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ONDA&FUORIONDA

Da Alexander e Troy all'elemosina dell'euro all'uscita dall'europa (calcistica).
di Pino Farinotti

In foto un momento di Monty Python - Live at Hollywood Bowl.

domenica 24 giugno 2012 - News

La Grecia passando per i Monty Python
Antonis Samaras, il nuovo primo ministro greco, è riuscito, faticosamente, con alleanze forzate, a formare il governo. Tutte le televisioni del mondo hanno divulgato le immagini di quel signore un po' triste, conscio del momento drammatico del suo Paese e del ruolo, abnorme, sproporzionato, che la Storia gli ha messo nelle mani. Dovrà restare nell'euro, di conseguenza essere un alleato positivo dei Paesi dell'euro, fronteggiare il rigore inflessibile della Signora di Germania. Un compito complesso, e magari umiliante. Sembra che Samaras non venga considerato un leader forte e coraggioso, che sa scegliere e imporsi. Lo scenario internazionale non gli riconosce un credito o una garanzia.
Il piccolo schermo, ancora una volta, come sempre protagonista della politica più dei politici stessi, rimanda un'immagine triste, senza grandezza e senza nobiltà. Un uomo con gli occhi cerchiati, che si guarda intorno cercando aiuto, quasi in condizioni di inferiorità. La metafora, il paradosso, vogliono che adesso la Grecia sia quel piccolo schermo e quel "piccolo volto". Fa male al cuore, perché la Grecia è stata un colossal, anzi, il colossal più colossal di tutte le epoche. È in questa chiave che leggo questa vicenda storica e umana nel concetto di "dare alla Grecia ciò che ... era della Grecia", che adesso non è più, anche se eredità e segnali ci sono e come. E così Samaras dovrebbe prendere energia da quel passato che inventò il mondo, che autoprodusse una cultura che non ha più avuto eguali. La frase non è mia, è di un presidente americano che nel 1962 disse "siamo tutti berlinesi": siamo tutti greci. E così a fronte di quel primo piano triste su piccolo schermo, per cominciare evoco Brad Pitt /Achille, aggressivo, in apparenza invincibile, eroe, che prevale in Troy, in attesa che si compia il suo destino triste. E ancora Colin Farrell che fa Alessandro, uno dei massimi eroi del mondo. Magari un Alessandro arrivato dalla parti dell'India.

Potente
Ho scritto "siamo tutti greci", e venerdì sera ho avuto un segnale potente in quel senso. In piazza Fontana a Milano, su un megaschermo, trasmettevano la partita – preventivamente leggendaria- Germania-Grecia. Al momentaneo pareggio della Grecia si è levato un urlo che certo ha raggiunto le periferie e l'interland. Tutti volevano, volevamo, che la Grecia battesse quel nemico contingente, per tutte le ragioni che sappiamo. Poi la Grecia ha perso, ma sta nel destino e nella Storia, e in questo millennio.
Dunque Germania-Grecia agli europei, un evento televisivo che puoi certo definire "mitologico" senza iperbole ed enfatizzazione. Un articolo, davvero importante, del Corriere mette a confronto le due culture, in una partita virtuale, attribuendo a ciascun soggetto, tutti immensi, tutti eroi, un ruolo nella dinamica della squadra. Dei 22 nomi isolo alcuni modelli esemplari: Kant è il centrocampista che ragiona; Tomas Mann è il talento che incanta sulla trequarti; Nietzsche l'inventore imprevedibile; Wagner è a tuttocampo con la sua "cavalcata" continua. Per la Grecia, in porta Parmenide, custode dell'"essere"; Euripide, inventore di fantasia infinita; Platone titolare dell'"anima" e... in campo dà l'anima; Socrate, dialoga perfettamente coi compagni; Aristotele, un calcio di perfetta sostanza.
E qui subentra il cinema. Sembra incredibile, ma nel 1982 i Monty Python realizzarono per la "Live at Hollywood Bowl" un filmato impossibile, e adesso attualissimo, appunto: una partita fra filosofi greci e tedeschi. Molti dei nomi sono quelli detti sopra: vinsero i greci con un gol di testa di Socrate. Su passaggio di Archimede, "una sorpresa", perchè non era un filosofo. Così come la sorpresa, nell'altro schieramento, fra Kant, Hegel e Schopenhauer, era... Bekembauer. La terna arbitrale era formata da Confucio, coadiuvato da san Tommaso d'Aquino e da sant'Agostino. Un piccolo inserto evocativo: in quel 1982 l'Italia divenne campione del mondo battendo proprio la Germania. Dico che la nostra cultura è storicamente vicina alla Grecia più che alla Germania. Vincemmo 3 a 1 , con quell' urlo di esultanza di Tardelli diventato uno momenti mediatici che fanno parte della memoria popolare, nostra almeno, del novecento.
Potenza e prevalenza della cultura tedesca, nell'era moderna, sono conosciute e riconosciute, ma i Monty Python, facendo vincere i greci, riconoscevano a loro volta un dato semplicissimo... erano venuti prima. I tedeschi, e tutti gli altri, avevano raccolto e si erano ispirati a quella strepitosa eredità.

Volti
Prima di essere battuti dai tedeschi, mentre la telecamera indugiava sui loro volti durante l'inno nazionale, chissà se i giocatori percepivano sospesa in alto qualche pezzo della loro storia antica, umana e sovrumana. Perchè nessuna cultura in tutte le epoche e in tutti i mondi, ribadisco, era stata come quella greca. Aggiungo qualche nome non citato sopra: Omero, che quasi tremila anni fa aveva già risolto tutte le azioni e tutti i sentimenti coi suoi poemi, inventando semplicemente la letteratura occidentale; i Tragici, che perfezionarono e attualizzarono Omero evolvendo i sentimenti verso estremi che neppure un certo genere di cinema attuale ha eguagliato, parlo della violenza, del "morboso", persino dell'horror; Fidia, che concepì, con le sue sculture, la pura estetica e il classicismo; Saffo, che dichiarò, nel suo alto sortilegio, la propria omosessualità.
Soprattutto, rilevo di nuovo Alessandro, che voleva grecizzare il mondo, e fondò città, biblioteche, voleva che l'armonia della sua cultura fosse di tutte le genti. E ci riuscì finché fu in vita. Venerava Omero e Achille. E ancora qualcosa su Platone: detto da uno che capiva, Joyce: "dopo di lui, ...politica, letteratura, filosofia, tutto non è stato superfluo perchè niente è mai superfluo, ma certo non necessario".
E c'era un altro che capiva, e contava, nel momento più opportuno peraltro, Orazio, quando scrisse "Graecia capta ferum victorem cepit" (La Grecia conquistata, conquistò il feroce vincitore.) I romani, che certo come civiltà e Storia... qualcosa hanno lasciato, acquisirono tutto dai greci, persino gli dei, e tutto ottimizzarono, da quei magnifici organizzatori che erano. Diciamo che se la Grecia aveva inventato un certo arco in architettura, usato per i templi, i romani usarono quell'arco per un acquedotto che attraversava la Normandia. La sintesi può essere questa: i greci erano gli scrittori e gli architetti, i romani gli editori e gli ingegneri. E ancora un nome, magari meno popolare di quelli detti finora, Eratostene. Misurò l'altezza del sole ad Alessandria, sapendo che a Syene, a mezzogiorno il sole era perfettamente perpendicolare, studiando le ombre di due pozzi in quelle città, ottenne l'angolo fra le due verticali. Stabilì che l'angolo era di un cinquantesimo rispetto all'intera circonferenza, conoscendo la distanza fra Seyne e Alessandria, 5.000 stadi. Moltiplicò per cinquanta e ottenne una circonferenza della terra –sì, perché aveva intuito anche quel piccolo particolare- di 250.000 stadi, 40.000 chilometri di adesso. Che è proprio la misura dell'equatore. Tutto questo nel terzo secolo avanti Cristo. Copernico, Galileo e Keplero arrivarono fra il 1400 e il 1600... dopo Cristo. Un bel po' dopo. Eratostene era ... greco.
Siamo passati dai semidei ellenici ai grandi maestri tedeschi, ai Monty Python, a Samaras, all'euro, alla squadra di calcio. Le ragioni di decadenza delle grandi civiltà –dagli egiziani ai persiani, agli assiro-babilonesi, ai ... romani- le spiega Gianbattista Vico coi suoi corsi e ricorsi. In sostanza la decadenza dopo lo splendore assoluto è automatica e inevitabile. La Grecia adesso è così. Un tempo reggeva il destino del mondo, adesso deve accettare l'elemosina dell'euro, la diffidenza di Paesi "potenti". Le virgolette sono appropriate. Tanto tempo fa la potenza della Grecia non era virgolettata.

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