Titolo originale | Hitchcock/Truffaut |
Anno | 2015 |
Genere | Documentario, |
Produzione | USA |
Durata | 79 minuti |
Regia di | Kent Jones |
Attori | Martin Scorsese, Paul Schrader, Kiyoshi Kurosawa, Arnaud Desplechin, James Gray, Olivier Assayas François Truffaut, Richard Linklater, David Fincher, Wes Anderson, Alfred Hitchcock. |
Uscita | lunedì 4 aprile 2016 |
Tag | Da vedere 2015 |
Distribuzione | Nexo Digital, Cinema |
MYmonetro | 3,67 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 12 febbraio 2020
Truffaut incontrò Hitchcock per la prima volta nel '54, quando era ancora solo critico ai Cahiers du cinéma. In Italia al Box Office Hitchcock/Truffaut ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 119 mila euro e 119 mila euro nel primo weekend.
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CONSIGLIATO SÌ
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1962: mentre la Nouvelle Vague si afferma nel mondo, François Truffaut, giovane critico dei "Cahiers du Cinéma" (e allora già autore di I 400 colpi, Jules e Jim e La calda amante) chiede un'intervista "in profondità" al celebre regista Alfred Hitchcock, inglese di stanza a Hollywood, dove sta ultimando il suo quarantottesimo film (Gli uccelli). In linea con i colleghi della prestigiosa rivista francese, l'obiettivo è ribadire la statura di "autore" di Hitchcock, che negli Stati Uniti era considerato piuttosto un "intrattenitore", con pregiudizio rispetto al successo tv di Alfred Hitchcock Presents. Dalle fitte conversazioni tra i due scaturisce un volume, anche fotografico, fondante e accessibile: François Truffaut, Il cinema secondo Hitchcock (da noi pubblicato da Pratiche nel 1977, poi rieditato da Saggiatore).
Pur nella distanza d'età (uno ha 30 anni, l'altro 63) e di punti di vista, i due condividono una passione totalizzante per l'arte cinematografica: il primo ha le competenze tecniche per discutere nel dettaglio del mestiere, il secondo la passione di chi si diverte a spiegare a un collega e fan come smontare le macchine costruite in decenni. Così, gradualmente, si svela l'uomo dietro le opere e si definiscono concetti come il MacGuffin (il pretesto in sé irrilevante ma attorno a cui ruota l'azione), la suspense, il rapporto con gli attori; tutto a servizio del cinema "puro", inteso come architettura di idee e sfide visive.
Hitchcock/Truffaut parla anche a un pubblico non specializzato ma è soprattutto una goduria per il cinefilo: il co-sceneggiatore è Serge Toubiana, critico ed ex direttore dei "Cahiers du Cinéma", mentre il regista Kent Jones è direttore del New York Film Festival, nonché direttore artistico della Fondazione World Cinema, co-sceneggiatore di Il mio viaggio in Italia (2001) di Martin Scorsese, regista di Val Newton: The Man in the Shadows (2007), co-regista con Scorsese di A Letter To Elia (2010), documentato ritratto della forza ispiratrice di Elia Kazan.
Date le premesse, l'accesso diretto e competente alle fonti è garantito: ai film muti, da cui Hitch era partito come titolista e gli archivi video e fotografici delle major si aggiungono gli estratti dall'audio originale delle conversazioni, comprese due significative richieste dell'inglese di spegnere il registratore (forse in cerca di risposte accettabili, in tema di cattolicesimo e lavoro con gli attori) e gli scatti di Philippe Halsman, collaboratore storico di Salvador Dalì, che colgono il farsi dell'intervista insieme alla traduttrice e cruciale collaboratrice Helen Scott, allora ufficio stampa del French Film Office negli Usa. Rispetto al libro, il documentario riscopre due passaggi inediti, stimolati dal regista francese: un parere su una scena di I 400 colpi e un confronto sui metodi opposti ("partecipato" vs "individualista") adottati prima e durante le riprese. In questo flusso si innestano le riflessioni, su una poetica imponente, di dieci registi di ieri e oggi (grande assente: Brian De Palma, il più evidente degli allievi di Hitch, forse più appropriato del meno noto Kiyoshi Kurosawa).
Tra guilty pleasures dichiarati (Marnie come film "maledetto", La donna che visse due volte come pura fantasia), ossessioni condivise, temi ricorrenti come il trasferimento di colpa, si rilevano l'estremismo e la violenza che Sir Alfred astutamente celava dietro forme raffinate. Si evidenzia anche, di riflesso, la diminuita libertà e la frustrazione degli epigoni nel conflitto con l'industria; anche queste, come l'amarezza per il riconoscimento tardivo (immortalato dal repertorio dell'American Film Institute), raccontate nella postfazione al libro aggiunta da Truffaut. E si capisce come, ancor di più dopo il successo epocale di Psyco, Hitch sia assurto a emblema dell'indipendenza della categoria, rivendicata poi anche dalla New Hollywood di Scorsese e compagni, e mai slegata dal desiderio di presa sulle platee.
Sulla falsariga del volume, insomma, il film rimarca l'originalità di Hitch, la precisione della costruzione, l'unicità del rapporto intimo stabilito con chi guarda. Non a caso il francese trovava limitante la definizione di master of suspense e le affiancò quella di "artista dell'ansia": un autore la cui principale tecnica è restare in contatto con le proprie paure primarie. Con l'effetto di invischiarvi implacabilmente il proprio pubblico.
HITCHCOCK/TRUFFAUT disponibile in DVD o BluRay |
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“Hitchcock-Truffaut” è un film di grande valore. Il regista Kent Jones ha realizzato un’opera davvero fondamentale. Il documentario ricostruisce i contenuti dell’intervista che il grande maestro inglese rilasciò a François Truffaut nel 1962, un’intervista durata ben otto giorni. Da quella conversazione nacque un libro (“Il cinema secondo Hitchcock”), che ha cambiato la storia di quest’arte e ha influenzato [...] Vai alla recensione »
Interessante lavoro del documentarista inglese Kent Jones incentrato sulla famosa intervista-libro di Truffaut “Il cinema secondo Hitchcock”, che costituisce il punto di partenza e di arrivo del film, che si apre e si chiude con le suggestive immagini in bianco e nero dell’incontro avvenuto tra i due grandi cineasti nel 1962.
non succedeva spesso hitchcock s'offrrisse di collaborare con qualche comparsa... per delineare una narrativa, e in tante occasioni si scopriranno per diversi motivi le motivazioni, descritto come genio assoluto, non ha quell'aria di attaccarsi a smancerie ne di attaccare altre persone per primo, si veda che sempre la storia dimostra..
Un incontro che ha segnato la storia del cinema, sancendo il ruolo di Hitchcock come autore di culto al di là dei riconoscimenti del pubblico, consacrando il valore di Truffaut come teorico e regista. Un incontro che ha imposto un marchio indelebile all'amore per il cinema di una generazione di autori e di spettatori. Un documentario non all'altezza, né dal punto di vista critico [...] Vai alla recensione »
Anche per chi, come me, non conosce Hitchcock (fatto salvo per Psycho), il documentario è piaciuto molto e direi vale la pena di vederlo. Nonostante gli argomenti si avventurino nell'ambito tecnico delle storie raccontate, il filo da seguire non è mai noioso ne eccessivamente difficile da comprendere anche per chi non ha mai visto un suo film.
Anche per chi, come me, non conosce molto il regista inglese (fatto salvo per Psycho), il documentario è piaciuto molto e direi valga la pena di vederlo. Sebbene gli argomenti trattati entrino nel tecnico delle storie raccontate dei vari film e dei rapporti tra le persone, il filo da seguire non è mai noioso ne eccessivamente difficile da comprendere anche per chi di cinema si [...] Vai alla recensione »
Credo che lo spettatore si aspettasse una “presenza e un coinvolgimento” maggiore di Alfred in questo film, visto che la finalità era proprio questa. Ma che rispondere ad una domanda siffatta: <<perché non sono stati fatti vedere quei pezzettini di film dove, tra le “comparse”, appariva proprio lui??>> Ci siamo accorti che di Alfred si vedono [...] Vai alla recensione »