Figgis è vissuto fino all’età di otto anni a Nairobi, in Kenya, e ha trascorso l’adolescenza a Newcastle, al confine con la Scozia. È qui che ha sviluppato il suo talento musicale, suonando la tromba e la chitarra con vari gruppi rock, tra cui i Gas Board, di cui faceva parte Brian Ferry.
Per tre anni, a Londra, ha studiato musica, suonando con la People’s Band, che comparirà poi nel suo film Stormy Monday come Krakow Jazz Ensembie, e con i Roxy Music.
Ma nel 1970 già si stava occupando di teatro con il People Show, un gruppo d’avanguardia che ha girato tutto il mondo, e poi, dopo aver tentato invano di farsi ammettere alla National Film School, forma il Mike Figgis Group, con cui organizza spettacoli multimediali. Uno degli spettacoli che il gruppo porta in tournée per l’Europa, Slow Fade, diventa la base per il primo film di Figgis, The House, realizzato per Channel Four nel 1984.
Ma il film che lo ha fatto conoscere dal pubblico internazionale è stato Stormy Monday (1988), un bel noir dalle atmosfere insolite, ambientato a Newcastle e nutrito di molta cultura cinematografica e musicale (l’interprete principale è Sting). Si poteva temere che la successiva trasferta americana si trasformasse nel solito disastro: invece Affari sporchi (1989) resta il film migliore e più forte di Figgis. Seguono Liebestraum (1991), ancora un noir più d’atmosfera che di sostanza - in cui però torna sullo schermo in una grande interpretazione Kim Novak - e Mara, da un racconto di Henry Miller, trenta minuti per la HBO con Juliette Binoche e John Glenn. Da dimenticare Mr Jones (1993) con Lena Olin e Richard Gere - ovvero la psicoanalisi secondo Hollywood - che, a parziale discolpa di Figgis, ha subito pesanti interventi da parte della produzione, e The Browning Version con Albert Finney e Greta Scacchi, da Terence Rattigan: che potrebbe essere, per la mancanza di pathos, l’ambientazione elegante e la ricostruzione accurata, un film di Merchant-Ivory. Di Via da Las Vegas, che ha procurato un Oscar un po’ esagerato a Nicolas Cage, Figgis ha scritto il copione e composto ed eseguito le musiche (tromba e tastiere).
Da Irene Bignardi, Il declino dell’impero americano, Feltrinelli, Milano, 1996