Il regista racconta il secondo capitolo di una saga senza eguali nel cinema italiano. Dal 4 gennaio al cinema.
di Paola Casella
Michele Silenzi è cresciuto: ora ha 16 anni e il temperamento tipico dell'adolescente scontroso, anche perché, oltre alla crisi di crescita comune a tutti i teenager, ha gravi problemi da affrontare. Il primo è un lutto, di cui è impossibile parlare senza fare spoiler. Il secondo è il dono dell'invisibilità, abbinato a quella forza incontrollata che gli ha permesso, al termine de Il ragazzo invisibile, di distruggere un sottomarino. Il terzo è un passato scomodo del quale fanno parte una madre biologica russa e una gemella cresciuta in Marocco della quale non sospettava l'esistenza. Ora Michele dovrà capire se essere uno "speciale" sia davvero un dono o una dannazione, scoprire chi vuole essere davvero, e fare i conti con il suo lato oscuro - "si chiama diventare adulti", in un universo in cui "l'evoluzione della specie non è mai indolore".
"A 16 o 17 anni si cambia: è un'età difficile, un'età piena di problemi, paura, malinconie. Seguendo la crescita di questo ragazzo, è ovvio che il film diventasse un film più scuro, più dark, ma anche più pieno di azione".
In attesa dell'uscita al cinema del 4 gennaio, Gabriele Salvatores ci ha raccontato la genesi de Il ragazzo invisibile - Seconda generazione, il lavoro con il giovane cast, le novità rispetto al primo fortunato capitolo e il futuro di una saga che continua a non avere eguali sul panorama cinematografico italiano.