Scrittrice Premio Pulitzer, 'inorridita da Trump'
ROMA, 24 MAG - è un viaggio nell'animo umano, un
romanzo sulla scrittura e l'essere scrittori, sul forte legame
tra madre e figlia. Ma soprattutto è un libro sull'amore,
diverso dai precedenti 'Mi chiamo Lucy Barton' (Einaudi) nel
quale Elizabeth Strout ha cercato "di andare all'essenza
profonda delle cose".
Lucy è malata e la madre, che non vedeva da prima del suo
matrimonio al quale non era presente, la raggiunge in ospedale e
resta con lei per cinque giorni e cinque notti. Nella stanza in
cui è ricoverata Lucy, davanti al grattacielo Chrysler, in
questa situazione chiusa, da cui non si può uscire, madre e
figlia si raccontano tante cose del passato e del presente e
capiscono soprattutto di essersi volute sempre bene.
"Lucy non smette mai di amare la madre e per tutta la vita
sente il bisogno del suo amore. Il legame tra loro è forte
nonostante tutte le difficoltà", dice all'ANSA Elizabeth Strout
in Italia con il suo nuovo romanzo, scritto in prima persona,
che in America è stato accolto con molto favore.
(ANSA)