Titolo originale | Or de Vie |
Anno | 2023 |
Genere | Documentario |
Produzione | Burkina Faso, Francia |
Durata | 85 minuti |
Regia di | Boubacar Sangare |
Tag | Da vedere 2023 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
|
Ultimo aggiornamento mercoledì 4 ottobre 2023
Un film che segue il sedicenne Rasmané mentre cerca fortuna tra le miniere.
CONSIGLIATO SÌ
|
Rasmané, detto Bolo, è un adolescente di 16 anni, un ragazzo la cui vita è scandita dalla ricerca dell'oro nel sito di Bantara, in Burkina Faso. Insieme a quella di tanti altri giovani, la vita di Rasmané è in bilico tra il fallimento e il successo, che vorrebbe dire una nuova vita per lui e per la sua famiglia. Il lavoro è massacrante, ma la sua speranza e la sua determinazione lo spingono oltre ogni limite fisico e mentale.
Sangaré restituisce un universo di immagini significativo ed estremamente fisico, dove non sono concesse montature espressive o trucchi narrativi.
Boubacar Sangaré, il regista di A Golden Life, è al suo primo lungometraggio. Dopo aver realizzato diversi corti, decide di approcciarsi a questa storia con gli occhi di chi l'ha già vissuta in prima persona: lo stesso Sangaré, infatti, ha lavorato in una miniera d'oro quando era un adolescente. Il suo sguardo privo di artifizi narrativi, attraverso il quale brilla l'autenticità di immagini e gesti, è il più sincero che si possa ottenere. Al di sopra di ogni stratagemma o cieco manierismo, c'è la rappresentazione filmica di un'avventura che vive dei propri doverosi silenzi e dei suoi protagonisti, più che mai reali e tangibili sullo schermo. Quella di Rasmané, infatti, non è una semplice storia di riscatto ed emancipazione, piuttosto un racconto di formazione che non risparmia allo spettatore la visione cruda e spietata di un mondo nel quale la parola d'ordine non è solo sopravvivenza, ma anche speranza. Sangaré riesce a tradurre in immagini tutto questo senza mai prestare il fianco a facili sentimentalismi, servendosi invece della propria esperienza per restituire sensazioni il più possibile spontanee. Anche la sua regia segue questa linea, e non ricerca mai soluzioni virtuosistiche fuori contesto.
A Golden Life, infatti, vive di un'ambivalenza stilistica che lo fa dondolare tra un piano puramente cinematografico e un altro documentaristico. Questo interessante espediente gioca a favore sia del realismo che del coinvolgimento squisitamente emotivo. In questa storia le immagini sono tutto: i gesti, i più piccoli movimenti e perfino gli sguardi, meritano la fedeltà e la dignità di un'inquadratura, dove sono concessi solo pochi dialoghi e la parola si fa fotogramma. Quella di Rasmané non è solo la storia di un ragazzo, ma è anche quella di un'intera generazione di giovani spinti a una crescita fisica e mentale inconsueta, dove non esistono tappe intermedie. Il protagonista, così come tutti i suoi coetanei, smarrisce molto presto la propria innocenza e quell'ingenuità tipica di un bambino, passando velocemente alle inquietudini e alle responsabilità della vita adulta. In questo contesto spietato e inflessibile, Rasmané condivide con i suoi compagni le proprie sorti, i sogni e le speranze, il sudore sulla fronte e i vestiti sporchi, i momenti di riposo e le risate, gli imprevisti e il fango, all'ombra di un'idea, quella rappresentata dal luccichio dell'oro e quindi da una nuova prospettiva di vita.