Nuclear Target

I ribelli ceceni occupano una centrale nucleare in disarmo. Il loro piano è riavviare uno dei reattori e farlo esplodere. Per scongiurare il rischio di una catastrofe nucleare, che metterebbe alle corde Russia e Stati Uniti, il governo Usa si rivolge a un commando scelto, specializzato nello sventare atti terroristici. Il monolitico Wesley Snipes, l'agente migliore delle forze speciali, è il prescelto che dovrà guidare la missione, introdursi nell'impianto e segnalare il bersaglio all'esercito americano. Contro di lui giocano il tempo tiranno e un ingombrante passato da esorcizzare. Con Nuclear Target (mai uscito in sala in Italia) il regista Marcus Adams prosegue sulla strada dei generi. Qui si cimenta nell'action più adrenalinico dopo due incursioni nell'horror, anch'esse circolate esclusivamente nel mercato home video: Long Time Dead (2002) e Octane (2003), con Jonathan Rhys Meyers capo dei vampiri e una giovanissima Mischa Barton prima del successo di O.C.. Il modello neanche troppo velato di Nuclear Target è Al vertice della tensione, in cui l'analista della CIA Ben Affleck si prodigava per evitare un conflitto fra le due superpotenze. Ma qui tensione narrativa e implicazioni politiche all'acqua di rose sono accantonate in favore di un'azione martellante, monocorde e tutto sommato noiosa. A parte una buona sequenza di apertura in cui Snipes sfreccia e si mimetizza nella giungla durante un'esercitazione, il resto è un tripudio di esplosioni e mitragliate cucite insieme da un montaggio ultrarapido che, per fortuna, lascia poco tempo per accorgersi della svogliatezza degli attori, che paiono capitati lì per caso. La prestazione di Snipes è l'unica a salvarsi: il suo eroe muscolare, laconico e monoespressivo, con trauma nel passato incorporato, non è memorabile ma almeno dignitoso. 