi, ma tutto lo spazio per loro due soli da godere all’infinito e forse per l’eternità, ma è anche un leader carismatico e violento che sa affermarsi e portare a compimento le missioni di cui è incaricato con la sapienza e la ponderatezza di un eccellente caporeparto; J. Gordon-Levitt è un compagno fedele e inoppugnabile, che pungola il suo superiore con assoluta credibilità ed esegue gli ordini senza batter ciglio e con un’invidiabile professionalità, conscia anche dei tormenti che angustiano il suo capo; E. Page è un’ingegnera laureanda in architettura che sa creare mondi soprannaturali con la fantasia di un adolescente in erba, e che si affiata col gruppo d’avventura con la caparbietà e l’accanimento tipici di chi ha in testa un obiettivo fisso da conquistare; K. Watanabe è un finanziere e plutocrate giapponese che parla bene l’inglese e si fa coinvolgere in brutte esperienze sanguinose rischiando di interferire col macchinario onirico, ma sa salvarsi in extremis per non inguaiare l’intero piano e poter continuare ad usufruire del suo coraggio e del suo sangue freddo; M. Caine è un magnate senza scrupoli che protegge il giovane ereditiere dalle mire del gruppo dei protagonisti, sapendo condire con la sua abituale mistura di pathos e profondo senso del drammatico un’interpretazione notevole da vegliardo capitalista e uomo in carriera che avvizzisce man mano che il denaro lo corrompe senza sosta e inesorabilmente; M. Cotillard, infine, è una donna sognatrice ad occhi aperti, una che vive l’amore puro e sincero lasciandosi andare totalmente alla furia degli elementi passionali e che desidera per sé e per il geniale marito un’esistenza ricca di furore amoroso e senza cavilli per la testa, che arriva perfino a rinnegare i due figli pur di condividere con l’amato momenti di passione estrema, sulla spiaggia come sulle rotaie del treno e dall’attico di un grattacielo. Peccato che il pur bravo P. Postlethwaite rimanga troppo in ombra, in una delle sue ultime interpretazioni prima della morte prematura (scomparve infatti nel 2011): un maggiore utilizzo del suo personaggio, malgrado sia secondario, avrebbe chiarito i dubbi che s’annidano nella trama fra realtà e fantasia, i quali lasciano un po’ l’amaro in bocca al termine della proiezione per il fatto di non rivelare le loro effettive posizioni. Il film ricevette otto candidature e si portò a casa quattro Oscar, tutti appartenenti al settore “tecnico”. Prodotto da Nolan con la moglie Emma Thomas. Al montaggio ha provveduto Lee Smith, mentre le scene sono di Guy Hendrix Dyas. Il direttore della fotografia è Wally Pfister. Da non perdere per gli appassionati di dissertazioni oniriche, per i cultori di Freud e della pittura espressionistica tedesca e per gli ammiratori di cannoni superelettronici come Matrix e simili, benché non occorra un’esperienza sovrumana per comprendere i molteplici significati neanche tanto reconditi di Inception, un piccolo grande capolavoro di ingegneria cinematografica e filosofia bergsoniana.
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theo_gmz
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venerdì 25 marzo 2016
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un mondo perduto
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Questo entusiasmante film pieno di suspense ci porta nella profondità del nostro mondo fino a scoprire i suoi limiti .
è entro questi limiti che scopriremo la bellezza di questo film , in particolare grazie alla Cobb interpretato da Leonardo Di Caprio. Vi consiglio questo film tutti gli appassionati di fantascienza e film di suspense.
Questo film mi piace molto perche si provano molte emozioni come la suspense, la paura.
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Questo entusiasmante film pieno di suspense ci porta nella profondità del nostro mondo fino a scoprire i suoi limiti .
è entro questi limiti che scopriremo la bellezza di questo film , in particolare grazie alla Cobb interpretato da Leonardo Di Caprio. Vi consiglio questo film tutti gli appassionati di fantascienza e film di suspense.
Questo film mi piace molto perche si provano molte emozioni come la suspense, la paura. Questo film é molto complicato da capire ma é molto bello da guardare.
Il regista Christopher Nolan é meraviglioso.
Commentaire réalisé en classe par des élèves Français.
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olinad
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sabato 2 ottobre 2010
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di caprio ...sempre alle prese con il cervello.
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E' un film che è facile da spiegare in sintesi...pero'se devi raccontare o spiegare tutte le situazioni...i vari passaggi diventa complicato ed è bene rinunciarci.
Questo perchè è un film complesso... che ha il pregio avere un copione di spessore..un film dove in ogni passaggio ...ogni dialogo...ogni commento che gli attori fanno fra di loro...pur complessi...chiariscono il concetto di quello che fanno.Non lascia ragionamenti incompleti...o dimenticati.
Se poi aggiungi ai testi anche una sceneggiatura corposa con effetti speciali suggestivi e inquietanti...hai la base di un bel film.
Il cast ha luci ed ombre....Di Caprio conferma che sa fare l'attore e nei ruoli dove la mente fa da padrona lui riesce sempre alla grande (vedi il precedente film).
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E' un film che è facile da spiegare in sintesi...pero'se devi raccontare o spiegare tutte le situazioni...i vari passaggi diventa complicato ed è bene rinunciarci.
Questo perchè è un film complesso... che ha il pregio avere un copione di spessore..un film dove in ogni passaggio ...ogni dialogo...ogni commento che gli attori fanno fra di loro...pur complessi...chiariscono il concetto di quello che fanno.Non lascia ragionamenti incompleti...o dimenticati.
Se poi aggiungi ai testi anche una sceneggiatura corposa con effetti speciali suggestivi e inquietanti...hai la base di un bel film.
Il cast ha luci ed ombre....Di Caprio conferma che sa fare l'attore e nei ruoli dove la mente fa da padrona lui riesce sempre alla grande (vedi il precedente film).
Gli altri...eccetto Watanabe...abbastanza modesti...forse perchè giovani.
A mio avviso del tutto insignificante la giovanePage...nel ruolo dell'architetto.
Soddisfacenti ...anche se brevi le parti di...Cane...Berenger e del quasi irriconoscibile Postlethwaite.
Di Nolan che dire...conferma che sa fare dei buoni film e quello che bisogna apprezzare che crea testi di spessore dove il dialogo...la discussione...la recitazione parlata sono al centro del film...
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maggie83
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venerdì 8 ottobre 2010
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da applauso
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Non capita spesso di assistere ad un lungo applauso spontaneo del pubblico, alla fine di una proiezione cinematografica... ma e' capitato per Inception.
Il film e' complicato, richiede concentrazione costante per tutta la sua durata, ma ne vale la pena, sicuramente. Conviene pero' essersi informati un po' in anticipo sul plot, magari leggendo un paio di articoli su riviste di settore (su CIAK c'era un utile schema dei sogni e dei relativi sognatori).
Di Caprio e' sempre piu' bravo e anche la Cotillard e' riuscita a rendere un personaggio che vive solo nei sogni del marito, molto intenso e sfaccettato.
Il finale poi, perfetto, richiama quello di Match Point di Allen, dove nel movimento di un piccolo ma fondamentale oggetto, pallina da tennis o trottola che sia, si concentra il significato di tutto il film, e la domanda, che il pubblico si pone, che resta senza risposta ma che proprio per questo provoca l'applauso.
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Non capita spesso di assistere ad un lungo applauso spontaneo del pubblico, alla fine di una proiezione cinematografica... ma e' capitato per Inception.
Il film e' complicato, richiede concentrazione costante per tutta la sua durata, ma ne vale la pena, sicuramente. Conviene pero' essersi informati un po' in anticipo sul plot, magari leggendo un paio di articoli su riviste di settore (su CIAK c'era un utile schema dei sogni e dei relativi sognatori).
Di Caprio e' sempre piu' bravo e anche la Cotillard e' riuscita a rendere un personaggio che vive solo nei sogni del marito, molto intenso e sfaccettato.
Il finale poi, perfetto, richiama quello di Match Point di Allen, dove nel movimento di un piccolo ma fondamentale oggetto, pallina da tennis o trottola che sia, si concentra il significato di tutto il film, e la domanda, che il pubblico si pone, che resta senza risposta ma che proprio per questo provoca l'applauso.
Si esce dal cinema soddisfatti, davvero, anche se con gli occhi lucidi di pianto, perche' ai personaggi e al loro ultimo lavoro, a TUTTI i personaggi, ci si affeziona e molto.
Insomma, complimenti Nolan
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shadow
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domenica 10 ottobre 2010
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finalmente...
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Era ora. Era dal cavaliere oscuro (tanto per cambiare dello stesso Nolan) che non mi alzavo dalla sala soddisfatto. Inception, ultima fatica del regista Christopher Nolan, narra le vicissitudini di Dom Cobb, ladro di idee, che si infiltra all'interno dei sogni delle persone per sottrarle ad esse. Arruolato da un ricco imprenditore giapponese, Cobb dovrà svolgere un lavoro teoricamente impossibile, non rubare un idea ma innestarne una. Riunito un team di esperti ladri di sogni dovrà infiltrarsi nei vari livelli della mente del figlio di un imprenditore rivale del suo mandante ma vari imprevisti rischieranno di fare saltare l'intera operazione. La storia di inception è complessa.
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Era ora. Era dal cavaliere oscuro (tanto per cambiare dello stesso Nolan) che non mi alzavo dalla sala soddisfatto. Inception, ultima fatica del regista Christopher Nolan, narra le vicissitudini di Dom Cobb, ladro di idee, che si infiltra all'interno dei sogni delle persone per sottrarle ad esse. Arruolato da un ricco imprenditore giapponese, Cobb dovrà svolgere un lavoro teoricamente impossibile, non rubare un idea ma innestarne una. Riunito un team di esperti ladri di sogni dovrà infiltrarsi nei vari livelli della mente del figlio di un imprenditore rivale del suo mandante ma vari imprevisti rischieranno di fare saltare l'intera operazione. La storia di inception è complessa. Non è ingannevole e complicata come quella di The prestige ma "semplicemente" complessa. Ci vuole almeno un ora per poter entrare veramente dentro il film e cominciare a comprendere i vari passaggi da sogno a sogno che Nolan ci fa fare. Perché Nolan non ci fa entrare solo dentro un sogno, ma in un sogno dentro un sogno e via dicendo. I livelli dei sogni che il film ci fa vedere sono tutti uno diverso dal'altro e ognuno girato da una parte diversa del mondo. Ci spostiamo ovunque, dal Giappone alla Francia, da montagne innevate a città immense. A queste splendide location si aggiunge un ottimo cast (non eccezionale ma ottimo) in cui spicca un sempre perfetto Leonardo di Caprio. La regia è perfetta come in ogni film di Nolan (che non viene ancora neanche nominato all'oscar per motivi a me ignari) e soprattutto la storia è geniale e originale. Ripeto ORIGINALE. Questo è uno dei pregi migliori del film. Nolan è uno dei pochi registi che riesce ancora a donarci un film innovativo in un tempo in cui si cerca di ricopiare solamente opere del passato, per la certezza di sbancare al botteghino. Mentre Avatar pur proponendo un film ottimo da tutti i punti di vista non aveva ancora il coraggio di cambiare una trama già vista e ripetuta all'infinito (L'ultimo Samurai, Balla coi lupi...), Inception finalmente ci offre una storia nuova, complessa e geniale. Non è un film perfetto naturalmente, ci sono opere sicuramente migliori ma è una delle poche mega-produzioni americane di un così alto livello di qualità. Lode a Nolan, uno dei migliori registi del momento ed uno degli unici insieme a pochi altri come Tarantino o Fincher che riesce a darci ancora prodotti originali in questi tempi.
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mr.619
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sabato 3 dicembre 2011
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struttura rappresentazionale della fenomenicità
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Inception non è il solo inizio di sprigionamento della forma contenutistica del capolavoro di Nolan, ma bensì anche la causa originante, nascente e sviluppantesi della sottile trama logico-filosofica che sottintende alla palese resa espositiva delle immagini che si catapultano ed esplicano a-gravitazionalmente il linguaggio stesso di mezzo che la contraddistingue e, come una realtà veramente parallela, è abbinata nel suo percorso al significato dei singoli fotogrammi. Dunque, come avviene in ambito poetico, si dà il caso che il sensante si identifichi pienamente nell'incorporazione del sensato, così come la dimensione della realtà trainata per esclusione viene effettualmente concretizzata e dispiegata dall'incidente perpendicolarità dello stato idealistico-onirico.
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Inception non è il solo inizio di sprigionamento della forma contenutistica del capolavoro di Nolan, ma bensì anche la causa originante, nascente e sviluppantesi della sottile trama logico-filosofica che sottintende alla palese resa espositiva delle immagini che si catapultano ed esplicano a-gravitazionalmente il linguaggio stesso di mezzo che la contraddistingue e, come una realtà veramente parallela, è abbinata nel suo percorso al significato dei singoli fotogrammi. Dunque, come avviene in ambito poetico, si dà il caso che il sensante si identifichi pienamente nell'incorporazione del sensato, così come la dimensione della realtà trainata per esclusione viene effettualmente concretizzata e dispiegata dall'incidente perpendicolarità dello stato idealistico-onirico. La pellicola in sè, volendo che lo spettatore compia operazione di autocoscienza " in medias res", altro non sembra che imitazione retrospettiva ed alteratamente conturbata dell'obiettivo prospiciente ed ammirato del vedente, che, subentrando in comunicazione con la dinamica psicologica dei protagonisti, ne diviene a sua volta " veduto" ed accomunato. Un movimento triadico insito al racconto poemico del viaggio mentale dello psiconauta Cobb domina, regala e contempera discernitamente l'irrazionalità della reale razionalità della storia: l'idealismo appercettivo ( l'idea è il primato basilare e fondamentale della ragione autoformata e forgiantesi processualmente della condizione gnoseo-ontologica dell'individuo, scandaglio disequilibrato del suo proprio suboconscio di formazione esternata); l'appurazione del cosmo limitatamente universale delle possibilità ( l'intro-estroiezione di se stessi in relazione al concetto epistemologico di ciascheduno consente l'attività creatrice di scenari, casi e condizioni che, dilatati dalla maturazione della realtà, vengono a dilatarsi essi stessi nello spazio-tempo della diegesi del sonno sempre più estensivamente quanto più si penetra il perpetuarsi della ricerca della verità e della propria individualità); e, infine, l'affezione dell'accidentalità dei caratteri stabilitori ed affligenti del subconscio dell'Io, costernato dalla tribolazione apportata dall'ipotetica trasmissione di una sola idea e vanamente inizialmente sciacciato dal desiderio del ricordo primordiale che ritorna e che viene levigato sino al raggiungimento di una anamorfizzazione molto ovattata ed impercettibile ai sentimenti della psiche dell'" Homo modernus, possessor sui fati, voluntatis et entis". Al termine dell'a tratti perniciosa, interminabile ed imperitura odissea sofferta, scalfita e patita attraverso la concordanza dei vari pezzi di anima e corpo disseminati di sè nei vari attimi della cruenta battaglia del protagonista con le proiezioni antropo-psicomorfiche fantasmatiche e illusorie del passato, l'equilibrio perduto, oramai ritrovato, si risana e l'ultima enigmatica, quanto toccante e sussultoria, scena, avendo metacinematograficamente con successo perseguito lo scopo di meravigliare ( "Vous abetira") l'occhio della mente e del cuore, capita per essere quasi superflua, giacchè l'uomo, prevalendo la volontà relativa sulla sostanzialità dell' ideale dell'Essere puro, sospinge l'esercizio della propria immanenza oltre le barriere dell'invalicabile, ai confini fra la realtà dell'impossibile e lo spazio del drammatico eroismo. Una spiegazione infinita dell'ontica spirituale. Preistoria.
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francesco di benedetto
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giovedì 1 marzo 2012
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summa politica e poetica dell'immaginario anni '00
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Un compendio metaforico della perdita delle coordinate di riferimento, delle inquietudini sotterranee e al fondo reazionarie del mondo occidentale, in questi primi anni Duemila: la globalizzazione come contatto traumatico, violenza primitiva e primigenia, scontro fra uomini e culture differenti e antagoniste, l’incubo del terrorismo internazionale, l’impatto psicologico nella vita comune della realtà simulacrale, reticolare e multilivello di internet e del web.
Il tutto riunito nella grande metafora/isotopia dell’innesto virale del corpo estraneo, sfigurante e sabotatore, dell’intrusione coattiva e traumatica di un ecosistema vitale all’interno di un altro, di un modello di soggettività all’interno di un’altra soggettività, di un particolare livello/simulazione immersiva di “realtà” all’interno di un’altra realtà parimenti tangibile ed effettuale.
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filippo catani
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mercoledì 15 ottobre 2014
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sogno o son desto?
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Un gruppo di persone svolge il non esattamente legale lavoro di estrattore introducendosi cioè nei sogni altrui alla ricerca di quello per cui sono stati pagati di scoprire. Tutto si complica quando al capo viene chiesto di innestare un'idea nel giovane rampollo di una multinazionale energetica. L'idea sarebbe quella di smembrare l'azienda del padre e favorire così quella del committente.
Nolan è senza dubbio uno dei maggiori registi visionari che ci siano in circolazione. Con Inception il regista indaga sul mondo dei sogni e su tutto quanto ci ruota attorno così come ci insegna la psicoanalisi (idee, subconscio ecc.). Il tutto è narrato su più livelli che corrispondono ai vari sogni nei sogni e lo sviluppo del ragionamento implica una certa attenzione da parte dello spettatore che sarà però ricompensato con splendidi effetti visivi, sonori e speciali.
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Un gruppo di persone svolge il non esattamente legale lavoro di estrattore introducendosi cioè nei sogni altrui alla ricerca di quello per cui sono stati pagati di scoprire. Tutto si complica quando al capo viene chiesto di innestare un'idea nel giovane rampollo di una multinazionale energetica. L'idea sarebbe quella di smembrare l'azienda del padre e favorire così quella del committente.
Nolan è senza dubbio uno dei maggiori registi visionari che ci siano in circolazione. Con Inception il regista indaga sul mondo dei sogni e su tutto quanto ci ruota attorno così come ci insegna la psicoanalisi (idee, subconscio ecc.). Il tutto è narrato su più livelli che corrispondono ai vari sogni nei sogni e lo sviluppo del ragionamento implica una certa attenzione da parte dello spettatore che sarà però ricompensato con splendidi effetti visivi, sonori e speciali. Il tutto è impreziosito da un grande cast con il quale Nolan ha lavorato nella trilogia del Cavaliere Oscuro fatta eccezione per Di Caprio che ci e si regala un'altra ottima interpretazione forse non da Oscar come in altre occasioni (Shutter Island, The Departed, Django e Wolf of Wall Street) ma comunque intensa specialmente per le implicazioni del personaggio che deve rendere sullo schermo. Meglio non aggiungere altro per non rovinare un film che merita di essere visto due o tre volte per essere goduto e capito appieno in tutta la sua genialità.
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frank serpico
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domenica 5 aprile 2015
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il miglior film di nolan
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Si, a mio avviso, è il suo miglior lavoro. Anzi è uno dei migliori film dell'ultimo decennio.
Molti dicono sia dispersivo o illogico. Ma basta guardarlo, e riguardarlo, con la dovuta attenzione per accorgersi che ci troviamo di fronte ad un prodotto unico.
Storia originale e coinvolgente, regia e interpretazioni eccezionali. Ottimi Effetti speciali, paradossi e ritmo a tratti incalzante. E perchè no, invita anche alla riflessione.
Complimenti a Nolan soprattutto per l'idea e lo sviluppo di questa storia.
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andrea alesci
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martedì 11 agosto 2015
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il lieve peso delle idee nel labirinto del sogno
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Raccontare Inception è come raccontare un sogno: più ci provi e più i contorni si fanno sfuggenti, nebbiosi, inafferrabili. Un arduo incedere nel complesso film di Christopher Nolan, senza termini di paragone per il genio pionieristico che vi opera, che sa scoprire per primo cose mai viste.
Una meticolosa preparazione all’impresa, che lo stesso regista ha affrontato in un decennio di scrittura e riscrittura, trovando in Memento (girato nel 2000) un riscaldamento per la lunga corsa di Inception. Allora fu la perdita della memoria a breve termine a far da motore al compulsivo montaggio di una storia che rifletteva gli angoli e i vicoli ciechi del labirinto nascosto dentro ciascuno di noi; dieci anni dopo è ancora la memoria e quel che vi rimane impresso con le idee che elaboriamo ad attrarre Nolan e noi spettatori dentro gli enigmatici meccanismi della mente.
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Raccontare Inception è come raccontare un sogno: più ci provi e più i contorni si fanno sfuggenti, nebbiosi, inafferrabili. Un arduo incedere nel complesso film di Christopher Nolan, senza termini di paragone per il genio pionieristico che vi opera, che sa scoprire per primo cose mai viste.
Una meticolosa preparazione all’impresa, che lo stesso regista ha affrontato in un decennio di scrittura e riscrittura, trovando in Memento (girato nel 2000) un riscaldamento per la lunga corsa di Inception. Allora fu la perdita della memoria a breve termine a far da motore al compulsivo montaggio di una storia che rifletteva gli angoli e i vicoli ciechi del labirinto nascosto dentro ciascuno di noi; dieci anni dopo è ancora la memoria e quel che vi rimane impresso con le idee che elaboriamo ad attrarre Nolan e noi spettatori dentro gli enigmatici meccanismi della mente.
E che cosa è in grado di rivelarci quei segreti percorsi di cui ognuno è custode? Il sogno. Dentro ai sogni (tecnologicamente condivisi) penetriamo avvolti da una martellante azione da crime movie e dalla schiacciante coinvolgente colonna sonora di Hans Zimmer. Ci precipitiamo nei sogni degli altri grazie all’estrattore Dominic Cobb (Leonardo DiCaprio) e al suo team di professionisti scelti, capaci di estrarre dalle menti un’idea: l’amico di lunga data Arthur (Joseph Gordon-Levitt), il truffaldino mago dei travestimenti Eames (Tom Hardy), il miglior chimico in circolazione Yusuf (Dileep Rao) e la nuova recluta, la giovane studentessa Ariadne (Ellen Page), brillante architetto in grado di dar vita a spazi creativi inauditi perché si realizzi la fantascientifica impresa di Cobb.
Contattato dal magnate giapponese Saito (Ken Watanabe), Cobb non dovrà però estrarre un’idea, bensì impiantarne una nella mente di Robert Fischer Jr. (Cillian Murphy) figlio del potente (e morente) Maurice Fischer (Pete Postlethwaite): dissolvere il suo impero industriale. Così, ci muoviamo con Cobb e la sua squadra dentro realtà che possono anche non esserlo, vivendo presenti che possono soltanto essere sognati, sognando mondi che giacciono nella soffitta dimenticata di un subconscio nel quale rischiamo di perderci com’è capitato a Mal (Marion Cotillard), moglie di Cobb e fantasma costretto a vagare nel limbo di universi schizofrenici.
Saltiamo così da un livello all’altro in quel labirinto che Christopher Nolan ha immaginato per noi, smarriti dentro a luoghi nei quali i confini naturali si ripiegano su se stessi come scatole di Micro Machines, confondendo il sopra con il sotto, stupendo le nostre prospettive, le nostre percezioni, portandoci dentro stanze pronte a sgretolarsi come sogni che si disfano alle prime luci dell’alba, mentre noi siamo lì cercando di afferrarne gli ultimi lembi, provando a fissare su un pezzo di carta un nome, almeno un nome che possa farci ricordare quel tempo sospeso.
Un’isola di certezza perché possiamo agganciarci all’origine (Inception), mentre saltiamo dentro livelli di sogno sempre più profondi, dilatando il tempo ad ogni discesa, aspettando l’eco di Je ne regrette rien a salvarci, cercando di capire se davvero siamo salvi grazie alla prova fisica di un totem: un oggetto per noi particolare che ci dica se la gravità è ancora la legge che ci governa o se siamo intrappolati nel sogno. Intrappolati nel labirinto di un tempo che Nolan ha ricreato per esplorare le sconosciute alchimie della psiche umana. Di un tempo che nel giro di una trottola può dirci se siamo vivi o perduti.
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