Manhunt

Film 2024 | Thriller, Drammatico

Regia di John Dahl, Carl Franklin. Una serie con Will Harrison, Alistair Steel, Tobias Menzies, Anthony Boyle, Lovie Simone. Cast completo Titolo originale: Manhunt. Genere Thriller, Drammatico - USA, 2024, Valutazione: 2,5 Stelle, sulla base di 1 recensione. STAGIONI: 1 - EPISODI: 7

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Ultimo aggiornamento lunedì 22 aprile 2024

La serie che racconta la caccia all'assassino di Abraham Lincoln.

Consigliato assolutamente no!
n.d.
MYMOVIES 2,50
CRITICA
PUBBLICO
CONSIGLIATO NÌ
Una lezione di storia (un po' pedante) sulla prima grande caccia all'uomo d'America. Troppi i temi affrontati.
Recensione di Andrea Fornasiero
lunedì 22 aprile 2024
Recensione di Andrea Fornasiero
lunedì 22 aprile 2024

L'attore John Wilkes Booth ha il ruolo chiave nella cospirazione per assassinare il Presidente degli Stati Uniti Abraham Lincoln. La sua azione ha successo, ma nella fuga si frattura malamente una gamba, cosa che complicherà non poco il suo piano di raggiungere Richmond, roccaforte degli appena sconfitti Confederati dove ritiene di essere accolto come un eroe. A organizzare la caccia all'uomo per catturarlo è il segretario di guerra di Lincoln, Edwin Stanton, che nel mentre deve però anche cercare di proteggere i progetti del defunto presidente per portare gli ex schiavi a un'effettiva uguaglianza. Il nuovo presidente Johnson, infatti, ha una visione politica molto diversa dal suo predecessore e vuole soprattutto una rapida riconciliazione con i Confederati e con i potenti di Wall Street, che si sono schierati con loro.

In Manhunt la tensione della prima grande caccia all'uomo d'America è purtroppo sfibrata da un eccesso di temi, flashback e minuzie su personaggi minori.

Incrociare il ritratto di un periodo storico così complesso con un racconto di genere non era impresa facile e purtroppo la showrunner Monica Beletsky, che pur ha nel curriculum collaborazioni a diverse ottime serie come Fargo, non si rivela all'altezza. La serie cerca di trattare troppi temi importanti, nel modo più serioso possibile, senza quasi mai lasciar respirare la Manhunt del titolo, che diventa più che altro un espediente per raccontare come il momento storico stia venendo vissuto in varie zone degli Stati Uniti e da varie classi sociali - non senza elementi di fiction. Più che al ritratto di Booth o a quello del suo inseguitore Stanton, Manhunt pare interessata a costruire parallelismi con il presente e a ricordarci l'importanza del programma di Lincoln e la tragedia del suo essere interrotto da Johnson. Che quest'ultimo sia stato il primo presidente degli Stati Uniti a subire una procedura di impeachment richiama naturalmente fatti odierni e l'uomo viene presentato come una figura viscida e infida, senza alcuna qualità positiva.

Con lo stesso manicheismo, Stanton è in alone di santità, un martire della causa di Lincoln che se pur commette delle infrazioni - per esempio dar fuoco ad alcune pagine del diario di Booth - lo fa per un bene superiore, che viene sottolineato dalla sottotrama dedicata all'inserviente nera di un medico che aiuta Booth nella sua fuga. La donna è un personaggio storicamente esistito, che testimonierà al processo contro i cospiratori, ma lo spazio che le viene dato, per quanto nobilmente dalla parte delle vittime della Storia, finisce per essere solo didascalico, smorzando ulteriormente il ritmo.

È incredibile pensare che questa caccia all'uomo durò solo una dozzina di giorni, mentre guardando la serie si ha l'impressione che siano passati dei mesi, tanti sono gli eventi e le pause di cui è infarcita la narrazione. Inoltre Manhunt lascia intravedere personaggi più ambigui, che in una serie migliore avrebbero trovato spazio, come la spia e giornalista doppiogiochista Wallace, figura che però rimane risolutamente impenetrabile anche al termine del racconto.

Avrebbe meglio giovato, al tentativo di raccontare tutte queste cose, una struttura a mosaico, che in ogni singolo episodio raccontasse una sola storia, dandogli piena dignità e affrontandone i temi, senza frullare invece tutto insieme a un racconto teoricamente thriller, ma quasi sempre privo di tensione. Se poi la produzione è scenograficamente di qualità, gli attori non sempre sono convincenti: se la cava senza brillare Anthony Boyle (decisamente meglio in Masters of the Air), mentre John Billingsley non fa davvero bella figura con quella parrucca, né Patton Oswalt con quella barba, e Glenn Morshower nei panni di Johnson è decisamente monocorde. Il protagonista Tobias Menzies, sfoggia spesso la sua risaputa espressione indignata e inacidita, che però ben si presta al personaggio e risulta in una delle prove migliori della sua carriera, contribuendo a mantenere Manhunt moderatamente interessante, nonostante la sua pedante rigidità da lezione di storia.

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