Revenant - Redivivo |
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Un film di Alejandro G. Iñárritu.
Con Leonardo DiCaprio, Tom Hardy, Domhnall Gleeson, Will Poulter, Forrest Goodluck.
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Titolo originale The Revenant.
Avventura,
Ratings: Kids+16,
durata 156 min.
- USA 2015.
- 20th Century Fox Italia
uscita sabato 16 gennaio 2016.
MYMONETRO
Revenant - Redivivo
valutazione media:
3,93
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il cuore batte nei grandi spazi gelatidi carlosantoniFeedback: 5973 | altri commenti e recensioni di carlosantoni |
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lunedì 18 gennaio 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Credo che questo poderoso, grandioso e quanto mai spettacolare film di Iñárritu debba più di qualcosa a Malik, alla sua filosofia esistenziale: anche in quest’opera densa e non facile del regista messicano le vicende umane, le “storie”, sono così compenetrate dalla natura e dalle sue leggi, da risultare difficile distinguere queste da quelle. La lunghissima sequenza di avventure e disavventure si svolge quasi interamente avvolta nel freddo implacabile dell’inverno in Nord Dakota, i colori dominanti sono il bianco della neve e l grigio del cielo torvo, o quello blu adamantino delle notti stellate, e il verde spento di foreste di conifere dai tronchi altissimi, spesso velati da brume. La fotografia è semplicemente spettacolare ed è certamente un punto di forza di quest’opera. La vicenda del protagonista, continuamente a contatto con acque gelide, ghiacci, tormente di neve, vede il confronto-scontro tra tribù di nativi (spesso in guerra tra loro) coloni francesi che mercanteggiano e coloni anglosassoni (e irlandesi) che cacciano animali da pelliccia. Non dico niente della storia, mi soffermo su alcuni aspetti che però la informano. Il primo riguarda il senso di dignità e rispetto (e la totale mancanza di rispetto) tra popoli diversi: inutile dire che da questo confronto i nativi ci escono benissimo, gli “sporchi yankees” assai meno, a volte malissimo. Il secondo riguarda il sentimento morale, che lì si confonde con quello religioso: ma non discende dalla religiosità tanto bigotta quanto solo formale delle varie sette evangeliste impiantate nelle colonie americane, quanto dalla religiosità “panteistica” delle tribù dei nativi. E qui il raccordo con Malik è evidente, così come lo sono molte, moltissime scene che riprendono immagini delle foreste in verticale, la mdp puntata allo zenit, proprio come ne “La sottile linea rossa” o “L’albero della vita”. Un’ultima osservazione: dire che in questa interpretazione Leonardo Di Caprio supera se stesso è perfino troppo poco, io ancora mi sto chiedendo coma abbia potuto girare tutte quelle scene, una più impegnativa dell’altra.
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