Baarìa |
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Un film di Giuseppe Tornatore.
Con Francesco Scianna, Margareth Madè, Nicole Grimaudo, Angela Molina, Lina Sastri.
continua»
Drammatico,
Ratings: Kids+16,
durata 150 min.
- Italia, Francia 2009.
- Medusa
uscita venerdì 25 settembre 2009.
MYMONETRO
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Baarìa : il luogo dell'anima?
di maria rosa giannaliaFeedback: 100 | altri commenti e recensioni di maria rosa giannalia |
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sabato 17 ottobre 2009 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Di Baarìa mi ha colpito la dimensione colossale del sistema di rappresentazione. Si tratta di un film corale in linea con la tradizione verghiana nei dialoghi e nelle situazioni. Ritengo questo film molto ben congegnato, poco allineato alla moda minimal dei film contemporanei, coraggioso nel proporsi al pubblico, con tutto il peso della sua durata, senza strizzare l'occhio allo spettatore nè cercare di sedurlo. Mi è parso che Tornatore abbia voluto sottendere a tutta la vicenda del suo film un tema fondamentale: la descrizione dell'identità e del suo valore formativo. La struttura circolare del racconto filmico mi induce a pensare che sia questo il messaggio profondo del film. Il bambino che apre la prima scena è lo stesso che riuchiude l'ultima, dopo il ritrovamento dell'orecchino all'interno della casa che fu della sua famiglia e che ne ha connotato la vita. I diversi piani temporali sovrapposti, che si intuiscono dalla scena della demolizione per far posto alla casa moderna e la presenza evocata dal ricordo del bambino che assiste impotente a quello smantellamento, sembrano comunicare allo spettatore la perdita nel presente di quella forte identità che, anche nel dolore e nelle vicissitudini, rimane sempre il punto di riferimento più importante, luogo di sicurezza conferita dal sistema dei valori della comunità. E la sua perdita , tratteggiata dal caos delle macchine in quella stessa strada, nella Bagheria di oggi, è vissuta con dolore ma si apre comunque alla speranza ( la strùmmula che nella scena finale viene spaccata, conserva ancora la mosca viva che vola via con leggerezza. Simbolo della speranza?) E' anche un film che contamina la visione onirica con il realismo. Chi ha vissuto in quegli anni e in quelle zone, sa riconoscere tutti i tòpoi della sicilianità, non ultima la tendenza al dramma, temperato dall'ironia e dal senso dell'umorismo tipica del luogo. Tutte le espressioni sono molto aderenti al vero, il linguaggio corrisponde esattamente a quello del parlato siciliano dagli anni ‘30 agli ’80 del novecento, come chiunque può constatare ancora. Bellissime le parole del dialetto antico recuperate dalla memoria collettiva. E tutto questo è trattato con la leggerezza tipica di Tornatore. Leggerezza che si ritrova in tutti i suoi film ( a parte uno in verità, "Una pura formalità", ma è un altro genere!) e che contribuisce alla godibilità. Per essere goduto in pieno credo che il film vada visto nella sua versione in dialetto siciliano. Chi ha la fortuna di conoscere quella lingua, credo che potrà goderne fino in fondo le sfumature delle metafore che costituiscono quasi del tutto i modi della comunicazione in quell'isola. Mi sembra che in questo il regista sia stato veramente bravo. Ho trovato geniale l'utilizzo di attori famosi per rappresentare dei riquadri di vita popolare. Un solo esempio esilarante: la scena della farmacia che vede giustapporsi un credibilissimo Luigi Burruano nei panni del famacista accondiscendente e sornione e Ficarra nei panni altrettanto credibili del "tragediatore". Entrambe tipiche figure di una Sicilia Tragica, povera eppure autoironica, dove , appunto, l'ironia è la cifra della sostenibilità di un vivere altrimenti insopportabile come probabilmente fu quello del tempo del raccontoe che per certi versi è ancora.
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