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La regina dei castelli di carta, il libro

L'ultima parte della saga thriller "Millennium" firmata da Stieg Larsson.
di Fabio Secchi Frau

La recensione ***

venerdì 4 giugno 2010 - Libri

La recensione ***
Con un ultimo scatto di reni degno del miglior thriller senza respiro, si conclude anche questa fortunata e amata trilogia ad alta tensione che viene dai paesi del Nord Europa. "La regina dei castelli di carta" è, infatti, il capitolo finale della saga "Millennium", firmata da Stieg Larsson (che comprende "Uomini che odiano le donne" e "La ragazza che giocava con il fuoco", entrambi editi da Marsilio) che la critica letteraria internazionale ha elogiato come eccezionale. Mai comportamento fu più unanime, soprattutto se si tiene conto che s'è letto di peggio in circolazione, durante gli ultimi decenni. La trilogia ha clamorosamente e snobbisticamente venduto tanto, si è rivelata uno dei più chiacchierati fenomeni dell'anno e ha ispirato ben tre film realizzati in Svezia (e forse futuri oggetti di remake da parte dell'America, che tanto per cambiare non ha buone idee e copia dalle altre nazioni quel che può), arrivando fino in Italia, dove ha frantumato l'immagine di una nazione perfetta e glaciale come quella svedese mettendo di fronte ai nostri lettori irraccontabili scenari che mai avrebbero potuto scoprire. Noi, ci accodiamo alla critica, non possiamo fare altro del resto. Ne "La regina dei castelli di carta" si respira aria di Hitchcock, di spionaggio internazionale, di complotti e omicidi fin dalle prime pagine, quando (con un inizio addirittura eccellente) ci ritroviamo in un bosco notturno, lo stesso bosco nel quale eravamo penetrati e abbandonati in "La ragazza che giocava col fuoco". Lisbeth Salander ha lottato contro suo padre, Mikael Blomkvist contro uno dei suoi scagnozzi. Da qui, si riparte, con Lisbeth gravemente ricoverata in ospedale con una pallottola nel cranio e Blomkvist che cerca di difenderla dalle accuse di insanità mentale e da un'altra reclusione in manicomio. Il ritmo, anche qui, è buono. I chiaroscuri di questa Svezia a noi sconosciuta sono evocativi. Per almeno tre capitoli ci troviamo di fronte al lato peggiore del potere politico: l'abuso. Mentre l'ultima parte è un concentrato di adrenalina che sposa la causa delle spy story. Larsson tiene la sua professionalità da scrittore a un livello molto alto, certo urge non prendere nulla sul serio, è fiction che morbosamente si insinua nel nostro essere, ma non è mai fuori tono, o troppo grottesca, anzi si ripescano antichi innesti da tragedia greca, quando i padri venivano uccisi dalle proprie figlie per vendetta. Forse non ha il fuoco del dubbio e del sospetto di "Uomini che odiano le donne", e nemmeno il suo umorismo, ma è un libro in cui l'incubo prospera e abbonda.

In sintesi
Tutti i nodi vengono al pettine. In "Uomini che odiano le donne" la misteriosa hacker Lisbeth Salander era perseguitata dal suo passato, trascorso all'interno di un manicomio. In "La ragazza che giocava con il fuoco", ha cercato di nascondersi quanto più ha potuto, ma poi sulle tracce del padre, ha cercato di difendersi dai suoi tentativi di farla fuori. In questa ultima e decisiva parte, Lisbeth torna. Malconcia, ma torna. È viva, è ricoverata in un ospedale con una pallottola nel cranio e, soprattutto, è ancora scomoda. Bisogna farla sparire. Fra accuse di tentato omicidio e legittima difesa, una spy story che la vede ancora una volta al centro di un complotto preciso e lineare tanto quanto una ragnatela. A tentare di salvarla, l'immancabile giornalista Mikael Blomkvist che, come lei, vuole solo una cosa: la vendetta.

L'autore
Stieg Larsson (Karl Stig-Erland Larsson), nacque a Skelleftå il 15 agosto 1954, critico letterario e scrittore svedese, esperto conoscitore di organizzazioni di estrema destra e neonaziste, fondò la rivista trimestrale antirazzista EXPO, collaborando assiduamente con Scotland Yard come consulente. All'inizio, fu autore di trattati politici e sociali come quello scritto nel 1991 assieme a Anna-Lena Lodenius "Extremhögern" e quello con Mikael Ekman "Sverigedemokraterna – Den nationella rörelsen". È conosciuto però come l'autore della trilogia "Millennium", composta dai tre thriller: "Uomini che odiano le donne" (2005), "La ragazza che giocava con il fuoco" (2006) e "La regina dei castelli di carta" (2007), tutti pubblicati postumi. Morì per un improvviso attacco cardiaco il 9 novembre 2004, a Stoccolma.

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