CAMILLA BERNACCHIONI
Andrea Caccia, documentarista sui generis, l’ha scelta per un progetto molto singolare che tenta, in dieci anni e altrettante sessioni di improvvisazione, di spezzare la fragile linea di confine tra vita e interpretazione. E Valentina Carnelutti, 35 anni, attrice ma non solo, giurata del concorso Pesaro nuovo cinema, volto noto per film come Tutta la vita davanti e Caos calmo, ma già apprezzata da tempo dai cinefili per i suoi tanti ruoli in film di esordienti e in opere realizzate con formule produttive indipendenti (come Sfiorarsi, scritto e interpretato con Angelo Orlando) , ci si è prestata con la sensibilità che la contraddistingue. Non è difficile immaginarla sul set, tra pochi elementi scenografici e una troupe essenziale, al lavoro la figura di Antigone, personaggio a cui è dedicato il suo nuovo lavoro, già in post produzione.
Un Antigone sperimentale?
È un progetto particolare. Con Caccia, il regista, abbiamo lavorato a partire dai testi di Sofocle e di Anouilh, con la prospettiva di raccontare una donna alle prese con i dubbi e le contraddizioni della realtà di questo secolo. Ci siamo domandati quale possa essere oggi un gesto rivoluzionario come quello che Antigone compie nel seppellire suo fratello andando contro il potere e la parola del re Creonte, ma non abbiamo trovato una risposta. Vivere in questa continua sospensione etica è ciò che fa la “nostra” Antigone.
Fin qui il suo lavoro di attrice e autrice si è legato al cinema indipendente: scelta precisa?
Non direi una scelta, piuttosto è un caso. Anche se forse è un caso voluto da persone che indipendenti lo sono davvero. Semmai posso dire una scelta precisa quella di collaborare a film che mi interessano, per la storia che raccontano, per l’emozione che mi suscita istintivamente una sceneggiatura, per il periodo della vita in cui mi vengono proposti.
Come nel caso di Sfiorarsi?
Un bella esperienza iniziata nel 2001 anche se il film è uscito ora. Non avevo mai scritto una sceneggiatura prima e credo di aver imparato qualcosa di importante. Interpretare un ruolo di cui conosci ogni segreto è una prova insolita. Ora guardo il film e per tanti versi mi appartiene, per altri invece ne vedo le fragilità.
Un’esperienza diversa da Tutta la vita davanti?
Da attrice, il modo di accostarmi a un personaggio, di accudirlo come una parte di me resta invariato. Il gusto è nel lavoro. Nella preparazione. Nell’incontro con il regista, con il resto del cast. Con cosa confrontarsi ora?
Ci sono tante cose che non ho fatto, cose per cui mi sono preparata e che mi abitano in silenzio, in attesa di un’occasione per emergere. Personaggi amati e studiati che mi hanno dato qualcosa che vorrei restituire interpretandoli.
Visti i suoi diversi ruoli, se si dovesse definire?
Fare l’attrice è il mio mestiere. Cerco di nutrirlo vivendo in modo pieno. La scrittura è un’esigenza, personale, mi fa sentire libera, un luogo in cui sentirmi sicura quando il resto sembra tutto vago.
Nonostante l’età, ha già tante esperienze. È cambiata?
La curiosità e lo slancio sono gli stessi. Certo sono più consapevole dei miei strumenti, e ho imparato a chiedere aiuto, ad ascoltare. Sono più concentrata, ma mi piace mantenere la fragilità necessaria per essere colpita da ciò che accade.
Il futuro di Valentina?
Ho appena girato, con Matteo Rovere, Un gioco da ragazze e con Daniele Gangemi l’opera prima Una notte blu cobalto. Nel frattempo interpreto il ruolo di una cantante nei Ris. Poi sto scrivendo… e mi tengo accesa.
Da Left, 20 giugno 2008