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La politica degli autori: Lenny Abrahamson

Un cineasta oltremodo interessante.
di Mauro Gervasini

In foto Lenny Abrahamson.
Lenny Abrahamson (57 anni) 30 novembre 1966, Dublino (Irlanda) - Sagittario. Regista del film Frank.

martedì 28 ottobre 2014 - Approfondimenti

Esiste ancora, e per fortuna, il cinema indie. Una categoria dell'anima, quella dell'indipendenza, che nulla c'entra con il budget. Si può essere integrati in un sistema industriale senza per questo scendere a compromessi con se stessi. Lo dimostra Richard Linklater, regista di Boyhood; lo conferma Lenny Abrahamson, dal 13 novembre in sala con il nuovo film, Frank. Lavorano in continenti diversi, il primo americano il secondo irlandese, "divisi" dalla stessa lingua. Il terreno comune è il Sundance Film Festival, come abbiamo più volte sottolineato laboratorio ideale per il cinema d'autore anglofono, che li promuove entrambi. Abrahamson è cineasta oltremodo interessante. Dublinese, classe 1966, vince il primo Torino Film Festival guidato da Nanni Moretti con Garage (2007) forse a tutt'oggi il suo titolo migliore. Il gestore sempliciotto della pompa di benzina di un villaggio remoto (Rathcabbin, nella contea di Tipperary) mostra un porno al suo assistente minorenne e rischia grosso. Al di là dell'evento scatenante, il film è incollato al solitario protagonista, solo apparentemente integrato in una comunità in fondo meschina. Abrahamson però non è interessato al dato sociale, quanto allo sguardo umanistico con il quale segue il personaggio nei silenzi della vita quotidiana. Una regia lirica e ispirata per un'opera tutt'altro che "piccola". Preceduta, va detto, da un esordio diventato di culto in patria: Adam & Paul (2004) storia di due tossici di Dublino (uno interpretato dallo sceneggiatore Mark O'Halloran) e delle loro peripezie per procurarsi la dose quotidiana. Una vicenda picaresca, "tetra ma divertente" come recita lo slogan di lancio, pure profetica se si pensa alla depressione economica e sociale che aggredirà la cosiddetta Tigre celtica di lì a qualche anno.

A sorprendere maggiormente però è il cambio di registro del terzo film, What Richard Did, che peraltro ha il merito di far conoscere il giovane attore irlandese Jack Reynor, subito arruolato da Hollywood (ha sostituito Shia LaBeouf nella saga di Transformers). Ancora Dublino ma non quella della periferia. Reynor è il ragazzo più bello e più bravo di una scuola esclusiva, campione della squadra di rugby, famiglia a posto, fidanzata matura, pare tutto idilliaco non fosse per quella sorta di impalpabile spleen che si porta appiccicato addosso. Una notte, durante una rissa, uccide involontariamente un coetaneo e comincia a scivolare nell'abisso, con il padre (interpretato da Lars Mikkelsen, fratello di Mads) che pur devastato pensa a farlo scappare. Cosa ha fatto Richard: un titolo netto, senza punto di domanda e senza appello. Un bel film sulle responsabilità dei padri e dei figli. Non è uscito in Italia, speriamo possa essere recuperato per passaggi tv o per l'home video perché merita. Così come merita Frank, commedia musicale con al centro un musicista-narratore al seguito di una band il cui leader, Frank appunto, gira sempre con una testa di cartapesta. Lo interpreta Michael Fassbender, anch'egli irlandese (seppure di padre tedesco; ma lo stesso papà di Abrahamson è di origine svedese). Grande performance per corpo e voce, la sua. Pur in uno scenario narrativo diverso rispetto alle opere precedenti il regista conferma l'umanesimo di fondo. Storie di uomini e donne, minimali o straordinarie, rigorosamente vere.

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