Titolo originale | Liàn liàn fengchén |
Anno | 1986 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Taiwan |
Durata | 109 minuti |
Regia di | Hou Hsiao-Hsien |
Attori | Grace Chen, Shu-Fang Chen, Shu-fen Hsin, Chi-Ying Kao, Lawrence Ko Tien-Lu Li, Ju Lin, Yang Lin, Fang Mei, Mei-Feng, Chien-wen Wang, Bi-yuan Yan, Li-Yin Yang. |
Tag | Da vedere 1986 |
MYmonetro | Valutazione: 4,00 Stelle, sulla base di 2 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 27 aprile 2023
Due ragazzi sono cresciuti insieme. Quando uno deve partire per il servizio militare, l'altra gli scrive una lettera per ogni giorno di assenza.
ASSOLUTAMENTE SÌ
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In un Villaggio della campagna Taiwanese le vite di alcune famiglie trascorrono tra difficoltà e routine quotidiana. Il giovane quindicenne Wan vuole abbandonare gli studi e recarsi a Taipei per trovare lavoro. Porta con sé l'amica Huen e, con fatica, i due si adattano alla vita della città. Finché per Wan non arriva la chiamata alle armi, che lo condurrà forzatamente lontano da Huen. La ragazza gli consegna 1096 lettere, affinché Wan le scriva una lettera al giorno, per mantenere viva la loro relazione a distanza. Nel 1986, dopo un inizio di carriera alle prese con commedie e film più commerciali, Hou Hsiao-hsien è già nel pieno della sua immacolata filmografia, ricca di opere pregnanti e fondamentali per la storia del cinema.
Dust in the Wind apre la cosiddetta "trilogia di Wu Nien-jen", così denominata perché si avvale delle straordinarie sceneggiature di Wu, che scriverà per Hou anche due capolavori come Città dolente e Il maestro burattinaio, con un tocco autobiografico, ispirato alla vita reale di Wu.
In Dust in the Wind lo stile di regia di Hou appare già consolidato nelle sue caratteristiche principali: macchina da presa spesso ferma, in piani fissi e prolungati, con uno sfruttamento massimo della profondità di campo. Spesso l'azione si svolge in campo lungo o lunghissimo, mentre la soggettiva - così distante dall'azione - aiuta ad astrarre e a considerare quanto avviene in un contesto più ampio. Quasi a tradurre in linguaggio cinematografico la potenza del fato e la sua supremazia sui piccoli avvenimenti quotidiani, tanto nell'immutabile e immota Taiwan rurale che nel caos e nelle difficoltà metropolitane di Taipei. Wan sembra avere le idee chiare sul proprio futuro e porta avanti con determinazione un percorso fatto di certezze, salvo scontrarsi con l'impredicibilità del fato che, come in una tragedia greca, si dimostra superiore a qualsiasi volontà dell'uomo, per quanto tenace. La fotografia di Mark Lee Ping-bing insiste sul verde della natura e su colori vividi, che restituiscono lo splendore e l'apparente serenità della campagna taiwanese, a cui veniamo introdotti da una straordinaria sequenza di apertura: l'iris di una galleria ferroviaria, che sembra fluttuare in attesa che il treno, con a bordo Wan e Huen, ci introduca alla storia. Negli scherzi di un destino beffardo rimane solo il cinema e la sua magia, che tanto in città che in campagna, garantisce un momento di serenità ai due ragazzi. Di fronte alle immagini di un wuxia, proiettato su uno schermo all'aperto, possono osservare una storia in cui i personaggi sembrano poter piegare le leggi della fisica ed essere arbitri del proprio destino, a differenza di quel che tocca a buona parte dei comuni mortali. Una lezione amara che Wan e Huen impareranno vivendo, in un malinconico coming of age di sublime levità.
Dust in the Wind apre la cosiddetta “trilogia di Wu Nien-jen”, così denominata perché si avvale delle straordinarie sceneggiature di Wu, che scriverà per Hou anche due capolavori come Città dolente e Il maestro burattinaio, con un tocco autobiografico, ispirato alla vita reale di Wu.
In Dust in the Wind lo stile di regia di Hou appare già consolidato nelle sue caratteristiche principali: macchina da presa spesso ferma, in piani fissi e prolungati, con uno sfruttamento massimo della profondità di campo. Spesso l'azione si svolge in campo lungo o lunghissimo, mentre la soggettiva - così distante dall'azione - aiuta ad astrarre e a considerare quanto avviene in un contesto più ampio. Quasi a tradurre in linguaggio cinematografico la potenza del fato e la sua supremazia sui piccoli avvenimenti quotidiani, tanto nell'immutabile e immota Taiwan rurale che nel caos e nelle difficoltà metropolitane di Taipei.
Negli scherzi di un destino beffardo rimane solo il cinema e la sua magia. Questo è un malinconico coming of age di sublime levità.
Con un viaggio in treno, con due ragazzi in piedi su un vagone, comincia Dust in the Wind, una delle tante meraviglie cinematografiche partorite dal genio di Hou Hsiao-hsien, un caposaldo della New Wave taiwanese che è stato possibile rivedere al cinema Visionario di Udine durante il recente Far East Film Festival, nell'ambito della retrospettiva A/B side VIBES.