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5x1: Michael Moore, il grande accusatore

È il grillo parlante della società e della politica a stelle e strisce: con Sicko Moore prende di mira la "salute" USA.
di Stefano Cocci

Un regista indaga i mali della sua terra
Michael Moore (70 anni) 23 aprile 1954, Flint (Michigan - USA) - Toro.

martedì 21 agosto 2007 - Celebrities

Michael Moore deve molto alle sue umili origini. Chi conosce il suo lavoro, sa perfettamente che la crisi economica che attanaglia da decenni la sua città natale, Flint nel Michigan, è uno dei suoi temi preferiti, un punto di partenza per scavare nel disfacimento della società USA, che si tratti di indagare su due ragazzi che decidono di sterminare i propri compagni di studi o del più importante attentato realizzato sul suolo americano. Per questi temi scottanti - così lontani dal mainstream di Hollywood - Michael Moore si è fatto un nome di un certo rilievo in Europa, culminato con la Palma d'oro a Cannes per il suo Fahrenheit 9/11, mentre in patria è guardato con una sorta di diffidenza, principalmente dalle autorità governative repubblicane che lo vedono come il fumo negli occhi.
Con il nuovo Sicko, Moore promette di scavare ancora più a fondo in una delle piaghe più discusse della politica USA, la sanità e la salute degli americani, posta dal Governo nelle mani delle grandi assicurazioni. Questo impegno e questa voglia di indagare sono un'esigenza nell'animo di Michael Moore, hanno radici profonde nella terra che ha dato i natali al regista, proprio quella Flint, nel Michigan, martoriata dalla disoccupazione e dalla decadenza morale ed economica.

Roger & Me
Ironia e documentario. Sono le armi di Michael Moore. Nel suo primo grande tentativo di affondare il bisturi nel cuore della svalutazione etica USA, il regista prende di mira il bersaglio grosso. Infatti, il Roger del titolo non è altri che il presidente della General Motors, Roger B. Smith, la più grande casa automobilistica del mondo, titolo offuscato dal sorpasso Toyota nella quantità di auto prodotte nel mondo ma ancora oggi uno dei simboli del capitalismo rombante e arrembante "made in USA". Tema del film è il tentativo, sempre respinto con perdite, di avere un appuntamento con il presidente della General Motors per indurlo a visitare la natia Flint dove la chiusura di undici stabilimenti della GM aveva lasciato senza lavoro trentamila operai. Arrabbiato e fazioso, il tentativo di Moore andrà fallito ma si è certamente guadagnato la simpatia del pubblico.

Operazione Canadian Bacon
La satira della politica a stelle e strisce si inserisce con i grandi temi internazionali. Dopo la prima Guerra del Golfo, Moore realizza un film su un presidente USA che decide di intraprendere una guerra per distrarre l'opinione pubblica dai tanti problemi, dal suo calo nei sondaggi cercando di rilanciare l'economia del paese. Purtroppo (o per fortuna, dipende dai punti di vista) l'Unione Sovietica non c'è più. Manca così un grande avversario da sfidare. L'idea geniale del presidente e del suo staff è di prendersela con i vicini del Canada. Come spiega una battuta del film "tutti odiano i canadesi". Inizia così una guerra fredda che percorrerà una strada pericolosa quando qualcuno, sul confine, prenderà troppo sul serio tutta la questione. Per una volta, Moore abbandona lo stile documentaristico e si affida agli attori per portare in scena una malcelata e spietata critica alla politica estera e interna statunitense. Alan Alda (famoso per l'interpretazione del medico pacifista in Mash) è il presidente degli Stati Uniti; il mai abbastanza compianto John Candy è lo sceriffo Bud B. Boomer.

Fahrenheit 9/11
Non poteva mancare, nel curriculum di Michael Moore, un'inchiesta sul più sanguinoso e scioccante attentato realizzato sul suolo americano. Fahrenheit 9/11 è un atto di accusa al Governo degli Stati Uniti, ai legami tra la famiglia Bush e quella di Bin Laden, e al coinvolgimento di tutta l'amministrazione repubblicana con le grandi multinazionali che traggono profitto dalla Guerra in Iraq. Ma è anche il racconto di storie e vicende private sconvolte dall'11 settembre, di uomini e di donne, di madri e padri e figli, le cui vite non sono più le stesse dopo quell'evento.
Il film fu duramente osteggiato negli USA, penultimo paese in cui fu distribuito (prima solo dell'Albania) grazie all'impegno della Miramax e di altre case di distribuzione che ne acquisirono i diritti dalla Disney dopo la vittoria della Palma d'oro a Cannes.

Sicko
Cresce l'attesa per l'uscita dell'ultimo film di Moore, in cui prende di mira il sistema sanitario USA, il 38mo al mondo secondo una classifica mostrata nel film. La storia inizia nel 1971, quando Richard Nixon introdusse il nuovo sistema nel nobile tentativo di garantire agli americani il "miglior sistema sanitario al mondo". 36 anni dopo Michael Moore dimostra che l'obiettivo è miseramente fallito e che la più grande e potente economia del pianeta lascia fuori dagli ospedali una grande fetta della popolazione, costretta a rinunciare a cure mediche essenziali per i cavilli con cui le compagnie di assicurazione si rifiutano di coprire le spese. È l'occasione per Moore di recarsi in Francia, per vedere da vicino il miglior sistema sanitario del mondo e di finire il suo viaggio a Cuba, per scoprire come, perfino i "nemici" comunisti si prendano più cura dei proprio compatrioti rispetto agli americani.

Bowling a Columbine
Purtroppo, il massacro della Columbine High School, vicino a Denver e Littleton, nel Colorado, non è rimasto l'unico caso di studenti che, armati fino ai denti, entrano nella loro scuola per massacrare tutti, compagni e professori. Colpì molto, all'epoca, l'opinione pubblica americana e mondiale, per la freddezza con cui fu pianificato il massacro, eseguito dopo una partita a bowling da due ragazzi che tennero in ostaggio per ore la loro scuola fino a togliersi la vita.
Michael Moore realizza probabilmente la sua indagine migliore, andando a scavare nelle storie dei protagonisti di questo e di altri episodi di violenza, parla con i parenti delle vittime e con i sopravvissuti, cerca di confrontarsi con Charlton Heston, presidente della National Rifle Association (l'Associazione Nazionale dei Fucili). Soprattutto indaga nella violenza che scorre nelle città, nelle strade e nelle case d'America. Si reca nel vicino Canada e scopre che, non è la quantità di armi a influire sul loro utilizzo spietato ma il clima di paura del crimine che si respira negli Stati Uniti, un mortifero batterio trasportato come un virus in tutto il paese dalla televisione e dai mezzi di informazione, pronti a mettere in guardia contro fantomatici nemici nascosti dietro la porta di casa.

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