tina galante tisbe
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lunedì 25 gennaio 2010
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leoni per agnelli, disillusione e decadenza
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In questo film il regista Robert Redford si pone l'obiettivo di risvegliare la sopita od inesistente coscienza critica collettiva.
Leoni per agnelli si snoda nell'arco di qualche ora su tre scenari che s'intrecciano, sciogliendosi gradualmente e risolvendosi alla fine. I personaggi chiave sono, un senatore di Washington (Tom Cruise), una giornalista (Meryl Streep), un anziano professore universitario (Robert Redford) e tre giovani studenti. Il leitmotiv del film è la guerra, o meglio, il ruolo degli Usa di gendarmi del mondo. Il regista si pone tante domande e mette tanta carne a cuocere, più di quanto si possa sostenere in un film. La forza è tutta nei dialoghi che sono autentiche pugnalate all'indifferenza collettiva.
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In questo film il regista Robert Redford si pone l'obiettivo di risvegliare la sopita od inesistente coscienza critica collettiva.
Leoni per agnelli si snoda nell'arco di qualche ora su tre scenari che s'intrecciano, sciogliendosi gradualmente e risolvendosi alla fine. I personaggi chiave sono, un senatore di Washington (Tom Cruise), una giornalista (Meryl Streep), un anziano professore universitario (Robert Redford) e tre giovani studenti. Il leitmotiv del film è la guerra, o meglio, il ruolo degli Usa di gendarmi del mondo. Il regista si pone tante domande e mette tanta carne a cuocere, più di quanto si possa sostenere in un film. La forza è tutta nei dialoghi che sono autentiche pugnalate all'indifferenza collettiva. Si passa della falsità e dall'egoismo dei politici pronti a sacrificare migliaia di vite umane per la corsa al potere e al successo personale, alla sudditanza dei giornalisti nei confronti degli incassi e delle leggi di mercato, alla sconfitta del sistema educativo americano che incita alla competizione lasciando dietro di sé una scia di vinti che finiranno o nel braccio della morte o ad immolarsi in qualche stato "nemico".
Redford ossessiona lo spettatore facendo ripetere tantissime volte al senatore, parole come "nemico" e "male", ma il regista si spinge oltre, e sceglie, come leoni da immolare, un ispanico e un nero, e in questa sua scelta è racchiuso tutto il senso di ingiustizia sociale che vige da sempre, ed ancora, nel paese che, paradossalmente, vorrebbe esportare democrazia e diritti civili.
Se dovessi cercare in sintesi il messaggio del film di Redford direi che è un'apologia dell'altruismo. Quando lo stesso Redford, nei panni del professore fa un esempio calzante sui limiti dell'egoismo sfrenato che ha invaso le coscienze occidentali, quando cerca di smontare l'abitudine a vivere per se stessi ricercando ricchezze e consensi, egli dice: cosa te ne fai di una mercedes se non c'è carburante e le strade sono piene di buche? Come si può essere felici se il resto del mondo soffre?
Ecco, Redford pone un quesito interessante e risulta chiaro che l'egoismo, il pensare alla propria minuscola vita senza interessarsi del sociale e degli altri, è un percorso che porta irrimediabilmente all'infelicità. L'altruismo, l'interessarsi agli altri ed il tentativo di cambiare le cose senza trincerarsi dietro al "tanto non serve a niente" sono l'unica strada, che potrebbe condurre ad assaporare i doni della vita per sé e per gli altri.
Anche se il film chiude drammaticamente lasciando presagire una decadenza degli Usa simile a quella degli ultimi anni di vita dell'Impero Romano, le atmosfere non sono angoscianti, e rimane sospesa nell'aria la possibilità che il domani possa cambiare in meglio.
Un bel film che consiglio a tutti di vedere.
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dario j. a.
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lunedì 11 gennaio 2010
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la voce di chi?
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Equilibrato e diretto. Un film rivolto agli statunitensi ma che per la sua profondità può coinvolgere anche cittadini di altre nazioni, specialmente se loro alleati. Non si tratta in fondo di una storia, ma le situazioni e i personaggi sono semplicemente campioni, esempi o probabilmente stereotipi, utilizzati per comunicare una visione fatta di domande e risposte, quest'ultime talvolta aperte. Si rivelano infatti predominanti i dialoghi, cadenzati ed enfatizzati dall’alternanza degli scenari e delle situazioni, dove un’abile e sottile congruità cuce poco a poco la bandiera degl’ anni del controterrorismo americano.
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dario j. a.
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lunedì 11 gennaio 2010
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Equilibrato e diretto. Un film rivolto agli statunitensi ma che per la sua profondità può coinvolgere anche cittadini di altre nazioni, specialmente se loro alleati. Non si tratta in fondo di una storia, ma le situazioni e i personaggi sono semplicemente campioni, esempi o probabilmente stereotipi, utilizzati per comunicare una visione fatta di domande e risposte, quest'ultime talvolta aperte. Si rivelano infatti predominanti i dialoghi, cadenzati ed enfatizzati dall’alternanza degli scenari e delle situazioni, dove un’abile e sottile congruità cuce poco a poco la bandiera degl’ anni del controterrorismo americano.
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claudiorec
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domenica 8 novembre 2009
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andava approfondito di più
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Cominciano a uscire film contemporaneo/storici. Se fosse stato più approfondito poteva diventare ottimo! E poi guardate che cast!
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marco.g
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domenica 30 agosto 2009
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male
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Io credo che chi apprezza questo film si lascia scaldare il cuore dalla retorica. Passi il messaggio, ok, è bene che ci siano film con un bel messaggio. Ma questo è un forum di cinema, più che altro. Come prestazione cinematografica, è abbastanza pessima. Noia. Retorica. Il discorso fra Redfrod e il ragazzo è patetico, insomma! Poi c'è la solita situazione di guerra sul campo, che serve a tenere incollati i più. Il discorso maieutico tra Cruise e Streep in cui si dimostra che anche l'informazione ha le sue responsabilità è parimenti patetico. Si conosce bene la responsabilità degli organi di informazione, oggi, in america, in italia, nel mondo, ieri, domani, e sempre. Non serve Redford per saperlo.
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Io credo che chi apprezza questo film si lascia scaldare il cuore dalla retorica. Passi il messaggio, ok, è bene che ci siano film con un bel messaggio. Ma questo è un forum di cinema, più che altro. Come prestazione cinematografica, è abbastanza pessima. Noia. Retorica. Il discorso fra Redfrod e il ragazzo è patetico, insomma! Poi c'è la solita situazione di guerra sul campo, che serve a tenere incollati i più. Il discorso maieutico tra Cruise e Streep in cui si dimostra che anche l'informazione ha le sue responsabilità è parimenti patetico. Si conosce bene la responsabilità degli organi di informazione, oggi, in america, in italia, nel mondo, ieri, domani, e sempre. Non serve Redford per saperlo. Questa consapevolezza sull'informazione dovrebbe essere un punto di partenza assodato, in un film, non una cosa da dimostrare allo spettatore. Così non si fa altro che imboccare l'idiozia, e vale per tutto il film. Non approvo, in conclusione, neanche la forma didattica adottata; i film di critica politica e sociale si fanno come critica, non come lezione. E se proprio vuoi fare una lezione, falla bene, senza tutto questo zucchero.
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dankk
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mercoledì 26 agosto 2009
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finalmente!
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questo film non è e non sarà mai un capolavoro ma finalmente è un film che dice qualcosa di concreto hai giovani!! Il regista mostra come la passività di noi giovani davanti a un mondo insoddisfatto e insoddisfacente sia più che motivata ma sostanzialmente inutile perchè fine a se stessa. Grazie Robert!
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giovaa
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martedì 9 giugno 2009
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guerra
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il film è stupendo non piace perchè tratta temi attuali che sconfortano la gente
[+] il populismo
(di tommy)
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reiver
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domenica 29 marzo 2009
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agnelli buoni,agnelli cattivi
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E' uno di quei film di cui è difficile parlare male.Redford segue da anni una sua linea "liberal" moderata,contrassegnata da western "moderni",pellicole impegnate da attore ("Tutti gli uomini del presidente","Brubaker" e molte altre) e da regista (l'outsider "Gente comune" che lo portò all'Oscar).Affievolitosi l'alone di sex-simbol che lo accompagnava,il biondo attore è riuscito a sopravvivere alla tempesta che ha spazzato via altri machos dei settanta (Ryan O'Neal,Burt Reynolds) proprio grazie all'ampiezza dello spettro dei suoi interessi cinematografici,politici,naturalistici.Insomma,una sua pellicola "contro Bush" era quasi inevitabile,così come era lecito aspettarsi da lui il tono sobrio,chiaro,l'impostazione "didattica" del film.
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E' uno di quei film di cui è difficile parlare male.Redford segue da anni una sua linea "liberal" moderata,contrassegnata da western "moderni",pellicole impegnate da attore ("Tutti gli uomini del presidente","Brubaker" e molte altre) e da regista (l'outsider "Gente comune" che lo portò all'Oscar).Affievolitosi l'alone di sex-simbol che lo accompagnava,il biondo attore è riuscito a sopravvivere alla tempesta che ha spazzato via altri machos dei settanta (Ryan O'Neal,Burt Reynolds) proprio grazie all'ampiezza dello spettro dei suoi interessi cinematografici,politici,naturalistici.Insomma,una sua pellicola "contro Bush" era quasi inevitabile,così come era lecito aspettarsi da lui il tono sobrio,chiaro,l'impostazione "didattica" del film.Non solo,il Redford attore dà ancora punti ai suoi più giovani epigoni,le rughe non ne hanno intaccato la classe,il fascino,la bravura.Cruise si impegna come al solito,la Streep è una garanzia.Insomma,sembrerebbe un percorso "netto",ma purtroppo non è così.Se dal punto di vista cinematografico sono le scene belliche a lasciarmi parecchio perplesso,è l'impostazione teorica e politica della sceneggiatura a non trovarmi del tutto d'accordo.Per carità,Redford fa bene ad esercitare il suo diritto di critica,ad evidenziare il lassismo giovanile,a denunciare il servilismo dei giornalisti e l'arrivismo dei politici,però...Però io mi sono un pò stancato.Dire che una certa cosa non va bene è facile,non ci vuole molta perizia e neppure tanto coraggio ,lo hanno fatto in tanti.Gli Usa non sono l'Iran,si può prendere in giro il presidente e mantenere la testa intatta.Però...Ecco,non vorrei calcare troppo la mano,perchè in questo forum mi sono già preso la mia razione di insulti,tutti da gente tollerante e pacifista ovviamente.Certo,in mezzo a tanto fango ho anche conosciuto una splendida persona e guadagnato un simpatico nomignolo,ma non vorrei abusare della buona sorte.Ora,un film non deve necessariamente fornire risposte,può limitarsi a stimolare dibattiti,a porre interrogativi,e questo il film di Redford lo fa.Ma a me non basta.Sento la stessa solfa da anni,mi sono sorbito cumuli di idiozie:a questo punto voglio sentire risposte,non solo domande.Il film non risponde al quesito fondamentale:era giusto o no attaccare l'Afghanistan dopo l'attacco alle torri gemelle?Il punto è lì,è inutile girarci intorno;chiamare "agnelli" i politici e "leoni" i soldati fa retorica ma è abbastanza superfluo,anche perchè molti politici più che agnelli sono serpenti o addirittura squali.Allora Redford,cosa avrebbe fatto lei?Io non chiederò mai al mio amico genio della lampada di diventare presidente degli Usa,non vorrei mai trovarmi mai nella situazione di decidere un conflitto:so bene che la guerra è la cosa più orribile al mondo,è la negazione dell'umanità,o se vogliamo l'altra faccia dell'umanità,quella che non vogliamo vedere.Però a volte mi chiedo se sia necessaria o inevitabile;me lo chiedo,e questo basta a pormi tra i cattivi,mentre i "buoni" bruciano bandiere e festeggiano ad ogni morto statunitense.Io vorrei sapere cosa farebbe Obama se i terroristi attaccassero Washington...Probabilmente farebbe sganciare tonnellate di fiori sui paesi nemici.Probabilmente.Intanto,mentre scrivo queste righe,leggo di un "potenziamento delle truppe americane in Afghanistan da parte del nuovo presidente"...
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katublefa
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mercoledì 25 marzo 2009
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mi dispiace per r. redford
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Purtroppo un' altro film difficile da seguire e molto annoiante.
Ormai è talmente raro trovare film con una linea logica seppur decente, tutti pieni di flash-back o molteplici identità, difficilissimi da seguire. In pratica il piacere di assistere ad un film è stato superato dalla ricerca della confusione e poca coerenza.
Robert Redford avrebbe fatto bene a restarsene comodamente seduto sulla poltrona del suo ranch! Mi dispiace anche per Meryl Streep, non abituata a film così mediocri. A Tom Cruise siamo tutti abituati....uno dei misteri del cinema internazionale, sempre pessimo ma stra-stra-pagato, solo ed esclusivamente film pessimi con interpretazioni ai limiti del decente.
Evviva il Cinema logico, intuitivo, facile ma penetrante.
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Purtroppo un' altro film difficile da seguire e molto annoiante.
Ormai è talmente raro trovare film con una linea logica seppur decente, tutti pieni di flash-back o molteplici identità, difficilissimi da seguire. In pratica il piacere di assistere ad un film è stato superato dalla ricerca della confusione e poca coerenza.
Robert Redford avrebbe fatto bene a restarsene comodamente seduto sulla poltrona del suo ranch! Mi dispiace anche per Meryl Streep, non abituata a film così mediocri. A Tom Cruise siamo tutti abituati....uno dei misteri del cinema internazionale, sempre pessimo ma stra-stra-pagato, solo ed esclusivamente film pessimi con interpretazioni ai limiti del decente.
Evviva il Cinema logico, intuitivo, facile ma penetrante.
Saluti a tutti.
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demiel
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mercoledì 18 febbraio 2009
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cagata
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tra questo film e una cagata preferisco una cagata
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