vittorio
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venerdì 11 agosto 2006
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rock n roll!
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Romantico, spiazzante, ironico, scorretto, questo film di Roger Avary, tratto dall'omonimo romanzo di Bret Easton Ellis, è un cupo ritratto generazionale.
Azzeccata la scelta degli attori, su tutti un ottimo James Van Der Beek, nella parte del violento e cinico Sean, e Shannyn Sossamon che interpeta benissimo la dolce e sensibile Lauren.
Siamo al Camden college, New Hampshire, Stati Uniti, all'inizio degli anni novanta.
Gli studenti del Camden sono tutti ricchi figli di papà, annoiati ed apparentemente incapaci di provare sentimenti nobili ed essenziali come l'amore e l'amicizia.
Trascorrono il loro tempo ad ubriacarsi e a fare sesso nel corso di effimenre e grottesche feste organizzate nel college.
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Romantico, spiazzante, ironico, scorretto, questo film di Roger Avary, tratto dall'omonimo romanzo di Bret Easton Ellis, è un cupo ritratto generazionale.
Azzeccata la scelta degli attori, su tutti un ottimo James Van Der Beek, nella parte del violento e cinico Sean, e Shannyn Sossamon che interpeta benissimo la dolce e sensibile Lauren.
Siamo al Camden college, New Hampshire, Stati Uniti, all'inizio degli anni novanta.
Gli studenti del Camden sono tutti ricchi figli di papà, annoiati ed apparentemente incapaci di provare sentimenti nobili ed essenziali come l'amore e l'amicizia.
Trascorrono il loro tempo ad ubriacarsi e a fare sesso nel corso di effimenre e grottesche feste organizzate nel college.
Paradigma di questo inferno dorato sono Paul, Sean, e Lauren che rimangono intrappolati, quasi loro malgrado, risucchiati dal vortice degli schizzofrenici rapporti che si vivono tra le mura college, in un improbabile triangolo amoroso.
Paul si innamora di Sean che si innamora di Lauren, che sarebbe pure interessata a Sean se non avesse per la testa Victor. Ma i tre si rincorrono inutilmente, traditi dagli amici, preda di alcol e droga, circondati dal loro effimero, dorato, piccolo universo che dopo aver perduto la bussola sta perdendo pericolosamente i pezzi e che produce solo piccole e grandi tragedie. Le Regole dell'Attrazione riporta alla luce la disperazione dalla gioventù (ricca) e bruciata americana, priva di una guida e prossima allo sbando. Ma a guardare bene la critica si allarga anche alle figure adulte: professori meno maturi dei loro alunni, madri insoddisfatte ed annebbiate dagli psicofarmaci, trentenni che spacciano droga per vivere.
Fortunatamente non tutto il mondo ruota in questa direzione ma ce n'è abbastanza per preoccuparsi. Tecnicamente il film è gradevole ancorchè zeppo di scene forti e cariche di violenza esplicita. Merito della fotografia e di un montaggio che scorre avanti e indietro nel tempo, mescolando le carte. Insomma, cupo pessimismo, certamente ironia, una riflessione spietata su un certo mondo alto borghese. La pellicola offre tutto ciò.
E alla fine un'azzeccatissima scena sotto la neve, disperante, e solitaria come i tre personaggi protagonisti: Paul, Sean e Lauren.
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ale
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mercoledì 7 aprile 2004
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le regole di dawson
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Interessante l'esperimento: lo dimostra il fatto che mi sia venuta voglia di leggere il romanzo da cui è stato tratto. La scelta del coprotagonista è azzeccatissima: ogni volta che appariva sullo schermo non si poteva fare a meno di pensare a Dawson Leery! Secondo me, era proprio intenzione del regista suscitare nello spettatore una sorta di schock nel vedere uno dei beniamini dei buoni sentimenti , novello Werther degli anni Novanta, a confronto con il suo alter ego Sean: davvero quando si dice la legge del contrappasso...
Buona l'interpretazione dei giovani attori, ottime le tecniche narrative adottate( flashback, tagli, primi piani etc.), inquietanti gli scenari: è la futura classe dirigente americana, come farebbe supporre il fatto che la bellona di turno diventi poi la moglie di un senatore? Avrebbe meritato più attenzione: il trailer lo presenta, purtroppo, come un' ennesima versione di "American Pie".
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Interessante l'esperimento: lo dimostra il fatto che mi sia venuta voglia di leggere il romanzo da cui è stato tratto. La scelta del coprotagonista è azzeccatissima: ogni volta che appariva sullo schermo non si poteva fare a meno di pensare a Dawson Leery! Secondo me, era proprio intenzione del regista suscitare nello spettatore una sorta di schock nel vedere uno dei beniamini dei buoni sentimenti , novello Werther degli anni Novanta, a confronto con il suo alter ego Sean: davvero quando si dice la legge del contrappasso...
Buona l'interpretazione dei giovani attori, ottime le tecniche narrative adottate( flashback, tagli, primi piani etc.), inquietanti gli scenari: è la futura classe dirigente americana, come farebbe supporre il fatto che la bellona di turno diventi poi la moglie di un senatore? Avrebbe meritato più attenzione: il trailer lo presenta, purtroppo, come un' ennesima versione di "American Pie".
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francopipocci
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giovedì 17 febbraio 2011
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fresco fresco di visione!
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Mi ha tenuto letteralmente incollato allo schermo. Belli i personaggi anche se, effettivamente, un po' esasperati a tratti (es: quando Van Der Beek tira il machete sul braccio dello spacciatore nero). Fantastico lo spezzone in cui viene descritto il viaggio in europa di Victor.
Tanta droga, tanto sesso, tanto alcool e tante volgarità ed oscenità ma comunque messe in scena in modo ottimo e sfumate con un lieve velo di romanticismo.
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pjmix
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sabato 27 ottobre 2012
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il voto è solo per la regia..
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..perchè per il resto non ci siamo. Regia particolare e intrigante con le sue scene di riavvolgimento del nastro, con la sua intro dove presenta subito i protagonisti, con la sovrapposizione di diverse riprese, con le sue scene crude e grottesche, anche se poco realistiche. Gli attori sono quelli che sono: non si può prendere "Dawson" in un film come questo e doppiarlo con la voce italiana di Massimo de Ambrosis (di solito doppiatore di Edward Norton), per non parlare di Jessica Biel, ripresa forse in 10 minuti sparsi di film in cui 5 sono durante una scopata. Alcune scene sono incomprensibili o esagerate, forse volutamente, ma che storpiano sicuramente quella che vuole essere la veridicità del film: la ragazza che si suicida perchè respinta da un ragazzo quando non le ha mai fatto neanche delle avances, Van Der Beek che a sua volta tenta il suicidio per lo stesso motivo, la rissa per droga.
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..perchè per il resto non ci siamo. Regia particolare e intrigante con le sue scene di riavvolgimento del nastro, con la sua intro dove presenta subito i protagonisti, con la sovrapposizione di diverse riprese, con le sue scene crude e grottesche, anche se poco realistiche. Gli attori sono quelli che sono: non si può prendere "Dawson" in un film come questo e doppiarlo con la voce italiana di Massimo de Ambrosis (di solito doppiatore di Edward Norton), per non parlare di Jessica Biel, ripresa forse in 10 minuti sparsi di film in cui 5 sono durante una scopata. Alcune scene sono incomprensibili o esagerate, forse volutamente, ma che storpiano sicuramente quella che vuole essere la veridicità del film: la ragazza che si suicida perchè respinta da un ragazzo quando non le ha mai fatto neanche delle avances, Van Der Beek che a sua volta tenta il suicidio per lo stesso motivo, la rissa per droga.. e questa dovrebbe essere una commedia? L'unica scena divertente è quella al ristorante. Un film da vedere una volta e mai più.
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dandy
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domenica 5 luglio 2020
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nessuno conosce nessuno.
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Dall'omonimo romanzo di Breat Easton Ellis,un film che a dispetto dell'ambientazione(inizio anni'90) non vuole inquadrare una generazione ma piuttosto una condizione propria di tutte le generazioni:la disillusione,la durezza della vita,la maturazione dolorosa destinata a segnare in negativo il resto dell'esistenza.Perfetta la descrizione di personaggi e situazioni.Cinica,talvolta grottesca e mai edulcorata,ma non gratuita nè scatologica.Cupamente sgradevole nella sua fredda sobrietà(l'episodio del suicidio).Ed è per questo che il film di Avary riesce laddove praticamente tutti i teen movies da "American Pie" in poi hanno fallito.Non c'è pseudo-trasgressione,personaggi-macchiette ebeti o finaletto conformista e accomodante.
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Dall'omonimo romanzo di Breat Easton Ellis,un film che a dispetto dell'ambientazione(inizio anni'90) non vuole inquadrare una generazione ma piuttosto una condizione propria di tutte le generazioni:la disillusione,la durezza della vita,la maturazione dolorosa destinata a segnare in negativo il resto dell'esistenza.Perfetta la descrizione di personaggi e situazioni.Cinica,talvolta grottesca e mai edulcorata,ma non gratuita nè scatologica.Cupamente sgradevole nella sua fredda sobrietà(l'episodio del suicidio).Ed è per questo che il film di Avary riesce laddove praticamente tutti i teen movies da "American Pie" in poi hanno fallito.Non c'è pseudo-trasgressione,personaggi-macchiette ebeti o finaletto conformista e accomodante.Solo il vuoto,e l'incertezza.Funzionale la struttura a ritroso,e notevole l'utilizzo di tecniche solitamente gratuite o superflue come il rewind o lo split screen.A suo modo un piccolo cult.
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frankie86
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giovedì 26 marzo 2009
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non è poi così terribile...
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Film che fa di tutto per essere eccessivo, volgare, squallido e ci riesce perfettamente, non risparmiando anche un paio di scene del tutto demenziali...bisogna dire che tutto questo eccesso risulta quasi poco verosimile ma in fondo è più realistico questo film di uno dei tanti di Moccia o delle commedie adolescenziali americane (tipo "Kiss me")...il cast non recita male e se James Van Der Beek risulta un po' troppo sopra le righe (e un po ridicolo quando fa la faccia da duro), la Sossamon e Somerhalder risultano abbastanza in parte...sprecatissima Faye Dunaway, qui in un ruolo davvero marginale. Nella parte finale il film vira sul genere sentimentale, ma non lo definirei tale,ma piuttosto una commedia grottesca con spunti demenziali.
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Film che fa di tutto per essere eccessivo, volgare, squallido e ci riesce perfettamente, non risparmiando anche un paio di scene del tutto demenziali...bisogna dire che tutto questo eccesso risulta quasi poco verosimile ma in fondo è più realistico questo film di uno dei tanti di Moccia o delle commedie adolescenziali americane (tipo "Kiss me")...il cast non recita male e se James Van Der Beek risulta un po' troppo sopra le righe (e un po ridicolo quando fa la faccia da duro), la Sossamon e Somerhalder risultano abbastanza in parte...sprecatissima Faye Dunaway, qui in un ruolo davvero marginale. Nella parte finale il film vira sul genere sentimentale, ma non lo definirei tale,ma piuttosto una commedia grottesca con spunti demenziali. Di positivo ha che non annoia e risulta abbastanza imprevedibile e poi la crudezza e l'estremismo di alcune scene di sicuro mantengono viva l'attenzione...
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alberto86
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sabato 31 dicembre 2005
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una gioventù inquieta
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alquanto sconvolgente e azzardato l'ultimo film di avary!quasi un american pie in versione più cupa e intellettuale!il film riesce a prendere...eccome!e ank se nn è un capolavoro mostra una gioventù inquieta e depravata alla prese con morte,sesso,droga,indifferenza,sentimenti mai espressi...! il tono umoristico e da teen comedy si dilegua man mano k il film volge alla fine...sui protagonisti cala la disperazione,l'angoscia,la sofferenza!sn entrati ufficialmente nell'oscuro vortice della vita adulta,prendono consapevolezza dell'inutilità delle loro esistenze!insomma a mio parere un buon film...bravi ank gli attori!3 stelle piene
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alberto86
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mercoledì 22 febbraio 2006
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duro ma freddino ritratto generazionale
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E'davvero anomalo e spiazzante questo film-scandalo di Roger Avary,il rinomato sceneggiatore del cult PULP FICTION! Un film azzardatissimo,forse non del tutto riuscito e un po'troppo scandalistico,ma che non lascia di sicuro indifferenti. E'anzi un film amarissimo e crudele che mette alla berlina una gioventù bruciata,ricca e schiava dei suoi vizi,delle sue incomprensioni,della sua superficialità e della sua totale assenza di valori.I personaggi del film,infatti,non riescono a comunicare tra loro:è come se parlassero un linguaggio diverso che non permettesse loro di entrare in relazione o di comprendersi. A primo acchito,"Le regole dell'attrazione"sembra un teen movie all'"American Pie" però più cupo e pessimista,più triste e drammatico.
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E'davvero anomalo e spiazzante questo film-scandalo di Roger Avary,il rinomato sceneggiatore del cult PULP FICTION! Un film azzardatissimo,forse non del tutto riuscito e un po'troppo scandalistico,ma che non lascia di sicuro indifferenti. E'anzi un film amarissimo e crudele che mette alla berlina una gioventù bruciata,ricca e schiava dei suoi vizi,delle sue incomprensioni,della sua superficialità e della sua totale assenza di valori.I personaggi del film,infatti,non riescono a comunicare tra loro:è come se parlassero un linguaggio diverso che non permettesse loro di entrare in relazione o di comprendersi. A primo acchito,"Le regole dell'attrazione"sembra un teen movie all'"American Pie" però più cupo e pessimista,più triste e drammatico. Molte delle situazioni presentate sono al limite del grottesco e del paradossale,del tragicomico se vogliamo...Noi spettatori rimaniamo certo colpiti(ovviamente in senso negativo)dai comportamenti amorali e crudeli dei personaggi del film eppure avvertiamo qualcosa che manca...E'come se il film non ci coinvolgesse del tutto,è come se ci facesse rimanere al di fuori,ponendo una barriera tra noi e i protagonisti. Nonostante molte siano le sequenze forti e sconcertanti,non riusciamo ad esser presi del tutto dalle varie situazioni e dai drammi vissuti dai ragazzi. Per loro finiamo quasi per provare solo distacco perchè li sentiamo apparentemente vicini ma in realtà così distanti. E questo è un vero peccato perchè "Le regole dell'attrazione"non è un brutto film. E'un lavoro volutamente disturbante e provocatorio(forse un po'troppo), che si distanzia dalla linearità e semplicità disarmante dei film per teenagers,assumendo una struttura circolare ma estremamente e volutamente frammentaria(l'uso degli split screen è davvero originale),che rappresenta il disequilibrio,la sregolatezza e lo spaesamento dei personaggi. Ma purtroppo è un film duro che rimane freddino e poco appassionante;un interessante ritratto generazionale che però sembra più attento a sconvolgere che a coinvolgere. Forse la colpa è anche delle pagine del romanzo di Ellis,da cui il film è tratto,troppo difficili da trasportare sullo schermo. Ciò nonostante,sono contento che Avary sia tornato alla ribalta:è un regista da tenere d'occhio...speriamo solo un po'più prolifico! Con dispiacere,2 stelle e mezzo
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francesco2
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sabato 28 aprile 2012
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un brutto film? no, qualcosa di peggio
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Non è solo un film presuntuosamente (Almeno in apparenza) sgangherato. Dove Avary dovrebbe capire che non ha senso rifare "Trainspotting", già magari sopravvalutato, se non sei Boyle, e sai quindi scherzare (E drammatizzare( sul trash, senza (s)cadere nel kitzch. Di sigarette fumate
do e non si dovrebbe, ralenti, spiace dirlo, a dir poco imbarazzanti, e la pretesa (Magari ereditata dallos tesso "£Trainspotting?"), di infilare musiche allegre nelle scene tristi.
Come anche dovrebbe capire che avere sceneggiato Tarantino non è ESSERE Tarantino. Che mai si sarebbe lanciato in scene dilat(atisim)e, come quella del tipo che vuole i soldi e per cinque minuti minaccia, estorcendo la "confessione" che, pare, non hai i soldi che dici di avere.
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Non è solo un film presuntuosamente (Almeno in apparenza) sgangherato. Dove Avary dovrebbe capire che non ha senso rifare "Trainspotting", già magari sopravvalutato, se non sei Boyle, e sai quindi scherzare (E drammatizzare( sul trash, senza (s)cadere nel kitzch. Di sigarette fumate
do e non si dovrebbe, ralenti, spiace dirlo, a dir poco imbarazzanti, e la pretesa (Magari ereditata dallos tesso "£Trainspotting?"), di infilare musiche allegre nelle scene tristi.
Come anche dovrebbe capire che avere sceneggiato Tarantino non è ESSERE Tarantino. Che mai si sarebbe lanciato in scene dilat(atisim)e, come quella del tipo che vuole i soldi e per cinque minuti minaccia, estorcendo la "confessione" che, pare, non hai i soldi che dici di avere.
No, questo film è qualcosa di peggio. E'un ricatto morale: chi lo stronchi rischia di sentirsi dare del "Benmpensante", o dell'ingenuo relativamente al mondo giovanile, o entrambi. Del film, detto senza polemiche generazionali, non restano grossomodo che quattro-cinque scene, due delle quali riguardano il cinismo degli adulti: il medico che dichiara il ragazzo morto, e non sente l'esigenza di scusarsi, e le madri che rimproverano il ragazzo e cercano di sniffare. Spiace dirlo, ma mi pare veramente poco, Anzi, nulla.
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