Anno | 2025 |
Genere | Commedia |
Produzione | Italia |
Regia di | Marcello Macchia, Alessio Dogana |
Attori | Marcello Macchia, Francesca Inaudi, Giorgio Montanini, Valerio Desirò, Camilla Filippi Valerio Lundini, Gianluca Colucci, Stella Pecollo. |
Tag | Da vedere 2025 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento domenica 16 marzo 2025
Tra crisi d'ispirazione, sedute di psicologia e prove sperimentali, riuscirà Maccio a ritrovare la creatività e scrivere la sua prossima serie tv?
CONSIGLIATO SÌ
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Marcello Macchia è in profonda crisi creativa. Ha raggiunto il successo come Maccio Capatonda, e dopo aver firmato un contratto per scrivere una serie si ritrova alla viglia della consegna con niente da proporre. Disposto a tutto pur di ritrovare l'ispirazione che l'ha reso famoso, si rivolge ad un luminare della psicanalisi, Arnaldo Braggadocio, che lo sottopone ad una serie di prove per uscire dalla sua comfort zone e "appropriarsi del disagio", che secondo Braggadocio è alla base del suo blocco creativo. Il processo di demolizione della sua comfort zone, fatta anche di personaggi proposti al pubblico in passato, comporterà una terapia d'urto che lo costringerà a vivere ogni suo peggiore incubo. Ma varrà veramente la pena attraversare quel calvario per recuperare l'ispirazione perduta?
Maccio Capatonda si cimenta con la serialità (poiché "la vita è una serie di serie") mettendo a frutto quell'immaginazione che manca temporaneamente al suo protagonista, e facendo molta autoironia tanto sul suo personaggio pubblico quanto sulla sua persona.
Di Sconfort Zone Maccio è cosceneggiatore (insieme a Mary Stella Brugiati, Alessandro Bosi e Valerio Desirò, che ha il ruolo centrale dell'infermiere Valerio) e coregista (insieme ad Alessio Dogana). A fare da coro greco sono Valerio Lundini, Gianluca Fru ed Edoardo Ferrario, mentre Francesca Inaudi interpreta la fidanzata di Maccio. La regia è corretta, anche se senza grandi intuizioni visive, e il montaggio di Roberto Di Tanna dà velocità e ritmo comico alle scene, aggiungendo una maggiore fluidità al racconto.
Macchia esce qui davvero dalla sua comfort zone pur mantenendo la sua comicità stralunata, più riuscita in alcuni episodi che in altri e sempre al confine con il grottesco. Ciò che funziona è la cura con cui la serie costruisce la sua architettura narrativa non accontentandosi di allineare una serie di sketch o di macchiette, e in questo supera il pericolo di ripetersi che il Capatonda personaggio vuole scansare nella finzione. Se è vero che il disagio è il motore della comicità di Maccio (come della maggior parte dei comici) è anche vero che la rappresentazione di quel disagio è una via di fuga dalla possibilità di fallire in quella realtà che "è un posto spietato". Dunque la forma della serie aderisce perfettamente al dilemma che Marcello Macchia si deve essere posto a titolo personale, e riproduce la sua autentica paura di cadere nella ripetitività, perdendo la popolarità guadagnata in passato.
Nel suo passaggio alla serialità Maccio Capatonda non perde la sua identità, anzi, fa leva su ciò che abbiamo appreso di lui e talvolta va contro le aspettative da lui stesso create, come quando si esibisce in un ballo rivelando un reale talento. Ma le gemme in scena sono Valerio Desirò, il cui "infermiere" che sbaglia le battute è davvero spassoso, il geniale Giorgio Montanini nei panni dello psicanalista Braggadocio (il cui cognome è già un campanello d'allarme) e soprattutto gli strepitosi Ugo Dragotti e Marina Catia Lamperini nei panni dei genitori di Marcello.
La serie è coerente fino in fondo, svelando solo alla fine quegli snodi che erano apparsi incongruenti e implausibili, pur nell'esagerazione comica. E indugiando (forse un po' troppo a lungo) nel finale nella dimensione meta audiovisiva che da sempre appartiene al personaggio (e all'autore) Maccio Capatonda.