Da showgirl a femme fatale a diva sfavillante del technicolor, come ci ricordano i suoi film più famosi: Venere e il professore, Sogni proibiti, La leggenda dell'arciere di fuoco, Le avventure del Capitan Hornblower, Riccardo cuor di Leone , L'oro della California, I migliori anni della nostra vita e, soprattutto, La furia umana. Raoul Walsh, Howard Hawks, Budd Boetticher, Roy Del Ruth, Gordon Douglas, Allan Dwan, Leslie Selander, Jacques Tourneur e William Wyler furono i registi spigolosi della «Hollywood classica» che meglio seppero valorizzare il suo talento e la sua bellezza pannosa, «peaches and cream» (come dicono gli americani), ma non solo. Diva di passaggio tra donna autonoma rooseveltiana e casalinga «per forza», ricacciata nei burbs, Virginia Mayo attraversò il decennio dell'insorgenza femminista più pericolosa e destabilizzante, lanciando, altro che bionda svampita, occhiate furibonde, muscolose e d'acciaio.
Bellezza radiante, già, ma piuttosto dark. Anzi i suoi capolavori furono il dramma I migliori anni della nostra vita e il super noir La furia umana (parodiato poi in Sogni proibiti). «Quando ci siamo sposati - urla Dana Andrews litigando con lei, moglie adultera, in I migliori anni della nostra vita, film Oscar di William Wyler - il giudice di pace ci disse: `nella ricchezza e nella povertà, nella buona e nella cattiva sorte'. Ricordi? Bene, questa è `nella cattiva sorte'».
L'attrice Virginia Clara Jones, in arte Virginia Mayo, detta Ginny (alta 1.65), performer comica e drammatica del teatro e del cinema americano, star «bionda e grintosa» dagli anni `40 agli anni `50, a cavallo tra film noir e glamour pop in technicolor, è morta, a 84 anni, in una casa di riposo di Thousand Oaks, sobborgo benestante nei pressi di Los Angeles. Era malata di polmonite, con complicazioni cardiache.
Nata a St.Louis, Missouri, il 30 novembre 1920, figlia di un giornalista e discendente di un rivoluzionario indipendentista, recita in teatro dall'età di 16 anni ma lascia subito la provincia per una breve carriera da soubrette a Broadway. Il successo del musical Banjo Eyes la catapulta a Hollywood, dove la Metro-Goldwyn-Mayer la affida a Robert Z.Leonard per l'esordio, nel 1942, in un film di guerra, Stand by for action (Forzate il blocco!), al fianco di un altro attore «provinciale», Robert Taylor, che viene dal Nebraska, ma è già star. Si fa le ossa in film di propaganda o d'azione, come Le avventure di Jack London di Alfred Santell (1943), dove conosce il suo futuro marito, l'attore Michael O'Shea, prima del successo, in duetto con Bob Hope, Il pirata e la principessa (1944) di David Butler. Negli oltre 50 anni di carriera successivi Virginia Mayo girerà quasi 60 film, e dimostrerà di possedere una tastiera accordata e completa, riuscendo a maneggiare, tutti i generi, dai film demenziali (con Gianni e Pinotto) ai drammi postbellici strazianti (I migliori anni della nostra vita), dal noir al cappa e spada, dal melodramma ai film esotici, dai peplum (sarà anche Cleopatra) e gli horror alle commedie sofisticate, al fianco per lo più di Danny Kaye (L'uomo meraviglia, Preferisco la vacca, Sogni proibiti e Venere e il professore). E con una certa predilezione campanilistica per i western girati in esterno: «il grande southwest è la parte che preferisco del mio paese, hai attorno a te tutto ciò che ti serve, e questo ti fa sentire bene», disse a una radio di Dallas nel 1973.
Basterebbe ricordare La grande sfida (di E. D.Webb, `56), Fort Dobbs (di Gordon Douglas, `58) o Forth Utah (1968, di Leslie Selander). Reciterà, sempre battendosi a armi pari, e per lo più in film Warner Bros con Gregory Peck, Kirk Douglas, Randolph Scott, Fredric March, Lionel Barrymore, Burt Lancaster, Joel McCrea, Ronald Reagan, Alan Ladd, Peter Lorre, Rex Harrison, George Sanders... Ma il suo duello più celebre resta quello di White Heat (La furia umana), quando Verna Jarrett, moglie sexy del gangster Cody Jarrett, un feroce James Cagney, succube della madre amatissima, risponde alla battuta di lui: «Staresti bene con un cappotto nuovo, dolcezza», con una battuta sexy: «E tu con la tenda della doccia».
Da Il Manifesto, 19 gennaio 2005