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Il Trono di Spade - 6a stagione, la recensione

Dopo cinque stagioni volte a tessere gli scampoli di un arazzo immenso, la sesta annata della punta di diamante di Sky Atlantic li ricuce tutti insieme.
di Lorenza Negri

martedì 28 giugno 2016 - Recensioni

Dopo cinque stagioni volte a tessere gli scampoli di un arazzo immenso, la sesta annata della punta di diamante di Sky Atlantic Il Trono di Spade li ricuce tutti insieme.

Il senso di quello che verrà è chiaro: l'inverno è qui, la guerra è alle porte; i Lannister, fatta tabula rasa, si ergono soli contro tutti, le casate dei Tyrell e di Dorne si schierano contro Approdo del Re dalla parte di Daenerys Targaryen, mentre il Nord si riunisce sotto gli Stark, costretto a difendersi dall'orda oltre la Barriera.
Lorenza Negri

È un esordio muto, su note melanconiche - la calma prima della tempesta -, quello della sequenza iniziale dell'ultima puntata della stagione, una ventina di minuti dedicati alla carneficina perpetrata da Cersei che preannunciano con efficace sintesi il clamore bellico che informerà le due successive (e conclusive) stagioni.

C'è un nuovo re pazzo - anzi una regina, Cersei - ad Approdo del Re, accecato dalla sete di rivalsa, a cui una profezia che si sta avverando ha tolto la ragione. La Lannister, tuttavia l'ha fronteggiata con un prodigioso colpo di coda con il quale ha incenerito ogni nemico. Jaime, che aveva salvato Approdo del Re dalla follia piromane del re Aerys, vi farà ritorno solo per scoprire di essere devoto alla donna che ha compiuto la strage pianificata dal Targeryen.


La sesta è la stagione dei parallelismi e del contrappasso, quest'ultimo, come anticipato, spesso risolto nella vendetta. Cersei, torturata dalla Septa Unella, pareggia i conti con lei e con chi l'ha "picchiata, affamata, terrorizzata e umiliata"; Walder Frey, fautore della strage delle Nozze rosse, finisce sgozzato come la sua vittima Catelyn Tully. Sansa, violata da Ramsay, lo dà in pasto ai cani come lui usava fare con chi non gli andava a genio.

In questa più recente annata, gli equilibri si ricompongono, regalando allo spettatore quel piacere scaturito dalla soddisfazione delle aspettative (sopra tutte, la conferma delle auspicate origini di Jon Snow) alla base dell'intrattenimento cinematografico (il confine tra questo e quello seriale è sempre più sottile).
Lorenza Negri

Duole dirlo, ma la stagione che prende le distanze dalla fonte letteraria - i romanzi di Le cronache del ghiaccio e del fuoco di George R.R. Martin - è la migliore e la più organica: la narrazione è fluida e non è più frammentaria, la produzione smette di mettere in scena espedienti a base di perversioni sessuali e morti efferate per scioccare lo spettatore e si concentra sull'intreccio, fornendo un quadro - quello degli schieramenti nella guerra che verrà - compiuto. E dimostrandosi, anche in questo, molto meglio dell'annata precedente, conclusasi con uno pseudo cliffhanger (la morte di uno dei protagonisti) e una miriade di linee narrative sospese.


Difficilmente gli scontri armati che informeranno questo ultimo ciclo bisseranno la spettacolarità del penultimo sensazionale, claustrofobico e al contempo agorafobico episodio (il migliore, finora, della serie), firmato dalla regia impeccabile di Miguel Sapochnik. Tuttavia, una certezza c'è: a deciderne le sorti, nel bene e nel male, saranno le donne.

Chi (?) aveva accusato lo show di misoginia deve ricredersi, il motore dell'annata - e della storia - sono loro e le alleanze che suggellano, a cominciare da Sansa, la quale risolleva gli esiti di una battaglia altrimenti destinata a concludersi con la disfatta del fratello; Daenerys, la quale forma un'alleanza micidiale con altre tre leader femminili; Cersei, che risolve il problema del fanatismo religioso con un martirio. Senza dimenticare Arya, adolescente sopravvissuta nutrendosi di rabbia e odio, e Lyanna Mormont (esemplare ridicolizzatrice del patriarcato), leste e dimostrare di essere più indomite di cento uomini adulti.
Lorenza Negri

Due tra queste campionesse - Sansa e Daenerys - condividono un destino simile: da vergini violate a padrone del loro destino e di quello di eserciti, sembrano covare il seme della corruzione (la prima potenziale traditrice del fratello, la seconda ottenebrata dalla sete di sangue). Nel gioco del trono di spade, entrambe giocano da favorite.


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