Aki Kaurismäki. Data di nascita 4 aprile 1957 ad Orimattila (Finlandia). Aki Kaurismäki ha oggi 67 anni ed è del segno zodiacale Ariete.
Coltiva la passione per il cinema fin dai tempi dell'infanzia e la condivide con il fratello Mika, anche lui regista. Insieme si nutrono di film e proiezioni e organizzano anche un cineclub. Aki studia giornalismo all'Università di Tampere e durante gli anni di studio lavora anche come montatore durante le vacanze estive (per mantenersi fa anche altri vari mestieri, dal postino al lavapiatti), prima di iniziare la sua carriera di critico cinematografico. I due fratelli Kaurismaki approdano alla regia nel 1981, quando realizzano a quattro mani La sindrome del lago Saimaa, tutto girato sulle sponde del più grande lago della Finlandia: il film ha un taglio documentaristico ed è la prima pellicola finlandese dedicata alla musica rock. Insieme fondano anche la casa di produzione 'Villealfa' (omaggio al film Agente Lemmy Caution, missione Alphaville di Godard) ma è nel 1983 che Aki debutta da solo dietro la macchina da presa con Rikos ja rangaistus, adattamento di Delitto e castigo di Dostojevsky ambientato in Finlandia. Nel 1987 Aki realizza Amleto si mette in affari, una personalissima rilettura in chiave anticapitalista della tragedia di Shakespeare, e l'anno successivo dirige Ariel. Con La fiammiferaia, del 1989, Kaurismaki prosegue la sua indagine all'interno del proletariato con il ritratto di Iris, un'operaia di cui racconta senza retorica la vita in fabbrica e le delusioni sentimentali. Nello stesso anno porta di nuovo la musica sul grande schermo con Leningrad Cowboys Go America, demenziale road movie infarcito di umorismo macabro. In seguito realizzerà anche Total Balalaika Show (1993), documentando un concerto live dei Leningrad Cowboy accompagnati da 40 musicisti e 20 ballerini del Coro e del Corpo di ballo Alexandrov dell'Armata Rossa, ripreso nell'estate del 1993, con più di settantamila persone ad assistervi sulla piazza del Senato di Helsinki.
Dopo Ho affittato un killer (1990), Kaurismaki realizza Vita da Bohème, ispirato al romanzo di Henri Murger. Invece delle musiche di Puccini, Aki utilizza Mozart e i valzer francesi, spogliando la tragica storia di Mimì da ogni romanticismo. Con Tatjana (1994) il cinema di Kaurismaki raggiunge la sublimazione. Il film, quasi senza dialoghi, costruisce un mondo tenero e disperato, quotidiano e al tempo stesso surreale. Due anni più tardi, il regista realizza Nuvole in viaggio, commedia divertente che prende spunto da temi gravi come la disoccupazione e la recessione economica. Nel 1999 realizza Juha, adattamento di un classico della letteratura finlandese di Juhani Abo, completamente privo di dialoghi e con dei cartelli esplicativi, nello stile del vecchio cinema muto. L'ultimo lavoro di Aki Kaurismaki, del 2002, è L'uomo senza passato, vincitore del Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes.
Aki KaurismäkMi sono dimenticato di vivere. Sono Mandato troppo in fretta: film, bar, film, bar. Tanto lavoro, troppo alcol». Poi - pausa - ci ripensa: «Ma ' dopotutto ho fatto quello che volevo fare». Altra pausa, poi la battuta: «Va bene, il mio talento è ok». Diciassette film girati più altre 20 produzioni, e 50 anni compiuti da poco: Aki Kaurismäki non ha rimpianti. Pensa al prossimo film dopo Le luci della sera, ma senza fretta: «Ho delle idee, lo farò nei prossimi due anni». Intanto legge con voracità.
Il regista finlandese ha un vizio che si pesta dietro dall'infanzia: «La letteratura è ü mio primo amore». Nella sua casa di Karldwla ci sono più di cinquemila libri, molti riletti tante volte: «La passione per il cinema è arrivata dopo, quando ero adolescente», confessa. «Amo i racconti meno conosciuti di Kafka, amo Gogol, ma il miglior libro di tutti i tempi resta Il Gattopardo». Ma com'è possibile che il cantore delle storie di periferia, dei personaggi marginali, ami tanto Giuseppe Tomasi di Lampedusa? «Perché letteratura e cinema restano distinti nella mia testa, i personaggi dei miei film non nascono da quello che ho letto ma da quello che ho visto, dalle mie esperienze».
La Finlandia di un altro tempo che non esiste più. L'infanzia di Kaurismäki: i primi anni trascorsi tra Orimattila e Lahti, quando il mondo era diviso in hippy e cocker: i primi che ascoltavano i Beatles e militavano per la pace, gli altri con i pantaloni a zampa di elefante che si ammassavano dentro macchine americane e giravano a
tutto gas per il Paese. La crisi cubana vissuta sul divano di casa ridendo a crepapelle. Le estati in viaggio per l'Europa, ma anche in Russia e nei Paesi dell'Est, stipato con fratelli e sorelle sul sedile posteriore della Rambler American del padre, ribattezzata «la Moscovic Yankee». Una famiglia piccolo-borghese: Aki è figlio di un commesso viaggiatore - settore abbigliamento - e di un'estetista. Un'adolescenza piena di libri e musica, soprattutto blues e Frank Zappa. I biglietti del treno per andare al cinema in città. L'università fino al terzo armo, finché, dice, «ho raccolto le mie cose, che stavano in due borse, e sono andato a Helsinki a cercare lavoro» (lo racconta al critico Peter von Bagh nel libro Aki Kaurimäki che esce il 12 luglio, per Isbn Edizioni in collaborazione con la Cineteca di Bologna).
E poi i tanti mestieri: Kaurismäki è stato giornalista «Un'esperienza catastrofica»), ma anche postino, ha lavorato nei cantieri, ha fatto il lavapiatti a Stoccolma, il magazziniere e l'imbianchino. Lavori diversi che hanno ispirato quei «marginali ben educati» che ritornano nei suoi film, personaggi che non bevono birra ma superalcolici raffinati, come il Calvados di Gli Indegni (1982).
«II primo film che ho visto» racconta Kaurismäki «è stato Tarzan, in un cinema di Orimattila nel '61, ma quello che mi colpì di più fu Nanuk l'eschimese (lungometraggio di Robert Flaherty del '22: 1a storia di una famiglia eschimese in Groenlandia ndr)».
Nel libro di Von Bagh ci sono gli anni passati nelle sale arrivando a vedere sei film al giorno e la voglia di girare nonostante la bocciatura alla scuola di cinema perché era «troppo cinico». Gli esordi come sceneggiatore e attore nel primo film del fratello Mika, Il bugiardo, dove il nome del protagonista, Ville Alfa, è un riferimento al film di Godard Alphaville e diventerà poi anche il nome della casa di produzione che Aki e Mika fonderanno prima di separarsi per creare uno la Sputnik e l'altro la Marianna. Ci sono le proiezioni alla Cineteca di Helsinki che attiravano centinaia di persone, la vitalità intellettuale del caffè Vahna Kuppila, i film di Bresson, che incassavano di più nella capitale finlandese che a Parigi.
Il regista, che a Reino in Tatjana (1993) fa dire: «Parla finlandese, piuttosto, così puoi capire quello che dici», sostiene che oggi la Finlandia «non esiste più. Tutto scomparso, finito. Quello che c'era di autentico se ne è andato, restano le luci delle pubblicità e le pizzerie». Il paesaggio è «Il primo film che ho visto» racconta Kaurismäki «è stato Tarzan, in un cinema di Orimattila nel 1961, ma quello che mi colpì di più fu Nanuk l'eschimese (lungometraggio di Robert Flaherty del '22: la storia di una famiglia eschimese in Groenlandia ndr)».
Nel libro di Von Bagh ci sono gli anni passati nelle sale arrivando a vedere sei film al giorno e la voglia di girare nonostante la bocciatura alla scuola di cinema perché era «troppo cinico. Gli esordi come sceneggiatore e attore nel primo film del fratello Mika, Il bugiardo, dove il nome del protagonista, Ville Alfa, è un riferimento al film di Godard Alphaville e diventerà poi anche il nome della casa di produzione che Aki e Mika fonderanno prima di separarsi per creare uno la Sputnik e l'altro la Marianna. Ci sono le proiezioni alla Cineteca di Helsinki che attiravano centinaia di persone, la vitalità intellettuale del caffè Vahna Kuppila, i film di Bresson, che incassavano di più nella capitale finlandese che a Parigi.
Il regista, che a Reino in Tatjana (1993) fa dire: «Parla finlandese, piuttosto, così puoi capire quello che dici», sostiene che oggi la Finlandia «non esiste più. Tutto scomparso, finito. Quello che c'era di autentico se ne è andato, restano le luci delle pubblicità e le pizzerie». Il paesaggio è stravolto dalle insegne Nestlé, Nokia o Shell, le multisale hanno preso il posto dei cinema di periferia, il Paese è stato venduto agli stranieri, come aveva profetizzato nell'87 in Amleto si mette in affari. Ma della «sua» Finlandia salva ancora una cosa: «Il senso dell'umorismo, quello humour nero che nasce dalle situazioni senza via d'uscita e che appartiene alla nostra anima».
Kaurismäki dal suo Paese se n'è andato da tempo e ora vive per la maggior parte dell'anno vicino Porto, in Portogallo. Lui, cheper molti è uno scrittore mancato, racconta che le sue sceneggiature nascono in fretta e senza metodo: «Scrivo poco, spesso sul set. In tre o quattro giorni butto giù i dialoghi. È un processo automatico». In questo momento è in Italia per ritirare il Premio Pasolini al Festival internazionale di letteratura e cinema di Bologna. «Devo molto al neorealismo italiano» dice «e a registi come Fellini, i fratelli Taviani e Antonioni. Ma soprattutto a De Sica». Coltiva la passione politica: nel 2003 rifiutò di partecipare al gala degli Oscar per protesta contro l'invasione dell'Iraq. Dell'Italia, dice, una cosa sola non ama: «II vostro ex pre mier, un clown pericoloso».
Da Il Venerdì di Repubblica, 6 Luglio 2007