Rina Catardi, moglie del regista Vladimiro de Liguoro, è un'affermata pianista, i cui concerti vengono applauditi in tutt’ltalia. Una sera del 1920 Lucio D'Ambra, dopo i complimenti per la brillante esecuzione pianistica, invita Rina a vedere come si gira un film. L'indomani, nella palazzina della Do.Re.Mi hanno luogo le riprese de La Principessa Bebè. D'Ambra insiste che Rina indossi un abito di scena e figuri come dama della corte di fantasia in cui è ambientato il film. Inizia così quella che sarà poi la folgorante carriera cinematografica di Rina De Liguoro.
Qualche tempo dopo, Enrico Guazzoni, il regista dei kolossal che negli anni Dieci hanno fatto conquistare al cinema italiano i mercati di tutto il mondo, riesce, in un momento in cui il nostro cinema è alle corde, a costituire un consorzio per la realizzazione di Messalina; riesce anche a prevendere il film in vari paesi esteri, ma gli manca la protagonista: deve essere bella, sensuale, un «alter ego» in versione cinematografica della dissoluta imperatrice romana. La trova in Rina De Liguoro, notata nella particina di scorcio di Saracinesca (1922), film in costume diretto in Italia dal francese Gaston Ravel.
Nonostante una realizzazione caotica - il film viene interrotto più volte - la recitazione melodrammatica dei protagonisti e una lunghezza eccessiva, o forse proprio per questi motivi, Messalina, quando nel 1923 esce sugli schermi, incontra un enorme successo, sia in patria che all'estero, arrivando persino in Unione Sovietica, unico film italiano presentato su quegli schermi negli anni Venti.
Con questo film, il «suo» film, Rina De Liguoro diventa l'ultima vera diva di un cinema italiano che sta colando a picco, rabbiosa risposta al cinema americano trionfante con asessuate eroine come Mary Pickford o Lillian Gish. E d'improvviso si trovano i soldi anche per altre grandiose ricostruzioni storiche, il Quo Vadis? (1924), Anita Garibaldi (1925), Gli ultimi giorni di Pompei (1926), dove la De Liguoro fa largo sfoggio della sua avvenenza.
L'attività dell'attrice sullo scorcio finale degli anni Venti è senza soste: è l'arcana protagonista di Savitri (1924), tratto da una leggenda indiana, una fiera popolana in Maremma (1924), l'intrepida Bella corsara (1927).
Spesso a dirigerla è il marito, ma solo nominalmente, perché è lei a decidere i soggetti, a tempestare gli operatori perché la riprendano nel suo lato migliore, e cioè generosamente discinta, a scegliere i partners, bellocci ma impacciati, perché non le diano ombra.
Gira in Francia, in Austria, in Germania, arriva anche a Hollywood ma, come le dirà Cecil B. De Mille, che l'aveva invitata in America dopo Messalina: «You came too late». È ormai epoca di sonoro e «Countess De Liguoro», che conosce solo lo spagnolo, otterrai unicamente qualche parte nelle versioni dei film di Laurel e Hardy destinati al mercato latino-americano. Rina ritornerà al pianoforte e tornerà in Italia molti anni dopo.
Nel 1963 Luchino Visconti le chiederà di interpretare, nella interminabile scena del ballo del Gattopardo, la parte di una contessa antenata di suo marito, realmente esistita.
In punto di morte, vorrà essere sepolta con la tunica di Messalina, che aveva gelosamente custodita in una teca del salotto.
Da Le dive del silenzio, Le Mani, Genova, 2001.