Titolo originale | Die Fremde |
Anno | 2009 |
Genere | Drammatico |
Produzione | Germania |
Durata | 119 minuti |
Regia di | Feo Aladag |
Attori | Sibel Kekilli, Nizam Schiller, Derya Alabora, Settar Tanriogen, Serhad Can Almila Bagriacik, Tamer Yigit, Alwara Höfels, Florian Lukas, Blanca Apilanez Fernandez, Mustafa Jouni. |
Tag | Da vedere 2009 |
MYmonetro | 3,25 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 2 novembre 2020
Una donna in fuga dalla violenza del marito è costretta a fare i conti con una questione d'onore, vittima di un maschilismo che non ammette sfumature. Il film ha ottenuto 2 candidature agli European Film Awards,
CONSIGLIATO SÌ
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Umay abortisce senza dire niente al marito. Subisce i suoi maltrattamenti e si batte contro i rimproveri violenti che denigrano il figlioletto Cem fino a quando decide di partire da Istanbul per raggiungere la sua famiglia in Germania. Abbandona il marito alla ricerca di un'emancipazione che non arriverà mai: i genitori e i fratelli la costringeranno a tornare dal marito per una questione d'onore. Ma lei resisterà alle pressioni, mettendosi contro la comunità musulmana, rischiando la vita ogni giorno. Completamente da sola. Dopo aver rifiutato le tradizioni moraliste ne La sposa turca, Sibel Kekilli ritorna ad interpretare un personaggio ribelle che non accetta di essere sminuita dal maschilismo imperante del fondamentalismo musulmano. Lo sguardo impaurito contraddice la sua forza di reagire, anche quando la riconciliazione con i parenti che la rifiutano, sembra impossibile da portare a termine. Come nel film di Akin, anche qui la stretta culturale della famiglia porta allo sfinimento chi non accetta quelle convenzioni, fino a costringerlo a punirsi con atti violenti vicini alla morte. La regista Feo Aladag affronta la drammaticità del tema con coraggio, andando a fondo della questione; più che alla forma, pensa al contenuto, e non sbaglia a mettere al centro dell'attenzione gli occhi di Umay. Lo spettatore osserva la storia dal punto di vista della donna, entra a contatto con un sistema di valori restrittivo che bada all'apparenza di un rigore da mostrare agli altri, non a se stessi. L'immedesimazione con la protagonista avviene a piccoli passi. Dopo le prime rappresaglie, la sua lotta di indipendenza ci coinvolge emotivamente fino a lasciarci impotenti di fronte alla crudeltà inaccettabile del delitto d'onore. La reputazione è salva, l'umanità no.