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Rassegna stampa di Sean Penn

Sean Penn è un attore statunitense, regista, produttore, produttore esecutivo, scrittore, sceneggiatore, è nato il 17 agosto 1960 a Santa Monica, California (USA). Sean Penn ha oggi 64 anni ed è del segno zodiacale Leone.

LIETTA TORNABUONI
La Stampa

Sean Penn è un bravo attore o un gigione? Tutt’e due, come si vede ora in Mystic River di Clint Eastwood e in21 grammi di Alejandro Gonzalez Ibarritu, dove recita un mezzo delinquente di Boston straziato dall’uccisione brutale e casuale della figlia diciannovenne e un professore di matematica salvato e ossessionato da un trapianto di cuore (21 grammi sarebbe quanto l’essere umano perde al momento della morte, il peso dell’anima). Due personaggi molto drammatici per l’attore, sceneggiatore e regista tough-looking, conta faccia da duro, che ha due caratteristiche uniche a Hollywood: non ha paura di fare politica; non ha paura di non compiacere gli spettatori.

SILVIA BIZIO
La Repubblica

Non fa più a botte nei bar e non prende a pugni i paparazzi, come faceva quando stava con Madonna e aveva sempre i nervi a fior di pelle: Sean Penn, da molti definito il miglior attore americano vivente (lui che vorrebbe fare il regista e basta) ha canalizzato la sua impulsività su terreni più costruttivi, come quello politico. E meno aggressivo, ma più polemico. Pubblica spesso lettere aperte sui maggiori quotidiani, pagando fior di quattrini, criticando le scelte del governo Bush. Ed ecco “Bagdad Sean” che subito prima dell’invasione americana si reca in Iraq per vedere la verità coi propri occhi (“Siamo schiavi dei media”, dice), che accusa Hollywood di neo-maccarthismo contro chi critica Bush, lamenta a gran voce le bugie ammannite sulle armi di sterminio e vede l’intervento in Iraq come un brutto copione. “Nella trama ci sono falle grosse come una casa”, dice masticando gomma e accendendosi una AmericanSpirits.” Il casting è micidiale:il fantoccio che recita Donald Rumsfeld dovrebbe darsi al cabaret. E un pessimo film con un budget di miliardi di dollari. E i bambini continuano a morire”. I film che vuole vedere sono altri.

JANE SMILEY
The New York Times

The first movie I saw Sean Penn in was “Fast Times at Ridgemont High,” 27 years ago. I have to say I remember nothing about that movie — not the plot or the other actors or Ridgemont High itself — only Sean Penn’s stoned-out, radically innocent face, his mouth a little open and his eyes a little closed, his hair hanging down to either side. He was ugly and dopey but good-natured and charming, and there was something about his walk that persuaded you that he was a surfer, that he was athletic and strong and limber and they had found him on a beach somewhere and put him in a movie.
Something about his walk. The same is true in “Milk.” The same is true in “I Am Sam.” The same is true in “The Interpreter.” In “The Interpreter” he walks like a tough, self-contained, gun-toting Secret Service officer — in other words, like most guys in movies walk. It’s only in contrast with all the other walks he can walk that this looks like a performance. In “Milk” his walk is loose and sinuous. At a political rally, the camera shoots him from behind, and his hips are canted to one side; he is an unashamed gay man inviting other gay men to throw off their shame. What’s even more remarkable about Penn’s performance is that as his Harvey Milk gains conviction and confidence, as his world of the Castro becomes populated and assertive, the details of his walk evolve. They build to the grace of his last scene, in which his walk contrasts so starkly with that of Josh Brolin, who is stiff with fear and anger, that when Penn goes down the movie seems to be portraying not only a shocking moment of recent American history but also the eternal tragic recognition that grace and love are fleeting, while fear and resentment are perennial.

MARINA CAPPA
Vanity Fair

Nelle cose che faccio mi metto in gioco completamente. Altrimenti, non mi sento orgoglioso di me stesso». Non è un personaggio facile, Sean Penn. Gli amici lo dicono «cupo», la moglie ammette che spesso «è pesante», per Anjelica Huston rasenta «la leggenda». E una “biografia orale” racconta per frammenti e aneddoti, raccolti dalle voci di chi lo conosce bene, i suoi 44 anni sul filo dell’alcol, della politica, degli Oscar.
«Tieni, il bourbon ti farà passare il mal di testa. Anzi, non ti ricorderai neanche più di avere una testa». Anni ‘60, Santa Monica. Sean cresce con il papà regista Tv, emarginato dal maccartismo, la mamma attrice, i fratelli (uno diventerà musicista, l’altro attore). E la nonna. Che lo cura a bourbon.
«A 14 anni facevo la comparsa nella Casa nella prateria, diretto da mio padre. Volevo rimanere nella parte, non sono neanche andato a mangiare. A fine pomeriggio toccava a me: mi sono alzato e... sono svenuto. Così ho cominciato». Ma all’immedesimazione totale non rinuncia. Ricorda Don Phillips, responsabile del casting di Fuori di testa (1982): «Potevi rivolgerti a lui solo come Spicoli, con il nome del personaggio che interpretava. Altrimenti, non ti rispondeva nemmeno. Poi, a fine riprese, ha dato la mano a tutti e si è presentato: “Piacere, Sean Penn”.

CHRISTIAN ROCCA
Vanity Fair

Sean Penn è davvero un grande attore, il migliore dice Marlon Brando, il migliore di quest’anno si sono limitati a dire i giudici dell’Oscar Lui, ribelle e agitato ma anche modesto e timido, dice che non è mica da questi particolari che si giudica un attore, un attore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia, come diceva De Gregori.
Guardate la faccia corrucciata e arrabbiata da wild boy che si ritrova Sean Penn. Con quel ghigno timido fa secche le ragazze, tua frega anche i masculi perché non riescono a capire in tempo se vuole piangere sulle loro spalle oppure mollare uno sganassone. Spesso glielo dà, lo sganassone.
Non solo nei film, anche nel mondo reale: «Odio i giornalisti», ha detto Sean. «O meglio, odio i paparazzi. Sì, li ho presi a pugni e lo rifarei di nuovo se necessario. Credo che un pugno in faccia sia l’unico modo per proteggere la mia vita privata. Pretendo la libertà, e devo averla». A furia di tirar pugni e spaccare locali, nel 1987 la libertà gli è stata tolta davvero, con una sentenza di condanna a 32 giorni di galera per aver pestato un fotografo che voleva ritrarlo sul set di Golan, il film di Dennis Hopper.

PRESSBOOK

È ormai diventato un'icona del background cinematografico americano, grazie a una carriera che abbraccia quasi trent'anni. Ha ricevuto la candidatura all'Oscar per la statuetta come miglior attore protagonista per le interpretazioni di ruoli in film come Dead Man Walking - Condannato a morte, Accordi e disaccordi, Mi chiamo Sam, e recentemente ha vinto l'Oscar nel 2003 per la sua tormentata e bruciante interpretazione nel film di Clint Eastwood Mystic River.
Penn è apparso in oltre trenta film inclusi Taps - Squilli di rivolta, Fuori di testa, Il gioco del falco, A distanza ravvicinata, Colors - Colori di guerra, In Gara con la luna, Vittime di guerra, Vittime di guerra, Non siamo angeli, Stato di grazia, Carlito's Way, U -Turn - Inversione di marcia, La sottile linea rossa, Dead Man Walking - Condannato a morte (vincitore del premio come miglior attore protagonista nell'edizione del 1995 del Festival di Berlino), She's so Lovely - Cosi Carina, ( vincitore del premio come miglior attore protagonista nell'edizione del 1997 del Festival di Cannes), Bugie, baci, bambole e bastardi vincitore del premio come miglior attore protagonista nell'edizione del 1998 del Festival di Venezia ), The Interpreter e il recentissimo Tutti gli uomini del re.

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