Titolo originale | Wandeugi |
Anno | 2011 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Corea del sud |
Durata | 107 minuti |
Regia di | Lee Han |
Attori | Kim Yun-seok, Kim Sang-ho, Yeong-jae Kim, Hyo-ju Park, Kang Byul, Jasmine Lee, Park Soo-young, Yu Ah-in . |
MYmonetro | 2,50 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 2 maggio 2012
Tratto dal romanzo best-seller "Wandeuk" di Kim Ryeo-ryeong, Punch, presentato al Busan International Film Festival, è stato il terzo incasso più alto al botteghino 2011 della Corea del Sud.
CONSIGLIATO NÌ
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Wan-deok, giovane di estrazione sottoproletaria, se la cava piuttosto bene con i pugni, cosa che lo porta a finire spesso al centro di risse, oltre che nel mirino dell'insegnante Dong-joo. Wan-deok detesta Dong-joo fino a pregare perché muoia, ma quel che ignora è che Dong-joo, eccentrico, cinico ma dal cuore d'oro, sia la persona che ha più a cuore il bene di Wan-deok.
Tratto dal bestseller di Kim Ryeo-ryeong e protagonista di un successo al botteghino anche superiore a quello del romanzo originario, Punch è il tipico coacervo di idee e spunti, ingredienti aggiunti al calderone senza verificare adeguatamente le dosi. Operazione che raggiunge il suo scopo allargando il target a dismisura e catturando attenzioni molteplici - commedia, arti marziali, love story, school movie, impegno sociale e integrazione razziale - a scapito dell'omogeneità dell'opera, inevitabilmente fallata a livello narrativo.
Per 90 minuti circa Lee Han sembra poter padroneggiare la materia, prima di perderne irrimediabilmente il controllo: la tragica vicenda del padre, artista di strada gobbo e ormai disoccupato, trova un inverosimile lieto fine con tanto di mix etnico (una filippina che parla un coreano perfetto), mentre il subplot del kickboxing a cui si dedica Wan-deok - che pare predominante e potenzialmente sul solco del prototipale Once upon a Time in High School - non trova riscontro né il giusto sbocco; anche la love story resta convenzionale e abbozzata, mentre prevalgono mille rivoli collaterali ed egualmente superficiali. Come nella tradizione dei feelgood movies britannici e talora italici, Lee Han maschera i suoi limiti giocando sull'affetto per i personaggi - sostanzialmente inutili ma "simpatici" come il pittore matto affidato all'eccellente caratterista Kim Sang-ho - e sulla speranza che il pubblico ci si affezioni, sorvolando sui fili non ricollegati e le ricuciture abbozzate di un intreccio che aggiunge confusione ad ogni minuto trascorso.
Parla di società, di attualità , portandoti ad affrontare anche temi politico-sociali ed individuali. Capace di farti riflettere e farti entrare nella storia, ti porta ad immedesimarti nei personaggi comprendendone i loro aspetti, ognuno con le proprie personalità; drammatico in alcuni aspetti ma sempre ai limiti del sopportabile, riesce anche a farti strappare delle risate [...] Vai alla recensione »