Anno | 2024 |
Genere | Documentario, |
Produzione | Italia |
Durata | 90 minuti |
Regia di | Flavia Triggiani, Marina Loi (II) |
Attori | Abu Omar . |
Uscita | lunedì 5 febbraio 2024 |
Tag | Da vedere 2024 |
Distribuzione | Ilbe |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 3 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento giovedì 1 febbraio 2024
La vicenda giudiziaria relativa al rapimento nel 2003 dell'imam milanese Abu Omar. In Italia al Box Office Ghost Detainee - Il caso Abu Omar ha incassato nelle prime 2 settimane di programmazione 14,9 mila euro e 10,2 mila euro nel primo weekend.
CONSIGLIATO SÌ
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Il 17 febbraio 2003, uscendo dalla sua abitazione, scompare a Milano l'imam egiziano Abu Omar, fervente attivista della moschea di Via Quaranta, oppositore del presidente Mubarak e perciò rifugiato per motivi politici in Italia, dov'è già sotto osservazione della Digos (Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali). È la moglie Nabila Ghali a denunciarne subito la scomparsa alle forze dell'ordine, ma dalle ricerche sulle celle telefoniche locali non risulta niente, pare che l'uomo sia stato inghiottito dal nulla. Finché, dopo un anno e due mesi, finalmente Abu Omar contatta i familiari e rivela dov'è stato trattenuto fino ad allora, con che metodi e perché.
Il magistrato milanese Armando Spataro scopre un errore procedurale nelle prime indagini, individua delle prove e scoperchia così un caso che avrà implicazioni politiche, diplomatiche e processuali gravissime e imbarazzanti: emergerà infatti che l'imam è stato rapito da agenti della CIA, con la collaborazione del SISMI (Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare), sequestrato e trasferito via aereo in una prigione del Cairo, dov'è stato torturato fino a perdere il 90% dell'udito.
Nel 2007 si celebrerà, sempre a Milano, il processo per quest'estradizione straordinaria (extraordinary rendition) operata dai servizi segreti degli Stati Uniti e resa possibile grazie al Patriot Act, pacchetto di provvedimenti d'emergenza voluto dal presidente Bush jr. dopo l'11 settembre 2001 in nome della "guerra al terrore".
Una guerra globale, che è passata, si scoprirà grazie anche al caso Abu Omar, non solo attraverso i crimini della prigione cubana di Guantanamo e altri luoghi di detenzione segreti (i cosiddetti black sites) ma anche tramite accordi riservati degli USA con i singoli Paesi, per avere mano libera e poter agire al di sopra delle leggi; anche per catturare una persona sospetta in un Paese straniero al fine di detenerla. Per la prima volta al mondo dei cittadini statunitensi (ventidue agenti della CIA) sono imputati in un tribunale di un Paese alleato che contesta loro la violazione dei diritti umani e sostiene il diritto a un equo processo: quello di Abu Omar, che infatti si terrà in parallelo, imputato per associazione a delinquere finalizzata a terrorismo internazionale e che si concluderà nel 2013 con una sentenza di sei anni di reclusione, poi seguita dalla grazia accordata dal presidente Mattarella.
Ghost Detainee - Il caso Abu Omar di Flavia Triggiani e Marina Loi è un'inchiesta avvincente, ben documentata e montata, che arriva nelle sale a vent'anni dai fatti che riassume. Cioè con la giusta distanza critica per contestualizzarli (la minaccia di al-Quaeda, il reclutamento degli estremisti in Europa, il peso delle invasioni occidentali in Afghanistan e Iraq, la reazione statunitense al trauma degli attacchi terroristici) e i contributi di molti testimoni diretti.
Il ritmo serrato del film è costruito sull'alternanza secca di due blocchi principali, che si aggiungono, integrandoli, ai repertori di telegiornali e agli estratti di articoli cartacei: da una parte le interviste ai protagonisti, dallo stesso Abu Omar, che oggi vive ad Alessandria d'Egitto, ad Armando Spataro, attualmente docente di Politiche dell'intelligence all'Università di Milano, fino a Nicolò Pollari, all'epoca direttore del SISMI, e ai giornalisti come Carlo Bonini di "La Repubblica" e Matthew Cole di NBC News, che li hanno seguiti nel loro svolgersi; dall'altra le consistenti ricostruzioni in forma di fiction. Triggiani e Loi, già autrici, tra gli altri, di Lady Gucci: la storia di Patrizia Reggiani e di Il branco: l'omicidio di Desirée Piovanelli, hanno collaborato come autrici e registe di alcuni documentari, a Cronache Criminali su Rai2, condotto da Giancarlo De Cataldo, e contribuito, sempre per Rai2, anche con Giuseppe Rinaldi, volto di Detectives - Casi risolti e irrisolti, tra i primi inviati dello storico programma "Chi l'ha visto?", nonché specializzato in cold cases, i crimini insoluti che da tempo danno linfa a molti format televisivi e podcast di successo.
Con Luca Fazzo, cronista giudiziario di "Il Giornale", nel ruolo di story editor, le registe ricostruiscono l'investigazione al di qua e al di là dell'Atlantico e del Mediterraneo, con molti stilemi della spy story: ralenti sui movimenti nei segmenti di fiction, riprese con droni, interviste ravvicinate, terminologia specifica, intercettazioni ricreate, mappe satellitari, titolazione per capitoli, musica in funzione drammatica. Quella che nelle intenzioni della CIA era stata immaginata come un'operazione alla Jason Bourne si rivela, dopo un'attenta analisi, un disastroso fallimento dei servizi di sicurezza, anche nostrani, esito di una pericolosissima sospensione dei principi democratici. Il cui effetto più scontato e controproducente è la legittimazione di ulteriori violazioni di leggi e costituzioni.
Loi & Triggiani (Lady Gucci, Il branco sul caso Piovanelli) eccellono nella ricostruzione, tra documentario e fiction, di fatti di cronaca nera. Ma il rapimento (e la tortura) nel 2003 dell'imam milanese è intrigo internazionale più complesso. CIA e "corpi separati" dei servizi italiani, dopo l'11/9 e prima dell'aggressione immotivata all'Iraq, imposero una "parentesi" allo stato di diritto che la [...] Vai alla recensione »
Questa è proprio una storia sbagliata, una vicenda che diventa cartina di tornasole di un processo, purtroppo irreversibile, e di cui in questi giorni si continuano a scontare le conseguenze, di violazione incessante e inaccettabile dei diritti umani, di quei diritti elementari e non opinabili che costituiscono il fondamento minimo del convivere civile.