Le regole dell'attrazione

Film 2002 | Sentimentale 110 min.

Regia di Roger Avary. Un film con James Van Der Beek, Ian Somerhalder, Shannyn Sossamon, Jessica Biel, Faye Dunaway. Cast completo Titolo originale: The Rules of Attraction. Genere Sentimentale - USA, 2002, durata 110 minuti. - MYmonetro 3,01 su 8 recensioni tra critica, pubblico e dizionari.

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Ultimo aggiornamento venerdì 28 marzo 2014

A una festa universitaria, Lauren perde la verginità come mai avrebbe voluto. Tratto dall'omonimo romanzo cult dell'americano Bret Easton Ellis. Al Box Office Usa Le regole dell'attrazione ha incassato nelle prime 5 settimane di programmazione 6,5 milioni di dollari e 2,5 milioni di dollari nel primo weekend.

Consigliato sì!
3,01/5
MYMOVIES 3,25
CRITICA
PUBBLICO 2,76
CONSIGLIATO SÌ
Un film disperato e adulto in cui si muovono giovani impossibilitati a trovarsi.
Recensione di Marco Chiani
Recensione di Marco Chiani

Studenti di un prestigioso college americano, alcuni personaggi intrecciano le loro vite durante l'anno accademico fino alla festa di fine corso, pomposamente battezzata "End of the World Party". Conosciamo così Sean Bateman, spacciatore invaghitosi di Lauren Hynde, vergine dichiarata che finisce col perdere l'illibatezza nel modo peggiore possibile, Paul Denton, innamorato del primo, ma mal ricambiato, Lara Holleran, cocainomane e dedita al sesso libero, e Victor Johnson, di ritorno da un viaggio colmo di eccessi in giro per l'Europa. Alla vuotezza dei giovani si affiancano professori dediti alla caccia di servizietti dalle studentesse e genitori irresponsabili.
Ispirandosi all'omonimo romanzo di culto dell'americano Bret Easton Ellis, Le regole dell'attrazione è la scanzonata quanto violenta discesa nella vita di un college americano, mostrata in tutta la sua vacuità. Un film apparentemente amorale quello diretto da Roger Avary, alla moda e eccessivo, accattivante per quel linguaggio che usa le figure della ripetizione e della reversibilità al fine di andare più a fondo in una diffusa voglia di distruzione. Diversamente da chi ha utilizzato la riproposizione di una medesima sequenza da un diverso punto di vista, dal Kubrick di Rapina a mano armata fino al Tarantino di Pulp Fiction (di cui Avary è stato co-sceneggiatore), qui si punta a una visione più legata all'estetica del videoclip, a un movimento continuo in cui non conta tanto il senso drammaturgico, ma l'effetto che può provocare con i suoi loop, i flashback e gli split-screen. Una struttura lineare avrebbe sicuramente tolto mordente a un lavoro che, in definitiva, germoglia intorno alla forsennata ricerca di un piacere autodistruttivo, proprio non solo di un personaggio, ma di tutti. Come nella letteratura dello stesso Ellis, l'accavallarsi di più linee narrative restituisce una coralità stravagante e pervasiva con caratteri migranti da un titolo ad un altro: non a caso, Sean Bateman è il fratello di quel Patrick Bateman - fuori scena, ma esplicitamente citato - che mostrerà la sua natura di terribile assassino nel successivo romanzo American Psycho, ma già portato sullo schermo da Mary Harron.
Sotto la sua veste postmoderna, dietro alle sequenze ad effetto, impossibile non citare il suicidio della giovane ragazza invisibile sulle note di Without You di Harry Nilsson, si nasconde un film disperato e adulto, un teatrino grottesco in cui si muovono giovani impossibilitati a trovarsi: «Nessuno conosce nessuno, mai» è la frase che, in certo modo, equilibra ogni rapporto in scena. Tra i film tratti da Bret Easton Ellis è quello più vicino allo spirito del romanziere.

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Alberto Maria Spezzaferro
lunedì 5 aprile 2004

A giudicare dal curriculum, il sig. Avary dovrebbe essere uno su cui poter fare affidamento, non fosse altro che per la partecipazione alla scrittura di Pulp Fiction. Ma anche Killing Zoe, suo esordio alla regia, aveva qualcosa da dire, con quella sua genuina sgangheratezza. Giunti a questa nuova prova ci vediamo purtroppo costretti a ricrederci, e a detrargli la fiducia concessa. L'incontro di Avary con il testo di Bret Easton Ellis, dà alla luce un'aberrante college movie che si situa esattamente a metà strada tra "Dawson creek" (e simili) e la cinematografia di Larry Clark (Bully, Ken Park). La generazione in nuce partecipa bene o male dello stesso universo che è da tempo l'oggetto di analisi di Clark, questa adolescenza americana selvaggia e sessuomane, pur rimanendo lontano dall' allucinante perversità (anche visiva) che caratterizza la "poetica" di questi. L'intreccio che muove i personaggi e risolve il pretesto narrativo è invece una "recerche" amorosa a catena, sul modello dei citati telefilm, per quanto inframmezzata da onanismo, sesso orale, e qualche siparietto vagamente pulp. La luce sotto la quale Avary posiziona il tutto, non è affatto quella del realismo pornografico di Clark, ma quella dell'ironia. Una tenue, flebile, solo sporadicamente apprezzabile, ironia, che si manifesta sin dall'inizio con l'operazione di (ironica) alienazione effettuata con la scelta del cast: alcuni degli attori sono estrapolati da questa o quella serie televisiva, e ricollocati nel film secondo una specie di legge del contrappasso che neghi e ribalti il buonismo del ruolo di partenza. Eppure, nonostante le buone intenzioni, è a cominciare dalla scelta del cast che Avary si tira la zappa sui piedi, ed in particolar modo con quel Jason Van Der Beek (alias Dawson) che pur nella coralità della narrazione appare come il protagonista. Nel disperato tentativo di liberarlo dall'ingessatura telefilmica (della cricca è quello che fa più fatica) il regista gli regala un ruolo da bastardo, e lui che fa? Si stampa in faccia un ghigno ebete, al limite della parodia di quello di Malcom McDowell in Arancia Meccanica, e fastidiosamente lo ripropone ad ogni occasione. Attori a parte, la regia si rivela esibizionista e pretenziosa fin da prima dei titoli di testa: infarcita di tarantinate d'accatto, soluzioni narrative da film "giovane", manierismi gratuiti ed ingiustificati. Dulcis in fundo Avary non solo si concede alla citazione (ed al saccheggio) ma cede addirittura alle lusinghe di un'autoreferenzialità (alcune battute sulla paternità di Killing Zoe) non guadagnata. Visto che pare che questo tandem Avary-Bret Easton Ellis debba continuare (ben due adattamenti sono in agenda), speriamo che si raddrizzi il tiro.

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Un triangolo "amoroso" tra eccessi e depravazione, un pugno nello stomaco per lo spettatore.
Recensione di Davide Morena

Ad una festa in un campus universitario, Lauren perde la verginità nel peggior modo immaginabile. Scopriamo che avrebbe voluto farlo con Victor, che neanche si ricorda di lei, o magari con Sean Bateman, cinico spacciatore del college che stupisce tutti e sé stesso innamorandosi della pura Lauren. Senza sapere che non è a lei che ha spezzato il cuore e che non è lei che ogni giorno gli manda quelle misteriose lettere d'amore. C'è anche Paul, ex di Lauren che ora è gay ed è innamorato di Sean.
Da Bret Easton Ellis un film oltremodo malvagio, cinico e nichilista. Eppure incredibilmente romantico. In mezzo alla confusione generale, nel film, alcune cose brillano di luce intensa: su tutte, la scena del suicidio, che è semplicemente sublime. Van Der Beek supera agilmente la prova "post-Dawson's Creek", facendo la parte del bastardo con risultati notevoli: i discorsi che fa con sé stesso sono perle di indimenticabile nonsense.
Peccato che Avary si conceda un film al decennio, visti i risultati:Le regole dell'attrazione è un pugno nello stomaco, proprio come ogni amore non corrisposto.

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PUBBLICO
RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
giovedì 17 febbraio 2011
francopipocci

Mi ha tenuto letteralmente incollato allo schermo. Belli i personaggi anche se, effettivamente, un po' esasperati a tratti (es: quando Van Der Beek tira il machete sul braccio dello spacciatore nero). Fantastico lo spezzone in cui viene descritto il viaggio in europa di Victor. Tanta droga, tanto sesso, tanto alcool e tante volgarità ed oscenità ma comunque messe in scena in modo ottimo e sfumate [...] Vai alla recensione »

domenica 5 luglio 2020
Dandy

Dall'omonimo romanzo di Breat Easton Ellis,un film che a dispetto dell'ambientazione(inizio anni'90) non vuole inquadrare una generazione ma piuttosto una condizione propria di tutte le generazioni:la disillusione,la durezza della vita,la maturazione dolorosa destinata a segnare in negativo il resto dell'esistenza.Perfetta la descrizione di personaggi e situazioni.

sabato 27 ottobre 2012
pjmix

..perchè per il resto non ci siamo. Regia particolare e intrigante con le sue scene di riavvolgimento del nastro, con la sua intro dove presenta subito i protagonisti, con la sovrapposizione di diverse riprese, con le sue scene crude e grottesche, anche se poco realistiche. Gli attori sono quelli che sono: non si può prendere "Dawson" in un film come questo e doppiarlo con la [...] Vai alla recensione »

giovedì 26 marzo 2009
Frankie86

Film che fa di tutto per essere eccessivo, volgare, squallido e ci riesce perfettamente, non risparmiando anche un paio di scene del tutto demenziali...bisogna dire che tutto questo eccesso risulta quasi poco verosimile ma in fondo è più realistico questo film di uno dei tanti di Moccia o delle commedie adolescenziali americane (tipo "Kiss me")...il cast non recita male e se James Van Der Beek risulta [...] Vai alla recensione »

sabato 28 aprile 2012
Francesco2

Non è solo un film presuntuosamente (Almeno in apparenza) sgangherato. Dove Avary dovrebbe capire che non ha senso rifare "Trainspotting", già magari sopravvalutato, se non sei Boyle, e sai quindi scherzare (E drammatizzare( sul trash, senza (s)cadere nel kitzch. Di sigarette fumate do e non si dovrebbe, ralenti, spiace dirlo, a dir poco imbarazzanti, e la pretesa (Magari ereditata [...] Vai alla recensione »

martedì 30 marzo 2010
andreabarella

certo che l'immagine che questo film mostra della gioventù americana è quantomeno dissacrante il problema è che leggendo libri e articoli di analisi sulla società giovanile americana questo film non è poi così distante dalla realtà. il film è piacevole molto cinico ma contemporaneamente romantico .......una gioventù devastata da droga e sesso , irrispettosa delle diversità amante estrema degli eccessi..... [...] Vai alla recensione »

martedì 18 settembre 2012
celluloide

E' la sensazione che mi ha fatto affiorare. Sembra un manicomio di sessuomani,tutti fanno sesso con tutti e con se stessi, e' mai possibile in un tempo cosi' concentrato ?. Tutti si drogano come bere un bicchier d'acqua.                           &nbs [...] Vai alla recensione »

martedì 31 luglio 2012
fefè22

Film ideato da sceneggiatori esperti e capaci che hanno dato alla luce una sceneggiatura di bassissimo livello attori e regista sono stati pessimi il film non trasmettere emozioni magari per il suo plot.Dialoghi insulsi con un tasso di volgarità esasperata e molteplici scene di sesso fini a se stesse.Sconsigliato agli amanti del cinema e non siate attirati dagli sceneggiatori(ideatori di Pulp fiction) [...] Vai alla recensione »

sabato 9 agosto 2014
petitbijou

QUALE MIGLIOR TITOLO SI POTEVA DARE A QUESTO FILM? lE REGOLE DELL'ATTRAZIONE E', COME QUALCUNO HA GIA' DETTO, UN FILM ADULTO. TRALASCIANDO PER UN ATTIMO GLI ECCESSI CHE CARATTERIZZANO I PROTAGONISTI, IMMERSI IN UN MONDO FATTO DI DROGHE PESANTI ALCOHOL E SESSO FACILE, QUELLO CHE ELLIS QUI RITRAE E' UN VORTICE DI PERSONE CHE INSEGUONO E CHE SONO INSEGUITE IL CUI UNICO MOTORE D'AZIONE E DIREZIONE E' [...] Vai alla recensione »

giovedì 5 giugno 2014
Niko68

Film veramente inconcludente, senza capo ne coda, privo di una benchè minima sceneggiatura degna di destare l'attenzione dello spettatore. Unica risicata soddisfazione vedere il plurimilionario Hollywoodiano Clooney dimenarsi alla guida di una Fiat Tempra......

domenica 5 gennaio 2014
ELPASO111

Alla faccia dei perbenisti, dei moralisti, delle suore, e di tutti quegli adulti (e giovani) smorti e senza un minimo di spirito rock 'n' roll. Non dico che per non essere smorti si debba per forza dare le botte di coca o avere un culto del sesso così esagerato e portato alle estreme conseguenzre, no. E' chiaro che "The rules of attraction" vuole essere, da una parte, una provocazione bella e buona [...] Vai alla recensione »

domenica 24 giugno 2012
Andrea Bazzarini

In un college del New England alla fine degli anni '80 un gruppo di ragazzi trascorre le giornate abusando di alcol e droghe, sullo sfondo di una società ricca e privilegiata che non sa più distinguere il bene dal male. Avary adatta l'omonimo romanzo di Ellis unendo dialoghi post-minimalisti e dadaisti a tecniche narrative contemporanee come montaggi al contrario, split-screen [...] Vai alla recensione »

domenica 7 marzo 2010
Marzella

qualcuna sa dirmi come si chiama la canzone che il gruppo di ragazzi gay ascolta in macchina mentre trasportano uno di loro all'ospedale?

sabato 27 agosto 2011
Misha90

carino

Frasi
L'ho fatto con lei perché sono innamorato di te!
Una frase di Sean Bateman (James Van Der Beek)
dal film Le regole dell'attrazione - a cura di Marco P.
STAMPA
RECENSIONI DELLA CRITICA
Francesco Alò
Il Messaggero

È “resuscitato” Roger Avary, cosceneggiatore di Pulp Fiction che ha litigato con Tarantino e ha cercato per anni di filmare un biopic su Jean Vigo dopo la prima regia Killing Zoe . Adesso ha stretto un forte sodalizio artistico con lo scrittore Bret Easton Ellis ( American Psycho ) il cantore della video generation affermatosi imberbe con Meno di zero , diventato film nel 1987.

Lietta Tornabuoni
La Stampa

Gioventù perduta, gioventù drogata, gioventù viziosa e oziosa, gioventù ricca e bella: dal romanzo di Breat Easton Ellis pubblicato nel 1987 dopo Meno di zero» il regista Roger Avary, trentottenne canadese cresciuto in Arizona, ha scritto e diretto «Le regole dell'attrazione», un film ambientato nell'oggi che si ispira a un classico, La regola del gioco di Jean Renoir,1939.

Mauro Gervasini
Film TV

Dopo un’attesa di due anni, Le regole dell’attrazione esce in Italia conciato malissimo, come neppure un film di quart’ordine visto a ferragosto. Già i titoli di testa tradotti” in italiano sono una vergogna: Roger Avary, regista del cult movie Killing Zoe e co-sceneggiatore di Pulp Fiction premiato con ‘Oscar, è stato trasformato in Roqer Avery, che non sappiamo chi sia Poi, andando avanti, le cose [...] Vai alla recensione »

lunedì 22 marzo 2004
Anna Maria Pasetti

Forse il titolo provvisorio di "Animal College" avrebbe aderito meglio a questa produzione americana che nelle sale nazionali è uscita circa due anni fa. Le regole dell'attrazione è un film appartenente al genere college movies, popolato e popoloso di studentelli a stelle e strisce la cui occupazione principale è la triade non più originale "sesso, droga e rock 'n roll".

Roberto Nepoti
La Repubblica

Tra gli studenti del Camden College, piccola università del New England, c'è Sean, che non va a lezione, è pieno di debiti e si ricicla in pusher per rimediare soldi. C'è Lauren, che non ha mai fatto sesso (salvo i rapporti orali col professore: ma quello, come ci ha insegnato il caso Lewinsky, "non è sesso") e cerca l'amore vero. C'è Paul, giovane gay cinico e libertino.

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