I suoi film più recenti, da The intruder a Process, non hanno fatto granché notizia. Dell'unico titolo che ha in lavorazione per il 2005, Dans tes réves, si sa ancora meno. Per finire in adeguata evidenza sui giornali Beatrice Cabarrou, attrice meglio nota al pubblico col nome dì Béatrice Dalle e il soprannome di «La Grande bouche» (la grande bocca), ha dovuto sposarsi per la terza volta. A Brest, la città in cui è nata da una famiglia di gitani neI 1964, sotto il segno del Sagittano, e da cui è fuggita ad appena 14 anni dirigendosi verso Parigi e verso l‘avventura. In un carcere, uno dei tanti che ha frequentato in vita sua, vuoi per nobili scopi di solidarietà coi detenuti, vuoi per via dei suoi flirt con la cocaina o in seguito ad aggressione a pubblico ufficiale.
Béatrice Dalle ha detto sì, il 3 gennaio, a un carcerato di cui non si sa il nome o la pena. Nella stanza dei colloqui, al di là del vetro, aveva l‘aria dimessa, solitaria, frettolosa. E la stampa internazionale, unanime, ha dato l‘annuncio con un tono lugubre da necrologio. Sfiorita, sciupata, La Grande bouche sposata a un detenuto ha forse definitivamente perso quello smalto un po' noir, maledetto e terribile che ha intessuto il suo fascino da Betty Blue a Blackout, da H story a La visione del sabba, e sedotto registi come Marco Bellocchio o Jim Jarmush, Claude Lebuch o Abel Ferrara.
Forse era inevitabile. Perché «un‘attrice esercita un potere di seduzione sulla gente», lo ha sempre detto anche lei, con una certa inquietudine. «E quando tutto questo non c‘è più, non è bello». Non è bello ed è difficile adeguarsi.
Dopo una vita sempre vissuta quasi al limite, tra grandi amori e grandi litigi, interpretazioni clamorose, risse stradali, furti di gioielli, sequestri di cocaina (nel 1999 l‘ambasciata americana a Parigi l‘ha dichiarata «immigrante indesiderato» negli Usa, tanto da farle perdere il contratto per Sesto senso con Bruce Willis) ora la signora alterna scarsi film a comparsate in cui dà usualmente il peggio di sé. Memorabile la sfilata per l‘Alta moda in cui a Roma, quattro unni fa, ha coscienziosamente ridotto a brandelli un vestito da sera di Marco Coretti. Era di tulle nero. Doveva farla assomigliare a un cigno, inquieto e bellissimo.
Vive appartatissima. Dà poche interviste. Dicono che dica: «Ho paura di morire, ma ancora più di invecchiare». Il 19 dicembre 2004 ha compiuto quarant‘anni..
Da Panorama, 27 gennaio 2005