Titolo originale | Le Journal d'une femme de chambre |
Anno | 2015 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Francia, Belgio |
Durata | 95 minuti |
Regia di | Benoît Jacquot |
Attori | Léa Seydoux, Vincent Lindon, Hervé Pierre, Clotilde Mollet, Vincent Lacoste Mélodie Valemberg, Patrick d'Assumçao. |
MYmonetro | 2,80 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 30 maggio 2016
Il film è il terzo adattamento cinematografico del romanzo di Octave Mirbeau, dopo quello di Jean Renoir e di Luis Buñuel. Il film ha ottenuto 2 candidature a Cesar, Al Box Office Usa Diary of a Chambermaid ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 46,7 mila dollari e 11,1 mila dollari nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Célestine è una giovane cameriera nella Francia di fine Ottocento, quella antisemita che ha tradito il capitano Alfred Dreyfus e aspetta di mondarsi nel Novecento. Impiegata in provincia, Célestine lascia a malincuore Parigi e raggiunge un petit village della Normandia per (ri)governare la casa e lucidare l'argenteria dei coniugi Lanlaire. Madame è tirannica e asprigna, monsieur è 'accogliente' e abusante ma Célestine sa bene come difendersi mentre i giorni passano e scrivono un diario ideale degli incarichi passati, delle camere che ha abitato, dei volti con cui si è confrontata, delle persone che l'hanno amata e di quelle che l'hanno umiliata. In cucina stringe amicizia con Marianne, cuoca ingenua e di nuovo incinta di chi è socialmente più in alto di lei, e con Joseph, factotum antisemita che le offre una via di uscita dalla tribolazione. C'è un prezzo da pagare e Célestine lo paga.
Ne Les Adieux à la Reine, Benoît Jacquot misurava due rivoluzioni, quella della società francese, che capovolse il regime che la governava e affamava, imponendo dei cambiamenti radicali e delle trasformazioni profonde, e quella di un pianeta, la giovane lectrice di Maria Antonietta, che percorreva un'ideale orbita intorno a un sole capriccioso, assecondando soltanto un ordine ingiusto. Eppure accadeva in quella corte che l'immutabile meccanica di un modesto pianeta, attorno all'astro amato, finisse perturbato, rompendo l'orbita della sua rivoluzione.
Journal d'une femme de chambre riprende quel confronto di piani, scivolando in un altro secolo e scontrando di nuovo una femme de chambre con la crudezza del mondo. Ancora una volta il regista francese disegna il ritratto di una donna e l'affresco di una classe indigente e relegata in soffitta, un popolo minuto, rappresentato due film fa da Sidonie Laborde (Les Adieux à la Reine). E più di un secolo dopo Jacquot la ritrova e la incarna nello stesso volto infantile di Léa Seydoux, ancora cameriera, ancora sfruttata, ancora 'abusata' e incapace di liberarsi come il suo doppio 'rivoluzionario' da un'alienazione. A cambiare, a un passo dal Novecento, sono evidentemente gli oppressori, i beneficiari e i garanti della grande Rivoluzione, che adesso corrono verso il nulla e piangono solo i loro argenti rubati.
Terzo adattamento del romanzo di Octave Mirbeau, dopo quello di Jean Renoir e di Luis Buñuel, Journal d'une femme de chambre offre un traffico disorganico di sentimenti, del desiderio e delle sue deviazioni, che non aggiunge nulla, ma toglie troppo, alle precedenti versioni, ribadendo la fascinazione di Jacquot per le fanciulle in costume e in ambasce. Per le loro pulsioni intime, per le metamorfosi. Spinte e rinnovamenti questa volta mancati da autore e protagonista, che rinforzano soltanto un destino (e un epilogo) di sottomissione. Perché Jacquot abbandona la sua eroina a Joseph e a una scelta balzana, scartando il punto di vista femminile adottato nel diario di Mirbeau. Paladino anarchico e romantico di una domestica e di Camille Claudel.