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Amy Sherman-Palladino: «Lorelai sono io»

Intervista alla creatrice della serie culto che conclude il suo percorso con 4 tv movie da novanta minuti: Una mamma per amica: Di nuovo insieme. Dal 25 novembre su Netflix.
di Lorenza Negri

sabato 19 novembre 2016 - Netflix

A lungo, una differenza fondamentale tra serie americane e britanniche è stata l'autorialità: nel primo caso il creatore, il produttore e lo showrunner dello show non sono necessariamente la stessa persona; chi ha concepito la storia è (quasi) sempre coadiuvato da una writer's room predisposta ad aiutarlo a realizzare stagioni che variano dai 13 ai 23 episodi. Nel secondo caso l'autore è per lo più anche creatore, showrunner e sceneggiatore di ciascun episodio di una stagione che difficilmente supera le dodici puntate. Gilmore Girls - Una mamma per amica dramedy classico della tv recente, fin dal suo debutto nel 2000 è stata una tra le prime serie a stagione "estesa" a venire ampiamente sceneggiata dalla sua creatrice, Amy Sherman-Palladino (e dal marito Daniel). Un'anomalia e un impegno soverchiante, risultato in uno show con un'identità forte ed eccentrica, costellato di dialoghi serratissimi, ultracitazionisti e caratteristici.

Netflix ha dato l'occasione ai Palladino di concludere il percorso narrativo della loro creatura con Gilmore Girls: A Year in the Life, quattro tv movie da novanta minuti che debuttano in piattaforma il 25 novembre, destinati ad assegnare un finale aderente ai desideri della coppia dopo l'abbandono dello show da parte di Amy e Daniel (incapaci di reggere i ritmi per un'altra annata) alla fine della sesta e penultima stagione.
Lorenza Negri

Il momento di dare alla spigliata e verbosissima Lorelai e alla sua più mite figlia Rory una "closure" meritata - e anelata dai fedelissimi di Una mamma per amica - è arrivato e la Palladino (che condivide con la sua protagonista la tendenza a esprimersi in fiumi di parole) non ha potuto nascondere la soddisfazione per aver ricevuto l'opportunità di tornare a far parlare - velocissimamente - le sue protagoniste, come ha confermato nella nostra intervista.


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Amy, a chi è rivolto idealmente questo revival? Al vecchio pubblico o quello nuovo?
Quando ci siamo resi conto che avevamo l'opportunità di scrivere ancora di Lorelai e Rory abbiamo pensato che fosse il momento ideale per scoprire a che punto erano nelle loro vite. Netflix, creativamente, ci ha lasciato carta bianca, e noi abbiamo deciso di accontentare il pubblico, non solo gli spettatori storici di Gilmore Girls, ma anche quelli nuovi: da una parte ci sono le seguaci della serie - le quali hanno continuato ad amare e parlare dello show per tutti questi anni - che si identificavano con Rory e nel frattempo sono diventate giovani mamme, e quindi oggi sono passate a sentirsi in relazione con Lorelai. Dall'altra, il pubblico più giovane che si è affezionato alla serie originale dopo averla recuperata su Netflix. Noi ci siamo divertiti a mostrarvi le ragazze alle prese con novità come Facebook, Whatsapp, Instagram e al contempo abbiamo cercato di rimanere fedeli alle origini. I sentimenti, le emozioni dei personaggi sono gli stessi. Abbiamo provato a farlo nel modo più realistico possibile ma senza rinunciare al tipico intrattenimento di Una mamma per amica.

Qual è il personaggio con cui si identifica maggiormente?
Lorelai sono io: le sono molto affezionata, ma divido questo mio amore tra lei e sua madre Emily. Le due sono molto diverse, ma sono pur sempre rami dello stesso albero. Mi affascinano, mi fanno infuriare e mi piace moltissimo scrivere delle loro interazioni.


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Da una serie a stagione estesa a quattro tv movie: quanto la struttura di Gilmore Girls: A Year in the Life ha influenzato la narrazione?
Molto, tra l'altro ho deciso di produrre questo sequel proprio perché avevo l'occasione di fare le cose in modo diverso, a partire dalla forma, quella in capitoli di 90 minuti. Qualcosa, quindi, di molto lontano da un prodotto di network, scandito dai ritmi imposti dalle pause pubblicitarie e soggetto alle inevitabili ingerenze del canale. Abbiamo avuto più libertà nella narrazione e più tempo per raccontare le storie nel modo che ci eravamo prefissati... Lei non sa quanto ho patito i ritmi da 'fast and furious' della serie originale!

Ha uno o più episodi preferiti della serie originale? Li può menzionare?
Ne ho almeno due. Il primo è Il Viaggio [The Road Trip to Harvard, stagione 2, episodio 4 scritto da Daniel Palladino, ndr]. Lo amo perché costituisce la prima volta in cui si percepisce davvero lo spirito dello show: se non ti piace questa puntata non potrà mai piacerti la serie. Adoro pure La ragazza ideale [Wedding Bell Blues, stagione 5 episodio 13, ndr], il centesimo episodio della serie incentrato sul rinnovo dei voti matrimoniali dei genitori di Lorelai, Richard ed Emily; mi piace tutto di quella puntata, e mi piace come ci sia un personaggio che finisce per essere profondamente triste e uno, al contrario, felice.

A Year in the Life segna la fine di Gilmore Girls?
Non stiamo pianificando niente per il futuro di Una mamma per amica: le famose ultime quattro parole finali che verranno pronunciate nello show sono considerate dai fan un affare importante, proprio perché saranno conclusive. Non sono state studiate per porre le basi di qualcos'altro, di un futuro che verrà, o per implicare 'altro'. A Year in the Life è il mio modo di accomiatarmi dalla serie.


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